Gamberoni alle verdure, curry, riso e Friuli Isonzo (Tocai) Friulano Blason
I gamberoni sono un prodotto molto popolare, costituiscono una delle categorie di crostacei più varie e se ne possono trovare sul mercato dozzine di specie, la cui provenienza in ogni caso deve essere indicata sul cartellino. Chi li conosce bene li acquisti pure freschi, ma solo quando si può essere certi della provenienza di mediterranea; si chiamano gamberoni imperiali e sono di colore grigio-rosa, ma costano un occhio della testa e il sapore non è poi così superiore come qualità rispetto a quelli atlantici e in particolare argentini, belli rossi, che in alternativa sono più sicuri anche se arrivano sul nostro mercato da profonde acque lontano e quindi surgelati. Solo un pescatore riuscirebbe a capire la leggerissima differenza dopo la cottura, se quelli surgelati vengono scongelati a puntino, cioè in un secchio di acqua e sale marino, come immergendoli in acqua di mare pulita.
Ingredienti per 4 persone:
- 600 g di gamberoni argentini (surgelati)
- 8 patate novelle
- 4 zucchine
- 1 porro
- 1 cucchiaio di curry
- olio extravergine d’oliva quanto basta
- sale fino quanto basta
- 1 tazzina di vino bianco
Lavate e sgusciare i gamberoni, toglietene delicatamente il filo nero con la punta di uno stuzzicadente e metteteli in un piatto con carta assorbente per farli asciugare.
Pelate le patate novelle e tagliatele a rondelle fini di circa 3/5 mm. Le zucchine vanno lavate ma non sbucciate, si devono eliminarne le teste e le code e poi vanno tagliatele a rondelle fini delle stesse dimensioni. Anche il porro va lavato, posato sul tagliere di legno e (usando un coltello molto affilato) tagliato finemente a rondelle fii delle stesse dimensioni la parte bianca del porro. Tagliare la verdura allo stesso spessore abbastanza fine farà sì che il tempo di cottura sia simile e adatto per tutte quante.
Prendete una pentola capiente da poter cucinare 3 bicchieri di riso bianco Carnaroli, salando l’acqua in modo appropriato e cominciate la cottura del riso. Per la cottura, da quando l’acqua comincerà a bollire ci vorranno all’incirca 15/18 minuti, praticamente tutto il tempo necessario per poter cucinare anche le verdure con i gamberoni sul fornello vicino e fermare le cotture tutte insieme.
Prendete una padella antiaderente larga con un bordo alto di circa 10 cm, copritene il fondo con un ottimo olio extravergine di oliva e mettetene pure un cucchiaio in più, che un sugo abbondante servirà per gustare meglio il piatto. Accendete la fiamma e fate cucinare a fuoco moderato le zucchine con patate e porri, regolando il sale e per i primi 5 minuti con il coperchio.
Tolto il coperchio, alzate leggermente il fuoco e aggiungete delicatamente i gamberoni, mescolando in modo che gamberoni e verdura s’insaporiscano e cucinino assieme. Dopo qualche minuto aggiungete un cucchiaio colmo di curry e amalgamate bene il tutto in modo che la polvere si distribuisca tra tutti gli ingredienti. Versate quindi una tazzina di vino bianco per ultimare la cottura a fuoco vivace, ma poco, perché la cottura è veloce e deve sfumare tutta l’eccedenza altrimenti il sugo rimane annacquato. Se necessario, regolate ancora il sale.
Scolate il riso e servitene qualche cucchiaio ancora ben caldo nei piatti, ma da una parte. Nell’altra distribuite i gamberoni cosparsi del loro sugo di cottura che sarà un ottimo legante e in mezzo qualche cucchiaiata delle verdure cotte!
Claudia Vincastri
Il vino Friuli Isonzo (Tocai) Friulano 2017 dell’azienda agricola di Giovanni Blason
Posso confessare di essere stato innamorato del (Tocai) Friulano dell’Isonzo, dei Colli orientali, del Collio goriziano per 40 anni, quando era il tajùt più popolare, un vero e proprio rito nelle osterie di quella regione, ovvero l’aperitivo friulano per eccellenza, sinonimo fino a pochi anni fa di Tocai e ora purtroppo soltanto Friulano, a causa dell’ignavia dei nostri politicanti di fronte alle aggressioni commerciali di quelli francesi che sono andati a comandare in Europa e perfino in Ungheria. Viene servito, anzi no… scaraventato (”scaravente un taj!”) nel piccolo bicchiere di vino da 1/8 di bottiglia, circa 1 decilitro. L’origine del nome è incerta, anche se viene sicuramente da un “taglio”, parola che potrebbe riferirsi al segno che certi bicchieri avevano per indicare la misura da versare. Conoscendo i Friulani, non oso neanche credere all’altra diceria che qualcuno fa girare e cioè che quel vino veniva tagliato con l’acqua per diminuirne il tenore alcolico (se non si sta attenti in certe annate può arrivare anche al 14,5%) e favorirne una maggior bevuta in allegra compagnia oppure per disinfettare l’acqua che in antichità era troppo inquinata perché proveniva in genere dalle lagune.
In ogni caso, sui banconi delle ”farmacie dei sani” il tajùt è spesso accompagnato da tartine o grissini con persut crûd tagliato sottilmente e da qualche toc di formadi (spesso stravecchio), ma sono frequenti anche le polpettine di carne o le fette di tradizionale polenta abbrustolita e di cotechino. Per me era anche l’unico vino bianco sulla cui piacevolezza si poteva mettere la mano sul fuoco in ogni trattoria delle lagune del nord Adriatico, ma di soavi e leggeri non riuscivo a trovarne più, se non qualcosa intorno ad Aquileia, vini però di pianura e qualcuno anche scipito. Mai perdere la speranza. Dio vede e provvede.
E così ecco che Claudia un giorno mi ha suggerito questo Friuli Isonzo (Tocai) Friulano 2017 dell’azienda agricola di Giovanni Blason di Gradisca d’Isonzo, una cittadina molto bella con un mercatino di cose antiche una volta al mese e un bel bar in piazza per fare quattro chiacchiere con le persone che s’incontrano d’abitudine prima di pranzo o di cena, come se il tempo qui non fosse mai passato e la gente sia ancora tanto buona da ricordarci il cuore dei nostri nonni e bisnonni.
Gradisca d’Isonzo era una città fortificata, proprio come una piccola Palmanova, tanto che ancora oggi si vedono i resti delle mura e delle fortificazioni. La tenuta dei Blason si estende oggi su 45 ettari. Quello principale si trova sulla strada che scende verso Palmanova, in una delle ultime abitazioni prima della campagna, la bella Casa in Bruma del XVIII secolo che era la N° 23 di questo borgo nella bruma che circondava la fortezza, censita nel 1784 come casa colonica appartenente alla Cesarea Cassa di Religione fra i beni dell’ordine religioso delle Poverelle di Farra.
La storia di quest’azienda agricola è iniziata nel 1970, quando Augusto e Maria Blason, agricoltori in Villesse hanno comprato questa casa e con l’aiuto delle quattro figlie maggiori ne hanno ampliato la tenuta e ristrutturato la cantina. Il figlio Giovanni era andato nel frattempo a studiare e a diplomarsi in enologia presso l’Istituto tecnico Agrario Statale ”Paolino d’Aquileia” a Cividale del Friuli. Terminati gli studi, Giovanni è tornato per ingaggiarsi in pieno nell’attività di famiglia e dal 1993 imprimerle una svolta definitiva con il rinnovamento radicale della produzione, concentrandola sempre più sul vino sotto la sua direzione. Gli ettari vitati oggi sono 18, suddivisi nelle vigne Bruma, La Comugna, Corona, Freifeld e Maria in 5 parcelle a uve bianche e 3 a uve rosse.
Le uve del Friuli Isonzo (Tocai) Friulano 2017 sono coltivate a guyot in tre ettari di terre rossastre di origine alluvionale formate da suoli calcarei con ciottoli e ricche di ossidi di ferro. Densità da 3.800 a 4.400 ceppi per ettaro, vendemmia meccanica e manuale a inizio settembre. Dopo la pigiatura soffice e la macerazione è fermentato per un periodo di 10-12 giorni in vasche d’acciaio inossidabile alla temperatura controllata di 18 °C e nelle stesse condizioni ha proseguito anche l’affinamento con adeguati rimescolamenti delle fecce nobili prima di essere imbottigliato. È un vino che attrae per morbidezza e finezza, di colore paglierino luminoso, con un bouquet armonioso e fresco di frutta bianca, fiori di campo e camomilla. In bocca i suoi aromi si arricchiscono di pompelmo e di mandorla dolce, mostra franchezza e una gustosa acidità che danno una bella sensazione di calore. Il finale è piacevolmente ammandorlato. Tenore alcolico del 12,5%.
Accompagna a meraviglia tartine, tramezzini, focaccine e panini appena sfornati con prosciutto crudo, come le sfiziosità del finger food. In tavola è indicato con prosciutto cotto o pollo in gelatina, risotti e frittate con le verdure, galantine di pollo, crostacei sgusciati in salsa, formaggi vaccini di media stagionatura. Va servito ben fresco, ma non troppo freddo, sui 10-12 °C, anche in estate.
Mario Crosta
Azienda Agricola Blason
Via Roma, 32, 34072 Gradisca d’Isonzo (GO)
tel. 0481.92414, fax 0481.969013
coordinate GPS: lat. 45.893966 N, long. 13.489602 E
sito www.blasonwines.com
e-mail info@blasonwines.com