Kellerei Kaltern presenta la linea Selezioni e Quintessenz al Moebius Milano
Abbiamo dedicato ampio spazio alle cantine cooperative dell’Alto Adige e continueremo a farlo, il “modello altoatesino” ha fatto scuola riguardo questa tipologia di realtà vitivinicole. La qualità dei vini anno dopo anno cresce sempre più, nonostante le difficoltà climatiche che hanno coinvolto anche questa bella regione di confine situata nell’area nord est del bel Paese. Ho visitato almeno un paio di volte in passato Kellerei Kaltern, o Cantina Kaltern, con sede a Caldaro (BZ).
Passeggiando tra le sponde dell’omonimo lago è possibile ammirare i vigneti che impreziosiscono, mediante colori cangianti di stagione in stagione, uno scenario dove la biodiversità regna sovrana. Oltre ai filari ben esposti è possibile ammirare meleti, seminativi, alberi, folta vegetazione e un’atmosfera dove il bosco non manca; quest’ultimo possiede un’importante funzione termoregolatrice per l’ecosistema circostante. Arrivato al Moebius Milano, in via Alfredo Cappellini 25 (zona Piazza della Repubblica) ho potuto ammirare l’originalità della proposta in termini di accoglienza e ristorazione.
Un’ampia sala vetrata di 30 coperti dove sperimentazione, ricerca e voglia di stupire rappresentano stilisticamente una sorta di avanguardia. Al centro ritrovo una grande parete ricolma di vinili e la strumentazione necessaria per farli suonare, elementi d’arredo originali e divertenti. Così come la cucina di Moebius offerta da Enrico Croatti, frutto di un laboratorio creativo e sorgente di idee in cui il concetto di tapa ha il ruolo di protagonista. Lo chef ha proposto nove piccole preparazioni, spesso in stile finger food, studiate appositamente per abbinare al meglio due linee di vini Kellerei Kaltern: Selezioni e Quintessenz. La presentazione del Gruppo è affidata al Kellermeister Thomas Scarizuola che ha brevemente raccontato la storia della Cantina ad un folto gruppo di giornalisti. La linea Selezioni racconta le peculiarità di tutte le cultivar internazionali, ed autoctone, allevate con passione e cura dai 590 viticoltori della cooperativa.
In tutto ciò il ruolo del cosiddetto Kellermeister è appunto quello di selezionare le uve più adatte ad esaltare le potenzialità espressive e i caratteri peculiari del territorio. Filosofia impartita da sempre ai soci conferitori, gli stessi risentono di un grande spirito di appartenenza aziendale. Quest’ultimo è generato dal fatto che Kellerei Kaltern ha saputo offrire un modello vincente di realtà cooperativa in campo vitivinicolo, basato su pochi tuttavia estremamente importanti fattori. In primis le dimensioni gestibili, nonché il legame e la collaborazione stretta e individualizzata tra i viticoltori; strumenti di un’unica orchestra in grado di mirare all’eccellenza. – Alle Selezioni sono destinate le uve delle nostre vigne storiche – spiega Thomas Scarizuola – negli anni abbiamo imparato a conoscerle e a curarle con grande delicatezza, dedicando loro tutto il tempo necessario prima in vigna, poi in cantina e infine con un opportuno affinamento. L’obiettivo è mettere nei bicchieri maggiore equilibrio, armonia e ampiezza olfattiva possibile –.
I 650 soci, distribuiti su 1.100 vigneti, devono rispettare gli obiettivi di resa individuali stabiliti all’inizio dell’anno vinicolo, e la cosa riguarda ognuna delle 2.000 parcelle. Risultati monitorati e valutati dall’esperienza degli agronomi della Cantina. L’area vitivinicola del Lago di Caldaro si sviluppa ad un’altitudine compresa tra i 215 e i 315 metri sopra il livello del mare, pendenze notevoli e terrazzamenti sono qui all’ordine del giorno. I suoli calcarei alluvionali di origine glaciale, ad alto contenuto argilloso, sono un toccasana per le uve rosse di tarda maturazione. Per quanto concerne le uve a bacca bianca, come spesso accade, bisogna salire di quota ad un’altitudine di 500 m s.l.m. I vigneti si estendono su terreni calcarei più argillosi a nord, un po’meno a sud. In entrambi i casi l’escursione termica, tra il giorno e la notte, assicura alle uve un’intensità aromatica che ha reso celebre l’enologia altoatesina in tutto il mondo. Tutto poi dipende dai dettami dell’annata, come sempre s’intende.
Grande attenzione è riservata all’aspetto ambientale e in tema di sostenibilità energetica: le aree di vinificazione sfruttano il principio della gravità, la barricaia è situata al livello più profondo della cantina dove le temperature del sottosuolo generalmente risultano più fresche; infine l’area di imbottigliamento e stoccaggio con tecnologie d’avanguardia al servizio della funzionalità intelligente e dell’ottimizzazione delle risorse al 100%. Ogni spazio dunque fa squadra per essere più sostenibile, una scelta etica e perfettamente in linea con le priorità che ogni cantina a mio avviso dovrebbe avere. Kellerei Kaltern lo dimostra mediante i fatti: dal 2018 si fregia della certificazione Fair’n Green, protocollo nato con lo scopo di rendere misurabili e verificabili gli obiettivi aziendali volti a ridurre l’impatto sull’ambiente.
Tornando all’incontro milanese, al Moebius, dello scorso 26 ottobre abbiamo apprezzato molto l’idea di proporre, affiancata alla linea Selezioni, la gamma Qintessenz: una sorta di punta di diamante aziendale. Quest’ultima a detta di Thomas Scarizuola rappresenta – L’equilibrio perfetto tra vitigni nobili ed il miglior terroir, tra dedizione e competenza. Consente ai nostri pionieri vinicoli dall’acuta sensibilità di creare vini per momenti speciali, all’avanguardia ed eccellenti al palato. Trae origine esclusivamente dalle migliori uve dei nostri appezzamenti maggiormente vocati e si declina in cinque varietà: Sauvignon, Cabernet Sauvignon, Pinot Bianco, Kalterersee e Moscato Giallo dolce –.
Veniamo dunque al mio punto di vista sui 15 vini degustati. Un lungo percorso valorizzato ancor più dall’ottima proposta culinaria dello chef Enrico Croatti. Le tapas proposte, nonostante i diversi ingredienti a base di carne, pesce, verdure, formaggi o spezie, hanno mostrato sempre lo stesso minimo comune denominatore: freschezza, sapidità, succulenza e un finale di bocca pulito e pronto ad accogliere il boccone successivo.
Südtiroler Sekt Brut Nature 2018
Pinot noir 60%, chardonnay 40%, 48 mesi sui lieviti. Vigne a 600 metri di altitudine, prodotto per la prima volta nel 2012. Perlage fine e regolare, veste paglierino chiaro, luminosità da vendere. Naso di alta montagna tra fiori ed erbe di malga, frutto estivo maturo, pesca e kiwi; in chiusura calcare e smalto. Sorso slanciato, acidità vibrante così come la scia sapida che mostra il potenziale del terreno. Bel vino.
Riguardo la trama cromatica dei vini bianchi fermi della linea Selezioni, è corretto asserire che ci troviamo quasi sempre davanti ad un paglierino chiaro, vivace con tonalità beige-verdi. Non ci sono sfumature particolari da segnalare, data la giovane età del vino, unica eccezione il Gewürtztraminer Campaner dai toni lievemente più caldi oro antico.
A.A. Pinot Bianco Vial 2022
Intenso di frutta tropicale, biancospino, acacia e ancora qualche lievito residuo; calcare in chiusura. Morbido, succoso, ben bilanciato.
A.A. Chardonnay Saleit 2022
Naso lievemente maturo, il frutto eccede in termini di dolcezza tra ricordi di mela Golden, banana disidrata e un’eco alcolica che copre il resto del quadro olfattivo. Questa sensazione la ritrovo anche in bocca, il vino stenta ad avanzare in termini di slancio e profondità. Gastronomico.
A.A. Pinot Grigio Soll 2022
Timbro olfattivo intenso e in parte aromatico: petali di rosa, pesca noce e frutto della passione. Scattante, nervoso e dal profilo gustativo ricco di vitalità. Alcol ben digerito.
A.A. Sauvignon Stern 2022
Respiro accattivante che sa di kiwi e frutta a polpa bianca, bosso e melone d’inverno. Un sorso slanciato, ricco di sfumature, la sapidità trasmessa del terroir conquista subito la scena; in chiusura un filo d’alcol non perfettamente digerito. Ancora giovane.
A.A. Kerner Carned 2022
Ventaglio olfattivo piuttosto variegato tuttavia non eccessivamente intenso: mela Golden, ananas e fiori di malga, burro fuso e pietra polverizzata. Palato grasso, denso, succoso; sfuma un po’ troppo velocemente trascinando con sé una lieve percezione alcolica che a mio avviso col tempo andrà a svanire. Vino ancora in fasce.
A.A. Gewürtztraminer Campaner 2022
Questo Gewürtztraminer ci riporta letteralmente in aula: didattico nell’accezione nobile del termine tuttavia conserva i sentori tipici del noto varietale, evitando in tutti i modi di esplodere e dunque di stancare. Ritrovo la camomilla, lo zenzero e i petali di rosa, frutta sciroppata e toni boisé. Estremamente piacevole nel complesso, il palato è ricco, denso, e l’alcol ben digerito in un corpo notevole. Tra i migliori della linea Selezioni. Fa quasi strano scriverlo considerando che non amo il Gewürtztraminer in generale, tuttavia questo è proprio buono.
A.A. Leuchtenberg Kalterersee Classico Superiore 2022
Schiava in purezza, vigne che hanno un’età compresa tra i 20 e 50 anni. Naso elegante, in questa fase risulta marcato un po’ troppo dal frutto, trovare altre sfumature è piuttosto difficile; è normale considerando la giovane età. In sequenza: ribes rosso, ciliegia matura e una spezia dolce, sinuosa. Sinergia tra parti sapide ed acide, lunghezza media e un finale convincente per doti di pulizia.
A.A Pinot Nero Riserva Saltner 2021
Rubino caldo, intenso, ombra granata. Respiro incisivo, sfumature dai toni dolci quasi a voler richiamare la frutta all’interno di una pasticceria: fragolina di bosco, mirtillo nero e un accento speziato di pepe rosa e chiodo di garofano; terriccio umido e grafite in chiusura. Struttura non esasperata (ed è un bene a mio avviso) danza in bocca tra guizzi sapidi ed acidi, densità di materia e un profilo sfuggente. Chiusura appannaggio di quanto riscontrato al naso.
A.A Lagrein Riserva Lareith 2021
Rubino intenso, profondo, unghia violacea. Toni di confettura ai frutti di bosco, pepe rosa e paprika, un sospiro intenso di vaniglia e la parte floreale incisiva e cangiante (geranio selvatico, violetta). Ne assaggio un sorso e riscontro ancora tanta gioventù: frutto pieno, polposo, e un ritorno di legni ancora non perfettamente fusi all’interno della materia. Da riassaggiare tra un anno.
A.A. Pinot Bianco Quintessenz 2021
Paglierino vivace, sfumature oro antico. Naso austero, tuttavia l’espressività è parzialmente coperta da un filo di alcol che tende a svanire col trascorrere dei minuti: calcare, pesca bianca matura, fiori di malga e miele d’acacia. Vino morbido, sinuoso, anche in questo caso l’impronta alcolica si scontra un po’ troppo col frutto; ciò dimostra che necessita di ulteriore riposo per assestarsi, la freschezza tuttavia non latita affatto.
A.A. Sauvignon Quintessenz 2021
Il Sauvignon Quintessenz di Kellerei Kaltern non ha nulla in termini didattici – alludo soprattutto alla parte olfattiva – è un omaggio alle potenzialità del terroir altoatesino. L’austerità che raggiunge grazie ai toni alpini è merce assai rara: fiori di malga, foraggio e burro fuso, calcare e smalto, kiwi e melone d’inverno, timo limone e una chiusura davvero insolita di incenso e cera d’api. Ne assaggio un sorso e quasi non occorre descriverlo, aggettivi quali: “equilibrato” o “armonico” suonano vuoti e senza senso, tuttavia questa volta assumono toni definitivi. Il bianco che ho apprezzato di più dell’intera degustazione, tra i migliori vini prodotti dall’Azienda di Caldaro negli ultimi anni. Buonissimo.
A.A. Kalterersee Classico Superiore Quintessenz 2022
Rubino vivace e luminoso, tonalità ipnotica. Naso stupendo dove il frutto si fonde magistralmente con la spezia e la parte minerale: ribes rosso, arancia sanguinella, pepe rosa e timo, zagara e argilla bagnata, grafite, pennellate floreali di violetta e una chiusura balsamica che rinfresca l’insieme. Grande scoperta anche al palato, ritrovo un vino di una piacevolezza disarmante non privo di profondità, slancio e coerenza; insomma tutto ciò che di meglio ha da offrire la schiava in Alto Adige.
A.A. Cabernet Sauvignon Riserva Quintessenz 2020
Tra il rubino e il porpora, tonalità calda. Respiro intenso di amarena matura, cacao, un bel floreale fresco e spigliato (geranio selvatico) e spezie dolci che ricordano il Natale; in chiusura ricordi quasi mediterranei. Il vino sconta la giovane età: tannino incisivo, alcol un po’ ridondante e centro bocca che impegna e sovrasta gran parte delle sfumature. Da riassaggiare tra un paio d’anni per comprendere appieno il potenziale intrinseco.
A.A. Moscato Giallo Passito Quintessenz 2019
In principio ho pensato semplicemente di scrivere: “Se tutti i vini passiti fossero così ne berrei un litro al giorno”. Torniamo seri – anche perché trovo corretto bere poco e bene – la freschezza di questo vino è disarmante e gli aromi dell’uva si avvertono dal primo all’ultimo istante. Una sinfonia gustativa dove la bevibilità è centrale e conta più di ogni altro descrittore. Bravi davvero.
Andrea Li Calzi