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laVINIum -09/2023
Le storie di famiglia mi hanno sempre affascinato un po’ in tutto il Bel Paese, da nord a sud, soprattutto quelle dove la “sfida” è ancor più ardua; risultano a mio avviso avvincenti, fanno riflettere. Il vino pugliese indubbiamente ai giorni nostri sta vivendo un periodo florido, tuttavia non è sempre stato così.
La frase di Paolo Leo, titolare dell’omonima Cantina situata a San Donaci – borgo di 6.000 abitanti in provincia di Brindisi – mi ha colpito: “La nostra prima partecipazione a Vinitaly è del 2001. Siamo partiti pieni di speranze per la fiera allo scopo di presentare “Orfeo”, ancora oggi il vino-simbolo dell’azienda, non tutto però è stato entusiasmante come ci aspettavamo.” Lo stand della Puglia l’abbiamo trovato relegato in un tendone dove erano presenti soltanto 20 cantine, quasi deserte. Da allora il nostro protagonista ha vissuto con un chiodo fisso in testa: diventare per la sua amata regione una sorta di “motore di ricerca”, Paolo ancor oggi ama definirsi così. L’obiettivo primario è far conoscere il potenziale della viticultura pugliese e il carattere dei suoi vitigni autoctoni. Non ha fatto tutto da solo, l’impegno di sua moglie Roberta e dei quattro figli sempre presenti e uniti: Nicola, Stefano, Alessandro e Francesco, è stato fondamentale. Per “motore di ricerca” s’intende soprattutto l’entusiasmo, l’energia con cui Paolo è riuscito a trasformare la storia di una famiglia pugliese come tante, legata da generazioni alla produzione di vino sfuso, in un vero propulsore del territorio. Non è stato facile, basti pensare che il comune di San Donaci, soltanto qualche decennio fa, era caratterizzato da ben 30 palmenti dove si produceva vino, ridotti oggi a soli tre.
Curioso l’aneddoto sul matrimonio, forse uno tra i più originali ascoltati dal sottoscritto: Paolo ha poco più di 20 anni e lavora già nell’azienda del padre, prima del nonno e bisnonno, dunque quarta generazione. Sposa Roberta giovanissimo. Al matrimonio non viene richiesto agli invitati il classico regalo da lista nozze, ma una busta con quel che ognuno è in grado di donare; lo scopo è permettere loro di posare il primo mattone di un vero e proprio sogno: costruire una cantina nuova dove produrre il proprio vino. Ancora oggi Paolo, con un velo di commozione, racconta che in ogni mattone posato c’è un po’ di ognuno degli invitati al matrimonio, uno dei giorni più importanti della sua vita.
Inizialmente la strada percorsa è sempre quella del vino sfuso. Bisogna arrivare al 1999, anno in cui avviene il cambiamento mediante la nascita del Primitivo Salento IGP Fiore di Vigna, primo vino imbottigliato dalle Cantine PaoloLeo. Buon sangue non mente perché Nicola, primogenito riflessivo e con le idee chiare in testa, nel 2009 diventa enologo. Un sogno che si realizza perché a soli 13 anni decide di trasferirsi a Locorotondo (BA) con grande sacrificio e vivere in convitto per frequentare la Scuola Enologica, per poi passare a quella di Lecce e laurearsi a Firenze.
Stefano il secondogenito, carattere esuberante, dopo gli studi gira il mondo prima di entrare in azienda, dove mette a frutto la sua esperienza internazionale occupandosi dell’export. Infine, Alessandro e Francesco, i due gemelli. Il primo, specializzatosi in Marketing e Comunicazione del Vino a San Diego, cura questi due aspetti, sono suoi il restyling e il design di alcune delle etichette vincitrici di premi internazionali. Francesco, che condivide con il fratello Stefano il carattere estroverso e la grande curiosità, dopo la laurea in Economia sta invece muovendo i primi passi come responsabile del mercato italiano.
Veniamo ad uno tra gli aspetti più importanti per Paolo Leo, il cosiddetto Parco del Negroamaro, situato a San Donaci, sud di Brindisi, dove ha sede la cantina. Qui affondano le radici della famiglia Leo; tra queste dolci colline ricche di sabbia, argilla e terreni di medio impasto, nascono i vini simbolo della cantina, gli stessi che affinano nell’ampia bottaia. Un luogo che rimanda al fascino della tradizione e alla praticità di strumenti innovativi, moderni. Si estende su 17.000 mq, una capacità di 50.000 ettolitri di vino e 1.000 barrique francesi e americane per l’invecchiamento dei vini. L’Azienda è cresciuta gradualmente, nel corso degli anni sono stati acquistati vigneti di piccoli viticoltori con una superficie sotto i 4 ettari.
Paolo Leo
Oggi il corpo vitato ne conta più di 70 e include un’antica masseria del 1500 circondata da vigne. L’azienda agricola è condotta secondo i principi della viticoltura ragionata, che parte dalla lavorazione meticolosa del terreno per mantenerlo areato e ossigenato. Questo è il pensiero di Paolo Leo, estremamente in tal senso: “Ci sono regole non scritte, dettate dalla nostra etica, dalla nostra educazione, dalla nostra sensibilità morale e dalla nostra umanità, regole il cui rispetto e applicazione sono frutto di una scelta e non di un obbligo.” Non soltanto parole ma fatti concreti: il tutto avviene mediante la certificazione Equalitas SOPD, conseguita nel 2021. Quest’ultima regola ogni aspetto della produzione aziendale e determina di anno in anno obiettivi concreti di miglioramento; inoltre il progetto denominato “qualità”, che consiste nell’affiancamento costante dei viticoltori conferenti da parte dell’agronomo aziendale.
In cantina, grazie all’impianto fotovoltaico della potenza di 149 kw, l’azienda produce energia da fonti rinnovabili, riducendo fortemente l’impatto ambientale e l’emissione della CO2. Un altro aspetto fondamentale che caratterizza la filosofia delle Cantine PaoloLeo è l’amore per i vitigni autoctoni pugliesi, doveroso da parte mia riportare le parole del nostro protagonista, le stesse risultano chiare ed inequivocabili: ”Abbiamo scelto di dedicarci alle varietà tipiche perché senza di esse non c’è identità.” Le varietà principali allevate sono primitivo, negroamaro, malvasia bianca e nera di Lecce, a cui si affianca il sussumaniello. Vedremo per l’appunto tre etichette della gamma prodotte mediante alcune tra queste uve fondamentali per il territorio, e per la crescita dello stesso.
Andrea Li Calzi
– 11/2009
Compie venti anni l’azienda Vinagri di Paolo Leo, durante i quali il lavoro e l’impegno sono stati orientati sempre alla qualità; la formula può apparire ovvia, ma se non ci fosse dietro una reale passione e l’amore per la propria terra si otterrebbero solo risultati tecnicamente validi ma senza quel quid che fa la differenza. La cantina è certamente attrezzata con i macchinari e le tecnologie di ultima generazione, ma questo con l’intento di garantire al meglio il processo produttivo, quindi uve sane, lavorate per restituire all’uomo tutto il meglio che quelle vigne situate intorno a San Donaci, curate con la massima attenzione, sono in grado di offrire. La dimostrazione l’abbiamo avuta nel calice: ottimo equilibrio laddove è stato usato il piccolo legno, tratti caratteristici dei vitigni (prevalentemente autoctoni), una forza e una ricchezza che possono venire solo dall’attenta selezione delle uve e da un processo estrattivo calibrato. A parte l’ottima gamma di vini rossi (noi ne abbiamo degustati tre, due a base di uve primitivo e uno di negroamaro), una particolare nota di merito va al Numen, uno chardonnay in purezza che ci ha particolarmente convinto per la sua personalità.
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
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