Dario Gungui della Cantina Pub Agricolo, il vignaiolo amico del vigneto
Mamoiada è un paesino di poco più di 2.500 persone, situato nel mezzo della Barbagia, nel centro Sardegna, posto a 15 km da Nuoro e situato a 644 m. sul livello del mare. Qui l’economia è basata sulla pastorizia e soprattutto sulla viticoltura, vero fiore all’occhiello del paese con circa 300 ettari di territorio vitati e la cui principale varietà coltivata è il cannonau.
In questa realtà nascosta nasce Il progetto “vino pub agricolo”, che inizia con la passione per il vino di quattro giovani – Dario Gungui, che si occupa a 360° di tutte le fasi della produzione, e dei tre soci Marco Gungui, Delio Gungui (suoi fratelli) e Giuseppe Meloni – il cui obiettivo è produrre il cannonau di Mamoiada in purezza.
“Abbiamo ereditato questa passione dai nostri genitori, Annino Gungui e Giovanni Meloni, che tutt’ora ricoprono un ruolo fondamentale in azienda. Già da quando eravamo piccoli abbiamo respirato l’aria della vigna e saltuariamente, o dopo la scuola o nei giorni di vacanza, i nostri genitori ci insegnavano l’arte del saper coltivare la vite”.
Il vero salto di qualità è stato fatto con la vendemmia 2016, quando Dario e i suoi soci hanno deciso di mettere il loro vino in bottiglia, proprio per mettere a sistema l’obiettivo comune di produrre vini di qualità, tali da riflettere nel prodotto l’aria, il suolo, l’annata e la varietà in modo autentico, coadiuvati dalla mano esperta e sensibile di Emanuela Flore, la loro enologa.
Questa è la storia della Cantina Pub Agricolo, dove il rispetto per la natura è alla base della filosofia di vita e di produzione.
Così Dario racconta quello che per lui è fare e produrre vino e in particolar modo la sua visione sull’essenza di essere vignaiolo.
Tutti si definiscono vignaioli, ma cosa si cela realmente dietro l’utilizzo di questo termine?
Spesso si rischia di fare confusione con la terminologia che viene utilizzata per definire gli attori che fanno parte del meraviglioso film chiamato “vino”; nel mondo enologico la parola “vignaiolo” è diventata di uso comune e tutti si vogliono definire cosi, In poche parole è diventata una moda (ahimè). Secondo il mio modesto parere, il vignaiolo è la persona che in primis si adopera per lavorare la terra, quello che non dorme la notte perché forse domani potrebbe arrivare un nubifragio, quello che quando ha l’uva in cantina festeggia con un bel bicchiere di vino e soprattutto, quello che con il suo prodotto riesce a raccontare al mondo la poesia del suo lavoro. Un lavoro che, nonostante sia spesso molto duro, è al contempo sempre molto bello, oserei dire magico.
Come si identifica il vignaiolo secondo te?
Il vignaiolo è il miglior amico del vigneto, purtroppo molti sono preda del “dio denaro”, maltrattano le viti con bombe chimiche e avvelenando il mondo; poi hanno la pretesa di essere considerati vignaioli, ma a mio avviso non lo sono. Credo fermamente che il rispetto per la natura è alla base della vita di ogni essere umano; questo lo dobbiamo ai nostri figli.
Pensi di rientrare a pieno titolo in questo ruolo?
Sento di poter rientrare a pieno titolo in questo ruolo. Ho lavorato le vigne da quando ero bambino e anche se per un breve periodo della mia vita mi sono allontanato da questo lavoro, sono rimasto sempre molto legato alla terra.
Da ben cinque anni la vigna mi sopporta a pieno regime e oltre al lavoro in campagna, mi occupo di tutte le fasi della lavorazione del vino, della sua commercializzazione, e dalla gestione della parte burocratica. in poche parole sono un “vignaiolo jolly”.
Quali sono i caratteri distintivi del vignaiolo e quale il senso di questo termine?
Il vignaiolo è colui che si sporca le mani di terra, chi vede crescere le sue piante giorno per giorno, chi con abilità nella potatura riesce a programmare la stagione successiva e chi riesce a tenere un’azienda in piedi partecipando a tutte le sue fasi produttive.
Artigiano e vignaiolo sono parenti stretti?
Certamente lo sono; coloro che fondono la loro anima con il proprio lavoro, dove mente e mani sono un connubio unico e indispensabile, personalmente li reputo dei veri e propri artisti.
Come ci si può orientare in modo corretto in una serie di definizioni e attributi che vengono utilizzati in modo – a volte – generico e superficiale?
Ci si deve orientare sempre dalla parte di colui che è parte integrante del proprio progetto enologico; non può esistere vino o uva senza il suo fondamentale apporto. Spesso si tende a meccanizzare troppo l’intero processo agricolo, la vite invece deve sentire il tuo respiro e tu devi sentire il suo, ti devi fondere con lei in un unico connubio uomo-pianta.
Esiste un rapporto fra vignaiolo e modo di lavorare in vigna e cantina? Ovvero il vignaiolo è automaticamente sinonimo di approccio più naturale?
Credo fermamente che un vignaiolo debba vivere nel pieno rispetto della natura, che del resto è il bene più prezioso che abbiamo. Spesso a chi mi fa i complimenti per la bontà dei miei vini, rispondo che a Mamoiada siamo stati prima di tutto molto fortunati, la natura è stata molto clemente, abbiamo un microclima e un territorio con una vocazione unica per la produzione di vino. La maggior parte delle aziende qui lavorano in biologico, ma la fortuna te la devi anche cercare, diventa quindi di fondamentale importanza lo studio, il confronto continuo e l’umiltà per poter crescere e produrre vini di ottima qualità.
Fosca Tortorelli
Cantina Pub Agricolo
Via Tagliamento, 39-19, 08024 Mamoiada (NU)