Quando la degustazione diventa virtuale. La-Vis e quattro vini portabandiera
Ascoltare colleghi e produttori dallo schermo di un portatile attraverso una delle tante piattaforme di “video call” presenti sul mercato non potrà mai ovviamente sostituire il vedersi di persona e, probabilmente, anestetizza un po’ quel senso di convivialità che il vino porta sempre con sé, anche durante pranzi stampa o eventi simili. Eppure, ognuno con quattro vini di fronte e altrettanti bicchieri posizionati sul proprio tavolo di lavoro, a causa della quarantena casalinga imposta dal coronavirus, e coordinati da un degustatore esperto come Filippo Bartolotta che faceva da trait d’union con l’enologo dell’azienda, quella che poteva apparire solo come una degustazione di emergenza e sostitutiva, ha funzionato ben più di quanto ci si potesse aspettare.
Se di esperimento si trattava, insomma, la degustazione virtuale alla quale abbiamo partecipato con protagonisti quattro vini della cooperativa trentina La-Vis, è certamente stato promosso a pieni voti.
La Cantina di La-Vis e Valle Cembra, nata nel 1948 – circa 750 ettari lavorati da 800 soci – qualche mese fa, a fine 2019, è stata protagonista di un’importante operazione societaria che l’ha portata a rientrare all’interno del consorzio Cavit e contemporaneamente l’ha anche vista cedere, sempre a Cavit, Cesarini Sforza Spumanti, Casa Girelli e l’80% della commerciale Glv.
Innovazione – nel lontano 1985 furono pionieri attraverso un importante lavoro di zonazione –, ricerca – oggi si sperimentano i vitigni Piwi Bronner e Johanniter – e un approccio definito “artigianale”, sintetizzato dall’“aver pazienza”, sia in vigna che in cantina, nel raggiungimento degli obiettivi, sono le tre peculiarità che secondo l’enologo Ezio Dallagiacoma contraddistinguono maggiormente il lavoro di questa famosa cooperativa trentina.
Il nostro assaggio si è concentrato su quelle etichette che nel quartier generale di Lavis, località a pochi minuti da Trento, sono considerate le punte di diamante della ricca produzione della cooperativa.
Il Ritratto Rosso, storico blend di Teroldego, Lagrein e Merlot, probabilmente ben esemplifica l’attuale filosofia di questa cooperativa, nonché il cambio di approccio rispetto al passato. Nato nel 1991 con l’obiettivo di volersi imporre sul mercato come un grande rosso dal prezzo accessibile, a cavallo degli anni ’90 e 2000 riscosse molto successo su guide di settore e tra i consumatori. Se un tempo aveva nella morbidezza del sorso e nel timbro boisé una delle sue caratteristiche principali, oggi, sebbene abbia mantenuto alcuni tratti del passato, mostra un incedere decisamente più articolato e meno estrattivo. Il tentativo di sottrarre più che aggiungere, si avverte anche nell’esuberante Sauvignon della linea I Classici o nel nuovo Maso Franch, un blend di Incrocio Manzoni e Chardonnay, nato nel 2019 e che ben illustra una filosofia “slow”, sia nei tempi di vinificazione che di immissione sul mercato.
Maso Franch 2015
Se la pazienza è uno dei capisaldi della filosofia della cantina La-Vis, probabilmente questo nuovo vino, nato nel 2019, ne è l’esemplificazione migliore. Pochissimi travasi e un lungo affinamento di due anni sulle fecce fini ai quali si aggiungono altri sei mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Maso Franch è un piccolo ecosistema di 3 ettari di vigneto posto all’ingresso della Valle di Cembra. Pochissime, per ora, le bottiglie, circa 3300 l’anno, e l’ambizione di voler fare sia un grande vino bianco che rappresentare un modello per tutti i soci della cooperativa per il tipo di conduzione in vigna: erbe officinali tra i filari, sovescio, concimazioni naturali, arnie con le api. Il risultato? L’esuberanza dello chardonnay e delle sue note burrose, fruttate e tropicaleggianti, trova un buon equilibrio con quelle più minerali, con cenni di pietra focaia e diffusa florealità apportate invece dall’Incrocio Manzoni. Un bouquet ancora in fieri, nonostante abbia già avuto tempo di trovare un suo equilibrio in bottiglia, segno che il tempo gli farà solo bene. Al palato ha ricchezza estrattiva, morbidezza e un finale di piacevole dinamicità con richiami agrumati di bella fattura.
Sauvignon 2019
Appartenente alla linea de “I Classici” della cooperativa, questo Sauvignon lo è indubbiamente anche nello stile che cerca di essere molto aderente alle peculiarità aromatiche del vitigno di partenza, esaltate ancor di più dalla zona di provenienza, la Valle di Cembra, che con i suoi sbalzi termici riesce a sprigionare ulteriormente l’esuberanza olfattiva di questo vitigno.
E, in effetti, più didattico di così è difficile da incontrare: note di pesca matura, melone e uva spina molto intense lasciano spazio a quelle più vegetali che richiamano la foglia di pomodoro, la menta e il basilico.
Al palato ha nerbo e grinta grazie ad una vena fresca decisamente pimpante, ma soprattutto ad una sapidità, a tratti quasi salina, davvero succosa.
Vino che facilmente può incontrare i gusti di chi ama le note più aromatiche di questa varietà, così come quelli di chi cerca tratti gustativi più severi. Il 10% affina in botti non nuove, il resto in in serbatoi di acciaio inox con affinamento sulle fecce fini per 5 mesi.
Ritratto Rosso 2013
Rappresenta uno dei vini porta bandiera della cooperativa di Lavis. Nato nel 1991, è un blend che unisce due autoctoni classici del Trentino Alto-Adige come Teroldego e Lagrein al famosissimo e internazionale Merlot. Ha certamente bisogno di ossigeno per donare un quadro più esaustivo dal punto di vista aromatico: se appena versato nel bicchiere, infatti, sembra segnato soprattutto dalle note boisé, poco dopo si distende su profumi più articolati di cacao e spezie uniti a tocchi di piccoli frutti come il lampone.
Se la trama tannica, delicata e arrotondata, dona morbidezza al palato, è interessante il bel mix di freschezza e sapidità che forniscono dinamicità al sorso. Piacevole il finale giocato su note di cioccolato e menta.
Vino ancora in fieri, lascia presagire una buona evoluzione in bottiglia. Teroldego e Lagrein maturano in botte grande, mentre il Merlot sosta in barrique. Evoluzione finale in vasca di cemento e poi un anno e mezzo di affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.
Chardonnay Diaol 2017
Lo Chardonnay è il vitigno più importante, in termini quantitativi, tra quelli coltivati dalla Cantina La-Vis. Le vigne dalle quali provengono le uve utilizzate per il Diaol – diavolo in dialetto locale, era il nome che veniva dato dagli abitanti ad una piccola casa disabitata che si trovava sulla collina di Pressano – provengono da tre zone delle Colline Avisiane con terreni ricchi di pietra dolomitica, argilla e gesso e posizionati a circa 300 metri di altitudine.
Di colore oro carico nel bicchiere, ha nella nota dolce di burro e nel frutto tropicale che ricorda il mango, un tratto caratterizzante e presente anche come retrogusto una volta sorseggiato.
Cremoso e ricco al palato, ma con una buona reattività donata da un finale di piacevole sapidità, è uno Chardonnay che guarda forse al passato come impianto stilistico, ma senza eccedere in eccessive ridondanze.
Alessandro Franceschini