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Monterotondo: un’oasi verde nel cuore del Chianti Classico

Saverio Basagni
Saverio Basagni

Quella di Saverio Basagni e Fabiana Giuliani è una famiglia che ti entra subito nel cuore, il fatto che i vini siano ottimi ed esprimano perfettamente il linguaggio del territorio di Gaiole in Chianti potrebbe apparire scontato, ma in realtà è tutto merito dell’amore che Saverio ci mette nel lavorare i quasi 4 ettari di vigna in biologico dal 2003 e di quella collina che affaccia su un paesaggio mozzafiato.
Nonno Vincenzo dette vita all’agriturismo nel lontano 1959, la casa colonica porta sulle spalle la bellezza di 960 anni, chissà le sue mura quante cose potrebbero raccontare. Anche il babbo, Enzo, ha continuato l’attività ma sempre come hobby, non ha mai pensato di viverci per poter seguire anche la vigna e gli ulivi quotidianamente. Ci è voluto l’arrivo di Saverio per cambiare la storia di Monterotondo, trasferendosi in modo definitivo nel 2000 con Fabiana e iniziando a reimpiantare la vigna, ormai non più adatta per fare vino di qualità, mantenendo le tradizionali uve locali, in maggioranza sangiovese, poi canaiolo, colorino, trebbiano, malvasia del Chianti e aromatica.
Anche la piccola cantina è stata completamente rinnovata, oggi dispone di vasche di acciaio con controllo della temperatura, di botti da 7,5 a 10 ettolitri, a cui sono state aggiunte nel 2013 tre da 30 hl termocontrollate che rappresentano un ulteriore passo avanti nella qualità dei vini, e dei macchinari per l’imbottigliamento e il confezionamento.
Insomma, tutto il processo produttivo si svolge qui, in località Monterotondo, frazione di Gaiole in Chianti (SI), in un ambiente davvero incontaminato, circondato da boschi e che porta come unica traccia “inquinante” la vicina strada provinciale 408 di Montevarchi che porta a Gaiole, certamente non frequentata come un’autostrada.

Vigneto

Sono andato a trovare Saverio e Fabiana lo scorso 30 giugno, con loro c’era il figlioletto Lorenzo, che ha già imparato ad apprezzare il trattore e i giri in vigna, speriamo davvero che l’amore dei genitori per questa terra lo “rapisca”. Mentre passeggiavo fra le vigne con Saverio, siamo finiti a parlare di temi che fanno riflettere, come l’assurda abitudine, tutta italiana, di dare scarsissimo spazio ai vini di territorio, o quantomeno la scelta va sui soliti noti, quelli che la stampa e le guide hanno sempre premiato e che ne rendono più facile la vendita. Eppure i vini di quest’azienda, che fra l’altro hanno un prezzo straordinariamente conveniente, hanno una tale qualità che dovrebbero essere motivo di orgoglio per i ristoranti e le trattorie di Gaiole; per trovarli bisogna andare da un’altra azienda, Badia a Coltibuono, che sta a pochi passi da Monterotondo, che nel proprio ristorante ci tiene ad avere anche i suoi vini. Sono cose che fanno riflettere e che mettono in evidenza quanto il concetto di “fare gruppo”, di promuovere un territorio in tutti i suoi aspetti, sia un’idea ancora molto lontana, i francesi ci hanno insegnato molte cose, ma questa, che forse è la più importante, non è passata.

Altro vigneto

Saverio mi mostra alcuni filari che quest’anno, a causa di una primavera davvero atipica, hanno patito la peronospora, questo fungo micidiale arrivato dall’America settentrionale che attacca tralci, foglie, fiori, grappoli, distruggendoli progressivamente. Per fortuna il danno è contenuto, Saverio lavora in biologico e non tratta quasi mai neanche con rame e zolfo, ma preferisce utilizzare la propoli, del resto chi fa trattamenti pesanti rende le piante del tutto dipendenti e incapaci di difendersi, esattamente come succede a noi quando ci imbottiamo di antibiotici e vaccini.
Qui la scelta bio non è certo per moda, ma frutto della convinzione profonda che la terra deve essere sana e dare vino sano, visto che poi ce lo beviamo quotidianamente. Un concetto semplice ma fondamentale, che rischia di essere offuscato dalla diffusione sempre più massiccia di un “mercato del bio” decisamente molto discutibile e poco verificabile, frutto dell’ennesima opportunità di business che nulla ha a che fare con quello che dovrebbe essere uno stile di vita di una collettività che vuole salvaguardare il futuro per coloro che verranno dopo di noi.
Saverio produce tre vini, il Chianti Classico Vaggiolata, la Riserva Seretina e il bianco Sassogrosso; i due rossi, per scelta aziendale, escono con un anno di ritardo rispetto a quanto previsto dal disciplinare, infatti al momento è in commercio il Vaggiolata 2013 e la Riserva 2011, a tutto vantaggio di un maggiore equilibrio, ottenuto con un più lungo periodo di maturazione in botte (la Riserva fa 36 mesi, addirittura superiore ai 30 mesi previsti per la tipologia “Gran Selezione”, che non viene prodotta) e almeno sei mesi di affinamento in bottiglia.
Altra scelta non facile, visto che il mercato se ne frega di queste cose, alla presentazione delle nuove annate chi c’è c’è, gli altri perdono il treno. Ma Saverio è uno tosto, sa che i suoi vini hanno tutto da guadagnare ad uscire nella condizione ottimale, ci vorrà più tempo perché ciò venga capito e apprezzato, ma alla fine avrà ragione lui, questo è certo.

Le botti tronco coniche

LA DEGUSTAZIONE

Malvasia di Toscana Sassogrosso 2015Malvasia di Toscana Sassogrosso 2015
Gradazione: 12,5%
Vitigni: malvasia di toscana 85%, 10% malvasia aromatica, 5% trebbiano

Non va assolutamente trascurato il fatto che i vigneti di Saverio Basagni si trovano ad un’altitudine media di 550 metri s.l.m., dove l’escursione termica è quasi sempre marcata, fatto che favorisce non poco l’esaltazione dei profumi, al quale possiamo aggiungere il controllo delle temperature in cantina durante la fase di fermentazione (attorno ai 15°C), anch’esso di notevole importanza.
Dei quattro ettari di proprietà, alla malvasia è dedicato un limitato numero di filari, laddove i risultati appaiono ideali per produrla secca, meno di mezzo ettaro. Rese basse e grande attenzione alla qualità dei grappoli, Saverio, se non in casi davvero drammatici, al posto degli abituali trattamenti a base di rame e zolfo ammessi anche in biologico, preferisce usare la propoli, che dà spesso ottimi risultati.
Questo 2015 è davvero riuscito, non è un vino bianco toscano qualsiasi, basta degustarlo con calma per rendersene conto, profuma di susina, pesca, uva spina, fiori di tiglio, agrumi appena maturi, mentre al palato rivela una vena acida e una sapidità che sorreggono un tessuto ricco di sapore, fresco e con promettenti possibilità evolutive. Più lo assaggi e più ti piace.
Si può apprezzare con maltagliati alle erbe, penne con pomodoro, pesto e sgombro, polpo in umido, frittura di moscardini e seppioline.
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Chianti Classico Vaggiolata 2012Chianti Classico Vaggiolata 2012
Gradazione: 13,5%
Vitigni: sangiovese 85%, canaiolo 10%, malvasia del Chianti 5%

Visto che non ne avevo ancora scritto, mi sembrava giusto raccontarvi del Vaggiolata 2012, uscito l’anno scorso e oggi in splendida forma. Nonostante l’annata sia stata calda e non proprio facile da gestire il risultato è davvero notevole; il colore è quello giusto, rubino con unghia appena granata, profuma di fiori e frutti di bosco, viola, ciliegia, lampone, ma porta con sé anche gli altri odori che si percepiscono quando si passeggia tra gli alberi nella fitta vegetazione.
Al palato è puro godimento, fresco, con un tannino perfetto, ben integrato in una polpa sapida e succosa, ha tutti i tratti del Chianti Classico di alta collina, sembra fatto apposta per la buona tavola, si sposa senza problemi con i piatti tipici della cucina toscana, non solo a base di carni rosse, si può provare anche con il pollo al sugo con i “rocchini”, una ricetta meno nota che ha più di una variante, quella che vi propongo prevede un pollo maturo, di solito del Valdarno, sfilettato e preparato a spezzatino con concentrato di pomodoro, una costa di sedano, cipolla rossa, carota, timo, basilico, pepe, aglio, con in cottura un buon bicchiere dello stesso vino; il piatto va accompagnato ai “rocchini”, ovvero delle palline di sedano impanate con farina, parmigiano, uova, salate e fritte, che potrete intingere nel sugo del pollo.
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Chianti Classico Vaggiolata 2013Chianti Classico Vaggiolata 2013
Gradazione: 13,5%
Vitigni: sangiovese 85%, canaiolo 10%, malvasia del Chianti 5%

Quando si lavora in vigna con l’obiettivo di ottenere sempre la migliore qualità, evitando interventi correttivi di cantina che tenderebbero inesorabilmente ad uniformare il vino prodotto, la differenza fra le annate appare evidente, e questo è molto bello perché ti permette di comprendere tante cose, prima di tutto che il vino è cosa viva e, al contrario degli altri alimenti, ha la capacità di migliorare nel tempo. Idealmente si dovrebbe valutare un vino tenendo conto dell’annata, perché essendo l’uomo a farlo, se da un’annata difficile ottiene un buon prodotto, vale quanto e forse più di quello ottenuto da un’annata baciata da un clima ideale.
Degustando fianco a fianco le due vendemmie 2012 e 2013 si coglie senza fatica il fatto che la più giovane lo è anche dal punto di vista espressivo, ma racchiude in sé una materia a mio avviso superiore che gli darà maggiore complessità e profondità, elementi che già si intravedono ora, basta lasciare il vino per qualche minuto nel calice perché affiorino profumi di erbe aromatiche che si mescolano ai frutti di bosco, si coglie il timo, l’alloro e poi i fiori, in un amplesso di grande fascino.
L’assaggio non delude, anzi, esalta questi aspetti, rivelando una stoffa notevole e un tessuto dalle mille sfaccettature, che daranno sempre maggiore vigore al sorso con il passare degli anni, se avrete la capacità di resistergli…
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Chianti Classico Seretina Riserva 2011Chianti Classico Seretina Riserva 2011
Gradazione: 14%
Vitigni: sangiovese 95%, malvasia del Chianti 5%

La Riserva Seretina nasce da una parte specifica del vigneto, che ha dimostrato negli anni di avere caratteristiche superiori, è un gruppo di filari situato in pendenza con piante che sfiorano i venti anni di vita e hanno radicato molto bene nel terreno.
Avevo già avuto il piacere di degustare il 2011 durante l’anteprima fiorentina di Chianti Classico Collection 2015 e ne ebbi un’ottima impressione, segnalavo solo che il vino aveva un tannino ancora teso, bisognoso di distendersi.
A distanza di un anno si conferma una Riserva eccellente, dal colore rubino con bordo granato, bouquet sontuoso, ampio, giocato su toni di tabacco, ciliegia, prugna, visciola, sottobosco, impreziosito da note terrose e di cacao.
Al palato ora è perfetto, il tannino si è assestato e non disturba, freschezza e tanto frutto che si fonde ad una speziatura fine e dolce. Magnifico il fatto che della Riserva non porti alcuna opulenza o pesantezza, resta un vino di grande bevibilità che a tavola potrà dare grandi soddisfazioni, qui potete osare anche le pappardelle al cinghiale e il fagiano in salmì alla toscana.
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Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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