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“Discovery Grillo”, incontro per la valorizzazione del germoplasma viticolo e l’esperienza di SOStain in Sicilia

Uva Grillo
Uva Grillo

Vitigno autoctono, ambasciatore di eccezione di un’intera isola, ogni anno che passa il Grillo si distingue tra i vitigni che hanno conosciuto maggiore crescita, in virtù di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche, per profumi, struttura e vivacità.
Così il Consorzio della Doc Sicilia apre l’incontro intitolato “Discovery Grillo”, tenutosi a Marsala a fine giugno 2022, che vuole mettere in luce le peculiarità di questa varietà presente in diversi areali del continente Sicilia e soprattutto portare avanti il progetto “Valorizzazione del germoplasma viticolo” – promosso e sostenuto dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia in partnership con il Dipartimento regionale dell’Agricoltura della Regione Siciliana, l’Università degli Studi di Palermo e il Centro regionale per la conservazione della biodiversità viticola ed agraria “F. Paulsen” – che ha come obiettivi quelli di custodire il “Vigneto Sicilia”; produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale, dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani.

Antonio Rallo
Antonio Rallo

Come sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio Vini DOC Sicilia: «Da sempre la missione del Consorzio è rafforzare l’identità dei vini siciliani, migliorandone la qualità, l’immagine e il posizionamento sul mercato. Il progetto a sostegno del “Vigneto Sicilia” diventa quindi per noi centrale per lo sviluppo dell’enologia siciliana e siamo orgogliosi di poterlo sostenere a fianco delle altre istituzioni coinvolte, che ringrazio per la collaborazione e supporto. Ogni giorno lavoriamo per comunicare al meglio il sistema ‘Sicilia Doc’ come produttore di eccellenza dei vini contemporanei, a fianco dei no-stri produttori e delle nostre aziende così che possano essere sempre più competitive sui mercati di riferimento».
Infatti, il vigneto siciliano – con i suoi quasi 98 mila ettari – è il più grande d’Italia; basti pensare che in Europa ha la stessa estensione del vigneto tedesco e nel mondo misura tre volte il vigneto della Nuova Zelanda, superando addirittura quello sudafricano. Del resto da sempre, la Sicilia rappresenta il crocevia tra Europa, Africa e Medio Oriente: ogni bottiglia offre un’esperienza globale, figlia anche di una eterogeneità territoriale, in grado di evocare un ricco mosaico di cultura, natura e sapori.

Sicilia Doc Grillo

Proprio come nel romanzo di Pirandello “Uno, nessuno e centomila”, il vitigno Grillo ha una, nessuna e centomila cose da scoprire. Uno perché il concetto di fondo è la sua genesi genetica; Nessuna, perché quello che stiamo cercando in realtà già lo sappiamo se guardiamo dove effettivamente si ha una sua maggiore presenza ed espressività; Centomila, come le sfumature e i percorsi che intraprende in base al luogo e al modo in cui viene gestito.
Si tratta di una varietà che non ha origini poi così antiche, principalmente diffusa nel territorio di Trapani dove costituisce il vitigno base per produrre i migliori vini DOC marsala. il Grillo è senz’altro una delle uve più rappresentative dell’isola, tra le oltre 70 varietà autoctone coltivate ed entra a far parte di altre numerose DOC della Sicilia centro-occidentale; in questi ultimi anni, grazie alle sue caratteristiche qualitative, si sta diffondendo anche in altre aree della Regione per la produzione di vini bianchi, come nella provincia di Agrigento e più limitatamente nelle provincie di Palermo, Caltanissetta e Siracusa.

Sarco, il vetro come risorsa
Sarco, il vetro come risorsa

Come ha illustrato la Dr.ssa Lorenza Scianna, durante la Masterclass dedicata alle “diverse sfumature del Grillo 2021 per territorio”, svoltasi per l’occasione presso Baglio Oneto: «Studi molecolari hanno dimostrato che il Grillo nasce dall’incrocio tra Catarratto bianco e Zibibbo o Moscato di Alessandria nel 1872 (Di Vecchi Staraz et al.,2007, De Lorenzis et al., in litteris) per opera dall’ampelografo di Favara il Barone Antonio Mendola. La sua prima citazione sembra infatti risalire al 1873 (A. Alagna-Spanò) e lo ritroviamo successivamente in una relazione tenuta da Abele Damiani nel 1885 sulla viticoltura dell’area di Trapani. Il Damiani però dichiara che l’elenco delle varietà che riporta gli è stato fornito dal Barone Antonio Mendola. È comunque certo che dalla fine del XIX secolo, con i reimpianti post fillosserici il vitigno assume una sempre più significativa presenza e importanza nella viticoltura siciliana, in particolare nella provincia di Trapani. Il Paulsen (1909) ne studia il comportamento innestato su diversi portinnesti e lo considera una varietà di pregio e importante per il territorio di Marsala e riferisce che è coltivato in provincia di Trapani e di Messina. Il Grillo è inoltre un’uva con una particolare “intelligenza adattativa” ed essendo la Sicilia un mosaico molto eterogeneo per orografia, clima, suoli, escursioni termiche, temperature e piovosità, questa varietà – a seconda di dove si trova – si adatta all’ambiente e si esprime in maniera diversa, pur mantenendo sempre un’identità precisa».

Sarco, impianto di riciclo del vetro
Sarco, impianto di riciclo del vetro

Il Grillo presenta una discreta variabilità intra-varietale, fattore che ha permesso l’individuazione di due biotipi: il Biotipo B connotato da solo un seme e spargolo (sembra che il suo nome derivi dal latino Arillum: senza seme – dove rillum è appunto il seme) e il Biotipo A, al contrario più compatto e con più semi.
Riguardo la vendemmia 2021 si è riscontrata una crescita produttiva del +26%, con 21.126.895 milioni di bottiglie di Grillo Sicilia DOC prodotte rispetto alle 16.707.274 del 2020.
Come ha commentato Antonio Rallo:«I risultati complessivi del Grillo nel 2021 sono più che soddisfacenti. Il Grillo si distingue sicuramente tra i vitigni che hanno conosciuto maggiore crescita negli ultimi anni, in virtù di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche: per profumi, struttura e vivacità. Sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali possiamo definirlo un vero e proprio caso di successo».
Successo che sicuramente è legato anche al più ampio messaggio che il Consorzio vuole veicolare attraverso le parole chiave di vino fresco, moderno e sostenibile.
Del resto, la Sicilia è la prima regione in Italia per l’area agricola dedicata alla produzione biologica, dunque assoggettata al disciplinare bio o a quello di produzione integrata (SQNPI), senza concimi chimici e diserbanti e con oltre 42mila ettari.

Fondazione SOStain
Fondazione SOStain

Continuando la ricerca e concentrandosi sul lavoro nei vigneti con un’enfasi sulla sostenibilità e sulle condizioni climatiche naturali dell’isola, sono necessari meno trattamenti per preservare le piante dalle malattie, da qui il marchio SOStain. il programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia.
Sono già 31 le cantine associate alla Fondazione SOStain Sicilia (che coprono oltre 28.000 ettari di superficie vitata) e condividono la volontà di sperimentare buone pratiche finalizzate al rispetto dell’ecosistema, nella valorizzazione della biodiversità e nella creazione di un modello produttivo virtuoso. La Fondazione si basa su un disciplinare di dieci requisiti minimi da seguire (dal divieto di diserbo chimico alla salvaguardia della biodiversità, dall’utilizzo di materie prime locali alla trasparenza della comunicazione, fino all’uso di tecnologie energeticamente efficienti), così da ottenere la certificazione e il marchio SOStain.
Come ha affermato Alberto Tasca, presidente della Fondazione SOStain: «Sembrerebbe che la Sicilia stia reagendo bene ai cambiamenti climatici, grazie anche alla sua naturale vocazione alla sostenibilità, tuttavia è ormai eticamente imprescindibile spostarsi verso un modello economico sostenibile, in cui si misura l’impatto delle proprie azioni, si valuta il risultato a 360° gradi, con un approccio multidimensionale e si agisce di conseguenza, considerando il Bene Comune un patrimonio da custodire e da condividere».

O-I-Glass, azienda leader nella produzione di contenitori di vetro
O-I-Glass, azienda leader nella produzione di contenitori di vetro

Promuovere quindi uno sviluppo sostenibile e facilitare la condivisione di buone pratiche per garantire il rispetto dell’ecosistema Sicilia, è uno degli obiettivi di O-I Glass, azienda leader nella produzione di contenitori in vetro presente in 20 paesi, che in sinergia con Sarco srl ha messo in atto il progetto “una bottiglia a Km zero” in Sicilia, che vede tutto il vetro raccolto in Sicilia riciclato e reimpiegato per la produzione.
Come ha infatti dichiarato Antonio Spanò, Amministratore Unico di Sarco srl: «Fornire vetro siciliano a KM 0 è un importante passo per sviluppare e portare avanti il concetto di filiera locale e territoriale che, grazie ad un partner solido e affidabile come O-I, stiamo portando avanti. Il vetro è uno dei pochi materiali di imballaggio prodotti in un “Circuito Chiuso” e può essere riciclato all’infinito. Siamo fieri dei risultati finora ottenuti con O-I e continueremo ad impegnarci per aumentare ulteriormente la percentuale di rottame per produrre nuove bottiglie. L’utilizzo del vetro riciclato permette, inoltre, un notevole risparmio in termini di energia e di conseguenza si riducono le emissioni di CO2, si preserva il territorio per il mancato sfruttamento delle cave di sabbia silicea, si valorizza l’impegno dei cittadini che attraverso la differenziata diventano anche protagonisti di questo bell’esempio di economia circolare e sostenibilità».

Fosca Tortorelli

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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