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Roero Days, la Venaria Reale e sette vini che sfidano il tempo

Fotografie di Danila Atzeni

Venaria Reale
La Venaria Reale

I Roero Days sono soprattutto una festa, un momento di gioia e di incontri; attimi vissuti con serietà, impegno, tuttavia guidati da una sana spensieratezza che consente di brindare alle fatiche di tutto un anno lavorativo. Giunto alla quinta edizione conclusasi lunedì 23 maggio, anche se sono piuttosto sicuro che se non fosse stato per il maledetto Covid-19 mi troverei a scrivere della settima, l’evento è fortemente voluto dal Consorzio di Tutela del Roero. Lo stesso è stato fondato nel 2014, oggigiorno composto da 246 soci e guidato dal Presidente Francesco Monchiero.

Venaria Reale

La kermesse ha dato la possibilità ad oltre 70 produttori di svelare, attraverso 400 vini in degustazione, le potenzialità di un areale vitivinicolo che finalmente sta vivendo una stagione felice, un’epoca di riconoscimenti. Quest’ultimi sono da attribuire in gran parte al costante impegno dei produttori che, nel tempo, hanno saputo creare un vero e proprio stile identitario del Roero, lo stesso è fondamentalmente basato sulle peculiarità naturali di un territorio per certi aspetti unico. Le sabbie di origine marina, e tantissime altre caratteristiche pedoclimatiche, caratterizzano queste colline scoscese e a tratti impervie, ne ho parlato in maniera approfondita in questo articolo. Ci troviamo al cospetto di un areale vitivinicolo dove soprattutto arneis e nebbiolo, due vitigni straordinari a mio avviso, hanno la possibilità di tradurre in ottimi vini i frutti di una terra indubbiamente generosa.

Venaria Reale

La biodiversità, in questo territorio situato sulla sinistra del Fiume Tanaro, qui ancor più che in altre zone piemontesi regna incontrastata: percorrendo su e giù i sentieri di borghi pittoreschi quali Canale, Vezza d’Alba, Monteu Roero – solo per fare qualche esempio – mi ritrovo immerso in un paesaggio dominato ancora da boschi, frutteti, le famose nocciole del Piemonte, le pesche… Non dimentichiamo, inoltre, che il Roero nel tempo ha visto crescere esponenzialmente anche il patrimonio vitato, tanto da essere incluso nella lista dei Paesaggi Culturali Patrimonio Unesco, nel 2014, assieme a Langhe e Monferrato. Torniamo ai Roero Days 2022, ben due giornate intense che hanno visto la presenza di oltre 3000 appassionati di vino che si sono dati appuntamento alla Reggia di Venaria Reale, alle porte del capoluogo piemontese, una dimora storica che non ha certo bisogno di presentazioni.

Venaria Reale

Personalmente ritengo quest’ultima una tra le cornici storiche più affascinanti dell’intera regione, l’austero Piemonte e la cosiddetta città dell’amore, Torino, la prima capitale d’Italia. Un luogo senza tempo dove la bellezza e la grandiosità sono lì, alla portata di tutti, basta avere la curiosità e soprattutto la voglia di lasciarsi tutto alle spalle – smartphone compreso – allo scopo di ammirare le bellezze architettoniche e respirare un’aria che riporta indietro di secoli e secoli. La suddetta reggia, in dialetto piemontese “ël Castel ëd la Venerìa”, è una storica residenza sabauda facente parte, dal 1997, del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità.

Venaria Reale

Progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte, fu commissionata dal duca Carlo Emanuele II come base di partenza per le battute di caccia all’interno della splendida brughiera collinare torinese. Fu realizzata in un periodo che va dal 1658 al 1679. Tra i diversi riconoscimenti è da annotare che nel 2018, la Reggia di Venaria, è risultata il settimo sito museale statale più visitato; nel 2019, il giardino della stessa, è stato eletto quale parco più bello d’Italia. Quale miglior cornice, dunque, per ospitare giornalisti, bloggers, fotografi, scrittori, winelovers e grandi appassionati di vino. – È stata un’edizione bellissima, piena di soddisfazioni per tutti i produttori presenti personalmente per fare conoscere il Roero, una delle poche denominazioni in Italia ad avere due grandi espressioni, completamente diverse, il Roero Bianco e il Roero Rosso Docg” – afferma il presidente del Consorzio Tutela Roero Francesco Monchiero. – Un successo da attribuire senz’altro alla location, una meraviglia della nostra Regione che non ha nulla da invidiare alle grandi residenze reali europee, ma soprattutto alla qualità dei nostri vini e allo stato di salute della nostra Docg, che rispetto allo scorso anno ha visto una crescita del +30% quanto a bottiglie certificate – conclude Monchiero.

Venaria Reale

Ciò che ho potuto constatare personalmente, avendo presenziato anche nella giornata dedicata al pubblico, è stata la gioia delle persone nel ritrovarsi, nello scambiare chiacchiere, pareri, sorrisi, gesti; tutta una serie di elementi importantissimi del nostro quotidiano che in parte avevamo messo in stand by. Inoltre, incontrare dal vivo i produttori e ascoltare i loro aneddoti, le curiosità che rendono magnifico – e allo stesso tempo difficile – uno tra i mestieri più belli del mondo, è materia assai appassionante, da sempre. Nonostante tutto ciò i protagonisti non sono stati solo i banchi d’assaggio, ma anche i seminari e i momenti di approfondimento culturale.
Ben 300 persone hanno preso parte ai laboratori di degustazione guidati da firme piuttosto note del Bel Paese: Dario Cappelloni, Gianni Fabrizio, Fabio Gallo, Giancarlo Gariglio, Vittorio Manganelli e Paolo Zaccaria; impegnati a condurre verticali speciali di Roero e Roero Arneis. La mostra fotografica “Roero”, a cura di Carlo Avataneo, ha immortalato diversi scenari che restituiscono fedelmente la poesia del territorio. Ha riscosso notevole interesse, dunque il tutto esaurito, anche la presentazione del libro “Roero, la civiltà dell’Arneis e del Nebbiolo” di Luciano Bertello e Baldassarre Molino, incontro cui hanno preso parte anche i giornalisti Mario Calabresi e Carlo Grande.

Fabrizio Battaglino
Fabrizio Battaglino

Diversi i riconoscimenti conferiti dal titolo “Pioniere dell’Arneis”, i premi sono stati assegnati agli accademici Anna Schneider, Vincenzo Gerbi e Franco Mannini per il loro impegno e per la ricerca dei cloni più idonei per questa tipologia. Un contributo importante, risultato di continui studi, al fine di garantire il concetto di biodiversità in tutto il territorio e soprattutto nei confronti dei vitigni protagonisti del Roero, gli stessi che si stanno affermando attraverso una crescita costante. Il pranzo servito all’interno nel Rondò Alfieriano, appositamente allestito per l’occasione, ad un tratto ha preso le sembianze del set di Barry Lyndon, celebre capolavoro di Stanley Kubrick, con 250 operatori del settore che hanno apprezzato la cucina dei giovani chef Andrea Ferrucci (Ristorante Marcelin), Andrea Sperone (Ristorante Belvedere Roero), Davide Sproviero e Fabio Poppa (Ristorante Le Scuderie del Castello) e Stefano Paganini (Ristorante Alla Corte degli Alfieri).

Venaria Reale

I piatti creati per l’occasione sono stati un omaggio ai grandi classici della gastronomia piemontese – gli asparagi, le Nocciole Piemonte IGP, il coniglio, la Robiola DOP di Roccaverano, la carne di Fassona – proposti in chiave contemporanea. Avendo vissuto i primi anni della nascita del Consorzio e di conseguenza dei Roero Days, non posso che essere contento di tutto questo successo; inoltre, con un sorriso velato fra le labbra, ricordo gli anni in cui il territorio, pur essendo affermato, inseguiva chimere piuttosto effimere, come tanti altri del resto in tutta Italia.
Erano gli anni dell’utilizzo esasperato del legno piccolo, del voler assomigliare a tutti i costi a zone vitivinicole che si impongono sui mercati mondiali, sacrificando in parte ciò che madre natura è in grado di donare; insomma anni che sembrano lontanissimi perché oggigiorno il Roero ha trovato un’identità straordinaria a mio avviso. Vini bianchi a base arneis dal profilo affilato, austero e capaci di invecchiare molto bene, nebbioli che al naso rivelano tratti ammalianti, ariosi con tannini levigati eppur presenti; vini dotati di grande bevibilità e succo in grado di sfidare il tempo.
Attraverso l’utilizzo di poche e semplici parole ho già descritto le caratteristiche di gran parte degli assaggi effettuati tra i banchi dei produttori, relativi all’annata 2021 – Docg Roero Arneis – e 2018 di Roero; in quest’ultima denominazione il nebbiolo regna sovrano.

Andrea Li Calzi e Fabrizio Battaglino
Andrea Li Calzi e Fabrizio Battaglino

Non è finita qui, mi permetto di aggiungere che al di fuori del contesto Roero Days – negli ultimi anni – ho trovato interessanti molte etichette di favorita, vitigno autoctono piemontese imparentato col vermentino, e soprattutto barbera, cultivar che tra le colline del Roero sta migliorando anno dopo anno; sta trovando la propria dimensione, difendendo a pugni stretti quelle caratteristiche di “golosità” e freschezza che la rendono particolarmente pericolosa a tavola e in linea con l’essenza del territorio reorino. Veniamo dunque al laboratorio di degustazione a cui ho preso parte, uno dei tanti svolti durante la due giorni. Troverete di seguito le mie impressioni sui sette vini degustati: 4 arneis e 3 nebbiolo facenti parte delle rispettive Docg Roero Arneis e Roero.
Frequentando da diverso tempo i seminari su questo territorio devo riconoscere che ogni volta son ben lieto di raccontare storie sempre diverse; il merito va chiaramente al Consorzio di Tutela del Roero che intelligentemente – a rotazione – offre a tutti i produttori la possibilità di presentarsi, e dunque raccontarsi, al grande pubblico e alla stampa di settore.

Il Roero in degustazione
Il Roero in degustazione

Roero Arneis Loreto 2021 Bruno FrancoRoero Arneis Loreto 2021 Bruno Franco
Bruno Franco è un Azienda Agricola di Canale (CN), nel 2016 ha intrapreso un percorso ben preciso che punta all’ottenimento della certificazione biologica. Un Arneis che spicca per intensità di colore, paglierino vivace con riflessi beige, naso intenso di frutta a polpa gialla, mela renetta e banana disidratata, in chiusura soffi balsamici e legati al terreno. Palato dolce-acido, slanciato, è un vino succoso che mostra ancora tanta gioventù.

Roero Arneis Vigna Camestrì 2020 Patrunèt
Claudio e Stefanino sono i titolari di questa bella realtà vitivinicola sita in Vezza d’Alba (Cn), la loro filosofia in vigna è improntata sul rispetto del territorio circostante e la salvaguardia di tutta una serie di valori legati alla tradizione da cui è impossibile non restare affascinati, soprattutto per chi il Piemonte l’ha vissuto a 360°, ma non solo. Il 2020 Vigna Camestrì evidenzia un bel colore paglierino chiaro con riflessi piuttosto “nordici”. Naso di media intensità dove spicca la frutta secca, mandorla, fiori di glicine, calcare e un accenno di liquirizia. Corpo slanciato, freschezza mai in secondo piano, pecca un filo in sapidità/profondità su una struttura non da pesi massimi.

Roero Arneis 2018 Gianni Gagliardo
Vecchia conoscenza dei lettori di Lavinium, da poco ho raccontato le “gesta” di questa storica Azienda di La Morra, la stessa crede tantissimo nelle potenzialità del Roero e dell’arneis, vitigno imprevedibile a 360°. Facciamo un salto indietro, e trascorsi ormai 4 anni dalla vendemmia, il vino mostra un profilo complesso a partir dal colore, un paglierino intenso con riflessi oro antico. L’affinamento sur lie di 5 mesi prima dell’imbottigliamento si fa sentire, complessità da vendere – data in parte dal tempo trascorso e in parte dalla capacità dell’arneis di leggere il territorio – si apre a percezioni di pompelmo, resina, pietra focaia e un finale di miele di castagno. In bocca è succosissimo, rotondo, presto vivacizzato da una spalla acida importante che anticipa una sapidità da cavallo di razza. Un vino semplicemente eterno a mio avviso.

Roero Aneis Serrramiana 2016 Marsaglia
Marina Marsaglia, titolare a Castellinaldo (CN) della Cantina omonima assieme al marito Emilio; dal primo giorno in cui ha preso in mano le redini dell’Azienda di famiglia segue sostanzialmente solo la propria filosofia: rispetto dell’ambiente circostante, cura dei vigneti e volontà di tradurre fedelmente il territorio attraverso un calice di Roero. Mi ritrovo al cospetto di un Arneis che ha ben 6 anni sulle spalle, per tutti coloro che ancor oggi pensano al suddetto vino come al classico calice spensierato da consumare all’aperitivo, dal binario “x” sta per arrivare una sveglia pazzesca. Dei 4 vini in degustazione è il più slanciato, fresco, risoluto, godurioso; paglierino caldo ancor lontano da tonalità oro, sa di frutta tropicale candita, calcare-iodio, timo limone e miele ai mille fiori. In bocca è diretto, senza fronzoli, rotondo e slanciato: un succo di limone puntellato da ritorni dolci-acidi che rinfrescano la beva e appagano il palato.

Roero Riserva Colla 2016 Fabrizio Battaglino
Un’altra vecchia conoscenza dei lettori di Lavinium. L’anno scorso ho approfondito molto il lavoro di Fabrizio, abile vignaiolo di Vezza d’Alba (CN). Indubbiamente Colla, MGA (Menzione Geografica Aggiuntiva) facente parte del suddetto comune è uno dei cru più importanti dell’azienda e di questo versante roerino situato a metà strada tra Canale ed Alba. Il 2016, annata clamorosa a 360°, evidenzia una trama color granato piuttosto caldo, profondo, con unghia mattone. Il respiro è intenso, voluminoso: susina, mirtillo nero, toni maturi ben lontani dalla confettura, spezia da vendere e una lieve tostatura, ma anche chiodo di garofano e tanta sabbia bagnata/terriccio umido; evoluzione straordinaria. Il palato è morbido, sorretto da tanta freschezza e un allungo salino che mostra il potenziale del grande nebbiolo allevato tra le colline del Roero.

Roero Riserva Pulciano 2010 Poderi Moretti
Già presenti in Monteu Roero dal 1630, ciò che oggi è Poderi Moretti non è nient’altro che l’unione di due storiche famiglie del territorio: Occhetti e appunto Moretti. Oggi al timone troviamo Francesco, coadiuvato dai figli Riccardo e Alessandra. Il Pulciano 2010 offre un manto granato classico, tendente al mattone-arancio a bordo bicchiere. Naso intenso di amarena, ribes e mirtillo nero spremuti, guizzi floreali leggermente appassiti. Gli anni trascorsi dalla vendemmia hanno ingentilito un insieme ricco di sfumature piuttosto marcate; in chiusura terriccio bagnato, grafite e un richiamo alla salamoia d’olive. In bocca le sensazioni son più o meno le stesse del naso: sorso caratterizzato da morbidezza, tannino levigato, frutto maturo e sapidità pronunciata; pecca un filo in profondità e progressione.

Roero Bric Aût 2009 Generaj
Cantina situata nel comune di Montà (CN), il Roero Bric Aût 2009 di Generaj viene prodotto con uve nebbiolo 100%, allevate a 350 metri sul livello del mare su terreni ricchi di sabbia con basse percentuali di limo e argilla. Le colline da queste parti offrono un panorama mozzafiato, i declivi spesso risultano piuttosto impervi e sono circondati dal bosco. Dopo ben 13 anni dalla vendemmia questo nebbiolo si presenta caldo, cupo, un bel granato che sull’unghia mostra qualche riflesso color mattone. Naso estremamente complesso: goudron, prugna matura, spezie orientali, nocciola tostata e cuoio; cambia registro di continuo è un piacere rincorrerlo. L’arma vincente è il palato, il tannino è vispo tuttavia s’avverte la classica smussatura degli angoli ad opera del tempo che passa; sorso energico, vitale, caldo ma dotato di freschezza e progressione. E’ un vero piacere berlo in questo istante, ma chissà cos’altro riserverà in futuro.

Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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