La Sala del Torriano
È risaputo che la Toscana, a livello paesaggistico, mutua tanta sua amenità dalle docili colline che costituiscono quasi il 70% del suo territorio. In particolate, un paesaggio punteggiato dagli ulivi e dalle vigne è proprio quello di San Casciano Val di Pesa e dintorni, dove queste due tipologie di piante raggiungono sicuramente delle posizioni privilegiate non soltanto per quantità, ma anche per qualità.
La cantina Sala del Torriano si trova in quest’ameno areale, caratterizzato da una particolare mitezza del clima che fa di tale UGA del Chianti Classico (per l’appunto San Casciano), ovvero un vasto altipiano alluvionale solcato da parecchie valli, spesso profonde, la cui parte sommitale si colloca con regolarità attorno ai 300 m slm. Geologicamente parlando si tratta di depositi fluviali antichi e lacustri e quindi di origine continentale, anche se non manca comunque la presenza di marne e arenarie di origine invece marina.
In realtà si tratta dell’intreccio di due aziende, il Torriano e la Sala: la prima, “un castello venduto al Vescovo di Firenze con la terra, i borghi, tutti coloni, gli affittuari, gli uomini di ogni ceto con i loro genitori, figli, discendenti, servi, ed i beni posseduti nella corte e distretto”; la seconda, invece, appartenuta in passato alla famiglia dei Medici e conosciuta con il nome di “Grande Terra Murata”, il cui corpo della struttura è una torre medievale, attorno alla quale sono state costruite la fattoria e la cantina.
Dal 2010, infatti, il Torriano, 22 ettari vitati estesi sulle splendide ondulazioni di Montefiridolfi, è accortamente orchestrata da Francesco Rossi Ferrini che, con l’acquisizione di La Sala in quel di Sorripa, ha portato la proprietà a 75 ettari totali costituiti da boschi, 3000 piante di ulivi e 34 ettari di vigneti.
I nettari della cantina nascono perlopiù su pendii piuttosto dolci, lungo il crinale di Montefiridolfi, che, non a caso, gode di meritata fama sia per i terreni (dove la colorazione tende al rossastro) sia per il connubio ottimale tra quota ed esposizione. Come già accennato, le viti affondano quindi le radici in terreni omogenei che si originano da depositi alluvionali di medio impasto con una discreta pietrosità, depositi antichi e con maggiore pietrosità nel caso del Torriano e depositi fini e ricchi di calcare, invece, nell’areale della Sala.
In degustazione
Chianti Classico 2020 (Sangiovese 95% e Merlot 5%) Fruttato, pulito, fresco, di sviluppo morbido e avvolgente. Rispecchia davvero le peculiarità territoriali, ossia la struttura tannica piuttosto bilanciata, il frutto rotondo e l’acidità mai aggressiva.
Chianti Classico Riserva 2019 (Sangiovese 90% e Cabernet Sauvignon 10%) Pur senza offrire in questo momento elementi di caratterizzazione spiccata, è nitido nei profumi e ha tannini saporiti, freschezza e un sapore ben compensato.
Chianti Classico Gran Selezione 2019 (Sangiovese 100%) Chiaro e limpido, ciliegia e frutti di bosco nell’assetto aromatico, slanciato e di buona grazia nell’arco gustativo, centrato su un frutto maturo e buona persistenza sul finale.
Pugnitello 5 Filari Toscana Rosso IGT 2020 (Pugnitello 100%) Un gran bel bere! Gradevoli aromi di mora e prugna al naso, con sfumature di spezie, cannella e alloro. Salino e succoso, molto equilibrato, grintoso, assai sciolto e fresco in bocca; ottima la densità di frutto e tannino.
Campo all’Albero Toscana IGT 2019 (Merlot 70% e Cabernet Sauvignon 30%) Intenso, speziato, bilanciato al gusto, con frutto di buona maturità e tannini vivi senza essere troppo invadenti.
Lele Gobbi