Vigneti a Gattinara
Fascinosi e arrischianti, i vini dell’Alto Piemonte rapiscono. Le alte vette della montagna, il clima rigido e continentale, creano l’ambiente perfetto per il vitigno nebbiolo; dall’animo malinconico e nostalgico, sarà perché ha perduto i genitori… ci offre nella sua nobiltà, sensazioni uniche, stuzzicanti, carezzevoli e potenti allo stesso tempo. Altrettanto interessanti nelle varie declinazioni, sono alcuni dei vitigni tradizionali come vespolina, erbaluce, croatina, uva rara. Nella sala espositiva del Castello di Novara, dove si è tenuto l’ evento annuale Taste Alto Piemonte, organizzato dal Consorzio, si respira aria di familiarità, si percepisce una valorizzazione compiuta ma in divenire, di un territorio così geologicamente sfaccettato nei suoli. Molta è la ricerca sui vitigni più antichi, e tanta voglia di identità e riconoscibilità di prodotti che abbiano carattere e personalità, che sappiano emozionare con finezza ed eleganza; è una visione che accomuna tutte le aziende presenti.
E…i brevi racconti cominciano con la storia di una grande passione risalente a cento anni fa, passando da generazione in generazione della famiglia Travaglini a Gattinara (VC): “Ho sognato una bottiglia storta” ; fu così che Giancarlo Travaglini consegnò al mondo del vino la bottiglia storta, divenuta un simbolo, la cui forma avrebbe catturato eventuali sedimenti alla mescita. Un altro desiderio è stato quello di realizzare un vino da uve stramature. Purtroppo il sig. Giancarlo ha solo fatto in tempo a vederne la raccolta delle uve destinate alla prima annata 2004. Questo vino si chiama Il Sogno, dedicato al suo ideatore. Gattinara è un luogo fortunato in fatto di microclima per la protezione delle Alpi dai venti freddi da nord, dove l’escursione termica conferisce profumi ed eleganza, mentre il terreno di origine vulcanico, ferroso, granitico regala vini di carattere e tipicità. Sono 55 ettari vitati di proprietà, vigne che vanno da 15 fino a 80 anni, con conduzione al minimo impatto ambientale su cui il nebbiolo-spanna si esprime al meglio.
Il sorso del Gattinara 2019 è complesso, scalpitante e succoso, non manca la nota ematica-ferrosa, fiori viola e rosa, di sottile speziatura, poi freschezza e tannino carezzevole, già in buon equilibrio, chiude in bocca lungo lasciando una scia di frutti rossi. Il Gattinara Tre Vigne 2018 nasce da tre vigne storiche: Lurghe, Permolone e Alice, fermenta in acciaio sei mesi e 46 mesi in legno. La percezione è di stabilità, sicurezza, come se la mente sorvolasse la montagna in meditazione. Indossa un vestito classico granato di una luce che diventa passione, sensualità, il respiro diventa balsamico, entrano i frutti rossi fragola e ciliegia, liquerizia e spezie, il sorso incalza potente, elegante e fresco dalla grinta per durare a lungo.
Ed è quasi “commovente” la curiosa narrazione dell’azienda Carlone Davide di Grignasco (NO), si tratta di un gruppo di donne ottantenni che collaborano in azienda: “siamo un’azienda famigliare, ma ci piace coinvolgere queste signore, amiche di mamma, in varie attività, come per esempio l’etichettatura, e altri lavoretti; e se un giorno non le chiamiamo, ci telefonano: «cosa c’è da fare oggi?»”. Bè non posso che sentire ammirazione e tenerezza. Davide ha dedicato tempo in ricerca selezionato nove cloni sui biotipi di nebbiolo picotendro e michet; la sua filosofia è quella di assecondare i processi naturali e sostenerli, in modo da garantire un prodotto artigianale. L’azienda ha radici che risalgono al 1880, gode di una bella posizione alle spalle del parco naturale del Monte Fenera, i vigneti sono nel geo-parco del supervulcano della Val Sesia su terreni ricchi di porfidi del genere quarziferi, acidi e poveri, perfetti per le uve vespolina e nebbiolo. Il Colline Novaresi Bianco 2022 è un’ erbaluce dal profumo delicato di fiori bianchi e agrume, timo ed erbe di montagna, di piacevole freschezza, è un’ invito a goderselo in gioventù per la verticalità, ma può durare nel tempo. E il medesimo vino con leggera macerazione e fermentazione malolattica è più complesso e strutturato del precedente, è elegante nei profumi intriganti di fiori gialli, segue la mandorla, mentre il sorso è solare, esotico, avvolgente di bella persistenza. Il Colline Novaresi Croatina 2019, è capace di esprimere rossi di gran carattere, e lo dimostra già dall’intensità del colore fitto granato, ampio il naso di frutti rossi, lampone e melagrana, pere e anice stellato, toni balsamici mentolati, l’assaggio morbido, la verve tannica perfettamente integrata, sottile la sapidità, fresco e persistente. Il Colline Novaresi Vespolina 2019, è un’esplosione di pepe dolce, rosa e geranio, mirtillo e marasca, l’assaggio è succoso e fresco e stuzzicante. Il Boca 2019 doc esprime orgogliosamente tutta la sua classicità, brillante il colore rubino dall’unghia aranciata, apre all’olfatto con aromi floreali di viola e mammola, lampone e ribes, sensazioni di erbe di montagna e humus, per soddisfare il gusto di struttura e tensione, intensità, viva freschezza, buon equilibrio, destinato ad evolversi.
E… in sala si vocifera di un certo rosato che non può mancare all’assaggio. Ed eccolo aristocratico di un rosa orientaleggiante, un nebbiolo che vuole stupire e parlarti di profumi gentili di frutti di bosco, lampone e fragolina, spezie dolci, succoso e fresco, di bella stoffa e lungo al sorso, di buon equilibrio, destinato anche a un tutto pasto. L’ azienda La Capuccina di Cureggio (NO), ha voluto donarci questo interessante rosato, molto appagante. I vigneti si trovano a Fara Novarese, dove i terreni argillo-sabbiosi e un microclima favorevole, conferiscono finezza agli aromi delle uve. La Capuccina nasce nel 2000 su un desiderio di Gianluca Zanetta con la moglie Raffaella; realizzare un loro agriturismo ricavato da un cascinale di proprietà. Ebbene oggi questa realtà è in piena attività autonoma, dall’allevamento di animali, cosi come varie coltivazioni; un dinamismo che nasce anche dai molti viaggi all’estero. I sorsi proseguono con il Colline Novaresi Faren 2018, austero e fine, bella trasparenza nel suo colore granato, ricco nei profumi di fiori rossi e viola, ampia la gamma dei frutti neri boschivi, more, mirtillo, segue la menta, timo e salvia, l’assaggio è asciutto, fresco e scattante, nel segno della bevibilità. Il Colline Novaresi Opera 32 2018, mette in campo un “do minore”, dunque tensioni ed equilibri nelle componenti dure-morbide, che con la giusta “direzione”, il vino “orchestrale” trasmette le sue note profumate di fiori rossi appassiti, violetta e rosa, confettura di frutti rossi, liquerizia, aromi balsamici “camminando nel bosco”, in bocca vince la freschezza ben integrata al tannino vibrante, in chiusura, la nota acido-sapida lo rende agile e lungo. Bè, un’opera… tutta da ascoltare.
Un altro racconto nasce da un innamoramento di una casa; siamo a Briona (NO), lì nasceva, nella valle dei ciliegi un antica casa “smeralda”, chissà forse ne era il nome, almeno è ciò che si legge in una vecchia carta trovata in loco dove il nome smeralda si intravede appena sulla sinistra. Così da Milano Eleonora che conduce l’azienda La Smeralda, racconta che passando da quelle parti i suoi genitori furono rapiti dal luogo e dalla casa in particolare, che poi ristrutturarono. Agli inizi, per alcuni anni conferirono le uve ad altri produttori, poi finalmente la decisione di produrre il proprio vino; e con l’annata 2020 il debutto; che si può dire ben riuscito. Infatti assaggiando il Colline Novaresi 2022, ho trovato un piacevolissimo erbaluce profumato di fiori bianchi ed erbe aromatiche, fine, verticale in freschezza e un senso quasi salino, scattante e succoso. Il Colline Novaresi Nebbiolo 2020 si presenta elegante nella livrea quasi granata, sosta in piccole botti alcuni mesi, al primo naso la liquerizia, fiori appassiti rosa e viola e frutti rossi marasca e mirtillo rosso, in corrispondenza al sorso, si sente un bel tannino avvolgente.
Una vecchia etichetta de La Smeralda
I sorsi continuano con l’azienda di Damiano Cavallini di Fara Novarese (No), terreno dal tessuto ricco di magnesio e ferro, molto vocato per le uve rosse. Il Colline novaresi uva rara in purezza ultima annata, è ottenuto con il metodo ancestrale a fermentazione spontanea. Il vino chiede attesa e comprensione, come spesso capita con queste tipologie, ma quando si rivela parla del luogo, dei profumi presenti nell’aria, fiori e varie erbe spontanee, esprime tutta la sua allegra gioventù, il mosto, la freschezza vibrante, basta un po’ di tempo per raggiungere l’equilibrio. E un altro sorprendente rosato di carattere è Il Colline Novaresi Nebbiolo Rosato 2022, colore luminoso, definisce delicate essenze floreali di violetta e rosa, è un’invito al sorso, agile in acidità, il gusto è pieno dai rimandi di piccoli frutti di bosco.
Il Roccolo di Mezzomerico (NO), si trova in un contesto dai richiami antichi, almeno fino al ‘600 esisteva una fortezza nella tenuta della cantina, ma ciò che è rimasto dell’epoca, è un piccolo ponte sotto il quale passava una strada che collegava il fiume Ticino alla città di Ghemme; certo è che la viticoltura locale risale all’epoca romana. Il Roccolo è un’azienda che ottiene riconoscimenti e che sperimenta di continuo proponendo ogni anno un vino nuovo, anche utilizzando vitigni non del luogo come lo chardonnay e il pinot nero. Producono una gamma di vini interessanti, e alcuni particolari come il Mataccio Chardonnay da vendemmia tardiva che sorprende all’assaggio per la bella fattura, la giusta freschezza e il buon equilibrio nella dolcezza, di una certa struttura, fermenta in barriques di rovere, gli aromi sono frutta esotica con note di agrume ed essenze orientali. Il calice del Pinotto Libero 2020, da pinot nero, affinato in barriques di rovere, è elegante all’olfatto, le note intense e ben espresse, sono balsamiche e di bacche rosse e scure, viola e chiodi di garofano, un’assaggio fresco di montagna, invitante, un vino di classe. Il Siduri Passito nasce da uve erbaluce e chardonnay principalmente, un colore ambra che accarezza il palato, dolcezza misurata, non manca di freschezza, i profumi sono un pot-pourry di frutta secca e matura, erbe aromatiche ed echi di note iodate. Un vino aristocratico da sorseggiare di fronte al mare.
L’azienda Le Piane si conferma un punto di riferimento, sia per il Comune di Boca (NO) sede della cantina, sia per tutto l’Alto Piemonte, aprendo una finestra ben oltre i confini di un territorio magico, selvaggio, dove l’origine vulcanica dei suoli e il microclima, conferiscono ai vini un’identità unica. Nel 2022 è stata inaugurata la nuova cantina, richiamando molte persone, amici e sostenitori da molte parti del mondo. Un desiderio che Christoph Künzli, enologo della società, ha esaudito, nutrendo questa grande passione per il vino; ma soprattutto ha intuito le grandi potenzialità di questo luogo immerso nei boschi del parco naturale Monte Fenera. Fin dal 1998, Christoph ha impostato, con un personale altamente istruito, una cura maniacale nella selezione in vigna per ottenere i migliori grappoli, ma anche un processo di lavoro in cantina senza compromessi, per raggiungere quell’artigianalità che tiene conto di tutto l’ambiente circostante. Il passaggio di questo Signore straniero, di infinita umanità, è stato certamente una fortuna per il territorio e per tutti gli appassionati di questi vini. Il Colline Novaresi Nebbiolo 2021, sfoggia un rubino luminoso con squarci solari che ti invita a cercare aromi intriganti come quel balsamico di montagna, fiori ed erbe d’altura, lavanda e sambuco, brunella, assenzio, salvia e timo, agrumi e spezie dolci, per riceverli al sorso di rimando, composti e raffinati, precisa la trama tannica, vibrazione sul finale acido-sapido. Il Mimmo 2019, viene da uve nebbiolo per la maggior parte, poi croatina e vespolina, una scelta di vitigni tradizionali che si vestono di un bel rubino carico, l’olfatto è scandito da frutti, susina, amarena, more e mirtilli, e ancora agrume, liquerizia, erbe aromatiche, il gusto è appagante, asciutto, agile e fresco, i tannini di ottima estrazione su un finale lungo e balsamico.
Molti sarebbero i racconti di cantine, famiglie, lavoratori, lavoratrici legati a questo territorio di antiche origini viticole, ma è solo un rimando al prossimo appuntamento. E per ringraziare il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte per l’impegno nella valorizzazione e promozione del territorio, chiudo con le Sue parole, “la qualità non nasce per caso”.
Gabriella Grassullo
Sommelier da circa 20 anni, master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazione della cultura del vino e il suo abbinamento, alcune giornate didattiche presso Cantine, partecipa a degustazioni con AIS/ONAV/FISAR/ONAF. Collabora con Ais Lombardia. Dal 2015 contribuisce a Lavinium con articoli interviste insieme a Ezio Gallesi. Ha un interesse particolare per i vini naturali e ne studia l’evoluzione.
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Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
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Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
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