Degustatore: Andrea Li Calzi Valutazione: @@@@ Data degustazione: 09/2021
Tipologia: Doc Bianco Vitigni: arneis Titolo alcolometrico: 13% Produttore: PERTINACE Bottiglia: 750 ml Prezzo enoteca: da 10 a 15 euro
Chi segue da anni Lavinium, dunque anche i miei articoli, sa che nutro un profondo rispetto per la Cantina Pertinace. Questa storica cooperativa piemontese, composta allora da tredici soci tutti provenienti dalla zona di Treiso, oggi ne conta ben 21, per un totale di 110 ettari vitati. I comuni coinvolti sono: Treiso, Barbaresco, Alba, Neviglie, Piobesi d’Alba, Magliano Alfieri – in provincia di Cuneo – e Agliano Terme nell’astigiano. Recensioni di bottiglie singole a parte, ho dedicato un lungo approfondimento a questa Cantina langarola e a sua maestà nebbiolo, il re di queste colline, che nel Barbaresco Docg trova la sua massima espressione e anche quella dell’Azienda. Tuttavia, salvo un’etichetta di Metodo Classico, non ho mai parlato dei vini bianchi prodotti da Pertinace. Pongo subito rimedio illustrando il Langhe Arneis 2020. La varietà autoctona a bacca bianca che dà il nome al vino, tra le più importanti del Piemonte e sicuramente delle Langhe, è un’uva che tra le colline di Treiso ha saputo adattarsi con ottimi risultati. 2,5 Ha, vigneti allevati a guyot su versanti ben esposti (sud, sud-est) del suddetto comune, marne bianche molto povere caratterizzano il terreno e di conseguenza gli aromi del vino – anche per via di notevoli escursioni termiche – e conferiscono sapidità. Fermentazione in solo acciaio inox – durata 10-15 giorni a temperatura controllata – successivamente riposa 5 mesi sui propri lieviti. L’annata 2020 – tutto sommato – non ha fatto registrare periodi siccitosi troppo lunghi, è stata piuttosto regolare, dunque può considerarsi una buona annata. Il vino mostra una tinta paglierino vivace, la tonalità è algida, molto elegante, grazie a riflessi verdolini piuttosto intensi; buona consistenza. Impatto notevole, fresco, pennellate floreali e fruttate s’alternano quasi ritmicamente: tiglio, kumquat, gelsomino e mela Gala, un eco lontano di erbe aromatiche fa pensare alla vicina Liguria; distinguo timo limone e maggiorana. Chiude un nitido ricordo di calcare molto espressivo. In bocca è un vino ricco di succo, acidità, la stessa rimanda all’agrume percepito al naso; sapidità soddisfacente, non satura il palato e lascia un ricordo piacevole, leggermente ammandorlato sul finale, elemento, quest’ultimo, che invoglia la beva. L’ho abbinato a un’insalata di pollo con fagiolini freschi di stagione. Quattro chiocciole meritate.
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Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
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