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Il nuovo progetto Fedra di Grignano e il legame indissolubile con l’arte

L'artista Franco Alessandrini, il capo redattore del Corriere della Sera Luciano Ferraro e Tommaso Inghirami
L’artista Franco Alessandrini, il capo redattore del Corriere della Sera Luciano Ferraro e Tommaso Inghirami

Grignano è una storica tenuta, di proprietà della famiglia Inghirami, risalente all’Età del Bronzo e affacciata sulle colline fiorentine nel cuore del Chianti Rufina. Il borgo che la ospita è Pontassieve, situato a circa 12 km dalla splendida città di Firenze. Dominato dall’Appennino Tosco-Romagnolo, sorge sulla riva destra del fiume Arno in confluenza col fiume Sieve da cui trae il nome. Lo scorso 2 febbraio, presso Palazzo Acerbi a Milano, la famiglia Inghirami ha presentato il nuovo progetto denominato Fedra.
Tommaso Inghirami, ultima generazione, è il portavoce di questa nuova avventura che la nota famiglia toscana, legata indissolubilmente al tessile per la moda italiana, ha deciso di intraprendere. Da più di 70 anni porta in alto nel mondo la bandiera del Made in Italy con lo storico marchio di camicie Ingram, fondato dal nonno Fabio Inghirami. Sentendo parlare Tommaso non posso che ammirare la sua caparbietà, il modo in cui descrive le proprie passioni. Dopo una laurea conseguita all’Università Bocconi lavora alla Ferrero di Alba. Il suo interesse per l’arte e per la viticoltura cresce sempre più, al che decide di cambiare rotta.

Franco Alessandrini e Tommaso Inghirami
Franco Alessandrini e Tommaso Inghirami

Oggi guida l’azienda vitivinicola di famiglia coadiuvato dall’instancabile lavoro di un team di professionisti e collaboratori. Considerando la sua grande passione per le macchine da cucire, ne possiede oltre 300, il parallelismo vien da sé: Tommaso ha ridisegnato i profili dell’azienda come quelli di un abito d’eccellenza e cucito su misura nuove linee di avanguardia; le stesse che più avanti vedremo. Il connubio tra vino ed arte è tale ormai da secoli. Due emisferi sempre più vicini nei quali la perfezione, intesa come punto d’arrivo, sta nell’interpretazione più autentica della materia grazie alle persone che stanno dietro a questi due mondi. Il nostro protagonista n’è un fulgido esempio mediante il lancio del progetto artistico Fedra.

I giornalisti invitati
I giornalisti invitati

Un omaggio al suo omonimo letterato umanista italiano vissuto tra il 1470 e il 1516. Noto per le sue qualità persuasive, Tommaso Inghirami un giorno, inscenando una tragedia greca, recitò con così tanto ardore e coinvolgimento da conquistare il grande pubblico che gli attribuì il nome di quella tragedia stessa: Fedra. Il nostro Tommaso attorno al 2016, dunque quattro secoli dopo la dipartita, comincia a studiare il modo di dedicare un vino alla sua memoria. Dopo tre anni di lavoro e confronti vari nasce, mediante il millesimo 2019, la prima annata che il produttore dell’azienda Grignano ha ritenuto essere giusta per rappresentare questa figura importante che tanto ha dato alla cultura italiana.
La scelta è ricaduta su due cultivar internazionali, merlot e cabernet sauvignon, che ormai da decenni in Toscana dominano la scena enologica tanto quanto le uve autoctone. Cito ad esempio il sangiovese, che l’azienda alleva con cura e che rientra nella celebre denominazione Chianti Classico. Per quanto riguarda il Fedra, invece, ritroviamo l’IGT Toscana istituita nel 1995. Il suddetto vino è stato prodotto in poco più 1.200 bottiglie, queste verranno suddivise in 400 casse da tre bottiglie ciascuna, più 100 magnum in cassa di legno.

Opere di Franco Alessandrini

Per omaggiare al 100% il suo avo, Tommaso ha fatto rivivere il lato artistico anche nella veste di questo vino. Ogni cassa in legno contiene la serigrafia firmata e numerata, rappresentata nell’etichetta d’autore che quest’anno raffigura l’opera del maestro Franco Alessandrini. Quest’ultimo lascia l’Italia nel 1967 alla volta dell’America dove acquista fama internazionale. –  La storia del vino Fedra – racconta Tommaso Inghirami – non poteva che iniziare con Franco Alessandrini, artista che in sé racchiude più anime, tradizioni e culture, tutte però legate a forti radici biturgensi (nativi di Sansepolcro), come del resto lo siamo anche noi. Inoltre, trovo estremamente affascinante la poliedricità dell’artista che si esprime utilizzando stili diversi.
Un interprete davvero avanguardista nel nostro tempo.
– Franco Alessandrini non si è mai riconosciuto all’interno delle svariate appartenenze che i critici d’arte hanno tentato invano di attribuire alla sua arte. Alludo a svariate correnti tra cui quella neofuturista, neocubista e neosurrealista. Egli ha sempre espresso una poetica personale, mossa dalla sempre presente ispirazione pierfrancescana.

Finger food
Finger food

Per omaggiare il suo talento visionario Barbara Nauer, nota critica d’arte americana, ha coniato il termine “Vibrasive”, che letteralmente in lingua italiana è possibile tradurre in “vibrazionismo”. Questo per la visione multipla dei suoi soggetti, che l’artista usa per far sentire la musica e il movimento in modo visuale. Tesi riassunta magistralmente attraverso l’opera del maestro dedicata al Fedra 2019, ovvero un dipinto che raffigura alcuni musicisti di jazz che sembrano danzare sulla stampa della bottiglia. Una visione onirica, e al contempo ricca di realismo, che racconta l’esperienza dell’artista immerso in una nuova atmosfera colorata e ricca di tradizioni musicali nella città di New Orleans, la culla del jazz.

Fedra 2019 Grignano

Veniamo dunque al Fedra 2019 degustato in occasione dell’evento milanese. Le uve vengono selezionate e raccolte a mano in cassette. La vinificazione avviene in tank di acciaio a temperatura controllata. La fermentazione dura un mese con délestage, svolti durante il secondo giorno, e rimontaggi per tutta la durata. Affinamento di un anno e mezzo in barriques di rovere francese, più altri 24 mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Veste rubino intenso, consistenza e buon estratto. Al naso offre ricordi di frutti di bosco maturi tra cui ribes e mirtillo nero, spezie dolci in parte derivate dal legno e in parte dai due vitigni utilizzati (merlot e cabernet sauvignon), liquirizia, caucciù e una trama di sottobosco ad impreziosire l’insieme. In bocca scivola con disinvoltura, restituendo un quadro gustativo ricco di contrasti tra la parte acida e la rotondità intrinseca dal merlot; anche la sapidità non tarda a palesarsi allungando così di fatto la persistenza di questo buon vino. Quest’ultimo parla una lingua internazionale ma con rimandi continui al territorio chiantigiano.
Ho avuto modo di assaggiare all’evento altri due vini prodotti da Grignano. Di seguito le mie impressioni.

Toscana IGT Ricamo 2022 Grignano

Toscana IGT Ricamo 2022 Grignano
Assemblaggio di 60% moscato e 40% chardonnay, affina in acciaio. Paglierino vivace, trama piuttosto algida. Un bel naso dai richiami vegetali e di frutta a polpa gialla: ananas, nespola matura, salvia e piccoli fiori di montagna; con lenta ossigenazione effluvi minerali di calcare e pietra frantumata. Sorso snello, arioso, dotato di coerenza e una bella spina dorsale; alludo alla freschezza che non risulta mai in secondo piano rispetto alla sapidità.

Chianti Rufina Riserva 2020 Poggio Gualtieri Grignano

Chianti Rufina Riserva 2020 Poggio Gualtieri Grignano
Sangiovese in prevalenza. Vinificazione in acciaio Inox a temperatura controllata, fermentazione malolattica in botti da 18 hl e barriques. Affina 15-18 mesi nei medesimi contenitori. La tinta è color rubino intenso, vibrante, i frutti neri dominano il quadro olfattivo: amarena, mora, mirtillo, geranio selvatico, inspessiti da una trama balsamica elegante e una spezia dolce che si divide tra noce moscata e bacche di ginepro. In chiusura un leggero ricordo di smalto e terriccio bagnato. Sorso slanciato, media sapidità e persistenza, tannino coeso; convince per doti di “beva compulsiva” più che lunghezza estrema o inutili sovrastrutture.

Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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