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Pignoletto, l’inizio di una storia di successo

Pignoletto

Assaggio di una settantina di Pignoletto doc e docg (tutti quelli presenti al Vinitaly 2022) tra radici e orizzonti, passato e futuro

Se il suo nome lo pronunci tenendo fede ad una tonalità aperta tendente a quella emiliana, Pì-Gnò-lètto, quel nome ti sembrerà ancora più musicale e gioviale, per un suono dolce e assieme dotato di una sua ineffabile, spontanea, immediata, capacità d’immedesimazione e di simpatia.
Una parte del carattere di questo vino è nel suono del suo nome, ritmico e gioviale. Solo una parte però.
Il Pignoletto un tempo era assieme il nome del vitigno e del vino, adesso solo del vino; il vitigno è il Grechetto Gentile, su cui c’è tanto da dire. Ancora di più c’è da dire di quest’uva in relazione a questo spazio produttivo, quindi rispetto a questo terroir -omogeneo neanche troppo- dei colli bolognesi e delle aree immediatamente limitrofe fino alle aree della bassa. In questo territorio i vini di Pignoletto trovano forme diverse ( a partire dalle tipologie frizzante e fermo, ma poi anche spumante) per espressioni che, però, nella loro timbrica, a volte più espressamente, altre più sommessamente, nell’intimo, trattengono una comune tensione aromatica, complessa e graffiante, che dall’ambito specifico degli agrumi (fiore, foglia, scorza, acino, polpa, succo) giunge fino ad una più aperta sensazione balsamica ma pur sempre con quel tono aspro-amarognolo agrumato, così caratteristico, a darne appiglio e poi slancio. I Pignoletto hanno un carattere varietale riconoscibile in generale e tanto più affascinante quando le rese calano e allora il vitigno rivela una sua energia arrembante
Il Pignoletto è insomma un vino che cela tantissime sorprese e ritengo sia uno dei vini più sorprendenti dell’intero panorama italiano.

Pignoletto Montefreddo e altri

L’uva. L’uva si diceva. L’uva chissà. È storia che Vincenzo Tanara, in Economia del Cittadino in Villa del 1674, accennasse a “Uve Pignole” poiché non adatte alla produzione di vino, ma il nome forse deriverebbe dalla forma a pigna del grappolo o forse da “Pinus laetus, Pino lieto”, come lo definiva Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, rammaricandosi di un vino poco dolce per essere buono.
Ed effettivamente il Pignoletto dolce non lo è proprio, anzi è proprio caratteristico quel suo taglio gusto-olfattivo agrumato e amaricante, che se ben gestito e valorizzato, sa aggiungere un chiaroscuro gustativo assai intrigante ed estremamente gourmand. Comunque, quando si è andati più a fondo con le ricerche delle sue origini, tra ampelografia e genetica applicata, il Pignoletto è risultato sostanzialmente il “gemello diverso” del Grechetto Gentile. E così lo si è infine chiamato.
Ma per dar conto di come quest’uva “pignola” sia arrivata in Emilia (chissà?) e come si sia affermata in quanto Pignoletto, riprendo un virgolettato da un bellissimo articolo di Giorgio Melandri sulle origini dell’uva Pignoletto: «Lo chiamavano pignolo ed era un’uva amata dai mezzadri perché produceva molte foglie e dunque era ideale come barriera per il vento. Il centro di queste alberate era Calderara di Reno. I padroni chiedevano Albana, ma i contadini piantavano pignolo!» -a parlare è Enzo Garagnani, titolare negli anni ’70, insieme al socio Anderlini, dell’azienda Al Pazz (il pozzo) di Montebudello- «Poi successe che questo vitigno convinse tutti per la rusticità e per i profumi e si diffuse pure in collina a partire dagli anni ’50. Noi fummo i primi ad indicare in etichetta il nome Pignoletto bolognese a metà degli anni ‘70. E fu un successo che portò in pochi anni alla DOC».
L’attuale Doc Pignoletto, istituita nel 2014, prende il nome dalla località Pignoletto nel Comune di Monteveglio (ora Valsamoggia), territorio di confine fra Bologna e Modena. Una operazione straordinaria condotta dal Consorzio Vini Colli Bolognesi e il Consorzio Pignoletto Emilia Romagna tesa alla valorizzazione territoriale e alla tutela di un prodotto agroalimentare destinato ad un sempre più importante successo. Sostanzialmente è quello che era accaduto già con il Prosecco doc e docg.
Dal 2021, quindi, il nome “Pignoletto” sarà un riferimento geografico dell’Emilia-Romagna, secondo una protezione comunitaria legata al territorio regionale che consentirà a questo vino di avere una tutela e una riconoscibilità ancora più importante sia a livello nazionale che internazionale.

Nugareto, Biancospino

Il territorio di riferimento della Doc comprende le colline modenesi, i colli bolognesi e si estende fino ai colli di Imola e Faenza.
In pianura si spinge fra Panaro e Reno e fino al territorio romagnolo del comune di Faenza. È una zona molto vasta, ma è l’aerale storico di diffusione.
Dentro alla Doc sono previste tre sottozone: Modena, Colli di Imola, Reno.
A suggellare poi la storicità e la qualità delle produzioni dei Colli Bolognesi è stata istituita la Docg Colli Bolognesi Pignoletto. È una Docg importante che mette in evidenza le possibilità di lettura territoriale di questa area produttiva che ha in un mosaico di suoli diversi (e di diversi microclimi) la sua cifra complessiva. Sui colli di Bologna, sull’Appennino, tra boschi e radure, calanchi e seminativi, alberi da frutto e allevamenti, il Pignoletto si esprime con una forza e una profondità da grande vino.
Ma intanto nella sua tiratura complessiva il Pignoletto rappresenta qualcosa come 15 milioni di bottiglie. Ecco che l’assaggio di tutti i Pignoletto al Vinitaly del 2022 aveva per me una questione aperta, relativamente alla qualità media e non c’è che dire: la qualità c’è !
Le versioni più semplici frizzanti e spumanti sono vini luminosi di allegria che attendono la convivialità.
Per cui, se le versioni vivaci charmat sono vini piacevolissimi quanto arrendevoli, le versioni vivaci da rifermentazione in bottiglia (gli ancestrale e i metodo classico) meritano attenzione e disponibilità perché hanno tratti di complessità aromatica e strutturale del tutto peculiari in virtù della natura fenolica del vitigno Grechetto Gentile, delle sue virtù ma pure delle sue impunture.
Capitolo a parte, breve per esiguità nel numero dei campioni, meriterebbe la rifermentazione in bottiglia da metodo classico. Il grechetto è un vitigno polifenolico, tendente a riduzioni e aromi graffianti, amarognoli, chiaroscurali, tendenzialmente umbrofili. Non sempre trattiene acidità congeniali. Non sembra tecnicamente ideale per una spumantizzazione metodo classico.
Invece, i due metodo classico assaggiati, per quanto siano esercizi interpretativi del Pignoletto champenoise agli antipodi, eppure risultano parimenti convincenti e diversamente fascinosi. Il Collebolle di Botti millesimato 2018 Collebolle tutto giocato sulla freschezza reattiva di cui dispone il grechetto. Il Pinus Laetus 2016 di Tenuta la Riva tutto giocato sulla complessità che il grechetto sa maturare sul fronte della maturità più spinta e voluta. Entrambi perentori nell’affermare che il Pignoletto metodo Classico si può fare.
Le versioni più complesse tra le versioni non vivaci sono spesso sorprendenti esercizi d’autore, capaci di infondere nel Pignoletto fermo un elevato grado di personalità. Soprattutto in collina e in particolare nella DOCG.
Qui, le quote variano da 100 a 700 metri e i vigneti allignano su terreni fondamentalmente costituiti da rocce sedimentarie, con litotipi molto vari (arenarie, argille, calcari, gessi, sabbie, conglomerati). I suoli sono distribuiti secondo mosaici complessi, cui il vitigno Grechetto Gentile si adatta di volta in volta, facendosi più ampio e generoso talvolta, più affusolato e ficcante in altri casi.
Altri assaggi daranno conferma alle mie sensazioni ma mi sento di poter qui scrivere, anche in forza di tutti gli anni (tra il 2008 e il 2016, in particolare) durante i quali ho assaggiato tutti i vini Pignoletto pervenuti alle degustazioni della Guida dei Vini de L’Espresso, che il talento qui c’è per un grande vino bianco.
Non solo, mi sento di poter affermare, con qualche margine di soggettività, che i Pignoletto della zona sopra Monte San Pietro e Valsamoggia Castello Di Serravalle (penso ai vini paradigmatici di Maurizio Vallona e di Isola, e appena più sotto a quelli di Botti e di Corte d’Aibo, anche se quest’ultimi si collocano già su una dorsale più occidentale) sembrano trattenere un lato di acidità-sapidità più intenso e continuo, che assieme dispongono il vino ad una marcata centralità gustativa, tesa e graduale, e ad un’eleganza naturale, apprezzatissima, con aromi distintivi di lemon grass, susina bianca, limetta; invece, i vini sotto Monte San Pietro, fino a Zola Pedrosa su terre rosse mediterranee ricche di limonite, si rivelano estremamente ricchi sotto il profilo aromatico, ampi, stratificati, complessi, generosi e pulsanti, nelle versioni più imponenti e autoriali (penso allo Zigant di Lodi Corazza, il Vigna del Grotto di San Vito, il Pignoletto di Erioli e il Montebudello de La Mancina) volume e sapidità sanno agguantare proporzioni davvero affascinanti, con tracce di scorza di pompelmo e lavanda che si intrecciano, e sono in grado di evolvere magnificamente nel tempo, per 10 e più anni, come diversi assaggi recenti mi hanno confermato.

Perché per quanto è vero che c’è un Pignoletto gioviale e immediato, irresistibile nelle sue versioni vivaci, è altrettanto vero che c’è anche un Pignoletto complesso e articolato che merita di entrare nel novero dei grandi bianchi d’Italia.


Riosto, Collebolle e altri

Pignoletto frizzante DOC

  1. Cantina di Santacroce Pignoletto DOC Frizzante 2021

Quasi 800 ettari complessivi a somma delle proprietà dei soci conferitori, il Pignoletto di questa importante realtà prevede una lunga fermentazione naturale con Metodo Charmat-Martinotti a bassa temperatura. Ne consegue un vino di vivacissima espressione fruttata con aromi sottili di agrumi (mandarancio) e pesca bianca, per un palato dall’andatura risolta, aromaticamente molto semplice e preciso.

  1. Castelli Modenesi ’68 Pignoletto DOC Frizzante 2021

Il Pignoletto del gruppo Coviro è prodotto con fermentazione a bassa temperatura e successiva rifermentazione in autoclave con aggiunta di mosto fresco. Appena velato il naso,   sulle prime, poi rivela toni di pera e mela verdi, semplice, immediato, tirato,  ma piacevole nella sua carbonica cremosa.

  1. Viae CAVIM (Cantina Viticoltori Imolesi) Pignoletto DOC Frizzante 2021

La Cantina Viticoltori Imolesi produce un Pignoletto frizzante molto lineare e niente affatto defilato che in verità cela una stazza e uno sviluppo inattesi. Ne apprezzo in particolare alcuni toni agrumati, insinuanti, graffianti e il modo in cui riemergano alla persistenza donando una discreta complessità.

  1. Lodi Corazza Pignoletto DOC Frizzante 2021

L’azienda di Zola Pedrosa è il più storico baluardo del Pignoletto, capace di realizzare versioni d’autore per ognuna delle tipologie prodotte. Questo frizzante da metodo Martinotti lungo (prevede minimo 4 mesi di elaborazione in autoclave) è dotato di una notevole ampiezza aromatica, con frutti secchi a guscio, pesca, bergamotto e fin qualche tono balsamico, che anticipa un palato ampio, ricco, strutturato anche oltre le attese.

  1. CLETO CHIARLI Tenute Agricole Vecchia Modena Pignoletto DOC Frizzante 2021

Il Vecchia Modena è un pignoletto dal piglio sostenuto, con un profilo olfattivo fresco, pimpante, affilato, carattere che conferma al palato dove tutto poggia su un’acidità centralissima che lo innerva nello sviluppo gustativo, e infine una chiusura che si fa più morbida.

  1. CLETO CHIARLI Tenute Agricole Villa Cialdini Pignoletto DOC Frizzante 2021

Il Villa Cialdini ha più complessità e presenza fruttata rispetto al precedente. Pesca bianca e limetta in evidenza, con toni aperti e una sua generosità. Anche al palato. Qui il fruttato si fa  intenso e polposo, molto marcato.

  1. Tenuta Masselina Centocinquanta Pignoletto DOC Frizzante 2021

Pressatura soffice ed elevage sulle fecce fini per 60 giorni in acciaio inox, poi rifermentazione in autoclave per un frizzante dal fruttato sommesso ma con un cospicuo tono minerale che svela al palato, nel suo proiettarsi teso e sapido, con un certo grado di armonia e compiutezza.

  1. Righi Bio (Cantine Riunite e CIV) Pignoletto DOC Frizzante 2020

Da un colosso della produzione vinicola emiliana non era affatto scontato un pignoletto con questa definizione, pulizia e piacevolissima linearità, immediatezza. Il lato fruttato è ampio, anche sfaccettato, morbidezza e tensione gustativa trovano un accordo pieno, compiuto.

  1. Pezzuoli Pignoletto Doc Pietragialla Pignoletto DOC Frizzante 2020

Pignoletto frizzante d’autore quello della famiglia Pezzuoli, azienda nota per i suoi notevoli Lambrusco. Un vino dal profilo maturo, generoso, tondeggiante e complesso, con note di caramella di agrumi, biscotto, foglia di limone. Il palato ha una carbonica fine e continua, per uno sviluppo aggraziato.

  1. Cantine Riunite & CIV Arés Pignoletto DOC Frizzante 2020

Un pignoletto frizzante molto semplice, in cui il profilo aromatico si fa sempre più defilato all’aerazione e anche al palato  non dimostra una importante continuità e tensione, ineccepibile tecnicamente, non troppo ricco nella componente aromatica, è brusco a chiudere.

  1. Terre Cevico Soc. Coop. Agricola Ramandiola DOC Pignoletto – Colli di Imola Frizzante 2021

Ha un bel naso teso, intreccia toni di erba Luigia, scorza di chinotto, frutta a polpa bianca. Buona complessità e discreto volume. Il palato è tendenzialmente morbido, ampio, si allarga a centro bocca e poi recupera fitte sensazioni fruttate al retrolfatto. Non troppo contrastato. Piacerà!


Manaresi, Monticino

Pignoletto Frizzante DOCG

  1. Manaresi Podere Bella Vista s. a. DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante

È il pignoletto frizzante più invitante del lotto. Raccolta manuale e rifermentazione metodo Martinotti
Un bianco con una leggiadria e una chiarezza espressiva encomiabili. Purissimo e limpidissimo, tonico e teso, un susseguirsi di note di frutti bianchi, fiori (mughetto, acacia, biancospino), tra cui affiora il segno più marcato del bergamotto, del mandarino tardivo. Il palato è vibrante, articolato su un’effervescenza sottile e gratificante, innervato di una sapidità corroborante, con un finale lungo e di ottima complessità, di estrema piacevolezza.

  1. Cavazza Isolani DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante

Pignoletto dall’istinto artigiano molto vivo e profondo. Seconda fermentazione parte esclusivamente sugli zuccheri residui della prima. Il chiaroscuro aromatico conosce forme mature di frutta gialla e più spigolose di scorza d’agrume verde con un caratteristico tono amarognolo insinuante che anche al palato ritorna.

  1. Tenuta Santa Cecilia – Vigneti della Croara DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2021

Sono una delle aziende a conduzione bio di riferimento sui Colli Bolognesi, in termini di qualità e autenticità dei vini. Non fa eccezione il frizzante da Metodo Charmat, tirato in sole 3000 bottiglie prodotte. La microzona di Croara, 150 m slm su terreni sabbiosi gialli e gessi, a San Lazzaro di Savena sa combinare frutto e tensione acida con una palese efficacia. Per cui già qui si mescolano note di frutta bianca (pesca noce, pera nobile) e fiori (acacia in particolare) con una vena più aspra di agrumi. Al palato questo lato fresco acido  assicura una beva irrefrenabile. Da provare.

  1. Il Monticino DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2020

Altra sorprendente riuscita è questa versione di Frizzante che arriva dalla azienda della famiglia Morandi, con una dozzina di ettari sulle colline di Zola Pedrosa. Fermentazione in autoclave metodo Martinotti / Charmat con permanenza medio lunga sui lieviti. Ne viene un vino preciso, teso, estremamente ben profilato, con aromi di pesca tabacchiera ma pure di limetta che al palato torna con forza a caratterizzare una bella progressione. Fresco, teso, affusolato. Emblematico.

  1. Corte d’Aibo DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2021

Un agriturismo e un’azienda vitivinicola biologica nel cuore del Parco regionale protetto dell’Abbazia di Monteveglio, con una qualità dei vini che merita il viaggio. Il frizzante prodotto attraverso una sola fermentazione direttamente da mosto in autoclave (metodo charmat lungo) e prodotto in 10 mila bottiglie, è esemplare. Naso coriaceo e teso, che mescola pesca e salvia, mentuccia e nespola, per poi svelarsi reattivo e piacevolissimo al palato.

  1. Lodi Corazza Venti DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2020

Azienda storica e capace di firmare alcuni dei pignoletto più significativi della denominazione. A partire dai frizzanti. Il Venti prodotto da Metodo Martinotti lunghissimo, 18 mesi  per sole 3800 bottiglie è un pignoletto dalla carica di profumi impressionante per il riverbero mentolato, balsamico, con ricordi di erbe mediterranee e anche frutti a polpa bianca. Il palato ha attacco ampio, la dinamica di bocca prosegue con notevole tonicità e forza.

  1. Cantina Valsamoggia DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2021

Capace di produrre versioni di pignoletto spumanti tra le più interessanti (ne scrivo più sotto) , la Cantina Valsamoggia anche sul fronte della frizzantatura ci consegna un pignoletto significativo: molto teso, sottile, piacevole. Ha ottima coerenza e continuità. Ben fatto!

  1. Tizzano DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2021

Dai suoi 25 ettari di vigneto, in larga parte con esposizione a sud, appena sopra Casalecchio di Reno, Tizzano produce vini nel solco di un’esperienza storica invidiabile, che parte dalla casata Marescalchi per arrivare a quella dei Visconti di Modrone. Il frizzante di casa è un  Metodo charmat breve. Semplice, schietto, con caratteristico tono amarognolo a emergere a tratti.

  1. Tenuta Santa Croce DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2021

Frizzante prodotto a partire da una selezionata vinificazione a temperatura controllata, lenta e breve sosta sulle fecce fini. Rifermentazione (presa di spuma) avviene in “cuves closes” per circa 3 mesi.
Ne viene un vino di qualche nota erbacea, foglia di fico, susina bianca, pera coscia. Dal palato fresco, vivace, con un finale amarognolo mandorlato.

  1. Podere Riosto DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2021

Dai 6 ettari di proprietà a Pianoro, la famiglia Galletti Franceschini produce vini di ottima qualità, dentro un’azienda che è cantina e agriturismo, coniugando tradizione e innovazione. IL frizzante di casa è prodotto da rifermentazione in autoclave che si protrae per 45 giorni. Ne viene un pignoletto delicatissimo, floreale e sottile, esile per certi versi ma non arrendevole. Ideale per accompagnare pietanze altrettanto delicate.

  1. Tenuta Bonzara Bonzarino Bianco DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2020

Azienda che per molti anni ha rappresentato un indirizzo di sicura qualità sui Colli Bolognesi, soprattutto nell’ambito della produzione dei vini rossi. Rimane un’azienda considerevole per storia ed estensione, con poco meno di 15 ettari a Monte San Pietro,  Il frizzante da Metodo Charmat è un vino semplice, sottile, con un finale di bocca sfuggente ma gradevole.

  1. Gaggioli DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante 2020

A Zola Pedrosa, a metà strada tra Manaresi e Il Monticino, in linea d’aria appena spostata più a ovest di Vallania, quasi a chiudere un distretto particolarmente vocato alla produzione del pignoletto frizzante Fermentazione diretta da mosto in autoclave ed affinamento sui lieviti per oltre 3 mesi. Per un naso immediatamente fresco, tonico, bello anche qui il tono fico fiorone, i fiori di pesco e il palato ispessito di quel tono agrumato amarognolo che prende corpo.


Fermentazioni in bottiglia tipo ancestrale

  1. Francesco Bellei Tenuta Forcirola  Ancestrale Pignoletto DOC 2020

Bellei e Cavicchioli hanno rilanciato il metodo Ancestrale (della fine fermentazione in bottiglia) in una chiave contemporanea circa venti anni fa. Questo Pignoletto (5mila bottiglie all’anno) prodotto da prima fermentazione a freddo in acciaio, con la fermentazione che riparte poi in bottiglia, nobilita il profilo più spigoloso del vitigno. Limonoso, incalzante, teso, è un vino elettrizzante per il suo carattere intransigente. Spinta sapida e acida notevolissima. Con le fecce che intorbidiscono il calice diventa più cremoso.

Perditempo Terre Rosse

  1. Terre Rosse Vallania. Az.Agr. Podere San Sebastiano Perditempo frizzante Pignoletto DOC 2020

Da quella che è stata un’azienda mitica negli anni Ottanta e Novanta, e che adesso riparte con la conduzione di due ragazzi giovanissimi, ci arriva uno dei Pignoletto frizzanti più avvincenti e convincenti di tutto il lotto. Tra l’ancestrale e il classico. Il vino fa presa di spuma in primavera, la sboccatura arriva dopo 8 mesi di affinamento, con un dosaggio di 4g/l (“extrabrut”) per una tiratura a 7 mila bottiglie. Se ii naso afferra fiori di campo, scie agrumate, una sottile mineralità, al palato risulta molto molto fresco, tonico, saporito, vivo, davvero di grande tensione gustativa. Da berne a secchi. (si può scrivere?)

  1. Tenuta Santa Cecilia Girasole DOCG Colli Bolognesi Pignoletto 2021

Prodotto in sole 3mila bottiglie, il Girasole è un pignoletto schietto, naturale e irresistibile. Una lieve nota erbacea si stacca al naso, tra toni di frutta gialla e succo di mandarancio, per un palato tutto sussultante, obliquo, non particolarmente infiltrante, ma certo autentico e vivo.

  1. Tenuta Santa Croce Metodo familiare Sur Lie DOCG Colli Bolognesi Pignoletto 2021

Profilo morbido, biscotti frollini, scorza d’agrumi, una tendenza alla rotondità che conferma pure al palato dove comunque ha contrasti sapidi, una buona scorta di energia, per un finale di bocca molto piacevole. Tecnicamente ineccepibile.

  1. Cavazza Isolani DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Montevecchio 2021

Ottenuto dalle uve del vigneto di Montevecchio, raccolte a inizio maturazione; fermentato coi suoi lieviti selvaggi e poi rifermentato in bottiglia con l’aggiunta di una frazione dello stesso mosto. 1200 bottiglie secondo metodo ancestrale. Colore dorato, tratti marcatamente ossidativi, molto intriganti,  con toni di arancia sanguinella, e un palato di bella struttura, assieme sapido e acido, non particolarmente persistente ma complesso, dinamico, innervato da una forte tensione sapida .

  1. Tenuta La Riva Rivoletto DOCG Colli Bolognesi Pignoletto 2020

Chi fosse in cerca di un’azienda che produce vini di grande personalità, bio, con poca solforosa, ricchi di polpa e di carattere, deve considerare questa azienda di Serravalle. Il Rivoletto è un rifermentato in bottiglia ma con sboccatura, tirato in 7mila bottiglie. Qui l’evoluzione dei profumi, sul fronte ossidativo, macerato, ha prorotto in note graffianti di erbe di montagna, artemisia e assenzio, con il fruttato maturo di sfondo. Il palato è pieno, passo graduale. Il finale di bocca è morbido. Gran vino.

Pinus Laetus

  1. Tenuta La Riva DOCG Colli Bolognesi Pignoletto 2016 Pinus Laetus sui lieviti

Sempre Tenuta la Riva ma in una versione ancpr più radicale, per un vino rifermentato in bottiglia e proposto con il suo fondo 6/7 anni più tardi. Risulta decisamente complesso e articolato il naso, continuamente in movimento, toni di mostarda di frutta, accenti balsamici, un respiro che evolve all’ossigenazione. Particolarmente importante la decisa tensione gustativa, note di arancia amara, grande consistenza e apprezzabilissimo sviluppo.


Pignoletto spumante

  1. Ricordo di San Luca Cantina Valsamoggia DOC Pignoletto 2021

Il nuovo corso della Cantina di Valsamoggia, ha trovato in questa etichetta un alfiere in grado di rappresentare al meglio la qualità delle sue vinificazioni. La lunga rifermentazione secondo metodo Charmat con sosta sulle fecce nobili ha realizzato un vino spumante complesso nei profumi e assai articolato nel gusto. Preciso, fine, con una sottile acidità che lo percorre donando slancio e freschezza. Uno spumante sorprendente e particolarmente versatile negli abbinamenti.

  1. Spumante 1502 Caviro Pignoletto DOC 2021

Ottenuto da una base con fermentazione a bassa temperatura e rifermentazione in autoclave con mosto fresco e lunga sosta sui lieviti, risulta uno spumante molto semplice, lineare, ma tecnicamente ineccepibile.

  1. Cleto Chiarli Pignoletto DOC 2021 Móden Blanc

Curatissimo il profilo di questo spumante metodo Martinotti. Naso teso e tonico, rimandi a mela verde, succo e scorza d’agrume, tecnico e preciso, con un palato coerente e profilato.

  1. Botti   Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2021 Lieto

Azienda con una sicura vocazione alla spumantizzazione. Questo è lo spumante più “semplice” Pigiatura soffice e resa uva/vino al 50%. Fermentazione in acciaio e rifermentazione come metodo Martinotti per 5 mesi. Tirato in 4mila bottiglie. Spumante molto suadente ai profumi, con note di cipria, confetto di mandarino, ha un palato dalla carbonica cremosa, fitta, piacevolissima, con finale decisamente morbido.

  1. Cinti Floriano Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2020

L’azienda di Floriano Cinti a Sasso Marconi è un imprescindibile meta dei Colli Bolognesi. Nata a fine anni Settanta come “comune agricola” l’azienda è andata poi prendendo una sua strada. Oggi è agriturismo e cantina con 25 ettari di vigneto per produrre vini curati e di una certa originalità. Questo spumante da charmat lungo 12 mesi è un vino con ricordi di nocciole, frutta bianca, fiori, al palato ha buon ritmo e anche la tipica accensione amarognola del vitigno.

  1. Podere Riosto Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2020

È uno degli spumanti migliori assaggiati questo di Riosto. La creazione della base avviene in acciaio, la rifermentazione in autoclave con sosta sui lieviti per 6 mesi. Ha un naso aperto, gioviale, generoso,  con scie balsamiche e agrumate. Palato di taglio fine, carbonica cremosa, continuo, di bella sapidità e tensione.  Ottimo!

  1. Gaggioli Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2020 Il Francia Brut

Nel caso di questo Pignoletto la rifermentazione e l’affinamento in autoclave sui lieviti si protraggono per oltre 10 mesi. Se ne producono 3800 bottiglie all’anno.  Ha una sua distinta personalità che vuole evidenziare il lato più immediatamente fruttato del vitigno. Tanta frutta bianca allora, e tanta freschezza.

  1. Tizzano Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2020

Prodotto da metodo Charmat lungo (minimo 6 mesi) e con una tiratura di 5mila bottiglie, lo spumante di Tizzano è molto convincente. Emerge un lato caldo del Pignoletto, con ricordi di mandarino candito, ma ben contrastato, con la vena acido-sapida che lo percorre eche  ne sostiene l’impianto, e con la carbonica graffiante che corrobora e contrasta la rotondità del frutto.

  1. Tenuta Santa Croce Cuvée Nettuno Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2019

Pressatura soffice con uva integra e diraspata a temperatura controllata, decantazione del mosto e successiva fermentazione a bassa temperatura. Sosta per un breve periodo sulle proprie fecce. Rifermentazione (presa di spuma) in “cuves closes” per circa 6 mesi. Affinamento in cantina per 6 mesi. Tiratura di 6mila bottiglie per un vino molto ben congeniato. Armonioso al naso, armonioso al palato, cesellato perfettamente con ricordi di arance e un finale vivace.

Audace

  1. Cantina Sociale di Argelato Audace Pignoletto DOC sa

Audace è una selezione a tiratura limitata di 4mila bottiglie, da Charmat lungo, uno spumante sorprendente per la definizione, la piacevolezza e l’energia. Capace di trattenere una complessità e una compostezza assai apprezzabili. Notevole è l’intensità dei profumi. Lime, pesca bianca, fiore di sambuco. Preannuncia un palato che ha volume, ingombro, ma anche contrasti sapidi e acidi efficacissimi.

  1. Cantina Valsamoggia Prestige Spumante Brut Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2021

Non è facile propendere per il San Luca o per questo Prestige della cantina di Valsamoggia, entrambi hanno definizione e contrasto. Il Prestige ha profilo aromatico molto tondeggiante ma ben contrastato, Nespole, susine, mandarini. Una vinosità preziosa, generosa, ben custodita. Il tatto del palato, la carbonica cremosa, il finale morbido, la persistenza su toni ancora fruttati, tutto sembra muovere per una piacevolezza immediata.

  1. Tenuta la Riva Pinus Laetus Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2016

Spumante di grande stazza, di estrema ricerca, che parte dalla vinificazione di solo mosto fiore e prevede una rifermantazione in bottiglia secondo metodo classico con 60 mesi di affinamento sui lieviti. Ne vien un portento. Tiratura di 5000 bottiglie, per uno spumante di sicura personalità. Molto ricco, maturo. Frutta secca, scorza d’agrume candita, aromi mentolati. Un palato screziato e cremoso, di grande volume e complessità.

Collebolle Botti

  1. Botti Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2018 Collebolle

Il Collebolle è un metodo classico che conquista immediatamente, Resa uva/vino al 50%, fermentazione in acciaio, spumantizzazione metodo classico, due volte volte l’anno le bottiglie vengono agitate per rimettere in sospensione i lieviti. Sboccatura oltre i 36 mesi di affinamento sur lie. 3200 bottiglie in tutto.
Non gli manca nulla: fine, teso, vibrante, molto naturale nello sviluppo gustativo, con una sapidità confortante, energico per la spinta aspra, lungo, lungo, profondo e ancora fresco e tonificante. Un’assoluta delizia!


Pignoletto fermi

  1. Cantina Albinea Canali Pignoletto DOC 2020

Vinificato in parte in acciaio, in parte minore in legno, barrique e tonneau di rovere francese, In 3mila bottiglie in tutto, questo Pignoletto del reggiano ha un naso sottile ma composito di aromi lievemente tostati, di frutta secca, di fiori. Il palato non trova la profondità che vorresti, ma ha un attacco di buona ampiezza e un finale sapido.

  1. Cantina Valsamoggia Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG 2021

Già apprezzata per le sue vinificazioni spumanti metodo Charmat, la cantina di Valsamoggia propone anche una versione di Pignoletto fermo molto convincente. All’olfatto risulta aperto, con un  fruttato vivo, cui segue un sorso sincero, lievemente petillant e con una gradevolissima scorta di sensazioni fruttate, agrumate in particolare, che paiono enfatizzarsi in chiusura, per un finale intenso, sostenuto da sapidità e acidità misurate. Nel complesso è piacevolissimo.

  1. Tizzano DOCG Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG 2021

Il Pignoletto Superiore della storica azienda Tizzano, sulle prime mi è parso incupirsi su toni severi che non sapevano trattenere un fruttato esplicito. Al palato pure rivela la scorza del Pignoletto più umbrofilo, amarognolo in certe sue pieghe, però anche sapido, intensamente sapido.

Monte Freddo Corte d'Aibo

  1. Corte d’Aibo Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG 2021 Monte Freddo

Un apice delle mie degustazioni, un Pignoletto invitante e irrinunciabile per comprendere il potenziale del terroir felsineo. Di Monteveglio in particolare. Prodotto da una vigna a 200 metri slm, su terreno franco argilloso, con esposizione Ovest, Sud Ovest. È il Pignoletto emblematico del Pignoletto teso e arrembante di toni minerali sapidi. È un vino dai profumi soffusi, lievi, delicati, autenticamente elegante. Molto naturale. Capace di guadagnare spazi gustativi ad ogni sorso. Ancora e ancora. Sorprendendoti ogni volta con la delicatezza di una scia acido-sapida sottile ma infiltrante. Una meraviglia.

Biancospino Tenuta Santa Cecilia

  1. Tenuta Santa Cecilia Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG 2020 Biancospino

Favorevolissima impressione ha destato in me. L’assaggio di questo vino. Prodotto in 3mila bottiglie, da una vigna a 150 m slm, su sabbie gialle e gessi di Croara a San Lazzaro di Savena, esposizione Nord est, vinificato con fermentazione spontanea in acciaio. Il Biancospino ha profumi aperti e complessi, vivi di una autenticità sincera. C’è stazza minerale più che del frutto. L’attacco di bocca e l’incedere si fanno via via più intensi ora un tratto salmastro emerge e prende d’assalto i sensi. C’è poi, tornando al naso, un lieve segno ossidativo, bello, da vino che trasmette un forte senso di naturalezza. Vino da provare!

  1. Terre Rosse Vallania -Podere San Sebastiano Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG Malagò 2020

Il nuovo corso giovanissimo della storica cantina Vallania offre vinificazioni originali anche sul fronte di questa etichetta. Gran parte dell’affinamento del vino avviene in acciaio per 10 mesi. Il 5% effettua un passaggio di 8 mesi in barrique.  2mila le bottiglie prodotte. Il rovere è impercettibile al naso, un vago senso di vaniglia (molto tenue) pare quasi più una suggestione che altro, ma il legno certamente dona al vino un centro bocca ampio e articolato. Interessante.

  1. Lodi Corazza Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG Zigant 2020

Zigant è un Pignoletto eslusivo. Un’interpretazione formidabile del vitigno e del terroir in chiave mediterranea, generosa, matura. Fermentazione a temperatura controllata, batonnage per 6 mesi e, in piccola parte, utilizzo di uve botritizzate per una produzione che si assesta a 2600 bottiglie. Pignoletto d’autore. All’olfatto è molto graduale ad aprirsi. Misurato, elegante, flessuoso, sulle prime. Il tono complessivo cresce di volume e consistenza. Il palato ha potenza e ricchezza estrattiva, densità gustativa, bella complessità.

  1. Gaggioli Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG 2020

Fermentazione in acciaio e successivo affinamento sui lieviti  per circa 6 mesi. Il Pignoletto di Gaggioli supera un’iniziale incrinatura olfattiva per rivelare una bella presenza fruttata. Al palato è un vino saporito e gioioso, esilmente petillant, con un centro bocca incalzante e un finale più placido. Piacevole, immediato.

  1. Cavazza Isolani Colli Bolognesi Pignoletto DOCG 2018

Prodotto in 3mila bottiglie a partire da una vigna di 20 anni a Monte San Pietro, su terreni argillo-sabbiosi e a 210 m slm, con rese molto basse. È un vino maturo e dorato, con note di agrumi e camomilla, dallo sviluppo notevole nonostante la stazza e il volume, dinamico oltre la sua morbidezza.

Cantastorie

  1. Nugareto Colli Bolognesi Pignoletto Sup. DOCG Cantastorie 2018

Il Cantastorie è un vino che mi ha molto colpito. Vinificazione e affinamento avvengono in contenitori inox, con sosta sui propri lieviti per 6 mesi. È un Pignoletto di sasso Marconi molto maturo e ampio, con sentori di frutta gialla (anche in sciroppo) e passiflora, striato da sentori di erbe aromatiche mediterranee, impreziosito da nuance di resina, macchia mediterranea. Sembra affermare un suo senso di naturalezza. A fronte della maturità dei sentori aromatici, la insistente vena sapida-acida lo allunga e lo innerva.

  1. Cinti Floriano Colli Bolognesi Pignoletto Sup. Classico DOCG SassoBacco 2020

Fermentazione e affinamento in acciaio, imbottigliato dopo 12 mesi. Il SassoBacco, è un Pignoletto che incarna al meglio l’indole più leggiadra di questo vino. Finissimo al naso il tono di buccia d’agrumi e fiori (biancospino e zagara). È molto apprezzata la tensione gustativa che poggia su una scia sapida appagante, per un sorso beverino e senza incrinature.

  1. Podere Manaresi Colli Bolognesi Pignoletto Sup. Classico DOCG 2020

Manaresi è un’azienda che garantisce livelli qualitativi alti. Il suo Pignoletto superiore fermenta spontaneamente, dopo una macerazione a freddo di alcune ore, poi affina a lungo sulle fecce fini senza travasi. Ne viene un vino di forte personalità, non perfettamente risolto ma estremamente originale sul lato olfattivo e gustativo. Rivela toni morbidi di frutta matura e anche imprevedibili affioramenti empireumatici.

  1. Botti Colli Bolognesi Pignoletto Sup. Classico DOCG D’Estro 2020

L’azienda Botti di Monte San Pietro è molto affidabile sul fronte delle bollicine, ma anche il Pignoletto fermo si fa apprezzare per i suoi tratti marcatamente minerali, sapidi. Fermentazione ed affinamento avvengono in acciaio. I profumi sono fini, esili, appena sfuggenti. È al palato che dà il meglio di sé, con una progressione sottile ma inesorabile, con tracce saline che ne ispessiscono la persistenza.

  1. La Mancina Colli Bolognesi Pignoletto Terre di Montebudello Sup. Classico DOCG 2019

È un vino di una certa originalità, questo de La Mancina prodotto sul terroir di Valsamoggia. Pressatura soffice delle uve, vinificazione in tini di acciaio Permanenza sui propri lieviti fino a 10 mesi. 8mila le bottiglie prodotte. Un vino dai toni maturi generosi ma anche con afflati minerali-salini molto intensi e incisivi. L’attacco al palato è ampio ma vivo, dinamico, risolto, propulsivo.

Pierluigi Gorgoni

Pierluigi Gorgoni

Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cucina Italiana fin dalla sua fondazione, membro del Comitato editoriale e Responsabile delle degustazioni di SpiritodiVino già dal suo primo numero in edicola. Gli piace viaggiare, assaggiare, curiosare, incontrare e soprattutto gli piace raccontare tutto.

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