I vini dell’Alto Adige: una magnifica opera corale
Raymond Carver è stato uno dei più formidabili scrittori del ventesimo secolo, considerato un rappresentante autorevole del genere minimalista (ma lui odiava questa definizione), tratteggiava storie di ordinaria quotidianità per una scrittura lineare ma capace di farsi minuziosa di riferimenti. Componendo racconti brevi, con uno stile che muove tra il purissimo realismo degli esordi e forme realistiche più rarefatte nella maturità, è divenuto un gigante della letteratura mondiale. Più di un critico lo definisce erede di Fitzgerald e di Hemingway, certamente ha ispirato Murakami e decine di altri scrittori contemporanei, inoltre, da nove suoi racconti e una poesia il grande regista cinematografico Robert Altman ha realizzato Short Cuts (America Oggi, in Italia) un’indimenticabile opera di montaggio, di intreccio di vicende, diverse, a volte sfilano parallele e sovrapposte, che si traduce in un affresco lirico, pulsante e nuovo, impreziosito da un cast di attori formidabili.
Ci vorrebbe Raymond Carver o Robert Altman per raccontare l’Alto Adige del vino oggi. Tutte le storie diverse che si muovono e che a volte confluiscono, che a volte si staccano nuove, che a volte sbocciano diverse. Ce n’è una moltitudine. A questo pensavo mentre a Roma si celebrava una giornata dedicata alla produzione vinicola dell’Alto Adige, giustamente sottolineando la multiforme coralità delle sue produzioni e produttori. Con 5mila e quattrocento ettari di vigneti per 5mila vignaioli l’Alto Adige è un mosaico composito di migliaia di vicende, che si accostano le une alle altre, sovrapponendosi talvolta, intrecciandosi spesso, tenendosi strette strette, fitte fitte, feconde e fortunate. Con la sorpresa -anno per anno maggiore- di una straordinaria qualità delle produzioni. In tal senso, basti guardare i responsi delle principali guide di settore, in particolare il numero di vini premiati in relazione alla estensione viticola, per capire come qui si lavori solo nella direzione della qualità assoluta. Piccoli e grandi che siano, uniti in cooperativa o distinti in azienda familiare, la qualità qui è la regola. Quindi assaggiando, sorso per sorso, puoi ricostruire questo teatro naturale di anime e di vini unici.
L’ultima occasione è stata per me la presentazione del Consorzio Vini Alto Adige a Roma, lo scorso 17 ottobre nella bella cornice dell’Hotel Lifestyle di via Zoega, in collaborazione con A.I.S.. Qui ho potuto di nuovo misurare le affilature verticali e complesse del Müller Thurgau Feldmarschall von Fenner 2013 di Tiefenbrunner, il suo profilo altero, e poi la sublime scorza rocciosa del Val Venosta Riesling 2013 di Falkenstein, il suo carattere forte, e ancora la splendida tensione di Enosi Cuvée Bianco IGT 2013 di Baron Di Pauli. Poi, le effusioni aromatiche del Manna 2015 di Franz Haas, l’eleganza fine e compiuta dello Chardonnay Löwengang 2013 di Alois Lageder, la proverbiale profondità ed intensità del Terlano Pinot Bianco Riserva Vorberg 2013, il magnifico frutto aspro e la spinta del Müller Thurgau Graun 2015 di Cortaccia. Decine gli altri assaggi altrettanto convincenti e per ogni vino altre storie diverse da apprendere, da rammentare.
Pierluigi Gorgoni