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Kitron di Naxos, la lunga tradizione della famiglia Vallindras
Non so dire se è stata più la suggestione del mito, oscillante tra Dioniso, dio del vino e Demetra, dea della Madre Terra, che mi ha istintivamente condotto a Naxos.
Di fatto, quest’isola, la più grande delle Cicladi, sembra benedetta dagli dei, così ricca di cultura, di bellezza, di storia e di prodotti agricoli eccellenti.
Appena fuori dal centro, dove si contendono il delirio turistico l’antico Kastro medievale, la famosa “Portara”, unico pezzo superstite dell’incompiuto Tempio di Dioniso ed una bellissima Chora, si snodano, tranquille stradine verso l’entroterra tra distese di ulivi, vigneti e frutteti, con alberi di fichi che crescono in modo quasi spontaneo.
Qui scopro l’anima ed il volto autentico dell’isola, racchiusa, quasi protetta, dal turismo “chiassoso”, (quanto ieri lo era dall’assalto dei turchi), sorprendentemente punteggiata da villaggi pittoreschi che ne rivelano storia e tradizione, quasi angoli di storia lontana, dimenticati dal tempo. Uno di questi è Halki, Halkeio o Chalki, situato nella regione centrale Tragea, un tempo capitale di Naxos, come tradisce l’architettura delle case di tipo neo classico.
Nel delizioso borgo, tra romantiche buganvillee e tralci con grappoli d’uva, visito la sede storica della più antica distilleria delle Cicladi, una delle più antiche di tutta la Grecia quella della famiglia Vallindras che produce il “Kitron“, il liquore tipico di Naxos, distillato dalle foglie di cedro.
Ho appuntamento con la signora Katarina Vallindras, ultima generazione della famiglia, la quale mi riceve insieme alla madre. “Nel 1896 il capostipite Markos Vallindras fondò la prima distilleria del Kitron qui, ad Halki – mi spiega Katarina – che è tuttora attiva“.
Nel frattempo mi introduce nell’originale locale dove campeggia l’antico alambicco con riscaldamento alimentato a legna di ulivo. “Le foglie vengono raccolte nel mese di ottobre, avendo cura a non prenderne troppe, per non danneggiare l’albero. Esse vengono poi posate e bagnate con acqua e, successivamente, poste in un boiler con alcool puro ed acqua e distillati fino a tre volte. Infine aromatizzati con lo zucchero“.
Il differente trittico cromatico di produzione segna, in realtà, solo un differente dosaggio alcolico e zuccherino: verde, meno alcolico e più dolciastro; giallo, più alcolico e aspro; trasparente, una via di mezzo tra i due. Noto fin dall’antichità, il cedro è stato introdotto nell’area mediterranea da Alessandro Magno dove ha prosperato, tant’è che a Naxos, verso la fine del XIX secolo il kitron è stato il prodotto di maggiore esportazione in Russia, Austria, Francia e Stati Uniti. “Fino agli anni Sessanta la produzione di cedri sull’isola è stata florida ed abbondante – mi racconta la sig.ra Vallindras – ma, poi, l’introduzione sul mercato internazionale di liquori e distillati di altri Paesi ne fece crollare la richiesta e sull’isola, quindi, si diede spazio ad altre colture“.
Oggi la coltura isolana di cedri è limitata alle zone di Engares, Halki, Melandes e Apollonas, ma il “Kitron” continua ad essere richiesto ed esportato in tutto il mondo per la particolare aromaticità e per la sua produzione ancora tradizionale che lo rende unico.