L’azienda agricola San Francesco (Tramonti) nel segno della biodiversità
La Costiera Amalfitana, oltre che ambita meta turistica, è, sempre più, conosciuta anche per i suoi vini. Un contributo importante, in tal senso, è sicuramente venuto, in questi ultimi anni, dai successi e dai riconoscimenti ottenuti dalle etichette dell’azienda Furore di Marisa Cuomo. Tramonti, che, nello specifico, è la terza sottozona della doc Costa d’Amalfi, insieme a Furore e Ravello, non è poi così inaccessibile come si potrebbe dedurre consultando le mappe geografiche. Se, infatti, si vuole evitare il traffico caotico e tortuoso delle strade della costiera (rinunciando, però, allo spettacolo della vista a picco sul mare) basta percorrere la A3 fino ad Angri e proseguire per il Valico di Chiunzi, si giungerà così, in pochi minuti, direttamente a destinazione. Tramonti è uno splendido borgo arroccato sulle montagne e suddiviso in numerose contrade. Sospeso tra mare e monti, qui, le escursioni termiche possono arrivare ad essere particolarmente sensibili anche rispetto alle altre sottozone della stessa denominazione. Per questo stesso motivo durante il periodo estivo può essere una valida alternativa, oltre che meno cara, alle costose ed affollate località più vicine alla costa. Una base, un punto di riferimento e di partenza per girare e visitare l’affascinante costiera. A Tramonti troverete una vera e propria oasi di tranquillità, pace e freschezza!
Una curiosità demografica: dopo la seconda guerra mondiale il graduale spopolamento di questa comunità montana, verso il nord Italia e all’estero, ha avuto quasi un unico filone “professionale” pur prendendo diverse direzioni migratorie. I pizzaioli di Tramonti sono, praticamente, dappertutto. Un’altra peculiarità di questo villaggio prevalentemente agricolo è rappresentata dalla presenza diffusa di vigneti storici centenari ed a piè franco. Solitamente le vigne erano piantate all’80% ad uve rosse, tintore e piedirosso, e per il restante 20% a uve bianche, biancolella e pepella, che in realtà servivano a diluire i rossi prodotti in loco. Il tintore, infatti, come lascia intuire il nome stesso è un’uva con incredibili proprietà coloranti molto richiesta, per questo, come uva da taglio. Erano, infatti, i commercianti della limitrofa Penisola Sorrentina a farne scorta per ritemprare e rinsanguare gli anemici rossi di Gragnano. Una tradizione ancora oggi non del tutto scomparsa.
Un’altra caratteristica di quest’uva, come del piedirosso quando coltivato a queste altitudini e su questi particolarissimi suoli di roccia calcareo-dolomitica, è l’acidità elevata che aiuta questi rossi a conservarsi nel tempo. E a questo secondo fattore si deve la popolarità dei vini rossi di Tramonti tra i contadini dell’agro nocerino-sarnese. Questa gente, infatti li preferiva nettamente ai rossi “importati” dalla vicina Puglia, anche se più economici, perchè in grado di resistere e sopportare senza problemi, durante il periodo estivo, la torrida calura del fondovalle.
Camminare tra le vigne di Tramonti è come attraversare un museo a cielo aperto. Quelle che potete vedere in queste immagini sono solo alcune delle foto che ho scattato per immortalare questi ceppi secolari, allevati con il tradizionale sistema a raggiera. Purtroppo molti contadini stanno (s)vendendo, abbandonando e nel peggiore dei casi rimuovendo, letteralmente, queste piante. Il progetto dell’azienda agricola San Francesco si propone il recupero di queste vigne prendendole in affitto o acquistandole quando possibile. Il problema non è, però, così semplice. Al di là degli investimenti economici, manca la manodopera in grado di lavorare e praticare questo tipo di viticoltura che potremmo definire arcaica. I contadini del posto sono gente anziana e manca un ricambio generazionale. Un progetto, dunque, colturale e culturale che va sostenuto con l’obiettivo di cercare di salvare e tutelare questo immenso patrimonio.
Figlia della scommessa di una notte e dalla caparbietà di Gaetano Bove, un “veterinario con vigna”, come ama lui stesso definirsi, l’azienda agricola San Francesco nasce nel 2004. Succede tutto in una notte, proprio così. Stufo di doversi sottomettere ai prezzi e, soprattutto, ai capricci di chi acquistava le sue uve, il Dott. Bove insieme ad altre famiglie di contadini decide di fare tutto da solo. Una serie di fortunate coincidenze vogliono che proprio in quei giorni una cantina della costiera ormai sull’orlo del fallimento decidesse di dismettere le sue attrezzature. La cifra non è impossibile e Gaetano decide di acquistare le macchine anche se non sa ancora di preciso dove, poi, poterle fare funzionare. Nel frattempo si sente con un amico enologo e gli prospetta la cosa. Gli chiede una mano che gli viene, subito, accordata. Si lavora, incessantemente, alle spalle dell’abitazione di Chiara di Palma, fondatrice dell’azienda. Le prime bottiglie sono un insperato quanto improvviso successo.
L’azienda ha una superficie complessiva di circa dieci ettari di cui sette appartengono alle tre storiche famiglie costiere: Bove, D’Avino e Giordano. Oggi non vinifica più esclusivamente le uve di questi appezzamenti ma, come detto, anche da vigne in affitto. Dei sette ettari originari quattro ettari sono rappresentati da vigneti centenari delle cultivar di tintore e piedirosso. Nei restanti tre ettari, due e mezzo, si coltivano falanghina, biancolella e pepella mentre il rimanente mezzo ettaro è destinato ad un campo di selezione genetica di aglianico e piedirosso. Tutti i vigneti, ad alta densità d’impianto, sono situati tra i 300 ed i 500 metri sul livello del mare e terrazzamenti in forte pendenza. La produzione si aggira dai 70 ai 90 quintali per ettaro. Quello nella foto è una delle vigne giovani piantate secondo tecniche d’allevamento più moderne che, se pur non sarà mai meccanizzabile, sicuramente, permette di essere lavorata con maggiore facilità.
In questo appezzamento si ottiene il Per Eva la selezione che Gaetano Bove ha voluto dedicare alla moglie per farsi perdonare tutto il tempo che la passione per il vino ha sottratto alle sue attenzioni. Si tratta di una vigna particolarmente pregiata un tempo posseduta da preti (nota infatti come “Vigna de’ Previti“). Si dice che i preti nonostante possedessero terreni praticamente ovunque bevessero solamente il vino proveniente da questo cru. A questo proposito Gaetano è molto prudente e preferisce evitare questo termine e parlare piuttosto di selezione. I tempi di maturazione non solo variano da vigna a vigna ma addirittura all’interno della stessa vigna lasciando intendere e confermando un’estrema variabilità, diversità e disomogeneità di suoli, esposizioni e microclimi anche su terreni apparentemente contigui e uniformi. Anche la nuova vigna è stata, comunque, impiantata utilizzando talee selvatiche innestate con le uve autoctone locali.
Si tratta dei pochi ettari, finalmente, a vigneto specializzato visibili in zona. Da queste vigne si ottengono veri e propri bianchi di montagna, fini, sottili ed aromatici, dalle acidità elevatissime. Tutte le vigne sono terrazzate con esposizioni panoramiche e vedute mozzafiato. Particolare attenzione viene prestata alle tecniche di conservazione e tutela dell’ambiente, non a caso, il logo dell’azienda è rappresentato da un volo di farfalle, aderendo ai piani regionali per la riduzione dei fitofarmaci. La cantina è stata da poco trasferita in una struttura attrezzata, collocata nella masseria storica della famiglia Di Palma. L’azienda continua ad avvalersi della consulenza dell’enologo Carmine Valentino di Avellino.
Per quanto riguarda i bianchi attualmente la produzione è limitata a due etichette, il base ed il Per Eva (di cui sopra) che è stato prodotto per la prima volta nel 2005. Bianchi che hanno da subito colpito il pubblico di appassionati e convinto la critica grazie alla loro mineralità, freschezza e finezza aromatica. Il 2004, annata di esordio, fu una sorta di rivelazione, confermato dalla bella prova della successiva annata. Gli assaggi in anteprima confermano la serie positiva anche se nel 2006 c’è da aspettarsi sicuramente di più dalla selezione rispetto al base che sembra aver un profilo leggermente più morbido e fruttato. Per quanto riguarda, invece, i rossi sia il 2005 che il 2006 rispecchiano le caratteristiche di freschezza e sapidità tipiche dei vini di questa zona. I tannini supportati da un acidità, anche in questo caso, molto evidente tendono ad essere talvolta percepiti con maggiore aggressività soprattutto nelle degustazioni canoniche. Se però pensiamo al cibo, soprattutto a pietanze gustose e saporite, diventano un accompagnamento ideale.
Per la cronaca durante la degustazione che ha avuto luogo la sera stessa, organizzata dalla locale delegazione Ais e che ha avuto per oggetto l’anteprima dei rossi della costiera amalfitana quello dell’azienda San Francesco è stato probabilmente tra quelli che ha riscosso maggiori riscontri e successo di critica e di pubblico. Un’ altra piccola soddisfazione che fa ben sperare sul futuro di questa bella iniziativa.
Fabio Cimmino
Azienda Agr. San Francesco di Chiara Di Palma
Via Sofilciano, 18 – Tramonti (SA)
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