Le Potazzine volano alto con il Brunello di Montalcino 2017
Penso che mi perdonerà Gigliola Giannetti, comproprietaria con le figlie Viola e Sofia della Tenuta ”Le Potazzine” a Montalcino, se scrivo che l’annata del suo cuore sarà anche quella del 2006 come dice lei, ma per me quella del 2017 rappresenta la nascita di una nuova stella nel firmamento dei vini eccellenti. È quest’annata, infatti, che aveva visto Viola iniziare ad assumersi la responsabilità della vinificazione all’età di 24 anni e che ha battezzato il recente rientro di Sofia per occuparsi di marketing e ospitalità in questa piccola azienda che mamma e figlie conducono adesso in maniera totalmente femminile, con la collaborazione di Monia Nannetti (contabilità e amministrazione), Roberta Tiberi (responsabile di cantina) e Luca Fabiani (cantina e vigneti).
La cantina è sorta nel 1993 con la nascita della primogenita Viola su tre ettari in località Le Prata a 507 metri di altitudine e nel 1996 con la nascita della secondogenita Sofia è stata ampliata di altri due ettari in località La Torre nella vicina frazione di Sant’Angelo in Colle a 420 metri di altitudine. Le due sorelle, chiamate affettuosamente dalla nonna “le potazzine” (cioè le cinciallegre), sono cresciute e hanno giocato proprio lassù fra i filari delle vigne e fra le botti della cantina. Dopo gli studi potevano scegliere altre professioni e un altro tipo di vita a Milano, invece hanno ascoltato il cuore e stanno in campagna a fare un vino davvero straordinario e aiutano la mamma anche nel ristorante e nell’enoteca in centro al borgo medioevale di Montalcino.
Ero rimasto già colpito dall’annata 2012 per la pulizia e l’armonia provenienti da una mano morbida in vinificazione che privilegia la maturazione dei tannini per sviluppare al massimo la finezza, grazie a una riconoscibile capacità di coniugare il più coerente rispetto per la tradizione con un’eleganza e una bevibilità moderne, una dote che è merce rara anche a Montalcino. Ne avevo già scritto quattro anni fa, quando abitavo a Podernovi, un altro dei luoghi più alti di questo massiccio boscoso e vitato, quelli che hanno un microclima più ventilato, rinomatamente più secco ed equilibrato anche se negli ultimi anni è aumentata un po’ l’umidità che crea problemi più grossi a chi sta più in basso nel clima torrido che sembra ormai predominare dopo l’uscita dalla recente era di piccola glaciazione durata circa tre secoli.
L’annata 2017 sembra quella che ha messo i vignaioli e i cantinieri di fronte alla prova più dura anche rispetto a quella dell’inizio del millennio, sfidandoli ogni giorno per tutto l’anno alla ricerca di un rapporto il più possibile armonico con i bisogni del vigneto sottoposto a un forte stress idrico. Ma qui, sulle alture delle pendici orientali esposte a sud del Nacciarello, nel periodo vegetativo della vite arrivano sempre le brezze marine, spesso il venticello ponentino e saltuariamente anche l’umido maestrale che salgono direttamente dalla costa tirrenica.
Nel 2017 non ci sono state piogge per cinque mesi e mezzo e già a metà maggio si erano sviluppate temperature elevate di tipo estivo. Ad agosto ricordo i 41 gradi per diversi giorni di fila che avevano indotto chi sta più in basso verso la Maremma a vendemmiare alla fine del mese perché temevano di produrre vini di estrazione e concentrazione troppo diverse da quelle tipiche del Brunello.
Nella tenuta Le Potazzine le tre Grazie però si erano già ben preparate negli anni precedenti. Mentre altri produttori di Brunello avevano rinunciato al guyot a favore del cordone speronato negli ultimi decenni del secolo scorso per facilitare una maggiore meccanizzazione nei vigneti e produrre grappoli e acini sempre più piccoli e con più polifenoli, qui si è deciso invece di passare al Guyot perché consente ai vignaioli e ai cantinieri un maggiore ventaglio di scelte agrocolturali ed enologiche più adatte nelle annate calde, per esempio non defogliare affatto la chioma delle viti e lasciare fermentare i vini con lieviti autoctoni e senza controllo della temperatura.
E così Viola è stata subito bravissima, confermando che le donne produttrici hanno una maggiore sensibilità per l’eleganza e la finezza del vino senza strafare sul piano della potenza e si sente, proprio come ha detto Gigliola al TG2 con una genuinità esemplare che rappresenta bene ciò che sta caratterizzando Montalcino nell’attuale momento storico in cui le donne del mondo del vino sono sempre più protagoniste di un esemplare successo in controtendenza rispetto alla realtà nazionale, consolidando la straordinaria rinascita di un vigneto che oggi si estende su oltre 4.300 ettari di cui 2.100 contingentati a Brunello dal 1997.
Secondo i dati della Camera di Commercio di Siena aggiornati al 12 gennaio 2022 sono state quasi 11,4 milioni le bottiglie di Brunello di Montalcino immesse sul mercato nel 2021 (il 37% in più rispetto al triennio precedente) con un prezzo medio dello sfuso cresciuto del 28% rispetto all’annata 2016 e con le giacenze in cantina dell’imbottigliato ai minimi storici con una riduzione del 38% rispetto al dicembre 2020.
Non sto certo qui a nominare tutte le emergenti cantine a conduzione femminile perché l’elenco sarebbe anche troppo lungo, ma in due anni di full immersion sul posto ho appurato che il vero tesoro di questa realtà enologica di valore mondiale è un ”coro unito” trasmesso dai fondatori del Consorzio alle nuove generazioni grazie proprio alle donne imprenditrici locali e non smetterò mai di scriverne perché non ci sono più né ”mostri sacri” né “geni della lampada” e qualcuno deve pur riconoscere il valore dell’altra metà del cielo, la più affascinante, che si è liberata dei retaggi del passato e come Gigliola ha osato, rischiando tutto, farsi motore della sua storia e di quella del territorio.
La prima attività in proprio che Gigliola Giannetti aveva aperto nel 1987 dopo l’impiego a Biondi Santi è stata l’enoteca ”Montalcino produce” nel centro del borgo medioevale di Montalcino, in piazza Garibaldi, cioè davanti a Sant’Egidio nel quartiere di Borghetto, quella che d’estate spesso viene chiusa al traffico e gestita da vigili senza pietà poiché vorrebbe parcheggiarvi mezzo mondo, anche perché c’è il tabaccaio con l’edicola interna. La sede attuale della cantina sta in un casale del Trecento sulla strada provinciale 103 che è stato acquistato nel 1993, ma solo per ristrutturarlo e andarci ad abitare, perché allora i terreni così alti e sperduti nel bosco sudorientale non erano molto ambiti, proprio l’anno in cui è nata la prima figlia, Viola, mentre la Vineria Le Potazzine è stata aperta a fianco dell’enoteca nel 1996, praticamente in coincidenza con la nascita della seconda, Sofia.
In certi momenti di gran folla nel borgo sono davvero pochi i fortunati che possono godere qui dei piatti tipici del territorio e di buon Brunello di Montalcino proprio lì, appena sotto le scale che salgono al Teatro, al Museo civico e diocesano o al Duomo, in cui ha lavorato per un anno anche l’amico Luciano “vignadelmar” Lombardi.
Sono tutti piatti tipici del territorio (come paste fresche, costata di chianina alla fiorentina, salumi, formaggi e dolci freschi) che possono essere abbinati con dei vini al calice oppure con una vasta scelta tra le circa 500 etichette di una carta vini importante che raggruppa bottiglie di Montalcino e della Toscana, ma anche di altre regioni e nazioni. La Vineria è aperta 10 mesi all’anno a orario continuato dalle 12 fino alle 19 (è chiusa il Giovedì) e in luglio e agosto è aperta a pranzo e a cena. Durante la bella stagione c’è la possibilità di pranzare e cenare all’aperto fra i gelsomini nei grandi vasi sotto gli ombrelloni.
Nel 2017 la bella stagione è stata molto calda ed è durata a lungo, ricordo le file dell’incredibile numero di turisti che aspettavano il proprio turno per poter pranzare qui e un po’ dappertutto nel centro del borgo in attesa sotto il sole che qualcuno si alzasse a liberare un tavolo. Invece in virtù dell’altezza e della ventilazione dei boschi circostanti, le vigne della tenuta Le Potazzine offrivano una frescura invidiabile e oggi si estendono su 5 ettari e mezzo allevati con sistema di potatura a Guyot da cui si ricavano mediamente circa 35.000 bottiglie di Brunello di Montalcino DOCG e Rosso di Montalcino DOC in un rapporto tra loro quasi alla pari (in formati diversi da 375 ml, 750 ml, 1.500 ml, 3 litri e 5 litri) e su 1 altro ettaro piantumato di recente e allevato con sistema di potatura a cordone speronato che è destinato a Sangiovese Toscana IGT.
L’enologo consulente è Paolo Salvi, allievo del maestro assaggiatore Giulio “bicchierino” Gambelli di Poggibonsi, maestro assaggiatore che non fu mai enologo ma che con il laboratorio del suo palato, peraltro astemio, ha contribuito a creare vini non solo grandi, ma eccelsi nel rispetto e nell’esaltazione delle tipicità di ogni singolo vitigno, delle caratteristiche del territorio e delle peculiarità dell’annata vendemmiale. La ”scuola gambelliana” si riconosce nei vini da lunghe macerazioni, solo con lieviti indigeni, senza controllo di temperatura, usando grandi botti Garbellotto di rovere di Slavonia da 30 a 50 ettolitri. Niente moda, ma tradizione, coerenza, costanza, lungimiranza. In un mondo che ogni tanto parte per la tangente, è un punto fermo e si può stare sicuri che Le Potazzine mantengono una sicura tenuta di strada, quella che ci vuole anche per raggiungerle lassù.
Se ci andate seguendo il GPS, fate attenzione a non dargli troppa retta negli ultimi cinquanta metri, perché potrebbe farvi entrare subito a sinistra dal cancello dell’adiacente azienda agraria nonché bed & breakfast Villa le Prata, che non c’entra niente e qui sbagliano anche in troppi. Occorre invece proseguire qualche metro più avanti per imboccare lo sterrato che gira dietro la siepe di questa villa, sorvegliato da due cipressi e che vi porta alla cantina, oppure anche 80 metri più in là, dopo la vigna, girando sempre a sinistra in una seconda stradina che si apre dopo una fila di sei cipressi fra due bassi muretti a secco e che ritorna un po’ indietro attraverso un portale in pietra che invita i visitatori a passare in mezzo alla vigna.
Le vigne sono state tutte progettate e realizzate con viti di sangiovese a una densità di 5.952 ceppi per ettaro e vengono lavorate e vendemmiate manualmente con una resa tra 55 e 60 quintali per ettaro indipendentemente dal vino cui saranno destinate perché le uve devono comunque crescere sane. Una volta raccolti, i grappoli vengono portati rapidamente al banco di cernita, dove vengono accuratamente selezionati e diraspati per avviare gli acini a vinificazioni separate per ogni singola parcella nel rispetto rigido dei disciplinari del Rosso di Montalcino e del Brunello di Montalcino. Quando entrano in cantina sono tutti ”atti a diventare Brunello”.
La fermentazione alcolica avviene in vasche di acciaio, parte spontaneamente da lieviti indigeni e, a seconda dell’annata, può durare dai 35 ai 40 giorni. I rimontaggi iniziano subito: nelle settimane iniziali se ne eseguono 3 al giorno e ciascuno per mezz’ora. Durante la trasformazione degli zuccheri naturali in alcool la durata dei rimontaggi cala progressivamente fino a ridursi a un paio di 2 minuti ciascuno. Terminata la fermentazione alcolica, si innalza la temperatura della sala vasche a 22-25 C° e si innesca così quella malolattica.
L’assemblaggio finale cerca di miscelare vini provenienti dai vigneti per ottenere il rapporto migliore tra l’eleganza e la raffinatezza con la potenza e la struttura. Le selezioni che dopo circa un anno di maturazione in botti in rovere di Slavonia da 30 a 50 hl verranno considerate migliori continueranno l’affinamento in legno per diventare Brunello o Brunello Riserva, mentre le altre verranno subito assemblate e imbottigliate come Rosso di Montalcino.
Rosso di Montalcino 2020
La primavera del 2020 è stata caratterizzata da condizioni calde e secche insolite a eccezione di maggio, quando un piccolo calo delle temperature e qualche pioggia ha dato un po’ di respiro alle vigne. È un vino da uva biologica certificata proveniente da diverse parcelle delle vigne delle località Le Prata, esposte a sud-ovest e La Torre esposte a sud-est con una lunga fermentazione naturale dei mosti, vinificati individualmente, che si è protratta per 40 giorni a cui è seguito un anno di maturazione dei vini in botti in rovere di Slavonia da 30 a 50 hl e infine l’imbottigliamento senza filtrazione. Il tenore alcolico è del 13,5%.
Di colore rosso rubino trasparente con riflessi scarlatti, attacca con una vampata fresca di visciola che apre un bouquet di aromi di piccoli frutti del bosco circostante, dalla corniola alla ciliegia nera. In bocca è un vino pimpante, di buon corpo, gustoso, asciutto e tutto da godere senza spigoli da smussare ai tannini vivaci ma ben addomesticati e nel finale si apprezza una sfumatura acidula e rinfrescante di arancia rossa sanguinella. Penso che questa espressione del Rosso di Montalcino sia da considerarsi come un’eccellenza a sé e non come un fratello minore del Brunello di Montalcino, se non in termini di tempistiche di maturazione in legno, con il fascino della passione giovanile.
Con un tenore alcolico del 13,5% ben fuso, che non si avverte nemmeno e non dà alla testa, è un vino da servire fresco di cantina e da accompagnare a stomaco pieno perché pulisce perfettamente la bocca dopo le succulente pietanze molto caloriche della cucina ricostituente delle laboriose campagne. Lo consiglierei con pici all’aglione oppure al cacio e pepe, pasta fresca al ragù di carne, arrosti di carni bianche e di pollame, scottiglia di carni varie, fagioli all’uccelletto, salumi di cinta senese, ”tonno” del Chianti e non mandatemi a quel paese se a me piace con il cacciucco alla livornese e con le anguille in umido.
Brunello di Montalcino 2017
L’annata 2017 è stata un anno di estremi, dalle gelate primaverili di metà aprile alla siccità che ha contraddistinto tutta l’estate. L’ottima ventilazione e la maggiore escursione di questa zona alta di Montalcino hanno protetto la maturazione delle uve da entrambi questi problemi e una seconda metà di agosto più regolare con alcuni giorni di benefica pioggia a inizio settembre hanno permesso una maturazione fenolica perfetto e un’ottima salubrità delle uve.
È un vino da uva biologica certificata proveniente da diverse parcelle delle vigne delle località Le Prata, esposte a sud-ovest e La Torre esposte a sud-est con una lunga fermentazione naturale dei mosti, vinificati individualmente, che si è protratta da 30 a 35 giorni a cui hanno fatto seguito 40 mesi di affinamento dei vini in botti in rovere di Slavonia da 30 a 50 hl e infine, dopo l’assemblaggio, l’imbottigliamento senza filtrazione. Il tenore alcolico è del 14%. Di colore rosso rubino rubino pieno con riflessi carminio e granata, all’attacco sprigiona profumi di fruttato selvatico del bosco circostante addolcito da quello della rosa rossa che aprono un bouquet molto ricco di aromi di ciliegia nera, prugnola e ribes rosso tra sfumature di anice stellato, sottobosco e foglie di leccio. In bocca conferma l’essenza degli aromi con una pulizia olfattiva eccezionale dai toni che scaldano subito, il fruttato è maturo, l’estratto è notevole, i tannini si sviluppano con morbidezza e armonia carezzevoli e avvolgenti, l’acidità è semplicemente affascinante con un soffio di goudron e un finale persistente dal tocco dell’arancia rossa tarocco e succosa in una sfumatura leggermente speziata.
Saprà durare e migliorare affinandosi per i prossimi decenni in bottiglia conservata in orizzontale, al buio, all’umidità e al fresco. Meglio se stappato qualche ora prima del consumo e servito a 18° C in grandi calici di cristallo. Perfetto con pinci al ragù bianco d’anatra, costata alla fiorentina, guanciola al Brunello, cinghiale in dolcefforte, piccione in salsa nobile, tagliere di pecorini di Pienza e (perché no?) in alcova.
Mario Crosta
Tenuta “Le Potazzine”
Loc. Le Prata 262, S.P. 103, 53024 Montalcino (SI)
coord. GPS: lat. 43.042177 N, long. 11.468283 E
Tel./Fax 0577.846168
sito www.lepotazzine.com, e-mail tenuta@lepotazzine.it
Ristorante Vineria “Le Potazzine”
P.zza Garibaldi 9/11, 53024 Montalcino (SI)
Tel. 0577.846054
e-mail vineria@lepotazzine.it
Enoteca “Montalcino Produce”
P.zza Garibaldi 6, 53024 Montalcino (SI)
Tel./Fax 0577.848112
e-mail enoteca@lepotazzine.it