Tra Firenze, Pistoia e Prato si trova il borgo e la campagna di Carmignano, un’areale che colpisce per il fascino delle sue colline e per le chiome argentee dei suoi olivi, qui si trova l’azienda Tenuta di Capezzana, una realtà familiare e unica per la sua storia. La tenuta, di proprietà della famiglia Contini Bonacossi dal 1920 – arrivata oggi alla quinta generazione – è custode della storia di questo territorio e ne preserva la sua memoria. Una realtà accogliente e concreta, che vede tra le sue produzioni la DOCG del Carmignano, una delle quattro appellazioni più antiche menzionate in letteratura. La prima datazione di questa denominazione risale infatti al 1716, quando il granduca di Toscana emise un decreto che identificava i confini delle 4 zone del Granducato di Toscana vocate alla produzione del vino, riconoscendo Carmignano come una di queste.
Ma ancor prima – fin dal tempo degli Etruschi – la zona del Carmignano risulta vocata per la viticoltura, ne sono testimonianza gli strumenti di uso comune per la lavorazione e la conservazione del vino che sono stati ritrovati. Se ne risente parlare nel XIV secolo, ma è forse con i Medici che Carmignano e Capezzana salgono con forza agli onori della cronaca del tempo. L’azienda, infatti, si trova compresa all’interno dell’antica riserva di caccia istituita nel 17 maggio 1626 dal granduca Ferdinando II de Medici, nella zona di Montalbano, e circondata dall’imponente muro del Barco Reale, che con i suoi cinquanta chilometri di lunghezza, circondava quest’area racchiudendo territori boschivi in cui erano protetti, oltre agli animali, anche gli alberi e gli arbusti. Questo muro ha permesso di preservare a lungo questo territorio creando un microcosmo non offeso dalla prepotenza dell’edilizia, degli anni a venire. Una custodia e una cura del territorio e del patrimonio vitivinicolo da loro prodotto, derivata anche dalla famiglia Contini Bonacossi, grazie alla quale è oggi ancora possibile assaporarne la storia.
Ugo, uomo di altri tempi ma dalle ampie vedute, accolse con entusiasmo l’ingresso dei suoi figli esaltandone le doti personali. La quarta generazione è oggi rappresentata da Beatrice, Filippo e Benedetta che insieme ai nipoti Ettore, Gaddo e Serena gestiscono la Tenuta di Capezzana. Una storia raccontata in occasione dei 40 anni di Trefiano, lo storico cru del Carmignano – odierno Carmignano DOCG Riserva Trefiano – nato nel 1979 da un’idea di Vittorio Contini Bonacossi. Un vino che vuole mantenere saldo il legame con la sua tradizione, ma con dinamismo, come rievocano le parole di Ugo Contini Bonacossi: «Tradizione non come una statua ferma e statica, ma come una scia di una nave in continuo movimento». Inizia così la verticale dedicata a questa etichetta, un viaggio percorso attraverso dieci annate, raccontate dai familiari, con l’apporto di Franco Bernabei, enologo consulente, che analizza e spiega l’andamento di ciascuna annata in assaggio.
Ma come viene prodotto il Trefiano? Si tratta di un blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Canaiolo (nelle proporzioni di 80,10,10), provenienti dai due vigneti che circondano la villa cinquecentesca di Trefiano, di proprietà della Famiglia; «una formula semplice ed eterna dove l’eleganza deve essere l’unica sensazione inebriante», come si ascolta dalla testimonianza scritta lasciata da Vittorio. “Di questa riserva ne sono state prodotte dal 1979 solo 21 annate, tutte in piccole quantità, dalle 9.000 alle 13.000 bottiglie e solo nelle annate davvero meritevoli – ricorda Ettore, figlio di Benedetta, che oggi ricopre la carica di amministratore delegato – quello che si cerca di ottenere è un vino contemporaneo, che possa essere allineato al gusto odierno, ma non di certo un vino che insegua le mode”.
L’esposizione ideale permette la produzione di un Carmignano particolarmente elegante e connotato da una spiccata acidità, presente in tutte le annate degustate. Ciascuna delle annate proposte rivela una propria personalità, su tutte colpiscono per integrità la 1985, sorprendente la 2003, e coinvolgenti la 2015 e la 2019.
LA DEGUSTAZIONE
1979 Prima annata di Trefiano, una delle migliori annate della seconda metà del 1900, caratterizzata da un’estate calda preceduta da una primavera fresca, con qualche sporadica, ma utile pioggia. Il vino si presenta ancora con grande vivacità nei profumi, con note floreali di lavanda non più fresca, liquerizia selvatica, profumi di macchia mediterranea, incenso che donano nerbo ed eleganza. La trama tannica è sottile, piacevole nel sorso con ritorno balsamico al sorso.
1983 Annata bella con temperature non eccessive e una vendemmia interessante, annata piuttosto regolare. Un vino che esprime note più terrose e di sottobosco, a cui si uniscono le note fruttate di frutto nero e china. Elegante nel sorso mostra una leggera rigidità nel tannino e una spiccata acidità riscontrabile al palato, con un ritorno delle note terrose ed ematiche.
1985 Dopo i primi tre mesi dell’anno caratterizzati da abbondanti piogge, è seguito un aprile abbastanza asciutto. Una maturazione delle uve comunque perfetta, grazie alla assenza di carenza idrica del suolo. Il vino si presenta molto più dinamico sia all’olfatto che al palato, con una acidità più alta dei precedenti. Si avvertono note di scorza di agrumi e prugne rosse, un accenno di note quasi salmastre. Il sorso è pieno e saporito di ciliegia succosa, erbe officinali, rabarbaro e suggestioni balsamiche di tabacco, il tannino è croccante e vibrante; un vino di ottima persistenza.
1988 Annata molto più asciutta, il vino si esprime con sentori più selvatici, connotati da una maggiore evoluzione. Un vino dove la componente alcolica prevale, lasciando una sensazione di timo e maggiorana sul finale. Un vino sgrassante.
1998 Un salto di dieci anni, questa è la prima annata seguita da Benedetta, un’annata molto calda, che si riscontra anche nel calice. Il Vino si presenta materico, pieno e concentrato, con note di frutto scuro, mora e mirto selvatico. Erbe officinali, note ferrose e di carruba emergono in retrolfazione. Tannino solido e di grande nerbo.
2003 Tutti ricordano la 2003 come annata estremamente calda e quello che invece colpisce è l’evoluzione positiva del vino nel calice, che risulta estremamente piacevole e saporito. Il frutto è perfettamente presente, un vino di grande energia, con note mentolate di menta e cioccolato. Un bilanciamene gustativo davvero sorprendente.
2005 Primavera fredda e scarsissima piovosità dal principio dell’anno. Ci troviamo nel calice un vino che regala note di camomilla e genziana, il tannino è leggermente polveroso ma slanciato ed elegante; ritorna la consistenza alcolica del 1998, un vino compatto.
2012 Qui si avverte una diversità espressiva, un vino con grande acidità e astringenza. Si caratterizza per note di cioccolato, menta e balsamicità, a cui si uniscono sentori di elicriso, erbe officinali, bacche di ginepro e maggiorana molto intense. Pungenza nel sorso.
2015 Inverno molto piovoso, con un’estate con scarsa piovosità, ma quello che ha preservato è stata una temperatura media estiva abbastanza bassa, il che ha consentito una vendemmia nei canoni. Qui si ha la prima annata biologica certificata in etichetta. Abbiamo nel calice un vino fresco e piacevole, caratterizzato da note officinali, di china, rabarbaro e un finale erbaceo, un fruttato consistente. Un vino intrigante e teso, dove si evince la sua delicatezza ed equilibrio.
2019 Questa è l’annata del quarantesimo, una vendemmia particolarmente bella, con un inverno abbastanza siccitoso, un giugno abbastanza fresco che ha dato un buon apporto sia qualitativo, che quantitativo. Un vino preciso con le coordinate al posto giusto, che mostra giovinezza, ma anche una linearità espressiva che deve ancora svolgersi; moderno nel profilo sensoriale che riunisce tutto quello che è Capezzana. Un vino di grande eleganza e prospettiva.
Fosca Tortorelli
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.
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Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
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Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
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