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L’importanza del legame con la terra, il punto di forza di Elisa Semino de La Colombera

Elisa Semino

Siamo all’interno della denominazione dei Colli Tortonesi, a Vho, frazione di Tortona, porta del Piemonte. Tortona è circondata dalle prime colline che si alzano dalla Pianura Padana, il paesaggio è quello dolce dei filari, delle valli strette che si inerpicano fino al vicino appennino, dei boschi di acacie e castagni, dei campi di ceci e grano. Sulla costa della collina spicca la Cascina La Colombera, proprietà dell’azienda agricola di Elisa, Lorenzo e Piercarlo Semino; il “Monte Colombino” che altro non è che una collina, dà il nome a La Colombera, da sempre azienda agricola con 50 ettari totali, 20 dedicati ai vigneti, trenta scarsi a coltivazione di cereali e ceci e due ettari a frutteto.
La tipologia di suolo de La Colombera è caratterizzata dall’alternanza tra strati di arenaria e marne, sono suoli moderatamente profondi con tessiture franche argillose, presenza di calcare e con bassa capacità di ritenzione idrica che nei periodi estivi, possono risentire maggiormente della mancanza delle piogge. Questa terra geologicamente antica, costituita dai sassi bianchi del Tortoniano conferisce caratteristiche inimitabili alle uve che l’azienda coltiva da oltre 60 anni, dalla Barbera, alla Croatina, dal Cortese agli autoctoni Nibiö e Timorasso.
Il rispetto per l’agricoltura e il valore della terra risale alle origini della nascita della Colombera, quando i bisnonni di Elisa, nel 1938, presero in affitto la cascina sulle colline di Vho. La terra è stata sempre coltivata a grano, ceci, erba medica, fino a dopo la guerra, quando Renato sopravvissuto al conflitto bellico – con la nascita del figlio Piercarlo e l’acquisto del primo trattore – impianta i vigneti.
Elisa è la quarta generazione della Famiglia Semino, figlia di Piercarlo, per lei l’attenzione al territorio, l’etica nel vigneto, l’uso di alcune tecniche agricole e tecnologie avanzate tali da azzerare l’uso di prodotti di sintesi sono fondamentali. Un punto di vista il suo che – nello specifico del vino – esprime la sensibilità di chi ama la terra e si identifica con la figura del vignaiolo: ”Il vignaiolo tramanda una tradizione e il proprio personale patrimonio ambientale di cui si prende cura. Non è un eroe, ma svolge il suo lavoro con coerenza e sotto il cielo spera in un buon raccolto e di poter interpretare l’annata dando il meglio possibile”.

La vigna di Timorasso
La vigna di Timorasso

Tutti si definiscono vignaioli, ma cosa si cela realmente dietro l’utilizzo di questo termine?
Il vignaiolo per noi è chi vive la vigna e la cantina, legge il territorio e se ne fa portavoce… senza però stravolgere una realtà storica consolidata. 

Come si identifica il vignaiolo secondo te? Pensi di rientrare a pieno titolo in questo ruolo?
A mio avviso il vignaiolo lo possiamo identificare nelle piccole produzioni, nella sostenibilità, nel rispettare la filiera; dall’agricoltura alla tavola e quindi dalla vigna alla bottiglia di vino. Ci riconosciamo in questa figura e non potrebbe essere altrimenti, visto il legame della mia famiglia – lungo quasi cent’anni – con quanto produce la terra.

Quali sono i caratteri distintivi e quale il senso che dai a questo termine? 
Noi ci siamo nati, pian piano siamo cresciuti: prima curavamo solo le vigne, poi il mio papà (Piercarlo Semino, ndr) ha iniziato a vinificare le sue uve e piano piano siamo arrivati alle bottiglie. Ogni bottiglia racconta un po’ della nostra terra, di noi, della famiglia, delle tradizioni, di un luogo. Il vignaiolo tramanda una tradizione e il proprio personale patrimonio ambientale di cui si prende cura. Non è un eroe, ma svolge il suo lavoro con coerenza e sotto il cielo spera in un buon raccolto e di poter interpretare l’annata dando il meglio possibile.

Elisa Semino

A tuo modo di vedere artigiano e vignaiolo sono parenti stretti?  
Decisamente parenti molto stretti, anche noi quando cerchiamo di acquistare qualcosa cerchiamo un piccolo produttore artigiano che crea qualità massima nel suo prodotto. Per questo motivo i termini Vignaiolo o Artigiano sono molto ambiti, rispecchiano una persona che nella sua produzione mette la qualità prima di tutto.

Come ci si può orientare in una serie di definizioni e attributi che vengono utilizzati in modo – a volte – generico e superficiale?
Il consumatore che cerca qualità è già un consumatore più evoluto; le informazioni ora corrono su tante vie – dal sito ai social – ci si può informare e farsi in poco tempo un’idea dell’offerta del prodotto. Per quanto riguarda il vino, fare una visita in cantina, degustare i prodotti, conoscere vis a vis il produttore è sempre un buon punto di partenza per capire con chi si ha a che fare.

Esiste un rapporto fra vignaiolo e modo di lavorare in vigna e cantina? Ovvero il vignaiolo è automaticamente sinonimo di approccio più “naturale”?
Penso di sì. Forse più che “naturale” è sinonimo di un approccio più autentico.

C’è un nesso tra essere vignaiolo e i concetti di agricoltura biodinamica o praticare un’agricoltura biologica?
Non è detto, un vignaiolo naturale può benissimo non avere la certificazione bio o biodinamica, ma lavorare ugualmente in modo naturale. La differenza la fanno il lavoro e la visita in azienda per capire come si lavora. 

Come vedi la situazione di voi piccoli artigiani in questo momento di difficoltà che ha colpito tutti, ma in particolare il comparto del turismo e dell’enogastronomia?
La pandemia ha colpito tutti, il turismo e l’enoturismo sono in grandissima difficoltà, però tanti clienti privati stanno chiamando per farsi spedire i vini. Nei mesi estivi c’è stato molto lavoro quindi, speriamo di resistere e speriamo di tornare alla normalità il più velocemente possibile.

Vendite online, in crescita? Cosa c’è da aspettarsi?
C’è da aspettarsi qualche cambio di abitudine da questo gravissimo momento, speriamo di poter cogliere i pochi lati positivi…daremo all’esperienza in cantina ancora più valore, daremo alla stretta di mano il giusto peso. La vendita on line in Italia era molto sottovalutata, ora si sta prendendo un pochino di rivincita.

Fosca Tortorelli

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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