La Luna e il Moscato
Smarginando dalla ragione, Giacomo Leopardi parlava con la Luna; un’interlocutrice solitaria e silenziosa ma necessaria; forse il sommo poeta voleva condividerne la sua solitudine. Eppure la Luna ci “parla” con il linguaggio della luce, le sue fasi e forme, quando è piena sembra gravida di un sole dando il senso della sua misteriosa bellezza. Quella stessa luna che pone il suo sguardo sui vigneti di Scanzorosciate (BG), in Valcalepio, un Comune che si trova a circa 300 metri sul livello del mare ed è famoso per il suo particolare moscato passito, ottenuto da uve tradizionali a bacca nera. Il terreno è di tessitura argillosa con frammenti rocciosi appoggiati sulla dura marna calcarea grigio-azzurra, chiamata il sass de luna, trattiene il calore del giorno per poi rilasciarlo di notte, certamente una terra difficile da lavorare, come per le piante le cui radici si trovano a dover cercare in profondità il loro sostentamento. Ed ecco che la Luna entra in scena al calar del giorno vestendo queste pietre di una luce argentea, come a celebrare un rito impassibile, ma che ci arriva come sensazione di serenità.
Ho assaggiato alcuni vini dell’azienda Il Cipresso, una bella realtà che nasce nel 2003 ed è biologica dal 2018; la proprietaria signora Angelica Cuni, viene dal mondo commerciale, e ne ha trasferito lo spirito anche in azienda, confezionando dolci, praline, panettoni e colombe al gusto di moscato, che devo dire molto buoni. Le uve vengono selezionate a mano, appassiscono in appositi locali per 40 giorni, segue la lunga macerazione, l’affinamento in acciaio per 24 mesi, e il riposo in bottiglia.
Il Moscato di Scanzo Serafino DOCG 2018 è rubino fitto, i profumi portano a oriente, le essenze balsamiche e speziate arrivano dirette, salvia, pepe e cannella, confettura di frutti rossi, il gusto si allarga piacevolissimo, morbidezza e freschezza ne assumono di sorso in sorso gli aromi. Vivendo in un’area così circoscritta, questo moscato, le cui origini sono probabilmente di area ellenica, ha certamente un’indelebile originalità identitaria e definita.
Interessante anche il Terre del Colleoni Doc Faustino 2022, da uve incrocio manzoni, vinificate e affinate in acciaio; come dice Alfonso, marito della proprietaria, “qui l’incrocio manzoni viene meglio che in altre zone“, può darsi, in effetti ha carattere, è luminoso, un naso netto di frutta esotica, ananas, albicocca e pesca gialla, una bella nota citrina, a seguire una speziatura sottile, l’elegante nota dolce ne completa il ventaglio olfattivo, in bocca è fresco, sapido di buona lunghezza.
Gabriella Grassullo