Di Meo in Irpinia: il vino e l’arte, due strade per la cultura
Roberto e Generoso Di Meo: produzione vitivinicola per il primo, calendari artistici per il secondo. Sembrano due rette parallele e, tecnicamente, lo sono. Due facce della stessa azienda di famiglia, in grado di consegnare la medesima tensione alla qualità. Passione e ricerca per raccontare – con i vini e con le immagini – la bellezza dell’eterogeneità. Sul fronte vino, è recentissima l’assegnazione dei “Tre Bicchieri 2024”, il massimo riconoscimento secondo la Guida Gambero Rosso, per il Fiano di Avellino DOCG 2022: non ne abbiamo perso l’assaggio.
Fiano di Avellino 2022 Di Meo
Giallo paglierino, intensamente fruttato, svettante nella sua freschezza e nel rivelare con velocità la sua personalità. Elegante, piacevole, con un finale che ci tiene compagnia per un bel po’. Nel nostro caso, con una sogliola alla mugnaia, “sole meunière” per dirla nella sua lingua madre, aiutandoci a sgrassare il palato, morso dopo morso, ad esaltare i profumi e tutto ciò potrà solo migliorare.
Di Meo è un’azienda che, non da ieri, fa sfoggio delle sue etichette agée, in particolare di Fiano, come di Greco. “Mi piace considerarmi un affinatore di vini bianchi“, ci confessa Roberto Di Meo, proprietario ed enologo dell’azienda. Aspettare il vino, attendere che si faccia grande, maturo, complesso. Non solo buono, ma affascinante. “Oggi so di non essere originale, ma io ho iniziato ad aspettare i miei vini già negli anni ’80 e dalle mie parti era un po’ folle come cosa. Erano anni in cui, in Irpinia, facevamo vino in cinque o sei, oggi le aziende in Campania sono circa ottocento, però io ero e rimango un fiano dipendente e mi piace onorare costantemente il patto sacro con la natura. Qui in azienda si vedono un sacco di farfalle, segno che l’aria è salubre. Ci sono le erbe aromatiche, abbiamo anche api e galline in realtà”.
L’Irpinia come espressione di eterogeneità, ci si sposta di poco e le condizioni cambiano, cambiano i suoli e le esposizioni. Non a caso è un territorio paragonato spesso alla Borgogna, anche se, a parità di qualità, i prezzi dei vini sono significativamente più bassi. “Qui è ancora una questione di approccio, di mentalità”. Ascoltandolo, è difficile non percepirne lo smalto, la grinta da eterno ragazzino. Un entusiasmo che si rinnova anno dopo anno, sperimentando e certificando le potenzialità del prodotto. A proposito, da grandi sostenitori del Greco di Tufo, menzioniamo anche il Greco di Tufo Vittorio 2008, l’etichetta Di Meo più premiata in assoluto.
Il Calendario Di Meo 2024
Il vino e l’arte, anzi, Vini ad Arte, cioè che tendono ad una dimensione anche artistica, ed entriamo nel settore di Generoso Di Meo: un calendario che è un progetto di valorizzazione e diffusione del patrimonio culturale campano.
“L’idea del calendario è nata per caso, quasi per gioco, e dalla prima edizione siamo già alla numero 22. Ogni volta mi immagino cittadino per un anno di una città diversa, mettendo in campo un parallelismo virtuale con Napoli”. Il 2024 sarà il turno di Praga, protagonista di un calendario oggi patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per essere un ponte tra culture, un oggetto da collezione di valore sociale. Le immagini sono del fotografo Massimo Listri e se da un lato c’è Praga, la capitale europea dell’oro, eppure densa di zone oscure, dall’altro c’è Napoli: la città del sole e delle sue mille contraddizioni.
“Ho scelto Praga perché era l’esempio del rischio che si incorre nella generalizzazione. Cultura slava come se fosse un enorme calderone, ma dimenticandone la specificità, la qualità della letteratura, della musica, fino all’architettura boema. Se ci pensate, a Napoli è toccato lo stesso trattamento, una cultura ridotta per anni a mero folklore e banali stereotipi”. Del calendario ne verranno stampate 5.000 copie non acquistabili: inevitabilmente, saranno un dono da meritare.
Nadia Taglialatela
Azienda Agricola Di Meo
Contrada Coccovoni, 1 – 83050 Salza Irpina (AV)
+39 0825 981419
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