Lo zibellino o merluzzo carbonaro è il gioiello ittico dell’Alaska. Proveniente prevalentemente dal Mare di Bering, è un pesce molto pregiato per la sua polpa bianchissima, nonostante sia conosciuto come “merluzzo nero”. È soprannominato in vari modi: butterfish (pesce-burro), black cod, sablefish o carbonaro per il suo colore che va da grigio scuro a nero come il carbone. Anche se viene chiamato merluzzo nero non appartiene alla famiglia dei merluzzi (Gadidae) ma è l’unico membro del genere Anoplopoma. Il Carbonaro d’Alaska vive in acque profonde, normalmente oltre i 200 metri. È un pesce estremamente longevo, alcuni esemplari raggiungono un’età che supera anche i 90 anni.
ingredienti
Per il brodo:
Preparazione Stappo un Berette 2.0 IGT Colline del Genovesato de La Ricolla di Daniele Parma. Mentre si sprigiona la complessità di profumi di questo nettare, affinato in anfora per sei mesi, chiudo gli occhi e vedo i filari di Vermentino, disposti a ventaglio, del vigneto a San Salvatore di Cogorno, che arrivano a lambire le mura della Basilica dei Fieschi. Daniele ne fa meno di 5000 bottiglie ed io ho la fortuna di berne una e al contatto con jodio, muschio, dattero, miele, mandorla, gheriglio di noce e foglietta di salvia mescolati insieme in un amalgama perfetto, la gola si scombussola. E penso che la vita, che è già bella di suo, è ancor più bella con un calice di vino in mano e metto All you need is love dei Beatles, una melodia senza fine (love, love, love, ripetuto nove volte nel ritornello) e non c’è miglior viatico per predispormi anima e corpo alla
Esecuzione In una pentola con l’acqua, metto il rafano, il sedano, il cipollotto rosso, lo zenzero, le bacche e lascio bollire per una mezz’ora. Tolgo la pelle ai tranci di zibello e li faccio scottare in una padella con l’olio. Li giro fino a farli indorare da entrambe le parti, sfumo con il Farfalla, poi abbasso il fuoco e vi aggiungo un mestolo di brodo di rafano lasciando proseguire la cottura per 10/15 minuti, finchè il brodo comincia ad addensarsi. Tolgo i tranci dal sugo e li adagio in un piatto di portata guarnendoli con alcune bacche di aronia e decoro con strisce di olio al basilico.
Vino abbinato: Oltrepò Pavese VSQ Pinot Nero Metodo Classico Rosé Farfalla di Ballabio Un vino tra i più pregiati dell’Oltrepò Pavese, il cui nome deriva da un vigneto chiamato così per la forma delle sue due particelle che riecheggiano le due ali di una farfalla. È fatto con 100% uve Pinot Nero, con una permanenza sui lieviti di 30 mesi. Questo è stato sboccato nella primavera 2023. Sono bollicine finissime, armoniose, abbondanti e cremose con una luce brillante di forte intensità. Hanno profumi intriganti che riecheggiano il sottobosco e le fragranze tipiche del Pinot Nero, comprese quelle minerali, che scalpitano nel bicchiere e contribuiscono ad aggiungere vivacità a questo vino. Ma anche tocchi di fine pasticceria come la meringa, che s’intersecano tra di loro corroborandosi in una spiccata nota sapida. Deglutendole le senti scorrere al palato e progredire di carattere fino a tradursi in una lunga persistenza in bocca. La collezione Farfalla (affiancano il Rosé anche l’Extra Brut, lo Zero Dosage e il Cave Privée) è il fiore all’occhiello della cantina Ballabio di Casteggio (PV) che nasce nel 1905 con Angelo Ballabio, un grande uomo del vino dell’Oltrepò Pavese del calibro di Maga Lino, Carlo Boatti, il Duca Denari, il Conte Carlo Giorgi di Vistarino. Fu uno dei primi a creare uno proprio spumante classico, con fermentazione in bottiglia, di sole uve Pinot Nero, capace di confrontarsi con i migliori Champagne dell’epoca. Nel 1907 fonda la SVIC (Società Vinicola Italiana di Casteggio) e ne affida la direzione a Pietro Riccadonna. Nel 1910 la SVIC ottiene il diploma con medaglia di bronzo all’Esposizione Universale di Bruxelles. In breve tempo lo spumante classico SVIC varcherà anche l’oceano e, nel 1912, un cartello pubblicitario con la scritta “Gran Spumante SVIC” viene collocato sul piedistallo della Statua della Libertà di New York. La fama dello spumante secco metodo Champenoise dell’Azienda Agricola Ballabio cresce a tal punto che, nel 1931, il principe Emanuele Filiberto, duca d’Aosta, estimatore delle bollicine di Angelo Ballabio, lo nomina Provveditore delle Real Casa con autorizzazione a fregiarsi delle insegne ducali. Ad Angelo succede il figlio Giovanni che, sino alla morte (1975), resta, per il territorio, il “medico condotto” del vino. Sarà lui a fondare il primo Consorzio Volontario Tutela Vini Tipici e Pregiati Oltrepò Pavese. Non avendo figli però, Giovanni affida l’Azienda alle famiglie Nevelli e Mariotti. Oggi l’azienda è guidata da Filippo, Mattia, Alfio e Nicolò Nevelli, fratelli e cugini accomunati dalla passione nella continua ricerca dell’eccellenza. In questi anni la cantina è stata trasformata in una delle realtà più all’avanguardia del territorio, la prima a specializzarsi nella produzione di solo Metodo Classico di uve Pinot Nero, esprimendo ed esaltando le caratteristiche naturali del terroir.
Valerio Bergamini
Ballabio Winery Via S. Biagio, 32, 27045 Casteggio (PV)
Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è stato titolare della concessionaria Piaggio a Pavia. Ha svolto stage all'estero per la conoscenza diretta dei mercati nelle aree emergenti (Tunisia dal 1988 al 1995 e Uzbekistan nel 1995) e ha messo a disposizione la sua esperienza come consulente per un pool di concessionari moto. Parallelamente alla passione per le due ruote è cresciuta quella per la poesia dialettale, per la buona cucina e il buon vino. Ha vinto numerosi premi letterari e concorsi di poesia. Dopo aver conseguito il titolo di Wine master (1990), presso l'Istituto di Cultura del Vino di Milano, ha sempre più approfondito la sua conoscenza enologica seguendo i corsi e le degustazioni organizzate dall'AIS di Milano. È membro del direttivo dell'Associazione Enocuriosi di Pavia che conta più di 300 soci appassionati di vino. Ha al suo attivo numerosi racconti pubblicati in edizioni private. Nel 2013 ha pubblicato il libro Origine del desiderio (di cucinare), nel 2015 il libro "Lino Maga, anzi Maga Lino, il Signor Barbacarlo" e nel 2016 "7 Soste sulla strada della passione".
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Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore (...)
Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma a (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
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