Giovanni Battista Perez, nel suo “La provincia di Verona e i suoi vini”, Memorie Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, vol. LXXXVI, 1900, scriveva: “…gli aromatici vini di Marano“. Ci siamo ricordati di questa frase, nella quale ci eravamo imbattuti diversi anni fa, assaggiando i vini di Terre di Leone, prodotti appunto a Marano di Valpolicella, vini che si connotano appunto per una caratteristica che, durante l’assaggio dei vini di un altro produttore, anche lui di Marano, avvenuto nel lontano 2013, faticavamo a descrivere e che così avevamo sintetizzato: “…inoltre c’è un qualcosa di non ben definito, difficile da esprimere, quasi una certa sensazione di leggera “aromaticità” che non ricordiamo di aver mai notato nei seppur tanti vini della Valpolicella assaggiati…”. Ma partiamo dall’inizio.
Martedì 27 ottobre, abbiamo partecipato a un pranzo stampa, presso lo Spazio Niko Romito, a Milano, durante il quale sono stati presentati alcuni dei vini prodotti da Chiara Turati e Federico Pellizzari, titolari di Terre di Leone, azienda nata nel 2005 ma già a metà degli anni novanta parte il progetto da un ettaro di vigneto di proprietà del nonno di Federico, che si chiamava Leone (e qui si spiega il nome dell’azienda). Attualmente Terra di Leone dispone di sette ettari a vigneto, parte in proprietà e parte in affitto, tutti a Marano di Valpolicella, il sistema d’allevamento è a Guyot con densità d’impianto di 7.000 ceppi/ettaro, vi si coltivano le cinque varietà autoctone della Valpolicella: Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Oseleta. Vi si ritrovano però anche vecchi vitigni ormai semiabbandonati, sono infatti 15 quelli ritrovati nel vecchio vigneto del nonno, 13 di essi sono a bacca nera e solamente uno a bacca bianca, successivamente estirpato. Due le linee produttive, la Terre di Leone, dedicata ai vini più importanti, tutti appartenenti alle denominazioni della Valpolicella, dove si utilizzano esclusivamente vitigni autoctoni, Corvina e Corvinone le principali, ma anche Rondinella, Molinara e Oseleta. Chi vuole assaporare questi vini non deve avere fretta, vengono infatti commercializzati molto tempo dopo rispetto a quanto previsto dai disciplinari di produzione, basta dire che ora sono in vendita l’Amarone dell’annata 2010 e l’Amarone Riserva del 2011.
Unico vino fuori dal coro nella linea Terre di Leone è l’IGT Rosso Veneto “Dedicatum” nel quale vengono utilizzati, dipendentemente dall’annata i 14 vecchi vitigni. L’altra linea prende il nome di Il Re Pazzo, sono vini questi dai tempi d’affinamento più brevi, meno impegnativi negli intenti, anche se parlare di “meno impegnativo” per un Amarone ci pare una parola grossa. Anche in questa linea c’è un vino fuori dalla denominazione è l’Igt Rosso Veneto “Mappale 108“. La produzione dei vini prevede la fermentazione ad acino intero, quindi le uve non vengono precedentemente pigiate, ma unicamente diraspate, per quanto riguarda l’affinamento si utilizza esclusivamente legno francese con capacità dai 5 ai 25 ettolitri. Sono circa 45.000 le bottiglie prodotte annualmente e, curiosamente e contrariamente alla maggior parte delle altre aziende della Valpolicella, che vedono come sbocco principale per i lori vini l’estero, il mercato principale per Terre di Leone rimane quello italiano. Veniamo ora ai vini degustati, sono quattro, tutti appartenenti alla linea Terre di Leone:
Valpolicella Classico Superiore 2016 I vigneti si trovano bei comuni di Marano di Valpolicella e di Fumane, a 420 metri d’altitudine con esposizione Sud e Sud-Est, i suoli, d’origine vulcanica, sono composti da tufo basaltico e parzialmente calcarei e sono disposti su terrazzamenti sostenuti da marogne. La composizione del vino prevede 40% Corvina, 20% Corvinone, 25% Rondinella, 10% Molinara, 5% Oseleta. La vendemmia si svolge tardivamente, le uve, dopo un breve periodo d’appassimento in fruttatio, vengono vinificate dopo essere state diraspate e senza essere pigiate; dopo la fermentazione alcolica il vino s’affina per 24 mesi in tonneaux di rovere francese e quindi sosta per un anno in bottiglia prima della commercializzazione. Cominciamo col dire che è certamente tra i nostri migliori assaggi di Valpolicella, un vino buonissimo, al vertice della tipologia, al quale abbiamo attribuito un punteggio elevatissimo (che, trattandosi di degustazione palese non riportiamo). Si presenta con un color rubino-granato di media intensità, intenso ed elegante al naso, dove cogliamo note balsamiche e vanigliate, frutto rosso selvatico e quella leggera e strana aromaticità descritta all’inizio. Succoso e fresco alla bocca, con bella vena acida e delicata nota speziata, spezie dolci, ma anche un pizzico di pepe, buona la sua persistenza, ma soprattutto il suo equilibrio e la sua eleganza. 2.500 le bottiglie prodotte.
Valpolicella Classico Superiore Ripasso 2015 La provenienza delle uve e le prime fasi di lavorazione rispecchiano quelle del vino precedente, dopo il ripasso con la rifermentazione del Valpolicella Classico Superiore sulla vinaccia dell’Amarone, il vino affina in tonneaux e botti di rovere francese da 10 hl. per circa 24 mesi ai quali seguono ulteriori 12 mesi di sosta in bottiglia. Il colore è granato-rubino di discreta intensità. Intenso al naso dove prevalgono note surmature e sentori di ciliegie mature, accenni vanigliati dolci, spezie dolci e aromi balsamici completano il quadro olfattivo. Strutturato, morbido e succoso, né nuovamente il frutto rosso maturo a emergere, con sentori di ciliegie e prugne, lunga la sua persistenza, su note di spezie dolci. Circa 2.500 le bottiglie prodotte per un prodotto di ottima qualità.
Prima di passare ai due Amarone assaggiati occorre una precisazione, fornitaci da Federico di fronte alla nostra perplessità nell’andare a degustare un Amarone del 2010 e un Amarone Riserva più giovane, ovvero del 2011, soprattutto sapendo che si tratta di vini attualmente in commercio. La spiegazione in verità è assai semplice, ovvero, a partire dall’annata 2011 Chiara e Federico hanno deciso di commercializzare una Riserva, la 2011 è quindi la prima annata di produzione di questa tipologia. Le uve per questi vini provengono dagli stessi vigneti dei precedenti, unica piccola differenza è che questi hanno un orientamento Sud-Ovest e Sud-Est. Cambia inoltre la loro composizione e la percentuale dei vitigni che, tolta la Molinara prevede: 40% Corvina, 30% Corvinone, 20% Rondinella, 10% Oseleta. Dopo la vendemmia le uve subiscono un appassimento in fruttaio per circa 110 giorni, dopo di che vengono diraspate e fermentate. Cambia infine, tra i due vini, l’affinamento, sia per quanto riguarda il periodo, come pure (in parte) per quanto riguarda i contenitori.
Amarone della Valpolicella Classico 2010 Affinamento in botti di rovere francese da 25 hl. per circa 60 mesi e successivamente in bottiglia borgognotta per almeno 12 mesi. Color granato, mediamente intenso, con unghia aranciata. Intenso al naso, alcolico, si percepiscono sentori di prugna secca, ciliegia sotto spirito e una nota di tabacco dolce. Strutturato, morbido ma fresco, succoso, con una leggera nota piccante che rimanda al pepe, lunga la sua persistenza.
Amarone della Valpolicella Classico Riserva 2011 Affinamento in botti di rovere francese da 10 hl. e da 25 hl. per 80 mesi e successivamente in bottiglia borgognotta per 12 mesi. Alla vista è molto simile al vino precedente. Al naso denota una nota balsamica-vanigliata, sentori di tabacco dolce ed una notevole eleganza. Decisamente fresco al palato, con un bel frutto speziato, elegante, lunghissima la sua persistenza su note di liquirizia dolce, piacevolissima la beva. Un grande vino, curiosamente facile da bere (per quanto possa essere facile la beva di un’Amarone.
Entrambi vini di grande qualità, con una marcia in più, secondo noi, per la Riserva 2011, un vino quest’ultimo, da posizionarsi ai vertici della tipologia.
Lorenzo Colombo
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de La Cucina Italiana, U3 Carate (Università della terza età); è Sommelier A.I.S., Responsabile delle degustazioni, inviato e gestore del sito Web per la rivista online Vin&alia. Ha collaborato alla guida Slow Wine per la Lombardia, partecipa in qualità di giudice a numerosi concorsi di vino nazionali e internazionali. Collabora da anni alla Guida Slow Food “Osterie d’Italia”. Fa parte del gruppo Garantito Igp.
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