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Nebbiolo Prima 2024, quattro giorni tra Barolo, Barbaresco e Roero

Nebbiolo Prima 2024 bottiglie coperte

Sono quasi trent’anni che il nebbiolo di Langhe e Roero viene raccontato a giornalisti e appassionati, se non ricordo male tutto ebbe inizio con Alba Wines Exhibition (AWE) nel 1996, evento curato dall’Unione Produttori Vini Albesi (Albeisa), che è stato poi sostituito nel 2010 con l’attuale Nebbiolo Prima. L’evento durava cinque giorni pieni, con sessioni di degustazione da 80-90 vini, più visite pomeridiane alle aziende, questo consentiva di avere un quadro davvero completo di annate e territorio, ma non tutti hanno apprezzato un lavoro così impegnativo. Da allora sono state apportate varie modifiche, ma la sostanza è sempre la stessa, presentare le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero.
Purtroppo però, i produttori che non fanno parte di Albeisa non presentano più i vini a Nebbiolo Prima ma al più recente “Grandi Langhe” (dal 2016) – ideato dal “Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani” e dal “Consorzio del Roero” – che ha un indirizzo diverso, rivolto principalmente a pubblico e buyers, una specie di Vinitaly dedicato solo a queste due aree vitivinicole piemontesi, e che dal 2019 si è spostato a Torino.

Nebbiolo Prima 2024 sede Albeisa

Di fatto, la formula di AWE era la più completa rivolta alla stampa, un punto di riferimento nazionale e non solo, che permetteva di entrare in profondità fino al singolo cru e di avere uno straordinario spaccato del territorio langhetto.
Nel frattempo Albeisa si è spostato nella nuova sede in Via Generale Govone 4 ad Alba, molto più aderente al livello istituzionale del consorzio, unico neo la sala di degustazione ha un numero di posti limitati, per questa ragione è stato scelto di dividere Nebbiolo Prima in due sessioni in date contigue.
Scelta condivisibile, che consente di coinvolgere un maggiore numero di giornalisti ed assaggiatori, peccato per l’incomprensibile differenza nel numero di vini presentati: nel primo caso oltre 300 campioni, nel secondo poco più della metà, 175. Evidentemente il primo gruppo è quello considerato più “esperto”, mentre il secondo è quello più giovane e desideroso di approfondire il territorio (ma anche fosse questa la ragione, non mi sembra molto corretta una simile differenza nei confronti dei partecipanti). Essendo un po’ di anni che non venivo più invitato all’evento, sono stato inserito all’ultimo momento nella seconda sessione, nonostante la mia ventennale esperienza sul territorio langhetto.

Nebbiolo Prima 2024 paesaggio vitato

Così mi sono ritrovato in un programma che, fra le altre cose, prevedeva la visita a quattro aziende prestabilite, che io conoscevo già molto bene. In pratica ho perso un’occasione di approfondimento ulteriore, perché di aziende recenti ce n’erano un discreto numero. Capite bene che, con un così limitato numero di campioni (per es. solo 19 Riserve tra Barbaresco, Barolo e Roero…), ha poco senso da parte mia raccontarvi i vini degustati, visto che c’è chi lo ha fatto prima di me con a disposizione quasi il doppio dei campioni.
Pertanto mi limiterò a descrivervi quelli che mi hanno particolarmente colpito, per amor di cronaca, ma con l’amaro in bocca.
Ma prima voglio fare un plauso ai sommelier AIS di Cuneo e Alba che durante i 4 giorni di degustazione, svolti all’interno della nuova sede di Albeisa, sono stati davvero impeccabili, mantenendo un ritmo perfetto e cambiando le sputacchiere senza che ci fosse bisogno di segnalarlo, perfettamente pulite e asciugate. A mia memoria un tempismo del genere non l’ho mai incontrato, segno di una grande professionalità a livello individuale. Complimenti sinceri.

Nebbiolo Prima 2024 paesaggio vitato


LE ANNATE


La 2020 (Barolo) si è presentata mediamente equilibrata, piacevole, con dei tannini mai esuberanti, in grado di esprimere molto bene le qualità del nebbiolo; qualche eccezione dall’area di Monforte, ma la cosa non mi stupisce, si sa che lì i vini chiedono maggiore tempo per distendersi. Per le sue caratteristiche potrebbe dare l’impressione di non avere una gittata lunghissima, ma come sappiamo, non sempre le impressioni iniziali trovano conferma nel tempo, inoltre ci sono sicuramente differenze fra La Morra, Barolo, Monforte, Serralunga, Verduno, Castiglione Falletto, Novello e Roddi (non erano presenti campioni provenienti da Grinzane Cavour, Diano d’Alba e Cherasco).
La 2021 (Roero e Barbaresco) è indubbiamente meno pronta, ma il suo DNA è chiaro: ha sostanza, ampiezza, energia, dimostra di avere chiare potenzialità per il futuro. Due belle annate con caratteristiche ben distinte.
Per quanto riguarda la 2019, i campioni a disposizione erano solo 4, ovviamente insufficienti, ma le degustazioni di Barolo annata fatte l’anno passato hanno evidenziato che si tratta di un millesimo di valore, per certi aspetti simile al 2016, ma un po’ meno complesso e variegato, la 2016 rimane a mio avviso un’annata completa, praticamente perfetta. La 2018, infine, è stata forse un po’ troppo penalizzata alla sua uscita, annata difficile e irregolare, con estate molto umida e autunno caldo e con poca escursione termica, dove la scelta vendemmiale era davvero fondamentale per ottenere sufficiente maturità di frutto senza perdere troppo l’acidità e senza arrivare ad eccessi zuccherini che avrebbero poi fatto pericolosamente salire la gradazione alcolica. Oggi si propone assolutamente interessante e con una piacevolezza di beva invidiabile, quegli squilibri iniziali stanno progressivamente scomparendo, anche se le differenze da zona a zona sono abbastanza evidenti.

Nebbiolo Prima 2024 paesaggio vitato


I MIGLIORI ASSAGGI


ROERO 2021
Santa Margherita – Cornarea (Canale): il colore punta al granato con cuore ancora rubino, trama olfattiva in progressione, piccoli frutti e una florealità gentile, giocata sulla finezza, un bouquet equilibrato e stratificato; all’assaggio ha freschezza, sapidità, ancora in tensione tannica, più finezza che materia, ed è un bene. Finale coerente, anche con spunti agrumati.

Roero Cornarea

Monfrini – Ponchione Maurizio (Govone) (da botte): granato con ricordi rubini, naso sottile ma fine, gradevole, viola, iris, ciliegia; palato coerente, buona succosità di frutto, intenso, spinge bene, il tannino è abbastanza circoscritto, finale convincente.

Muschiavin – Frea Lorenzo e Giovanni (Montaldo Roero): rubino con primi cenni granati, frutto che punta alla ciliegia e al ribes, poi leggere nuances di erbe aromatiche; bocca fresca, piacevole, ben delineata, non manca di corpo, ha un finale che richiama la liquirizia e l’arancia amara, interessante.

Roero Anime Nere

Anime Nere – Manuele Priolo (Monteu Roero): rubino trasparente, qui emerge la rosa, poi il lampone e la ciliegia, al palato ha una vivacità notevole, molto fresco, fruttato, con buone prospettive evolutive, uno dei più equilibrati e promettenti.

Rosavica Benotti (Priocca): rubino luminoso, una bella ciliegia tornita, anche cenni di fragolina di bosco, bouquet floreale ampio, sbuffi di melagrana; al palato è molto giovane, ha buona risposta fruttata, tannino ancora croccante, fine e ben delineato, vino arioso e senza spigoli.

Cordero Gabriele (Priocca): granato con ricordi rubini, naso anche qui fine e non ingarbugliato, rose e piccoli frutti, palato fresco, piacevole, non complesso ma con una polpa piena di energia, finale che conferma una notevole bevibilità e finezza.


BARBARESCO 2021


Montersino – Masseria di Delmonte Pierina (Alba): rubino luminoso e trasparente, naso che regala un pot-pourri di fiori e frutti ben amalgamati; al palato ha freschezza, tannino di discreta importanza, non teso, finale coerente, vivo, piacevole. Molto ben delineato, succoso, bel vino.

Barbaresco Montersino Masseria

Asili – Giordano Luigi Giuseppe (Barbaresco): granato netto, scarico e trasparente, le note sono delicate e ben fuse, leggera spinta agrumata, buona ciliegia, floreale piacevole; palato fresco, succoso, giovane nonostante il colore ingannevole, bella trama giocata su finezza e linearità.

Martinenga – Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy (Barbaresco) (da botte): rubino con cenni granati, naso con un vago cenno di legno (non fastidioso), frutto dolce e rotondo, molto floreale, bocca di bella finezza, tenendo conto che viene dalla botte ha una trama già ben delineata e di notevole eleganza.

Montefico – Carlo Giacosa di Giacosa Maria Grazia (Barbaresco): rubino medio e lucente, tanta ciliegia, un tocco di ribes, rosa rossa, lampone; al gusto è molto fresco, ancora giovane ma succoso, piacevole, con un tannino misurato e una polpa giusta, sufficiente a garantire uno sviluppo lungo e piacevole.

Castello di Verduno (Barbaresco): granato con ricordi rubini, naso più chiuso, fine ma austero, tra ciliegia e lampone con vaghi richiami floreali e di fragolina di bosco, cenni di sottobosco; palato convincente, appena pungente, bisognoso di distendersi, la trama però è promettente con un finale di frutto dolce.

Quarantadue42 - Rattalino Massimo

Quarantadue42 – Rattalino Massimo (Barbaresco): granato più intenso degli altri, naso apparentemente più maturo, scuro, si coglie anche la prugna, cenni di liquirizia, sfumature di tabacco, bocca altrettanto interessante, diversa, sensazioni di peso, tannino rifinito, vino che si distacca dagli altri, c’è anche più materia, un linguaggio del tutto personale che non passa inosservato.

Ovello – Cascina Morassino di Bianco Roberto (Barbaresco): granato di buona profondità (rispetto alla media), ciliegia matura, rosa macerata, arancia rossa, all’assaggio non è ancora in equilibrio, non tutte le sensazioni sono nitide e ben definite, la materia però è importante e di una certa profondità, c’è da aspettare, si capisce che evolverà in positivo.

Rabajà – Cortese Giuseppe di Pier Carlo (Barbaresco): granato con ricordi rubini, naso sottile ma fine, floreale, piccoli frutti, leggera riduzione che va via con l’ossigenazione, appaiono sensazioni terrose e profonde; il sorso rivela buona freschezza, toni un po’ scuri, tende alla prugna e alla liquirizia, finale dove il tannino si fa ancora sentire ma è il marchio della casa, con il tempo emergerà tutta la sua classe.

Roncaglie - Poderi Colla

Roncaglie – Poderi Colla (Barbaresco): rubino scarico e trasparente, tanta rosa, geranio, ciliegia, lampone, note fresche e gradevoli, al palato è molto giovane, sottile ma molto fine, freschissimo, elegante, mi piace molto ed è solo all’inizio di un lungo cammino.

Santo Stefano Albesani – Castello di Neive (Neive): granato con ricordi rubini, naso molto floreale (anche di fiori secchi), frutto sottile, erbe aromatiche, leggero ginepro; al gusto ha buona struttura, materia succosa, cenni di liquirizia ed erbe officinali, progressivo e stimolante.

Basarin – Adriano Marco e Vittorio (Neive): rubino leggero, naso sottile ma fine, gradevole, fruttato, materia corrispondente, fresca, giocata sulla finezza, frutto che ritorna e tannino smussato, finale gradevole e promettente.

Basarin – Moccagatta (Neive): rubino di media concentrazione, ciliegia netta e matura, di polpa, leggere erbe aromatiche, prugna fresca, bocca con buona spinta fresca, ha verve, succo medio e tannino ben gestito, trama convincente che trova la quadra fra sostanza e finezza.

Bordini – Fontanabianca (Neive): rubino-granato, naso molto floreale e gradevole, in bocca invece è il frutto a dominare la scena, c’è freschezza, slancio, richiami alla liquirizia, finale ancora asciugante ma di bella trama.

Gallina – Negro Giuseppe di Negro Piergiorgio (Neive): simile al precedente, sul rubino-granato, buona intensità di colore, naso che richiama una fusione fra fiori e frutti, qui c’è qualche cenno di amarena, ribes, più viola che rosa, particolare; al palato è suggestivo, rifinito, con un tannino ben dosato e un frutto carnoso, c’è più equilibrio della media, finale lungo e pieno.

Bera di Bera Valter (Neive) (da botte): granato caldo, molto bello, miscellanea di fiori di campo, la componente fruttata è più contenuta, emergono erbe macerate e leggero legno, anche cenni balsamici; al gusto non è del tutto integrato, c’è una leggera pungenza, però la materia non manca e ha la stoffa per trovare la giusta sintonia.

Serragrilli Collina Serragrilli – Lequio Giuseppina Rosanna Collina Serragrilli (Neive): rubino di buona profondità (uno dei più intensi), frutto fitto ma non volgare, ricordi floreali, liquirizia dolce, al palato è ben forgiato, succoso, con buona materia, profondità, lunghezza, tanto frutto e spezie fini nel finale. Bello.

Starderi – Antichi Poderi dei Gallina di Francone Mario (Neive): granato medio e caldo, ciliegia sotto spirito, fiori macerati, spezie fini; al palato è fresco, appena sbilanciato verso l’alcol e un po’ pungente, al secondo sorso va meglio, forse condizionato dalla consistenza del precedente, alla fine gioca sulla finezza, anche se si sente che deve equilibrarsi.

Socré (Più Comuni) (da botte): rubino medio, naso con cenni di ciliegia al cioccolato, probabile effetto della botte, al palato ha freschezza, deve ovviamente rifinirsi, ha però un buon slancio e promette un buon sviluppo.

Casot – Nada Giuseppe (Treiso): rubino leggero, trama olfattiva floreale e pietrosa, ciliegia sotto spirito e in parte candita, leggeri richiami alle erbe aromatiche; incedere ancora un po’ squilibrato ma particolare, con la parte delle erbe aromatiche che torna, speziatura interessante, tannino di trama decisa ma ben gestito.

Giacone – Cascina Alberta (Treiso): rubino medio, caldo, fiori macerati, timo, ginepro e spezie fini, poco frutto; buona vena acida, ancora in assestamento, tannino ben controllato, intensità di frutto, struttura importante, lunghezza e profondità.

Marcarini - Cantina Vignaioli Elvio Pertinac

Marcarini – Cantina Vignaioli Elvio Pertinace (Treiso): granato con ricordi rubini, prugna e ciliegia nera, liquirizia, spezie, sorso che richiama addirittura le spezie officinali, cenni balsamici, tannino non fastidioso, finale coerente e di buona lunghezza.

La Ganghija di Rapalino Enzo (Treiso) (da botte): granato caldo, leggero legno, ancora austero e bisognoso di assestarsi; anche qui l’assaggio rivela un corpo più fitto delle altre zone, buona freschezza, intensità, finale di liquirizia, toni scuri, diamogli tempo per affinarsi in bottiglia.

Autinbej – Ca’ del Baio di Grasso Giulio (Treiso): granato caldo e trasparente, qui torna il floreale e la ciliegia (matura), fine e non sparato, bocca ben rifinita, ancora giovane ma di notevole fattura, succosa, piacevole, di carattere, molto bello.

Flori – Munfrin di Flori Michele (Treiso) (da botte): granato con ricordi rubini, meno condizionato dalla botte, è floreale e fruttato di ciliegia, al palato si sente che deve fare bottiglia, però la trama è elegante, non potente ma di qualità, interessante, da seguire con attenzione.

Pajoré – Piazzo Armando di Piazzo Marina (Treiso): granato medio e caldo, prugna, fiori macerati, leggera speziatura, legno di liquirizia, bocca scura, interessante, austera ma fresca, progressiva, intensa, molto stimolante, azienda che riesce sempre a farsi apprezzare.


BAROLO 2020


Boschetti Sernie – Gomba (Barolo): si parte con un colore granato profondo, presenta note fruttate ampie e di buona maturità, ciliegia, leggera prugna, fiori scuri, una componente ematica, leggero legno. liquirizia; al palato mostra una buona struttura, toni caldi e un po’ alcolici, cenni di ginepro, ferro, tannino importante ma non troppo tenace, finale coerente.

Bricco delle Viole – Casina Bric (Barolo): colore di intensità completamente diversa, granato trasparente, sottile, qui la componente floreale e fruttata è più fresca, vince la ciliegia, le erbe aromatiche, un inizio di speziatura; palato fresco, fine, non di nerbo ma con una vena acida stimolante e un frutto croccante, molto fine.

Bricco delle Viole – G.D. Vajra (Barolo): rubino con riflessi granati al bordo, ciliegia matura, fine e floreale, un po’ di susina rossa, agrumi, cardamomo; palato fresco e corroborante, buon temperamento, tannino ben gestito, pulito, come sempre è un vino che si svela poco alla volta.

Cannubi – Borgogno Serio Boffa Federica e Bolla Emanuela (Barolo) (da botte): granato medio, caldo, ciliegia candita, buona espressione floreale, al palato è coerente, non mostra grande potenza ma tende a evidenziare aspetti di eleganza, il tannino è rifinito e non fastidioso, finale sapido.

Cannubi – E. Pira (Barolo): rubino granato di media intensità, qui la rosa e la viola emergono bene, poi la ciliegia, al gusto ha buona tessitura, si esprime bene, l’alcol non disturba, il tannino è davvero fine e contenuto, finale molto convincente e succoso.

Cannubi – Marchesi di Barolo (Barolo): granato con ricordi rubini, molto floreale, rosa, ciliegia, fragolina di bosco, leggero ginepro, bocca fresca e godibile, con un tannino che si fa notare più per una polpa contenuta che per effettiva forza e consistenza. Non ricco e vario ma ben fatto.

Cannubi – L’Astemia Pentita (Barolo) (da botte): rubino granato di buona intensità, si sente ancora un po’ la cremosità data dal legno, al palato ha più equilibrio fra freschezza e polpa, buona vena sapida, tannino rifinito, interessante prospettiva.

Cannubi – Réva

Cannubi – Réva (Barolo): granato trasparente, delicato, qui torna il floreale pieno, più rosa e geranio che viola, ciliegia, un leggero richiamo agrumato; al palato è ancora un po’ teso ma di buona trama e finezza, sicuramente crescerà, la sua vena è tanto sottile quanto piacevole.

Cannubi – Rinaldi Francesco & Figli (Barolo): rubino grato caldo e di buona intensità, frutto maturo, polposo, ciliegia, mirtillo, prugna, al palato ha freschezza, buon tannino, bella polpa succosa, equilibrato, lungo, molto improntato sul frutto.

Barolo Borgogno

Borgogno (Barolo): granato caldo e trasparente, frutto frammisto a spezie ed erbe mediterranee, al palato è molto indietro, un po’ scomposto, sebbene la materia sembri molto buona, c’è una buona dose d’alcol ma sufficiente polpa da poterlo gestire, sapidità, speziatura che ritorna, interessante e con potenzialità di crescita.

Paiagallo – Casa E. Mirafiore (Barolo): granato con ricordi rubini, leggero e luminoso, qui il legno dà rotondità al frutto, ciliegia in primis, anche viola e rosa, iris, al gusto ha freschezza, tannino misurato anche se ancora un po’ asciugante, una buona cremosità, ma il legno ha fornito al frutto quella rotondità che rende il vino già godibile e convincente, con un finale piacevolmente sapido.

Barolo Brezza

Sarmassa – Brezza Giacomo e Figli (Barolo): granato delicato, molto floreale e di ciliegia, siamo sui primari, erbe aromatiche, leggera lavanda, bocca che richiama la mineralità, fresco, non potente ma espressivo, elegante, piacevole, svilupperà molto bene.

Sarmassa – Virna Borgogno (Barolo): granato medio, qui il legno torna ad ammorbidire il frutto, si sente anche la liquirizia dolce, una nota floreale e una componente che dà dolcezza e ritrovo nel sorso, una dolcezza non zuccherina ma di frutto maturo, succoso senza eccedere, forse ancora non del tutto nitido e bisognoso di tempo.

Annunziata – Cascina del Monastero (La Morra): granato medio, naso non finissimo, fiori secchi, ciliegia un po’ verde, al palato non esprime quella sostanza che ti aspetti da La Morra, restituendo un vino tutto sommato di un certo garbo ed equilibrio, finale ferroso e di liquirizia, da seguire nel tempo.

Boiolo – Camparo (La Morra) (da botte): granato caldo e luminoso, naso che torna floreale, ciliegia nitida e fine, piacevole, al palato c’è una leggera sfumatura amarognola, nel complesso ha buona polpa e freschezza, tannino ben gestito, vino che può crescere e ha il vantaggio di avere un corpo non pesante ma leggiadro.

Boiolo – Carlo Revello e Figli (La Morra): granato medio e dai toni caldi, ciliegia matura, floreale delicato, torna il mirtillo; all’assaggio è coerente, non complesso ma ben fatto, acidità integrata, tannino senza particolari asperità, buon sviluppo del frutto.

Brunate – Mario Marengo (La Morra): granato medio (i colori sono mediamente più intensi rispetto a quelli di Barolo), lavanda, viola, ciliegia, lampone maturo; la bocca regala una buona freschezza, sapidità, tannino di carattere ma non eccessivo, esprime una buona eleganza.

Capalot Vecchie Viti – Burzi Alberto (La Morra): granato luminoso, naso equilibrato, non spara in direzioni particolari ma mostra un bouquet coeso e in buona fusione fra trama floreale e fruttata, al palato ha buona struttura e un frutto dolce, piacevole, tannino misurato e non fastidioso, c’è succo e freschezza, un vino ben gestito che di questo comune esprime i lati migliori.

Conca – Mauro Molino (La Morra): granato luminoso e trasparente, bouquet di buona finezza, molto floreale, piccoli frutti, bocca molto coerente, fresca e piacevole, con un bel frutto croccante e un tannino dosato molto bene, molto fine e piacevole, senza alcuna componente aggressiva e un’alcolicità ben nascosta. Chapeau!

La Serra – Poderi Marcarini (La Morra): granato caldo, naso maturo, ciliegia e prugna, liquirizia, inizio speziatura, leggero chiodo di garofano, anche un po’ di china; al palato mantiene lo stesso profilo, non eccelle per eleganza ma sembra un po’ più materico della media, tannino ancora affilato.

Marcenasco – Ratti (La Morra): granato luminoso, frutto maturo ma il giusto, ciliegia, una leggerissima nota che rimanda al miele, anche floreale, al palato non è ancora centrato, c’è molto frutto maturo e in parte sotto spirito, il tannino però è abbastanza disteso, lamorrese traditional.

Rocche dell’Annunziata – Aurelio Settimo (La Morra): granato più intenso, naso dai toni austeri, scuri, molta liquirizia, prugna, bocca corrispondente, il frutto è scuro e le sensazioni sono inclini all’austerità, c’è una punta speziata interessante e un finale di carattere e profondità.

Rocche dell’Annunziata – Mario Gagliasso (La Morra): granato luminoso e non concentrato (ma del resto la media è quella), torna la ciliegina di bosco, l’impianto floreale, molto piacevole, anche in bocca mostra la stessa qualità espressiva, gioca sulla finezza e non sulla massa, il tannino è vivace ma non spesso, buona progressione, molto piacevole.

Badarina – Grimaldi Bruna (Serralunga d’Alba): granato luminoso, frutto maturo, ciliegia e lampone, fiori appassiti, al palato è ancora indietro, asciuga molto, il tannino non è ancora in equilibrio, la polpa però è generosa e l’impianto generale ha già preso la strada giusta, del resto siamo a Serralunga.

Baudana – Cascina Adelaide (Serralunga d’Alba): granato trasparente, naso di buona finezza, floreale, con un frutto non banale, note minerali, al palato è coerente, di bella stoffa, molto interessante, fresco, con un tannino circoscritto, vino che ha slancio, progressione e notevole eleganza.

Brea Vigna Ca’ Mia  - Brovia

Brea Vigna Ca’ Mia  – Brovia (Serralunga d’Alba): rubino con riflessi granata, naso composto e composito, il frutto è ampio e gradevolissimo, ben fuso con le note floreali di viola e rosa, si sente un profilo elegante, speziatura finissima; al palato è molto Serralunga, ha carattere, frutto raffinato, tannino importante ma in grado di frenare la sua enfasi, grande eleganza, profondità, pulizia, bellissimo vino.

Briccolina – Batasiolo (Serralunga d’Alba) (da botte): granato di buona profondità, attacco sui fiori secchi, frutta sotto spirito, china, liquirizia, sorso austero, scuro, con maggiore corpo dei precedenti, emerge la componente speziata decisa, cenni ferrosi, chiede tempo per distendersi ma promette molto.

Cerretta – Ettore Germano (Serralunga d’Alba): granato medio, bouquet in una fase ancora precoce e poco definita, cenni terrosi e frutto appena maturo, al palato è più aperto, ancora alla ricerca di un equilibrio fra tannino, acidità e materia, ma il profilo è decisamente interessante e di carattere.

Cerretta – Giovanni Rosso (Serralunga d’Alba) (da botte): granato luminoso, profumi intensi e voluttuosi, mora, ciliegia, viola, liquirizia; buona risposta al gusto, rifinito, succoso, con un tannino quasi domato e un finale di buona lunghezza ed energia.

Cerretta – Mauro Sebaste Sylla

Cerretta – Mauro Sebaste Sylla (Serralunga d’Alba): granato con ricordi rubini, luminoso, naso molto fine e piacevole, con un bel frutto vivo e non seduto, tornano la rosa e la viola, al palato è corrispondente, molto piacevole, fine, tannino ben gestito e finale elegante e succoso.

Cerretta – Schiavenza di Luciano Pira (Serralunga d’Alba): granato un po’ evoluto e caldo, naso ancora difficile, molto speziato, prugna, liquirizia; al palato è teso, tannico, chiede tempo per distendersi, la materia però è decisamente interessante, con un finale speziato stimolante.

Del Comune di Serralunga d’Alba – Tenuta Cucco (Serralunga d’Alba): granato chiaro, torniamo al floreal-fruttato piacevole e molto nebbioleggiante; al gusto ha buona freschezza, equilibrio, sapidità, finezza, vino anche con una buona struttura ben integrata, molto onesto e convincente.

Fontanafredda Vigna La Rosa – Fontanafredda (Serralunga d’Alba): granato trasparente e luminoso, leggero boisé ma con accanto una bella espressione fruttata e floreale, anche minerale, torniamo su una tipologia che non vive di potenza ma di leggerezza e finezza, molto piacevole, lineare, con un tannino quasi vellutato, finale dolce e godibile.

Gabutti – Sordo Giovanni di Sordo Giorgio (Serralunga d’Alba): granato luminoso, naso un po’ più chiuso, piccoli frutti e un fiore delicato, rosa e ciliegia in particolare, al palato ha buona freschezza, è vivo e succoso, senza asperità, anche questo gioca sulla finezza e riesce a trasmettere una sensazione di godimento raffinato.

Lazzarito Me. G. A. Lazzarito – Famiglia Anselma (Serralunga d’Alba) (da botte): granato con ricordi rubini, naso di ciliegia matura, prugna, tracce floreali, una punta speziata, bocca di buona intensità, non ancora in equilibrio, toni più scuri, anche qui la prugna emerge, affiancata dalla liquirizia, deve assestarsi come è logico mancando ancora l’affinamento in bottiglia.

Del Comune di Serralunga d’Alba – Luigi Vico (Serralunga d’Alba): granato medio e luminoso, spezie dolci, leggera cannella, bocca intensa e fruttata, buona vena acida, tannino ben gestito, qui c’è più materia della media a vantaggio di un finale lungo e fitto che perde forse qualcosa in eleganza.

Davide Fregonese Prapò – Bugia Nen

Davide Fregonese Prapò – Bugia Nen (Serralunga d’Alba): torniamo a un granato leggero e luminoso, naso fine ma sottile, floreal-fruttato, libero dal legno, al palato ha buona tessitura, freschezza giusta, frutto maturo e pieno, ancora non complesso ma piacevole, finale sapido e godibile.

Bricco Boschis – Cavallotto (Castiglione Falletto) (da botte): bel colore rubino con riflessi granati, naso molto espressivo, un bel floreale affiancato da una spinta minerale, un frutto fresco e piacevole; all’assaggio è ancora giovane, il tannino è leggermente in tensione, ma la polpa è fresca, balsamica, molto promettente, finale elegante.

Del Comune di Castiglione Falletto – F.lli Monchiero (Castiglione Falletto) granato luminoso, trama fruttata ben delineata, bei ricordi floreali di viola e magnolia, leggera speziatura di cacao e liquirizia; bocca fresca, con un tannino ancora in tensione ma di buona tessitura, non c’è potenza ma succosità e una bella scia sapida.

Parussi – Bovio Gianfranco (Castiglione Falletto): granato trasparente, naso di viola, rosa e ciliegia, molto classico; sorso speculare, fresco, gradevole, note che richiamano il cacao, interessante e progressivo.

Villero Livia Fontana – Ettore Fontana (Castiglione Falletto): granato trasparente, rosa, violetta, leggera liquirizia, ciliegia, al palato ha vivacità e freschezza, tannino fine, buona corrispondenza e finale coerente e piacevole.

Villero – Poderi e Cantine Oddero (Castiglione Falletto): granato con ricordi rubini, leggermente più intenso, qui infatti il frutto è più espresso e maturo, ciliegia nera netta, leggera visciola, bocca più ricca con note che richiamano la cioccolata ripiena di ciliegia, tannino importante ma ben gestito, finale lungo e pregnante.

Bricco San Pietro – Anna Maria Abbona (Monforte d’Alba): granato di buona intensità, naso di frutto carnoso, ciliegia, balsamico, leggero agrume; sapore convincente, buona freschezza ed energia, tannino ben gestito, polpa generosa e finale di discreta profondità.

Bricco San Pietro – Diego Pressenda (Monforte d’Alba): granato tenue, naso molto floreale e di frutta sotto spirito, leggera fragolina, pietra sbriciolata; al palato ha una buona finezza e linearità, non spara ma accarezza, la componente fruttata è gradevole e fine, buono il finale con chiusura sapida e di liquirizia dolce.

Bussia – Gian Piero Marrone (Monforte d’Alba): granato medio, naso di ciliegia, ribes rosso, susina, fresco, buona fusione di sensazioni; al palato è coerente, nitido, fine, freschezza integrata, tannino che asciuga poco, finale molto gradevole e persistente, profilo elegante.

Bussia Alberto Ballarin (Monforte d’Alba): granato medio, profilo austero, la ciliegia emerge poco alla volta, anche sfumature minerali e terrose, speziato; sorso di qualità, energia, freschezza, con un tannino che scalpita ma di grana fine, bell’allungo, raffinato e quasi sontuoso.

Bussia Vigna Fantini – Amalia Cascina in Langa

Bussia Vigna Fantini – Amalia Cascina in Langa (Monforte d’Alba): granato trasparente, naso con leggera speziatura, ciliegia e amarena sotto spirito; bocca fresca, buona espressione di frutto, manca ancora di complessità ma è un bel bere.

Bussia Bricco Visette – Attilio Ghisolfi (Monforte d’Alba): rubino trasparente e luminoso con unghia granata, molto bello, naso di ciliegia, rosa canina, magnolia, giglio; al palato ha trama tannica importante ma ben gestita, buon ritorno fruttato, sapido, succoso, ben fatto.

Bussia – Giuseppe Rinaldi (Monforte d’Alba): granato luminoso, frutto tornito e di qualità, bel floreale, in bocca mostra una buona fusione fra tannino e frutto, non ha l’eleganza di un Castiglione Falletto ma è ben fatto e può crescere, si sente che ha personalità e una schiettezza non comune.

Bussia – Silvano Bolmida (Monforte d’Alba) (da botte): granato di buona intensità, rosa e viola macerate, frutto maturo, leggera prugna, balsamico, bocca corrispondente, corpo medio, tannino di grana giusta, freschezza non trascinante, finale comunque di buona intensità che presume un’evoluzione in crescita.

Bussia – Giacomo Fenocchio (Monforte d’Alba): granato medio, naso ancora un po’ austero, ciliegia sotto spirito, leggero boisé, erbe balsamiche; palato asciutto, leggermente contratto, se fosse uno strumento sarebbe un violino, affascinante ma al contempo stridente, l’attesa è fondamentale.

Bussia – Podere Ruggeri Corsini (Monforte d’Alba): granato di buona intensità, naso di frutto maturo tra prugna e ciliegia, al momento decisamente austero, terroso; all’assaggio mostra una buona componente fruttata, c’è materia e il tannino è discretamente controllato, effluvi balsamici rendono la beva rinfrescante, può evolvere molto bene.

Bussia – Poderi Fogliati (Monforte d’Alba): granato luminoso, rosa macerata, geranio, ciliegia, leggera speziatura; al palato ha freschezza, buona coerenza di frutto, anche se nel finale mostra qualche tentennamento, segno di gioventù.

Bussia – Poderi Luigi Einaudi (Monforte d’Alba): granato medio, torna la tessitura equilibrata fra frutta, fiori e spezie dolci; al palato la freschezza si integra meglio del tannino, quest’ultimo è rigoroso e chiede tempo, però la materia è davvero convincente, succosa e fresca, ben fatta, finale sapido con venature minerali.

Castelletto – Fortemasso

Castelletto – Fortemasso (Monforte d’Alba): granato con ricordi rubini, bel naso floreale con rintocchi fruttati non grassi ma fini, nota di liquirizia, cacao, ginepro, ciliegia sotto spirito; bocca lineare, fresca, non troppo tannica, frutto non sparato ma espresso più in finezza, finale vivace, arioso.

Del Comune di Monforte d’Alba – Cascina Sot di Sanso Maurizio (Monforte d’Alba): rubino di buona intensità con unghia granata, bella ciliegia ben espressa, matura al punto giusto, anche fragolina selvatica, rosa carnosa; al palato mostra un tessuto importante, estrattivo ma senza eccedere, il tannino troverà sicuramente materia per fondersi con essa, al momento è ancora indietro ma promette molto, da tenere d’occhio.

Barolo Diego Conterno

Del Comune di Monforte d’Alba – Diego Conterno (Monforte d’Alba): granato medio, naso floreale e speziato, al palato recupera il frutto, buona materia, freschezza integrata, tannino non eccessivo, si sente che c’è sostanza ma ben gestita.

Ginestra Vigna del Gris – Conterno Fantino (Monforte d’Alba): rubino con cenni granati, rosa macerata, ciliegia matura, leggera amarena, liquirizia, al palato ha una certa austerità, frutto ben espresso e maturo, tannino verace, forse è carente di un po’ di personalità e stile ancora puntato sulla materia ma comunque interessante, necessita di tempo.

Ginestra Vigna Pajana – Renzo Seghesio (Monforte d’Alba): granato luminoso, torna il floreale molto piacevole, c’è la rosa canina e la viola, la ciliegia sotto spirito; all’assaggio è coerente, di buona intensità, freschezza, finale che punta più sulla finezza che sulla potenza e noi ne siamo felici.

Rocche di Castelletto – Cascina Chicco (Monforte d’Alba): granato medio, naso di piccoli frutti, rosa essiccata, liquirizia; bocca fresca, con buona materia succosa, tannino medio, fine, gradevole e promettente.

Perno – Raineri Gianmatteo

Perno – Raineri Gianmatteo (Monforte d’Alba): granato vivo, ciliegia netta, fragolina di bosco, ricordi di lampone, cenni ematici, al palato è ancora asciugante, buona polpa e freschezza, finale stimolante e in crescita.

San Giovanni – Gianfranco Alessandria (Monforte d’Alba): granato con ricordi rubini, ciliegia netta, matura il giusto, rosa rossa, sfumatura agrumata, spezie fini; sorso ancora in tensione, con il freno a mano, la materia però sembra davvero di grande qualità, vitale, non ho dubbi sul suo miglioramento futuro.

Ravera – F.lli Abrigo (Novello): granato luminoso e trasparente, naso delicato, piccoli frutti e tracce floreali, leggera speziatura; al palato è molto interessante, gestito benissimo, ha già un suo equilibrio, tannino rifinito, finale sapido e convincente.

Ravera – Giovanni Abrigo di Giorgio Abrigo (Novello): granato medio, trama olfattiva che potrei definire gentile, un gioco di fiori e frutti molto fini e non esaltati dal legno; al palato conferma uno stile calibrato, piacevole, molto “novelliano”, bello nel suo incedere, convincente e sapido, bene.

Ravera – Fratelli Broccardo (Novello): granato luminoso, naso fine e gradevole, bella espressione di frutto, al palato deve ancora equilibrarsi ma la materia è molto buona, c’è freschezza e succosità, finale coerente e arricchito da un filo sapido.

Ravera – Cagliero (Novello): granato luminoso, naso intenso e diretto, frutto in primo piano; al gusto ha freschezza, buona espressione di frutto e tannino più deciso di altri, venture boisé, deve sicuramente fare bottiglia ma non manca di carattere.

Ravera – Vietti

Ravera – Vietti (Novello): granato luminoso, floreale, rosa canina, ciclamino; al palato è giovane, nervoso, fresco, non vive di potenza e proprio per questo si avverte la necessità di equilibrarsi in ogni componente, ma questo non è un limite, solo una richiesta di pazienza.

Bricco Ambrogio – Walter Lodali (Roddi): granato leggero, naso sottile ma fine, elegante, frutto di bosco piacevole, ricordi floreali, al palato ha buona espressività, un frutto gradevole, tannino misurato, corpo giusto, piacevole e di bella identità.

Bricco Ambrogio – Negretti (Roddi): granato medio, bouquet ampio con note di liquirizia, humus, erbe aromatiche, predispone all’assaggio; fresco, di buona intensità, succoso, direi quasi radioso.

Monvigliero – Bosio (Verduno): granato medio, una curiosa nota di oliva, poi arriva la ciliegia, molto interessante; al palato ha buona intensità, profondità, non solo frutto ma anche una speziatura fine, carne, tannino ben dosato, finale avvolgente e succoso, decisamente riuscito.

Monvigliero – Fratelli Alessandria (Verduno): granato luminoso, naso leggermente esitante, frutto sotto spirito, un afflato di incenso; al gusto mostra una struttura articolata e importante, ha materia da vendere e un finale che lascia una profonda scia sapida e minerale.

San Lorenzo di Verduno – Diego Morra (Verduno): granato luminoso, torna l’oliva, meno marcata ma percettibile, interessante anche l’espressione fruttata non banale; sorso di carattere, fresco, vivo, sapido, piacevole.

San Lorenzo di Verduno – Daniele Pelassa (Verduno): granato classico, piccoli frutti, un po’ più contratto, poi si libera al floreale e a spezie dolci, in bocca è molto ben fatto, fine, di bella profondità, lungo, succoso, non gli manca quasi nulla.


LE RISERVE


Come ho già spiegato in premessa, le Riserve erano davvero poche, ciò nonostante la quasi totalità dei vini presentati era più che valida, per ragioni di spazio ho evidenziato le migliori.

Roero Panera Alta 2020 – Bric Castelvej (Canale): granato caldo, naso con qualche riduzione iniziale, poi regala un frutto tornito, ciliegia matura, spezie dolci, cannella, leggera vaniglia e boisé; al palato ha buona freschezza, una materia non particolarmente intensa ma suggestiva, il tannino non disturba particolarmente e la beva se ne avvantaggia, finale coerente e saporito.

Roero San Carlo 2020 – Valdinera (Corneliano d’Alba): granato caldo e di buona profondità, legno ben integrato, piccoli frutti in parte ancora freschi, buona espressione floreale; al palato ha slancio, freschezza viva, giovane e dal frutto croccante, succoso, molto fine e piacevole.

Roero Sudisfà 2020 – Negro Angelo & Figli di Giovanni Negro (Monteu Roero): granato luminoso e vivo, attacco floreale di rosa piena, poi viola, ciliegia, didascalico; in bocca è ancora in tensione, fresco ma anche asciutto, la materia però è indubbiamente ottima, fine, si sente una buona vena sapida che accompagna un finale gustoso.

Roero Le Coste 2020 – Cascina Ca’ Rossa di Ferrio Angelo (S.Stefano Roero): granato medio e luminoso, leggero boisé, ciliegia matura, speziatura dolce, fiori macerati; buona risposta all’assaggio, fresco, non potente ma di buona finezza, tannino ben gestito, finale gradevole e senza particolari punti fragili.

Roero Valmaggiore 2020 – Giacomo Barbero (Vezza d’Alba): granato luminoso, ciliegia sotto spirito, leggero cacao, liquirizia, erbe essiccate, bocca che conferma quella nota di cacao, tannino appena nervoso, buona freschezza integrata, finale pieno e in grado di garantire una buona evoluzione.

Barbaresco Basarin 2019 – Punset

Barbaresco Basarin 2019 – Punset (Neive): granato caldo, naso ancora chiuso e austero, ma è sempre così nella fase iniziale, ci vuole una lunga ossigenazione e poi ti coinvolge, con note balsamiche e di spezie fini, di viola e menta; anche all’assaggio arriva subito il morso tannico, ma al contempo tanta personalità come avviene con i grandi cru.

Barbaresco Gallina 2019 – Ugo Lequio (Neive): granato luminoso, rosa, viola, frutto sotto spirito, leggera liquirizia; al palato ha una bella freschezza, personalità già delineata, elegante, senza spingere sulla massa, gioca più sulla finezza, in realtà ha anche una buona materia ma sa gestirla molto bene, finale rinfrescante e balsamico.

Bricco San Pietro 10 anni Vigna d’Vai – Ca Brusà (Monforte d’Alba) (da botte): granato caldo e luminoso, naso sottile ma di buona finezza, tanto più se teniamo conto che viene dalla botte, piccoli frutti appena bagnati dal legno ma anche speziatura fine e sentori di macchia; al palato ha freschezza, buona materia, deve ovviamente fare bottiglia ma sembra molto promettente, il tannino è vivo ma fine, finale ferroso, ematico, molto interessante.

Bussia – Franco Conterno Cascina Sciulun

Bussia – Franco Conterno Cascina Sciulun (Monforte d’Alba): granato classico, ciliegia sotto spirito, viola e rosa macerate; al gusto ha buona corrispondenza, freschezza, tannino teso ma non estremo, anche qui qualche richiamo al cacao e alla liquirizia, crescerà di molto perché ha una tessitura molto fine.

Castelletto Millenovecento48 – Sara Vezza (Monforte d’Alba): granato caldo e di buona profondità, leggero boisé, frutto maturo ma ben tornito; bocca piena, ricca, succosa, materica e ben gestita grazie a una freschezza che gli dà slancio, finale lungo che quasi incanta.

Briccolina – Enrico Serafino (Serralunga d’Alba): granato caldo non intenso, naso diverso, qui il frutto è più solare, non disturbato dal legno, la speziatura è molto fine; al palato è intenso e pieno, caldo, ricco, tannino gestito molto bene, leggero boisé ma sparirà, molto convincente, la sensazione sull’annata è di un vino già godibile, con una materia in questo caso più che ricca, forse non freschissimo ma il finale balsamico compensa molto bene.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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