Il Verdicchio secondo Libenzi
Siamo a San Filippo sul Cesano, comune di Mondavio, Pesaro Urbino. La via Pergolese è una delle tante strade che unisce la costa all’entroterra, attraversando centri abitati, castelli e valli, campanili, spazi aperti, poggi e boschi.
Andrea Refe, co-titolare e conoscitore alla perfezione dell’azienda Laila Libenzi mi accoglie in cantina e mi guida tra le cisterne di acciaio della cantina, enormi, e tra tubi e contenitori mi racconta di come sia il loro mondo del vino. Azienda che lavora su 33 ettari tra Corinaldo e Ancona su terreni calcareo argillosi a un’altezza di 150-200 mt ponendosi come primo obiettivo quello di produrre vini che siano soprattutto espressione del territorio, del resto chi conosce alla perfezione il proprio lavoro riesce ad estrarre il meglio dal carattere della propria terra.
Tra dare disposizioni al personale, rispondere a clienti al telefono e raccontarmi belle cose Andrea mi stappa un Baccaloro 2020, Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC (12,5% vol., prezzo da 7 a 9 euro), colore giallo con bei riflessi verdi, un naso fine, floreale e delicato non intenso ma giustamente persistente con ricordi, neanche troppo lontani, di frutta esotica. Il sorso è piacevole, fresco, vibrante, l’intensità si sente come la persistenza, la sapidità e la freschezza si mescolano con i sentori fruttati che il naso anticipava. Finiamo con il percepire una piacevole nota di mandorla amara. Nel complesso, armonico ma inclinato leggermente sull’acidità, a neanche 20 chilometri dal mare se non sentiamo il sale che ha pervaso la pianta per tanti mesi e la sapidità data dai terreni che Verdicchio sarebbe? Questi sentori delicati si accompagnano bene alla cucina di mare marchigiana fatta anch’essa di sapori decisi ma delicati. Lo abbinerei volentieri a tagliolini alla pescatora. Senza pomodoro per l’amor di Dio!
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Tra una parola e un’altra Andrea non tarda a riempirmi un calice di Verdicchio dei Castelli di Jesi Poggio Casalta 2016 (14% vol., da 15 a 17 euro), 6 mesi a riposare in acciaio. Forse una vera espressione di Verdicchio, più affine alla tradizione del precedente, con più carattere. Da vigne del 1967, la raccolta si sposta più avanti e si tenta di estrarre dal frutto tutto il possibile per poter ottenere il massimo. Il colore diventa assai importante, nel calice si muove come una diva sulla passerella. L’intensità non si nasconde, il naso è un frutto maturo a pasta gialla, spuntano un geranio e spezie, la persistenza è piuttosto rilevante. Al palato mantiene una sua freschezza e una sapidità degna di nota, il corpo può farsi serenamente strada, intenso e persistente. Una piacevolissima bevuta di un buon equilibrio. Ho assaggiato un 2016 ma tra un paio d’anni sarei curioso di riassaggiare questa annata. I piatti di pesce al quale accostarlo saranno elaborati e importanti e possiamo affiancargli anche una tagliatella al tartufo, un risotto asparagi e gamberi, un’orata al cartoccio o un petto di pollo alla griglia con i funghi.
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Alessio Atti
Società Agricola Laila Libenzi di Chiara Refe & C.
Cantina: Via San Filippo sul Cesano, 27 – 61040 Mondavio (PU)
Vigneti: Via Strada Santa Liberata, 16 – 60013 Corinaldo (AN)
Tel. 0721 979353
www.lailalibenzi.it
info@lailalibenzi.it