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Vigna di more, borgo fantasma, La Casa sull’albero… e l’Abruzzo che non t’aspetti!

Vigna di more

Esistono posti in cui ancora si può respirare quell’aria di magia e un’atmosfera fiabesca d’altri tempi. Posti meno lontani di quanto ci si aspetti. Sperduti come “i bimbi” di Peter Pan. E che per essere scoperti hanno solo bisogno dell’unico “Tour Operator” al quale ci si dovrebbe sempre affidare: la propria curiosità.
La scorsa estate mi avevano invitato a trascorrere due giorni a Goriano Valli, frazione di Tione degli Abruzzi, una ventina di chilometri a sud est dell’Aquila, un’ottantina d’anime o almeno così dicono. Uno dei 49 comuni del “cratere” colpiti dal devastante terremoto del 2009. Mi avevano raccontato del “borgo fantasma” di Pagliare di Tione e soprattutto della Casa sull’Albero. Purtroppo avevo dovuto rinunciare mio malgrado per altri impegni che avevo già preso ma ormai la mia curiosità si era accesa e sapevo che prima o poi ci sarei “dovuto” andare. Eh sì perché la curiosità è per me sinonimo di urgenza, esigenza, necessità da colmare.

La casa sull'albero

Quando qualche settimana fa ho incontrato gli amici che c’erano stati in estate si è aggiunto poi un’ulteriore tassello a far diventare ormai quella curiosità iniziale ancora più urgente e sentita. La presenza di 6 ettari di vigna incantata: “Vigna di More”.
Tre ore di macchina da Napoli che con la giusta compagnia volano. Poi una volta entrati nel Parco Regionale Sirente Velino si viene letteralmente circondati da paesaggi mozzafiato. Infine arrivi a Goriano ed avverti un silenzio assordante che per chi viene dalla città è musica ristoratrice. Fa freddo ma non rimpiango l’estate e la piscina del B&B di Rosanna che non potrò usare. Il cuore comincia a scaldarsi di suo. Sembra di essere tornato in un luogo familiare che non è stato.
La Casa sull’albero è come te l’aspetti ed anche molto di più. Vetrate che ti aprono gli occhi di giorno allo spettacolo del verde e delle montagne circostanti e di notte a contemplare un cielo immenso popolato di stelle.
Interni super curatissimi in tutti i dettagli di un lusso non ostentato. Eleganza che ritrovi in Rosanna di Gioacchino,  una persona davvero speciale che ti coccola fin dal primo momento facendoti sentire a casa. La struttura adiacente, dimora storica della sua famiglia, è di una bellezza sconvolgente ed è riservata alle colazioni del mattino e alle serate davanti al camino acceso.

Vigna di more

Pagliare di Tione è a pochi chilometri di distanza (Le Pagliare di Tione • La locanda del viaggiatore)  incuneandosi per una stradina dal finale sterrato che ti fa salire fino a 1000 metri ai piedi del Monte Sirente, che ti si spalanca davanti come in un cinema all’aperto. Borgo “fantasma” in cui piano piano si ristrutturano le vecchie abitazioni in attesa che torni la vita. Ti siedi a bere una birra, mangiare due patatine e fumare una sigaretta. Il tempo passa e non te ne accorgi. Inizia a farsi sera. La temperatura si abbassa ma l’animo continua a scaldarsi.
Riscendiamo a “Vigna di More”. Ci aspetta il marito di Adriana, Maurizio, che insieme alla figlia adottiva Martina sono i protagonisti dal 2005 di questa “storia di passione e di incontri, di viaggi e di ritorni a casa, di scelte di cuore che diventano progetti di vita“.
Visitiamo la vigna. I vini il degusteremo la sera in un picnic improvvisato accanto al camino. Mi aspetto Trebbiano e Montepulciano e trovo Pinot Nero e Kerner. E poi Cococciola, Chardonnay e Petit Manseng. Qui il Montepulciano non matura. Chardonnay e Pinot Nero danno vita ad un delizioso Metodo Classico. Il Pinot Nero ad una seconda bollcina Rosè e sempre in purezza al rosso della casa “Lamata”. Kerner in prevalenza con Chardonnay e Gewürtztraminer. In una piccola vigna sperimentale si esplorano altri vitigni. All’inizio di ogni filare una matita colorata piantata diritta nel terreno dipinge il paesaggio autunnale. Non solo uva ma anche zafferano e mele cotogne. La parte più “fredda” della fattoria non è stata volutamente impiantata.

Monte Sirente

Ritorniamo al paese per un ultimo incontro prima di ritirarci al calduccio del camino ad  assaggiare i vini. Barbara Saturni, altra gorianese doc, performer e clown, ci racconta del progetto portato avanti con il suo compagno di un laboratorio per bambini e adulti.
Il suo Atelier della Creatività (Sotto al Sirente un magico atelier tra teatro e natura) è una fucina di iniziative ed attività che mirano a risvegliare ed accogliere un turismo di riscoperta, lento, sano e consapevole, rispettoso dell’ambiente e del territorio.
È ormai buio pesto e non c’è tempo per incamminarci sulla Torre, isolata e raggiungibile solo percorrendo un sentiero piuttosto angusto e impervio. Meglio non rischiare. Il mattino dopo preferiamo, invece di visitarlo, decidiamo di rinunciare. Sarà solo un motivo in più per ritornare a Goriano.

Il camino

Nel frattempo vicino al camino Adriano e Maurizio arrivano per farci assaggiare i loro vini accompagnati da pane locale, frittatine, nodini di mozzarella e ricotta fresca, un tagliere di un ottimo salame e formaggi.
SANTAGIUSTA METODO CLASSICO (70% Pinot Nero, 30% Chardonnay): da un vigneto con una densità di 4000 ceppi per ettaro. Affina sui lieviti per 48 mesi. Siamo a 600 mt sul livello del mare. Maurizio, il marito di Adriana Tronca, ha lavorato in Franciacorta e trasferito tutta la sua esperienza lì maturata in queste bollicine dal perlage delicato e persistente e dai profumi fragranti. Crosta di pane, mela verde e sentori di erba appena falciata al naso. Bocca sorretta da un’acidità equilibrata ed impreziosita da sfumature minerali. Precisione d’esecuzione ed un profilo ben definito.

Fabio Cimmino
Fabio Cimmino

IGT TERRE AQUILANE BIANCO (in prevalenza Kerner con Chardonnay e Traminer): affinato in acciaio e poi bottiglia. Bianco di montagna dal naso accattivante di pompelmo bianco e dal bouquet floreale ed agrumato. Sorso semplice, nella migliore accezione del termine, di giusta intensità e persistenza. Fresco ed agile nel finale.
LAMATA IGT TERRE AQUILANE ROSSO: rimane a macerare sulle bucce una decina di giorni ed affina, successivamente, in acciaio e bottiglia. In commercio dal secondo anno inizia a dare il meglio di sé a 5 anni dalla vendemmia. Il naso è un tripudio di piccoli frutti rossi, more selvatiche e visciole, il finale è succoso con un tannino deciso e asciugante che chiama cibi grassi e succulenti invitando al sorso successivo.

Fabio Cimmino

Fabio Cimmino

Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comincia a girovagare, senza sosta, per le cantine della sua Campania Felix. Diplomato sommelier ha iniziato una interminabile serie di degustazioni che lo hanno portato dapprima ad approfondire il panorama enologico nazionale quindi quello straniero. Ha partecipato alle più significative manifestazioni nazionali di settore iniziando, contemporaneamente, le sue prime collaborazioni su varie testate web. Ha esordito con alcuni reportage pubblicati da Winereport (Franco Ziliani). Ha curato la rubrica Visioni da Sud su Acquabuona.it e, ancora oggi, pubblica su LaVinium. Ha collaborato, per un periodo, al wineblog di Luciano Pignataro, con il quale ha preso parte per 2 anni alle degustazioni per la Guida ai Vini Buoni d'Italia del Touring. Nel frattempo è diventato giornalista pubblicista.

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