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Doc e DocgLe regole del vino

Le DOC delle Marche: Rosso Piceno o Piceno


❂ Rosso Piceno o Piceno D.O.C.
(Approvato con DPR 11/8/1968 – G.U. n.245 del 26/9/1968; ultima modifica D.M. 1/2/2024 – G.U. n.36 de 13/2/2024)


zona di produzione
● in provincia di Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno: comprende i terreni vocati delle province, dalle colline dell’entroterra fino al mare Adriatico, con l’esclusione dei comuni coinvolti nella produzione del vino “Conero” e “Rosso Conero”;

Le DOC delle Marche: Rosso Piceno o Piceno

■ per la produzione del “Rosso Piceno” Superiore sono coinvolti interamente i territori dei comuni di Acquaviva Picena, Appignano del Tronto, Castorano, Offida e parzialmente quelli di Ascoli Piceno, Castel di Lama, Colli del Tronto, Grottammare, Monsampolo del Tronto, Monteprandone, Ripatransone, San Benedetto del Tronto e Spinetoli;

Le DOC delle Marche: Rosso Piceno Superiore

base ampelografica
rosso, superiore, Novello: 35-85% Montepulciano, 15-50% Sangiovese, possono concorrere altre uve a bacca rossa idonee alla coltivazione nella Regione Marche max. 15%;
con menzione del vitigno rosso: Sangiovese min. 85%, possono concorrere, da soli o congiuntamente, tutti gli altri vitigni non aromatici, a bacca rossa, idonei alla coltivazione nella Regione Marche max. 15%;

norme per la viticoltura
è consentita l’irrigazione di soccorso per non più di due volte l’anno prima dell’invaiatura;
i nuovi impianti e reimpianti devono avere almeno 2.200 ceppi per ettaro e non devono essere allevati a tendone;
la produzione massima di uva di vigneto in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere di 13 t/Ha e 11,00% vol. per il “Rosso Piceno” e il “Rosso Piceno Sangiovese”, 12 t/Ha e 11,50% vol. per il “Rosso Piceno” Superiore;

norme per la vinificazione
le operazioni di vinificazione devono essere effettuate all’interno della zona di produzione delimitata, tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate nel territorio delle province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata;
è ammessa la dolcificazione secondo le norme comunitarie e nazionali;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
sui recipienti di capacità fino a 3 litri contenenti il vino a DOC “Rosso Piceno” deve figurare l’annata di produzione delle uve;
è consentito per tutte le tipologie della DOC «Rosso Piceno» o «Piceno», ad esclusione di quelle alle quali è attribuita la menzione «Superiore» e la menzione «Vigna», l’uso di recipienti alternativi al vetro di altri materiali idonei a venire a contatto con gli alimenti, secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Sono ammessi tutti i sistemi di chiusura consentiti dalle normative comunitarie e nazionali;

legame con l’ambiente
A) Informazioni sulla zona geografica
Fattori naturali rilevanti per il legame
L’area geografica interessata alla delimitazione della DOC «Rosso Piceno» è la parte del territorio della Regione Marche che ha come confine nord il decorso del fiume Metauro, per le Province di Pesaro ed Ancona, ed a sud il fiume Tronto che è confine con la Regione Abruzzo.
Detta area è interessata dal decorso di dieci fiumi longitudinali alla linea di costa e compresi tra l’Appennino umbro marchigiano e il mare Adriatico con decorso breve.
L’orografia di questo territorio è prevalentemente collinare (media ed alta collina), l’altimetria è compresa tra i 300 e i 600 slm, le quote variano in realtà tra 100 e 1000 m. Le pendenze medie dei versanti (25%) identificano bene questa area di collina a discreta energia del rilievo; in detta area si possono distinguere almeno tre sottoambiti:
– Bacino marchigiano interno Camerino Fabriano;
– L’alta collina a est della dorsale marchigiana;
– Colline interne del Montefeltro e il medio alto corso del Metauro.
Sul piano geologico prevalgono rocce calcareo nitiche-pelitiche e quelle marnose e marnoso calcaree. Sono tuttavia presenti substrati conglomeratici arenitici e anche depositi appartenenti ai terrazzi pleistocenici.
I suoli che si originano in questi ambienti sono molto vari e sottolineano la diversa dinamica dei versanti e l’uso del suolo agricolo o naturale.
La parte valliva, condizionata dal decorso dei fiumi, varia in funzione della granulometria dei materiali, ma sono quasi sempre calcarei e pietrosi, talvolta è anche presente il carattere fluvico.
L’area collinare appartiene per intero al piano fitoclimatico «alto collinare» che è caratterizzato da piovosità media superiore ai 700-800 mm annui e temperature medie annue di 14° C circa.
Ne consegue il ridotto effetto mitigante del mare Adriatico, mare interno poco profondo e freddo.
La fascia costiera, le zone pianeggianti dei bacini fluviali e le prime propaggini delle colline, sono influenzate dal mare.
Il clima di detta fascia è caratterizzato estati calde ed inverni freddi e discretamente piovosi.
Il mesoclima della fascia collinare è favorito dalle formazioni di brezza di monte-valle, esso è anche condizionato dalla variabilità delle giaciture, dalle pendenze e dalle esposizioni dei versanti che determinano la distribuzione della vegetazione spontanea e coltivata, con conseguenti effetti microclimatici dei quali si avvantaggia la viticoltura.
Fattori umani rilevanti per il legame
A partire dal X sec A.C. si hanno tracce sicure di viticoltura e di vinificazione nell’area del Rosso Piceno DOC, importate dai coloni greci ai quali si deve la fondazione della città di Ancona.
Nello stesso periodo anche l’azione degli Etruschi fu molto importante per la trasmissione delle prime nozioni tecniche della coltivazione della vite e delle tecniche enologiche, che si diffusero, data la vicinanza, nel territorio marchigiano dove erano istallati i Piceni.
Il dominio dei Romani con la loro relativa legislazione fu presente nelle Marche a partire dal 295 A.C. Plinio descrive oltre ai traffici marittimi di tutto il Piceno le varietà di viti coltivate a suo tempo e i relativi vini che se ne ricavavano.
Altri autori romani come Apicio trattano della viticoltura nel territorio.
Nel Medioevo, venne reintrodotta la vite e si registra l’avvio della coltivazione in vigneti specializzati da parte dei monaci presenti nelle tante abbazie; sebbene una rinascita dell’attività agricola intesa non più come ricerca di una pura sussistenza, bensì come conduzione economica del bene della terra, in cui sono comprese la gestione delle vigne e la preparazione del vino.
Nell’età dei comuni anche nell’area del Rosso Piceno, il miglioramento delle condizioni di vita coinvolge tutti gli strati sociali, e il vino non è più solo bevanda liturgica ma se ne diffonde l’uso in diverse comunità di persone.
Nel sec. XIX l’arrivo di malattie e dei parassiti della vite (Oidio, Peronospora e Fillossera) misero in seria difficoltà i viticoltori che, vedevano le loro coltivazioni distrutte. I rimedi finalmente trovati per le stesse e la diffusione della conduzione mezzadrile, che univa in un contratto il capitale e il lavoro permisero la ricostruzione della vitivinicoltura nelle Marche, attraverso la coltura promiscua, che manteneva in vita una certa attività enologica nell’azienda.
L’intervento comunitario negli anni 60-70 consenti la ristrutturazione vitivinicola dell’area fino ai nostri giorni.
Il Rosso Piceno è stato riconosciuto DOC con decreto del Presidente della Repubblica 11 agosto 1969.
L’incidenza dei fattori umani, nel corso della storia, per quanto riguarda il Rosso Piceno, è riferita, alla definizione della base ampelografica, alle forme di allevamento, ai sesti d’impianto, ai sistemi di potatura ed alle pratiche enologiche, che costituiscono parte integrante del vigente disciplinare.
I vitigni idonei alla produzione del Rosso Piceno sono il Sangiovese e il Montepulciano, in percentuali tra di loro variabili, che sono quelli storicamente coltivati nella zona; le forme di allevamento sono quelle tradizionali a spalliera, Cordone Speronato e Guyot e i sesti d’impianto prevedono almeno 2200 ceppi per ettaro, in grado di assicurare alle viti un equilibrio vegeto produttivo adeguato ad ottenere prodotti di elevata qualità nel rispetto delle rese imposte dal disciplinare.
Le pratiche enologiche sono quelle tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione in rosso, differenziate per la tipologia superiore, la cui elaborazione comporta un periodo d’invecchiamento ed affinamento obbligatori.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
Il «Rosso Piceno» DOC è riferito a quattro tipologie di vino rosso (Rosso Piceno, Rosso Piceno novello, Rosso Piceno Sangiovese, Rosso Piceno Superiore), che dal punto di vista chimico e organolettico presentano caratteristiche peculiari, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
In particolare, i vini «Rosso Piceno» presentano un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, all’odore si riscontrano note di frutti rossi, al gusto risultano armonici ed equilibrati, con un retrogusto abbastanza persistente.
I vini «Rosso Piceno» novello hanno colore rosso rubino intenso, profumi floreali con sfumature di frutta rossa, sapore fresco e armonico.
I vini «Rosso Piceno» sangiovese hanno colore rosso rubino intenso con sfumature violacee, profumi di frutta rossa riconducibili alle more al ribes, al gusto sono equilibrati minerali con un retrogusto abbastanza persistente.
I vini «Rosso Piceno» Superiore provengono da un’area molto ristretta della parte sud delle Marche, zona ad altissima vocazionalità viticola, presentano colore rosso rubino con riflessi granato aranciati, perché sono vini invecchiati almeno un anno; al profumo si riscontrano aromi di frutti rossi, con note di liquirizia e cacao, al gusto sono corposi, armonici, intensi e sono molto persistenti.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera a) e quelli di cui alla lettera b)
L’interazione tra l’orografia prettamente collinare dell’area di coltivazione del «Rosso Piceno», le esposizioni dei vigneti prevalentemente sud sud – est, il clima e le caratteristiche delle terre concorre a determinare un ambiente vocato alla coltivazione dei vitigni Sangiovese e Montepulciano, uvaggi base dei vini rosso Piceno.
I terreni, avendo tessitura prevalentemente argillosa, conferiscono al vino colori rosso rubino particolarissimi e caratteristiche di corposità e lunghezza unici.
Inoltre, queste terre sono abbastanza profonde, con un buon contenuto di AWC che assicurano un buon contenuto di umidità al suolo; l’acqua in eccesso è rapidamente drenata, sia per effetto delle pendenze sia per effetto della buona permeabilità del suolo.
Il clima dell’area è caratterizzato da una piovosità media di 750 mm, da inverni freddi ed estati calde. L’interazione di tutti questi fattori fa sì che i vitigni Montepulciano e Sangiovese trovino il loro ideale areale di coltivazione in questa area, e forniscono ai vini un bouquet particolare unico e non riproducibile altrove.
In questa area Andrea Bacci nel 1596, archiatra pontificio pubblicò l’opera che lo rende interessante ai nostri giorni «De Natualis vinorum in historia» trattato in sette libri nei quali si occupa della storia, delle caratteristiche delle varietà, degli usi e delle virtù dei vini allora conosciuti.
Nel V libro De vinis Italiae Bacci introduce «In Picenis», dopo aver tracciato un profilo storico della regione e citate le testimonianze storiche di Plinio «Generosi» e Santambrogio «Preziosi» inizia il percorso enologico della regione partendo da Ascoli Piceno e dalla valle del Tronto, dove si producono vini assai potenti, specialmente nelle zone dove giunge l’area del mare. Il percorso interessa tutte le località marchigiane fino a Pesaro.
Il richiamo costante è allo stretto legame che c’è tra vino e territorio e tra vino ed ambiente inteso in tutte le sue componenti di uomini, storia tradizioni, cultura, lo rendono antesignano della denominazione di origine che viene ottenuta nel 1968.
La storia recente è caratterizzata dall’impianto di nuovi vigneti, dalla nascita di nuove aziende e dall’accresciuta professionalità degli operatori professionali della zona, che hanno portato ad un innalzamento qualitativo notevole dei vini, che
riscuotono sempre maggiori apprezzamenti sia a livello italiano che internazionale.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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