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Roberto Rondelli, la sua grande passione per il rossese e il nuovo Dolceacqua Superiore Roja 2022

Ristorante Il Liberty a Milano
Ristorante Il Liberty

Frequento Dolceacqua e la Liguria praticamente da quando sono nato, dunque ho avuto la fortuna di apprezzare sin dal principio la classe e la sobrietà del rossese. Il suddetto vitigno autoctono, allevato principalmente in provincia di Imperia – praticamente al confine con la Francia – tanto ha da spartire con tutta quella categoria di cultivar che amo definire “elette”. Alludo ad un colore ipnotico che dal classico rubino-granata, talvolta, vira inesorabilmente verso sfumature fucsia-ciclamino; profumi leggiadri, ariosi, dotati di fascino ed eleganza. Il suo gusto conquista quasi sempre per doti di bevibilità, freschezza, slancio e profondità; inoltre è un’uva in grado di leggere il territorio come poche altre, cambiando veste non soltanto da vallata a vallata ma talvolta da vigneto a vigneto. Per questo motivo a partire dal 2011 vengono introdotte, nel relativo disciplinare, le menzioni geografiche del Rossese di Dolceacqua.

Un angolo del Liberty

Leggendo tutto ciò è fin troppo facile comprendere quanto quest’ultimo, oggi più che mai, possa rappresentare il cosiddetto “vino attuale” richiesto dai mercati e da tutti coloro che ai muscoli e all’estratto – nonché alcol ed esuberanza – prediligono l’esatto opposto. – Dolceacqua è un micro-mondo dove le componenti naturalistiche sono in perfetto equilibro le une con le altre, all’uomo non spetta che interpretare e quindi assecondare questa grande bellezza – Le parole di Roberto Rondelli, titolare dell’azienda vitivinicola omonima, appaiano chiare e inequivocabili. Ho avuto il piacere di incontrarlo qualche tempo fa a Milano, presso il Ristorante Il Liberty, in occasione del lancio del suo nuovissimo Dolceacqua Superiore Roja 2022.

Roberto Rondelli
Roberto Rondelli

Non posso nascondervi che conosco molto bene la mentalità ligure a 360°, e in termini di comunicazione inerente al mondo vino – al di là dei luoghi comuni sulla parsimonia che il più delle volte lasciano il tempo che trovano – in effetti la regione non brilla in tal senso. Un discorso a parte va fatto per il territorio di Dolceacqua che soprattutto negli ultimi vent’anni, mediante l’impegno di una decina di produttori, è riuscito a far squadra e a promuovere il vitigno rossese – perla del ponente ligure – allevato principalmente tra le Valli Nervia, Verbone, Borghetto, Rio San Luigi e Roia. Sto parlando di una tra le aree vitate più affascinanti del bel Paese. Un mosaico di vigneti e piccoli borghi ubicati nel lembo estremo della Liguria, in provincia di Imperia, al confine con la Francia. Immaginatevi colline che superano talvolta i 500 metri sul livello del mare, protette dalle possenti braccia dalle Alpi Marittime – dunque vette oltre i 2000 m. – e lì a due passi, sconfinato e affascinante come sempre, il mare. Non faccio nessuna fatica a credere che un paesaggio come questo, in passato, abbia ispirato scrittori del calibro di Francesco Biamonti. Come spesso accade analizzando un determinato territorio vitivinicolo non è sempre tutto rosa e fiori, nonostante questi ultimi diano anche il nome alla celebre riviera ligure. Scherzi a parte il rossese è un’uva difficile da coltivare: la buccia è assai fine e la naturale predisposizione a non avere una resa costante nel tempo, elementi che non invogliano certo i vignaioli liguri ad allevarla in ogni dove. Per ovviare a queste oggettive difficoltà, dunque, il luogo di coltura diventa fattore determinante; la passione, e soprattutto pazienza, dei produttori vitivinicoli strumenti necessari per raggiungere il proverbiale traguardo.

Parmigiana di melanzane incartata con stracciatella e fili di zucchina croccanti
Parmigiana di melanzane incartata con stracciatella e fili di zucchina croccanti

I suoli drenanti e le zone sufficientemente aerate aiutano in tal senso, soprattutto a prevenire le patologie dovute all’umidità. Il terreno scisto marnoso è indubbiamente quello più diffuso all’interno della denominazione, la concentrazione di argilla varia a seconda dei vigneti e ovviamente della vallata. Volendo ulteriormente approfondire potremmo suddividere il tutto in due matrici: la prima composta da arenoscisti che raggiungono una profondità di 1100 metri, banchi di alberesi e marne argillose; la seconda da conglomerati in banchi, sabbie e fortissima inclinazione di strato roccioso. Tutti questi elementi donano profondità al Rossese di Dolceacqua, doti di sapidità che in gran parte assicurano una buona predisposizione all’invecchiamento. Avremo modo di constatarlo mediante un’etichetta, in particolare, approfondita durante il pranzo meneghino.

Risotto al latte di mandorla, bottarga di branzino e limone verde
Risotto al latte di mandorla, bottarga di branzino e limone verde

La maggior parte del vino viene consumato in media entro i primi 24 mesi dalla vendemmia, anche perché la produzione totale oggi si attesta attorno alle 260.000-300.000 bottiglie annue. Le operazioni in vigna, considerando le pendenze e i terrazzamenti, non potranno che essere manuali; dunque le ore/lavoro da queste parti non si contano nemmeno. Importantissime per il territorio, le forti correnti di vento, si insinuano tra le Alpi mentre i fiumi mitigano il clima creando un habitat perfetto per il rossese. Non solo: anche vermentino e pigato assumono sfumature del tutto particolari rispetto al resto della regione. Torniamo a Roberto Rondelli e alla sua piccola cantina situata tra le spettacolari colline di Località Brunetti a Camporosso (IM). Il nostro protagonista, spinto dall’amore nei confronti della sua terra natia, conserva un sogno nel cassetto: far crescere l’uva rossese nel territorio di Dolceacqua, da non confondere con un altro particolare clone allevato nel savonese (rossese di Campochiesa), e farne vino.

Arrostino di vitello e il suo fondo su crema di patate e porro abbrustolito
Arrostino di vitello e il suo fondo su crema di patate e porro abbrustolito

Ispirato dagli insegnamenti del nonno Pepin e dalla tradizione di famiglia che risale al bisnonno, nel 2000 Roberto, appena finite le scuole superiori, decide di riscattare i terreni di famiglia in zona Migliarina. Quest’ultima è una della 33 “nomeranze” (antico sostantivo ligure che significa “soprannome” e da qui luogo di rilievo) del disciplinare di produzione del Rossese di Dolceacqua. Oggi le chiamiamo M.G.A, U.G.A. o più “semplicemente” cru. Visto il grosso lavoro svolto in tal senso da Filippo Rondelli e Alessandro Giacobbe, frutto di anni di ricerche e studio del territorio, trovo corretto riportarle tutte suddividendole per vallata. Valle Rio San Luigi: Sette camini. Val Roia: Brunetti, Migliarina. Val Nervia: Arcagna, Armetta, Aurin, Brae, Casiglian, Giuncheo, Monte Curto, Morghe, Peverelli, Pian del Vescovo, Pozzuolo, Rosa, Ruchin, Terrabianca, Tramontina. Tra Val Vebone e Val Nervia: Luvaira, Santa Croce. Val Verbone: Alpicella, Beragna, Berna, Bramusa, Curli, Ferenghé, Galeae, Nouvilla, Pini, Posaù, Savoia. Val Borghetto: Negi. Quest’ultima nomeranza è ubicata nel comune di Perinaldo e annovera vigne tra le più alte in assoluto: 430-710 m slm. Inizialmente Roberto, aiutato dal padre Danilo, pianta le vigne di rossese, vermentino e pigato proprio a Migliarina, cru di Camporosso esposto a nord a un’altitudine che va dai ai 200-400 m slm. I primi anni della sua formazione, come spesso accade in questi casi, vengono dedicati al confronto con altre realtà vitivinicole liguri e del panorama nazionale, oltre a svariati viaggi all’estero per conoscere altre produzioni. Aprire la mente è fondamentale per riscuotere il successo di un’attività vitivinicola.

Crema bruciata e lamponi
Crema bruciata e lamponi

Roberto si concentra al massimo, cercando di trovare la propria strada, anche durante il periodo in cui conferisce semplicemente le proprie uve ad altre cantine; la considera una palestra, un banco di prova. Nel 2009 accade una svolta importante, ovvero la prima vinificazione a marchio Roberto Rondelli. – Il mio concetto di vino – spiega il nostro protagonista – si compone, da un lato, di cura, passione e attrazione fatale per le mie vigne; dall’altro, del desiderio di fare un vino che rappresenti e comunichi il mio territorio al meglio. Queste le fondamenta alla base delle cinque etichette che oggi produco, cresciute di pari passo con le mie esperienze, le mie scelte vendemmia dopo vendemmia.

vigneto Migliarina
vigneto Migliarina

La sua prima vinificazione viene svolta interamente in acciaio, pur tuttavia nonostante la maggior parte dei produttori ancor oggi continui a preferire il suddetto materiale Roberto sente che il suo Dolceacqua deve andare oltre. E per oltre non intendo: muscoli, estratto, struttura o aromi “viziati” dal legno materiale che da sempre lo affascina tutto il contrario; alludo ad un vino che possa sfidare il tempo senza in alcun modo perdere la classica piacevolezza del Rossese. Quella capacità intrinseca di farti innamorare al primo sorso. Indubbiamente è una strada non facile da percorrere ma Roberto decide di percorrerla ugualmente, forte della conoscenza del territorio e di tutte quelle bottiglie che in passato hanno scritto la storia del vino rosso più importante della Liguria.

Vini Rondelli nel calice

In vigna adotta i principi del biologico e mette in pratica alcuni concetti della biodinamica, nell’ottica di salvaguardare al massimo la sua terra secondo quel connubio perfetto di elementi che da sempre lo affascina. Gli stessi principi applicati in cantina, dove limita al massimo l’utilizzo di solforosa ed utilizza solo lieviti indigeni. L’annata 2012 segna la nascita dei primi rossi a fermentazione spontanea, nel 2013 invece le prime prove anche sui bianchi: Vermentino e Pigato. In merito a questi ultimi vengono utilizzati anche acini interi. Roberto ritiene che tutte le parti dell’uva contribuiscono a forgiare l’identità di un determinato vino. Il 2012 segna una seconda importante svolta: lascia i locali presi in affitto a Dolceacqua per avvicinarsi ancor più alle vigne.

Roberto Rondelli

Prende forma quindi la nuova cantina in Località Brunetti a Camporosso, Valle Roia, dove attualmente si trova il corpo vitato principale dell’azienda che si sviluppa su 3,5 ettari in zona Migliarina. Qui la matrice geologica prevalente è la marna azzurra (argille di Ortovero) con affioramenti di conglomerati di Montevilla. Un altro fazzoletto di terra importante per l’azienda si trova in località Montecurto, a circa un chilometro dal cru Migliarina ma su un versante più caldo, esposto a sud dove è possibile, nelle giornate con cielo terso, scorgere da lontano la Corsica. La Formazione Marnosa-Arenacea (Flysch di Ventimiglia) di queste vigne è davvero complessa, e le viti hanno un’età media di 40 anni. Per quanto concerne il rossese il sistema d’allevamento principale è l’alberello, il guyot invece viene impiegato per vermentino e pigato.
Prima di offrire il mio punto di vista sui vini degustati, trovo corretto menzionare l’ottimo menu proposto dagli chef del Ristorante Il Liberty Milano, che attraverso una mano gentile – e soprattutto concreta – hanno saputo esaltare al meglio le peculiarità dei vini di Roberto Rondelli.


Terrazze dell’Imperiese Bianco 2023

Terrazze dell’Imperiese Bianco 2023
Ottenuto da uve vermentino allevate nella zona più calda di Migliarina. Una parte di uve fermenta a contatto con le bucce, l’altra segue la classica vinificazione in bianco. Alla fine delle fermentazioni avviene l’assemblaggio e inizia l’affinamento in tonneau di rovere francese per almeno sei mesi. Paglierino piuttosto classico, solare. Frutto croccante ben definito: pesca noce, kiwi, melone bianco d’inverno e un corredo di chiara impronta minerale derivata in gran parte dal terreno. In bocca è succoso, energico, la sapidità è incalzante mai priva della giusta corrispondenza in termini di acidità.

Terrazze dell’Imperiese Bianco Vigna Ciotti 2023

Terrazze dell’Imperiese Bianco Vigna Ciotti 2023
Ecco un’altra cultivar protagonista della riviera ligure di ponente. Uve pigato allevate all’interno della vigna denominata “Ciotti”, nell’angolo più fresco di Migliarina. Vinificazione classica in bianco e affinamento in acciaio per sei mesi. Paglierino acceso, frutto carnoso e al contempo fresco che sa di pesca nettarina, melone gialletto e scorza di cedro; pennellate floreali di ginestra e tiglio anticipano svariati ricordi di erbe aromatiche in Liguria onnipresenti maggiorana in primis. Sfuma lentamente un ricordo di pietra focaia. Bocca virtuosa, corrispondenza agrumata e tanta sapidità che accompagna senza saturare i recettori del gusto. Buonissimo.

Riviera Ligure di Ponente Vermentino 2015

Riviera Ligure di Ponente Vermentino 2015
Nove anni dalla vendemmia per questo Vermentino che ha stupito l’intero tavolo. Personalmente mi sono sorpreso un po’ meno, perché conosco molto bene la longevità dei bianchi liguri, e questo non fa eccezione. Roberto racconta che trattasi della sua sesta vendemmia e la vinificazione è stata svolta in solo acciaio. Tonalità oro non troppo accentuata dal tempo, al naso un bel ricordo di miele millefiori e pan di spezie, lieve smalto, ananas disidratato e un accenno agli idrocarburi. Progressioni pressoché interminabile, tanto succo e un finale “cremoso” in totale assenza di sbavature o alcol percepito. Un vino impeccabile, senza tempo. Oserei dire “immortale”.

Dolceacqua Arenaria 2023

Dolceacqua Arenaria 2023
Rossese in purezza, le piante crescono su terreni composti prevalentemente da Flysh di Ventimiglia del cru Monte Curto e della nomeranza Migliarina. Le uve vengono in parte pigiate e diraspate, in parte lasciate intere. La fermentazione spontanea dura circa dieci giorni, l’affinamento avviene in acciaio per sei mesi. Roberto ha presentato un campione prelevato direttamente dalla vasca, dunque una volta dischiusi gli aromi inizialmente un po’ contratti il vino rivela toni floreali di iris, viola, tanto pepe nero, ribes e ciliegia matura. L’acidità in questa fase scalpita, ben supportata da un corpo moderato e un finale nettamente sapido, coinvolgente. Vino in divenire.

Dolceacqua Marne Blu 2022

Dolceacqua Marne Blu 2022
Ottenuto interamente da uve rossese della nomeranza Migliarina, caratterizzata da suoli composti da argille di Ortovero dette marne blu. La fermentazione spontanea è in acciaio e dura circa quindici giorni. Dopo una sosta di una notte, all’interno del medesimo contenitore, il vino viene trasferito in tonneau di rovere dove riposa almeno dieci mesi. Tra il rubino e la tonalità granata, mostra una bella trasparenza. Naso di amarena in bella mostra, speziatura piuttosto dolce in parte derivata dal DNA del vitigno e in parte dal legno tanta macchia mediterranea e un finale che rimanda al terriccio umido e al garofano selvatico. Bella progressione in termini di acidità, sostanza, centro bocca di medio spessore e un frutto opportunamente maturo che crea profondità. Un vino lungo, appagante ed equilibrato nonostante l’annata torrida.

Dolceacqua Superiore Roja 2022

Dolceacqua Superiore Roja 2022
Lascio ovviamente la parola a Roberto Rondelli riguardo la presentazione del suo nuovissimo Dolceacqua Superiore Roja 2022. Il Roja è la sintesi del mio percorso come vignaiolo, nato con l’obiettivo di rivendicare le potenzialità della Liguria di ponente e di questo vitigno. Un vino pensato per avere una grande propensione all’invecchiamento, coniugando struttura e armonia. La base tannica è importante ma setosa, ho estratto la bellezza del Rossese, il livello alcolico abbastanza elevato e le dolcezze avvolgenti fanno tendere verso una interminabile profondità. Quello che ricerco è l’emozione Uve allevate ad alberello all’interno del vigneto Migliarina, per un totale di 3,5 ettari, su terreni caratterizzati da marne azzurre (argille di Ortovero) con affioramenti di conglomerati di Montevilla. Affina in barrique, alcune di queste molto usate, dove riposa un anno più altri mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Veste rubino-granata piuttosto calda, profonda; buon estratto. Naso importante, austero, disorienta in senso buono: ci si ritrova immersi nel pieno centro di una macchia mediterranea qua e là puntellata da ricordi di ciliegia matura, chiodo di garofano, scorza di arancia rossa financo incenso; con lenta ossigenazione terriccio umido e note boschive. Grande complessità. In bocca avvolge scevro da qualsivoglia forzatura. Conquista il palato senza in alcun modo saturarlo, soprattutto non vi è alcuna traccia di eccesivo alcol percepito. Chiusura coerente e lunghissima, la sapidità mostra il carattere del cru Migliarina.

Dolceacqua Migliarina 2015

Dolceacqua Migliarina 2015
L’etichetta Dolceacqua Migliarina non esiste più, pur tuttavia Roberto, per mostrare la capacità evolutiva del suo Rossese, presenta l’annata 2015. Un bel color granata irradia il calice mediante la giusta trasparenza. Il suo respiro è incantevole: frutti rossi disidratati, te nero, cosmesi e spezie dolci. “E non finisce qui!” – come diceva il buon Corrado Mantoni – con lenta ossigenazione il vino affina ancor più il suo profilo olfattivo mediante suggestioni di macchia mediterranea, rosmarino e un finale dal sapore salmastro-iodato. Trascorsi nove anni dalla vendemmia la freschezza è ancora imbarazzante. Anche il tannino non è del tutto scomparso, la sapidità travolge letteralmente i recettori del gusto pronti ad accogliere la succulenza di un buon coniglio alla ligure sfumato, in cottura, con un bicchiere dello stesso vino.

Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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