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laVINIum – 08/2022
Occuparmi del levante ligure e delle sue perle vitivinicole è un preciso dovere, oltre che un piacere, che sento da un bel po’ di tempo; la considero una vera e propria quadratura del cerchio. Sin da piccolo ho frequentato la bella Liguria, tuttavia, per ragioni strettamente connesse alla mia “residenza estiva” – per così dire – ho sempre dato priorità al ponente e ai relativi vitigni autoctoni quali pigato e rossese, solo per citare alcuni esempi.
Ad ogni modo la regione tanto amata De Andrè, Montale, Villaggio, Tenco e tantissimi altri illustri personaggi della cultura e dello spettacolo, è tanto stretta quanto lunga – geograficamente parlando – una lingua di terra che percorre da est ad ovest circa 270 km e che attraversa diverse microaree e svariate culture, tradizioni. Restringendo il campo al tema principale del mio articolo i Colli di Luni, situati ai piedi della Lunigiana, si trovano nell’angolo più orientale della Liguria a confine con la Toscana.
Già in epoca romana si narrava della straordinaria viticoltura di queste colline, le stesse sono affacciate sul Mar Tirreno dal Golfo di La Spezia e protette alle spalle dalle Alpi Apuane. Una posizione indubbiamente vocata in grado di regalare un microclima unico, caratterizzato da brezze marine e montane che si alternano continuamente; caratteristiche che ben si prestano ad una viticoltura di qualità. Come sempre l’ambiente pedoclimatico non basta a garantire il successo di un vino, diversi i fattori determinanti: l’esperienza nelle mani dei viticoltori, le tradizioni tramandate nel corso dei secoli e l’impegno costante – contornato da mille sacrifici – che ogni giorno caratterizza il mestiere del vignaiolo. Tutto ciò lo sa bene la famiglia Bosoni di Castelnuovo Magra (SP), che da oltre 50 anni si occupa di viticoltura e valorizzazione dei vitigni autoctoni del levante ligure.
Da sinistra: Debora, Antonella, Diego e Paolo
Cantine Lunae, giunta alla quinta generazione, oggigiorno è una realtà solida tra le più importanti della Liguria del vino: 80 ettari vitati, che comprendono anche l’impegno di 100 piccoli vignaioli, una sorta di famiglia allargata tanto è lo spirito di appartenenza al Gruppo, dunque circa 550 mila bottiglie prodotte. Preservare il territorio non significa soltanto rispettare la natura, è molto importante promuovere le relazioni tra gli uomini, favorire il ricambio generazionale attraverso il confronto atto a migliorare, il fine è raggiungere livelli sempre più alti. Ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Diego Bosoni e devo riconoscere che l’appartenenza al luogo e il rispetto di queste colline traspare da ogni singola parola – Crediamo che il vino sia materia vivente, che muta, si esprime e sviluppa il proprio carattere. L’intervento dell’uomo deve accompagnarlo senza forzarlo, aiutandolo a diventare l’immagine più autentica del suo territorio di provenienza. Crediamo nell’incontro tra sapere e sensibilità, nel mantenere un rapporto equilibrato e complice con la natura che ci accoglie e ci nutre. Crediamo inoltre nella nostra comunità, che ci accompagna nel tramandare una cultura orale maturata dall’esperienza –.
Il museo di Cà Lunae
La viticoltura in queste terra ha una storia millenaria, la stessa risale addirittura al 177 a.C., dove una colonia romana fu fondata alle foci del fiume Magra e denominata “Portus Lunae”. Plinio il Vecchio, immancabile quando si parla della genesi di un territorio vitivinicolo, nella sua opera Naturalis Historia scriveva: “Etruriae Luna palma habet…”(65 d.C.) : “…dell’Etruria, quello di Luni ha la palma…”. Elementi che furono una vera e propria fonte d’ispirazione per la famiglia Bosoni, che decise dunque di chiamare la propria cantina Lunae, appellativo che racchiude in sé tutti i principi della filosofia di Casa: il duro lavoro in vigna, la produzione del vino e il voler a tutti i costi preservare la cultura e la tradizione del territorio. A tal riguardo l’Azienda promuove principalmente vitigni autoctoni ed è così da sempre: vermentino, la cultivar di riferimento dei Colli di Luni, del levante ligure, e della produzione della Cantina di Castelnuovo Magra, albarola, vitigno che a mio avviso non ha nulla da invidiare a tanti cavalli di razza italiani a bacca bianca; infine vermentino nero, malvasia, pollera nera e massareta.
Diverse le azioni messe in campo per conseguire i risultati prefissati, ovvero principalmente salvaguardare il patrimonio di queste spettacolari colline divise tra la montagna e il mare, vediamole nel dettaglio: viticoltura biologica, coltivazione di nuovi vigneti con antiche tecniche locali, totale esclusione di diserbanti per la gestione delle piante infestanti, vengono praticate soltanto concimazioni naturali e la vendemmia è totalmente manuale in piccole cassette. In cantina la musica è la stessa: viene utilizzata energia verde che si sostanzia in impianti fotovoltaici, geotermici e strutture di produzione a basso impatto ambientale.
Il territorio dei Colli di Luni ha una conformazione molto particolare, il paesaggio è composto da uliveti, marmo, macchia mediterranea e mare a perdita d’occhio; proprio per questo spesso le vigne sono ardue da coltivare, dunque i vigneti di Lunae si sviluppano in piccoli appezzamenti che non superano quasi mai i due o tre ettari ciascuno. I suoli hanno composizioni geologicamente varie: medio impasto, tanto scheletro nelle zone collinari e pedecollinari, argilla e limo nelle aree pianeggianti. La diversità di questi terreni dà la possibilità alla Cantina di produrre una serie di etichette differenti l’una dall’altra, è appassionante coglierne le sfumature, ed è ciò che ho vissuto durante la mia degustazione.
Diego Bosoni
Tutto ciò anche grazie al fatto che Lunae predilige sempre una mano gentile riguardo l’affinamento, soprattutto quando lo stesso è svolto in contenitori di legno; lo vedremo più avanti nelle singole pubblicazioni, come sempre del resto. Ho avuto la possibilità di assaggiare ben sei etichette: tre Colli di Luni Vermentino, un Colli di Luni Albarola e due Liguria di Levante nella versione Bianco e Ciliegiolo, quest’ultima è una cultivar a bacca nera che personalmente adoro soprattutto d’estate, stagione che ci accompagna.
Andrea Li Calzi
Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Non ha certificazioni, non è sommelier, né degustatrice ufficiale del gran Regno. Si occupa di comunicazione e di digital design dal 2002 in una (...)
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Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore (...)
Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
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