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I Grandi Cru della Costa Toscana e la vendemmia 2000: “la luce della costa”


Castello di CastiglioncelloIl 29 Aprile scorso al Castello di Castiglioncello di Bolgheri, proprietà del Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta, si è tenuto l’ormai consueto appuntamento con l’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana presieduto, dalla brava ed intraprendente Ginevra Venerosi Pesciolini, produttrice di vini nella sua Tenuta di Ghizzano. Una vendemmia ritenuta sempre più controversa nonostante sia stata celebrata, a suo tempo, soprattutto dalla critica di settore d’Oltreoceano. Eccellenti condizioni climatiche in primavera con instaurazione di ottimo equilibrio vegeto-produttivo delle piante; invaiatura anticipata di circa 10 giorni (fine Luglio – inizi Agosto); estate inizialmente regolare, poi torrida da metà agosto fino alla prima decade di settembre; maturazioni anticipate che hanno portato ad anticipi di vendemmia anche di dieci giorni rispetto alla normalità. Ed è stato proprio il caldo torrido a destare le maggiori perplessità fin dai primi assaggi in anteprima. Prima di passare, però, ad un’analisi più dettagliata dei vini vorrei dilungarmi in qualche considerazione di carattere più generale. Al di là di avere, a distanza di tempo, la possibilità di assaggiare i vini (molti dei quali importanti e celebrati) di un’annata così particolare, quest’appuntamento continua a stimolarmi di più per altri motivi, come la discussione che solitamente segue alla degustazione. La possibilità, infatti, di confrontarsi ad alta voce con colleghi degustatori di altre testate specializzate, guide ed organizzazioni di settore nonché provenienti da diverse nazioni (grazie alla presenza di giornalisti di ogni parte del mondo) è un’opportunità più unica che rara. Assistendo, poi, ai commenti con i produttori presenti, ci si può rendere facilmente conto che, fatta eccezione per poche etichette, quasi sempre i pareri possono e risultano essere molto discordanti fino ad arrivare a prendere posizioni anche diametralmente opposte. Si può in questo modo immediatamente comprendere la diversità di giudizio che sempre più spesso è dato riscontrare in articoli di riviste e, ancor di più, nelle guide specializzate. Oltre alla variabile soggettiva (umanamente impossibile da “correggere”) c’è poi quella più oggettiva rappresentata spesso dalla disomogeneità di bottiglie servite.

     

Le mura del castelloAddirittura sul mio tavolo io e l’amico Gianpaolo di Gangi di Porthos abbiamo potuto riscontrare di avere nel bicchiere in corrispondenza dello stesso riferimento due vini molto diversi tra loro: il mio molto più stanco ed evoluto, il suo molto più vivo. Le rassicurazioni dei pur bravi sommelier addetti al servizio in sala in quel caso, che hanno affermato di aver utilizzato la stessa identica bottiglia, non mi hanno convinto, perché ricordarsi a memoria di come siano stati serviti tutti e 23 i vini non mi sembra affatto una cosa semplicissima. Resta il fatto che quei due bicchieri poco o nulla si assomigliavano tra loro. Un produttore amico mi ha, inoltre, fatto notare che il suo vino giudicato positivamente dai più (e per questo ne riporto la confidenza che altrimenti sarebbe potuta sembrare e suonare come una giustificazione) a lui non era piaciuto un gran chè nonostante avesse assaggiato quello stesso vino, rimanendone pienamente convinto e soddisfatto, solo pochi giorni prima di inviarlo alla degustazione. Infine ci può pure stare, per la pura legge della probabilità, che su tanti campioni degustati su uno o due si perda la giusta concentrazione ed il giudizio risulti “falsato”. Insomma tutta una serie di circostanze e considerazioni che ci devono aiutare a comprendere le difficoltà che si incontrano nel valutare i vini a maggior ragione quando si tratta di rossi belli massicci, il tempo stringe e le bottiglie sono tante. Possiamo, adesso, finalmente dedicarci alle note più tecniche. In generale possiamo dire che l’annata non sarà stata la migliore di sempre ma che i produttori sono riusciti a gestire bene il torrido caldo estivo sia in termine di maturazione delle uve, scongiurando (a parte rarissimi casi) i pericoli di surmaturazione che ci si aspettava, sia in fase di vinificazione ottenendo un buon equilibrio tra acidità, alcol e tannini. Per quanto riguarda proprio questi ultimi ritengo, ed è solo il mio personalissimo parere, che più di qualche campione mostrasse una durezza esagerata ed una scompostezza che mi hanno lasciato pensare ad un problema di “immaturità” fenolica non risolvibile attraverso un ulteriore affinamento in bottiglia. Ho cercato, comunque, di mediare i miei punteggi riportando, quando l’ho ritenuto opportuno, anche le impressioni degli altri colleghi partecipanti in modo da poter avere, alla fine, un quadro più ampio e completo. Cominciamo dai vini che hanno messo d’accordo tutti o quasi. Tenuta di Valgiano, Sassicaia, Petra, N’Antia di Badia di Morrona e Saffredi di Moris Farm: oltre ad essere degli ottimi vini, secondo me, hanno beneficiato della forte presenza nell’uvaggio, ad eccezione di Valgiano che non ne prevede affatto, di cabernet sauvignon.

     

la sala di degustazioneDuplice, sempre a mio modesto avviso, la possibile spiegazione: da un lato un’annata dalle condizioni climatiche come la 2000 si presta ad un vitigno dalle caratteristiche come quelle del cabernet sauvignon dall’altro i vitigni minoritari in queste degustazioni vengono penalizzati essendo inseriti in una serie con altre varietà di cui soffrono “l’esuberanza e la prepotenza”. Ogni qual volta, infatti, ci si imbatteva in un sangiovese come il Cavaliere di Michele Satta, il Grotte Rosse di Salustri oppure nel caso del San Lorenzo di Sassotondo emergevano i contradditori e le contraddizioni più evidenti. Io posso solo dirvi di aver assegnato rispettivamente due 88/100 ed un 85/100. Come ha fatto notare qualcuno in sala, essendo la degustazione alla cieca e non conoscendo le etichette che si stanno assaggiando, bisognerebbe giudicare i vini anche in virtù dei vitigni che potrebbero rappresentare ed essere espressione dedicando a ciascun campione la giusta attenzione. Sono perfettamente d’accordo. Tornando ai vini, tutti noi siamo stati chiamati per ogni vino ad individuare tre fasce di gradimento. I rossi fino ad ora ricordati sono stati da me inseriti tutti nella prima fascia tranne il Sassicaia che ho collocato nella seconda-bassa perché non convinto da alcune sensazioni vegetali un po’ crude e da tannini un po’ acerbi. Nella seconda fascia ho inserito: La Regola, il Grattamacco di Collemassari, il Dulcamara di Giusti & Zanza, ilNambrot della Tenuta di Ghizzano ed il Rosso delle Miniere di Sorbaiano (sul quale rimangono ombre ascrivibili alle bottiglie molto diverse servite in sala). Ho, invece, dovuto sospendere il giudizio sul Nero della Spinosa di Colleverde, un syrah in purezza, che non mi era dispiaciuto e che è stato invece unanimemente stroncato per la dose più che generosa di rovere, invadente ed eccessiva. Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo anno per il riassaggio di un’annata che si prospetta davvero eccezionale, la grande 2001.

Fabio Cimmino

Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comincia a girovagare, senza sosta, per le cantine della sua Campania Felix. Diplomato sommelier ha iniziato una interminabile serie di degustazioni che lo hanno portato dapprima ad approfondire il panorama enologico nazionale quindi quello straniero. Ha partecipato alle più significative manifestazioni nazionali di settore iniziando, contemporaneamente, le sue prime collaborazioni su varie testate web. Ha esordito con alcuni reportage pubblicati da Winereport (Franco Ziliani). Ha curato la rubrica Visioni da Sud su Acquabuona.it e, ancora oggi, pubblica su LaVinium. Ha collaborato, per un periodo, al wineblog di Luciano Pignataro, con il quale ha preso parte per 2 anni alle degustazioni per la Guida ai Vini Buoni d'Italia del Touring. Nel frattempo è diventato giornalista pubblicista.

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