Le isole della costa dalmata con i loro ottimi Plavac Mali
Durante le feste natalizie e di fine d’anno c’è anche chi è riuscito a fare finalmente una scorpacciata di pietanze succulente della buona cucina casalinga e a bere dei vini migliori di quelli quotidiani. Con il camino acceso si può perfino evitare di pentolare in cucina e cucinare alla griglia sul fuoco, alla brace e sotto la cenere un po’ di tutto, dal pesce alla carne, dai formaggi alle uova, dalle patate alle cipolle. Con la cucina al camino io mi sono goduto degli ottimi vini delle isole della costa dalmata, oggi Croazia ma per secoli dominio della Repubblica di Venezia, la Serenissima, ed erano quasi tutti Plavac Mali.
La Croazia appartiene a quei Paesi europei in cui negli ultimi tempi l’enologia sta nettamente rinascendo. Un’interessante rinascita che avviene soprattutto sulla base dei ceppi autoctoni locali, quelli che danno i vini migliori, sempre interessanti con la loro accentuata personalità. In terra di Croazia si possono contare circa 700 tipi di vino, che si possono dividere grossomodo in tre gruppi: stolno vino (semplice vino da tavola), kvalitetno vino (vino di qualità) e vrhunsko vino (quello di classe più elevata). I Croati chiamano crno (nero) il vino rosso e lo servono tradizionalmente nel bukara, un calice di legno di grande capacità, almeno mezzo litro. La varietà delle tipologie e dei vitigni costituisce un grande avvenimento su scala mondiale, soprattutto perché la storia tempestosa di questo Paese non ha certamente facilitato lo sviluppo dell’enologia.
Nella mappa d’Europa la Repubblica Croata ha una forma che ricorda un boomerang australiano che dai piedi delle Alpi a nord-est si stende lungo la costa dell’Adriatico. Le differenze molto sostanziali delle condizioni climatiche di questo Paese hanno un’immensa influenza sulla ricchezza dei vitigni autoctoni locali. Nella parte settentrionale si trova la Slavonia dal clima più freddo e decisamente continentale in cui nascono i migliori vini bianchi croati, leggeri, delicati e freschi. Nella parte meridionale si trova la Dalmazia, cioè il tratto di costa tra Split e Dubrovnik (Spalato e Ragusa), in particolare la penisola di Pelješac e le tre isole vicine: Hvar, Brač e Korčula. Qui regna il ceppo rosso plavac mali (“piccolo blu”) che discende dai ceppi autoctoni crljenak (identico sia al californiano zinfandel che all’italiano primitivo) e dobričić crni. Dà dei vini che alle volte sono inesorabilmente deboli, ma se le vigne sono curate da un buon vignaiolo ne vengono vini stupendi, insuperabili, che riescono a rasentare l’eccellenza e che sono più forti, focosi e corrispondono al temperamento degli abitanti.
Le cantine sono per lo più piccole, ma ambiziose e producono il vino con una cura particolare per le condizioni ecologiche, non applicano metodi di produzione su scala industriale. Davanti al camino acceso, mentre rintuzzavo o smorzavo la fiamma a seconda di ciò che cucinavo mi è venuto in mente il posto, davvero affascinante e siccome vale la pena di andarci con l’auto, vi propongo di cominciare a sognare una gita per le vostre vacanze di Pasqua o di settembre, che è il mese più piacevole in Croazia, prenotando per tempo e facendo base in un alloggio sulla penisola di Pelješac, che non è difficile trovare con Internet proprio in quei due periodi.
Questa penisola è lunga soltanto circa 80 chilometri, ma le strade qui sono strette e sinuose fra elevati rilievi da superare. L’altitudine arriva anche a 1.000 metri sul livello del mare. Sulla strada maestra adriatica si va verso Dubrovnik e si svolta a destra verso la località di Ston, con le mura imponenti del suo bastione medioevale e i numerosi allevamenti di ostriche e di molluschi pescati direttamente dal mare e che si possono comprare a un ottimo prezzo. Alcuni chilometri oltre Ston in direzione di Orebić c’è il paesino di Ponikve, dove al numero 15 si trova la Vinarija Miloš che fa uno dei migliori vini derivati dal vitigno plavac mali: lo Stagnum. Il suo prezzo è elevato, ma lo vale. È un vino selvatico, indomabile e allo stesso tempo molto concentrato con forti aromi di ribes, mora e noccioli di amarena. In bocca è potente, lungo, e ha un immenso potenziale d’invecchiamento. Miloš produce anche una versione dolce dello Stagnum, ancora più maestosa e molto più cara. Non lasciatelo lì.
Da Ponikve si va verso Orebić e, dopo una trentina di chilometri, si arriva a Trstenik. Qui, subito di fronte al piccolo porto si trova il vignaiolo croato più famoso al mondo: Miljenko Grgić, 98 anni compiuti ad aprile. Proprietario di Grgich Hills nella Napa Valley, è rimpatriato nel 1991 nella sua Croazia, dove a Grgić Vina produce dal plavac uno dei vini croati rossi più costosi e famosi. La sua cantina si differenzia dai restanti produttori della penisola di Pelješac, che hanno spesso dei grossi problemi per esempio con il controllo della temperatura durante la fermentazione per via delle modeste attrezzature. Grgić ci ha investito un capitale notevole, in tini per le varie fermentazioni di acciaio inossidabile e in botti nuove, ma è ancora troppo nuova e il suo Plavac Mali è fatto alla perfezione, ma gli mancano un po’ gli attributi rispetto allo Stagnum di Miloš, è ancora un po’ duro, poco estrattivo, non perfettamente equilibrato con l’elevato tenore alcolico. Si riscatta però con il bianco Pošip, senza dubbio uno dei migliori vini bianchi di Dalmazia, che ha una grande concentrazione e sapidità con un potenziale abbastanza elevato di ulteriore maturazione nella sfida contro il tempo.
Da Trstenik si ritorna sulla strada per Orebić e dopo una decina di chilometri c’è il paese di Potomje, il regno del plavac mali, il cuore della denominazione d’origine Dingać. Tanto per intenderci: i vini delle vigne a denominazione d’origine Dingać e Postup sono considerati come le migliori interpretazioni del plavac mali, e vale la pena fermarsi a Potomje, dove i produttori più importanti si trovano a poche decine di metri uno dall’altro, tra cui la cantina dal nome italiano Madirazza che ha un ottimo ed economico plavac mali base, dal fruttato molto ben sviluppato, buona acidità, tannini leggeri e morbidi, senza una grande finezza ma semplicemente squisito, particolarmente a pasto. Di buono in questa cantina ci sono anche due vini importanti come il Dingać e il Postup a un prezzo simile a quelli della Vinarija Dingać e della Vina Matuško con il loro Dingać molto onesto. Tornando ancora sulla strada per Orebić per qualche chilometro, bisognerà fare molta attenzione a Prizdrina per imboccare la stradina che porta alla Vinarija Bartulović che, con Miloš, è il secondo in eccellenza, soprattutto per l’immensa finezza e per la leggerezza dei suoi vini, peraltro a prezzi convenienti.
Da Orebić si prende il traghetto per la vicinissima isola di Korčula (Curzola) e da lì si prosegue in traghetto per l’isola di Hvar (Lesina). Hvar è la seconda isola della Dalmazia in quanto a grandezza e ha giocato un ruolo importante nella storia del vino croato. Oltre al clima, il vino è stato favorito anche da una posizione commerciale strategica. Oggi, accanto a numerose vigne casalinghe, quasi tutte a picco sul mare, è in esercizio una quindicina di cantine professionali, che cercano di costruirsi sempre di più una propria identità per allontanarsi dall’immagine di ”produttori di vino per turisti”. Qui a Svirče, presso la cantina Vina Carić, che è del marito, si trova Ivana Krstulović Carić, una vera guida e interprete, che ha una grande conoscenza enologica, ha fatto ricerche negli archivi, ha sollevato un gran dibattito e da segretaria dell’Associazione dei vitivinicoltori dell’isola di Hvar nel 2012 è stata eletta presidente al posto del primo loro presidente che era il carismatico Andro Tomić della Vinarija Tomić (Bastijana). In giro per l’Isola è sempre meglio farsi guidare da lei (salvo impegni con i suoi pargoli, ma stanno crescendo…) o concordare altre visite con lei.
Le mie preferenze vanno ai vigneti intorno a Ivan Dolac, da cui proviene il vino omonimo che è ricavato da uve plavac mali coltivate fin dall’antichità. Plavac mali è una varietà molto antica, creata nel territorio della Dalmazia meridionale oltre 250 anni fa dall’incrocio spontaneo di due varietà ancora più antiche: dobričić di Šolta e tribidrag medievale. Chi chiama ”Barolo del Sud” il nostro Taurasi può chiamare ”Barolo di Lesina” anche l’Ivan Dolac di Antun Plančić della Vinarija Braća Plančić che ho già descritto su Lavinium. Ha un profumo eccezionale, di rara finezza, ricco e complesso, in cui si riconoscono i fiori, le erbe e i piccoli frutti della macchia mediterranea, con note di ciliegia, ribes rosso, rosa canina, fichi, lampone, violetta. Il sapore è pieno, asciutto, potente ma delicato, avvolgente e caldo, con un finale leggermente speziato e lungo, di grande permanenza in bocca. Posso garantire che costituisce una vera sorpresa tanta opulenza in presenza di un colore e di una consistenza così adamantini, inusuali davvero per chi si è adeguato purtroppo ai tipi di vino offerti ultimamente sul mercato come il non plus ultra dell’enologia, spesso molto scuri e impenetrabili, ma non più emozionanti. Un altro Ivan Dolac ottimo e profumato lo fa la cooperativa PZ Švirce.
Ultimamente si possono aggiungere anche i Plavac Mali delle piccole cantine sorte da poco, OPG Toni Bojanić e Vina Leše, che sono difficili da trovare anche sul posto. Ne vale comunque la pena (chiamate Ivana, di cui vi ho linkato più sopra il profilo in Facebook, che lei sa dove e come trovarli). Intanto questi ultimi ve li descrivo.
Plavac Bojanić Bad 2017 OPG Toni Bojanić
È un Plavac Mali forte e ben costruito da questa piccola azienda vinicola che si trova a Bojanić Bad e produce circa 5.000 bottiglie di vino all’anno. Chi non lo conosce dovrebbe mettersi al passo il prima possibile e provarlo, perché in questa versione di Bojanić, il plavac mali è davvero ricco di aromi di buona terra ed erbacei. Il vino è corposo, con una solida spina dorsale fruttata e tannini solidi. La sua struttura è potente, ma armoniosa e nel sottofondo è leggermente alcolica (14,8%) e si rivela dunque un ottimo vino per carni di cervo, breasaola e stufati leggermente piccanti. Prezzo sul posto: 70,00 kune (circa 9 euro)
Plavac Mali 2017 Vina Leše, Hvar, Dalmazia, Croazia, 15,5%
È un Plavac Mali concreto, rotondo ma ben equilibrato. È piccante, molto piccante, un po’ erbaceo con i suoi aromi di ciliegia, ribes nero, more, prugne affumicate, pepe, resina e registri mentolati. Succoso nel suo fruttato e intenso in bocca, dona una sensazione piacevole di calore. Il finale è affascinante, con delicate sfumature di sigaro di tabacco dolce e di rovere di Slavonia delle botti da 500 litri in cui matura e un finale leggermente speziato. Vina Leše opera nel villaggio di Svirče ed è di proprietà di Ivan Carić, un giovane vignaiolo che ha ereditato la terra dal nonno ”Leše”, un coltivatore che produceva vino solo per la famiglia e vendeva l’uva rimanente a una cooperativa locale, mentre Ivan ha iniziato a venderlo direttamente nel 2015. La famiglia possiede 2 ettari di vigneti in due zone dell’isola, una sul lato meridionale di Ivan Dolac e l’altra sulla pianura di Starigrad e vende il vino al mercato locale, ai ristoranti e ai bar dell’isola e direttamente ai turisti. Gli isolani lo consumano anche con il pesce arrostito alla brace. Il prezzo è di 60,00 kune (circa 7,7 euro).
Mario Crosta