Qui non si parla solo di vino ma anche di altre passioni, prima fra tutte la musica, la grande musica, quella che lascia il segno perché ha realmente qualcosa da dire, a prescindere dal gusto di ciascuno di noi. Nel caso di Keith Jarrett, poi, si può discutere quanto si vuole, ma rimane il fatto che è un musicista di talento che è riuscito a superare i confini e gli incasellamenti che tanti critici hanno tentato di affibiargli. Certo, le sue escursioni nella classica, con incisioni di un certo pregio come i 24 preludi e fughe op. 87 di Shostakovich, Das Wohltemperierte Klavier Buch I al pianoforte e Buch II al clavicembalo, una delle più difficili e straordinarie opere di Bach, le Goldberg Variations dello stesso autore, le bellissime Suites for Keyboard di Haendel, le meno entusiasmanti esecuzioni di tre concerti per piano e orchestra di Mozart, ecc., rappresentano il lato più “istituzionale” di Jarrett, e per certi aspetti meno avvincente. Indubbiamente il suo lavoro più difficile e libero sta nell’improvvisazione totale dei suoi concerti in solitudine, inevitabilmente altalenanti e a tratti ripetitivi ma con alcune pagine davvero memorabili, grazie anche al suo tocco straordinario e alla sua conoscenza pressoché totale della musica. Concerti difficilissimi, per i quali è necessaria una concentrazione assoluta, e che gli sono costati non pochi disturbi di salute, tanto che oggi, superata quella grave malattia psicosomatica che non gli ha permesso di suonare per alcuni anni, preferisce effettuare raramente quelle esecuzioni in solo, con una formula del tutto diversa: brani più brevi (prima effettuava due lunghe improvvisazioni in due tempi) e spazio agli standard, che gli permettono ovviamente un maggior respiro.
Questa sera, chi si sarà ricordato di premunirsi in tempo del biglietto, avrà modo di apprezzarlo all’Auditorium di Roma, Sala Santa Cecilia, nella veste a lui più congeniale e ormai “standard”, il trio, accompagnato da due musicisti il cui carattere si fonde perfettamente con le esigenze dell’artista di Allentown, Jack De Johnette alla batteria e Gary Peacock al contrabbasso. Un trio collaudatissimo con il quale ha forgiato decine di dischi e la cui formula funziona grazie alla loro ricchezza espressiva e creatività, alla tecnica perfetta e, soprattutto ad una sintonia musicale e di intenti che ha rari eguali nella storia del jazz. Si, ho detto jazz, perché in questo caso si tratta proprio di questo, jazz allo stato puro, un viaggio in questo mondo immenso, passando dai classici alle correnti più avanguardistiche, ma sempre con un tocco e un’eleganza raffinata che difficilmente può annoiare. Il Jarrett di oggi è indubbiamente diverso da quello del lontano Köln Concert, unico disco di piano solo che sia riuscito a vendere milioni di copie in tutto il mondo, la sua consapevolezza ed esperienza gli consentono un maggiore equilibrio, una misura e un uso della tecnica totalmente asserviti all’esigenza espressiva, con momenti di altissimo lirismo. Ora, i disattenti, sanno cosa si perderanno…
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e una ventina di anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
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Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Laureata in giurisprudenza, giurista di formazione, è giornalista dal 1996, settore turismo enogastronomico, responsabile agroalimentare PMI - p (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Giornalista pubblicista, collabora dal 1979 con numerose testate. È direttore responsabile di InternetGourmet.it. Ha pubblicato vari libri dedic (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Aspirante agronomo, laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche e poi in Scienze agrarie, innamorato tanto della vite che del frumento (...)
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