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Hermitage La Chapelle 1999 Paul Jaboulet Ainé

I vigneti di Maison Jaboulet

Nell’alta valle del Rodano le prime vigne furono piantate sicuramente dagli antichi Romani, infatti ne parlano già Plinio e Marziale, ma qualcuno osa azzardare perfino dai Greci (sebbene non sia dimostrato). Qui c’è un terroir ideale da secoli per la vite e con dei microclimi davvero unici. La Maison Jaboulet, fondata nel 1834 da Antoine Jaboulet, produce da molte generazioni alcuni tra i più grandi vini delle Côtes du Rhone e ha goduto un periodo di grande successo durante i trent’anni in cui è stata condotta da Gérard Jaboulet, uno dei personaggi più simpatici (e amati) del mondo del vino, morto improvvisamente nel 1997 all’età di soli 55 anni.
È stato proprio lui a costruire nel 1984 una moderna nuova sede nei pressi di La Roche-de-Glun con uffici, imbottigliamento, stoccaggio, spedizione e una cantina sotterranea dalle condizioni perfette per l’affinamento di un milione di bottiglie della trentina di vini AOC in gamma, ai quali ha dedicato le proprie cure per anni l’enologo Jacques Jaboulet. L’infaticabile Gérard aveva anche recuperato e restaurato un luogo davvero magico nelle monumentali grotte di Châteauneuf-sur-Isère scavate a piccone dagli antichi romani per farne il Vineum aziendale di stoccaggio dei vini aperto alle degustazioni, che comprendeva 3 ettari di gallerie e sale (su 17 in totale, il resto è proprietà comunale) e che dal 2006 non è più aperto al pubblico in quanto trasformato in luogo di maturazione dei vini rossi per un parco completamente rinnovato di oltre 1.000 barriques. Il nuovo Vineum, con terrazza, bar e ristorante, sta in Place du Taurobole a Tain-l’Hermitage.
Caroline FreyHanno continuato il sogno di Gérard il direttore tecnico Jacques Desvernois e il consulente agronomo ed enologo Denis Dubourdieu (recentemente scomparso), affiancati, affiancati da Laurent, Nicolas e Frédéric Jaboulet in un ambizioso team presieduto dall’enologa Caroline Frey, dato che il 19 gennaio del 2006 la società Domaines Paul Jaboulet Aîné è stata acquisita dalla finanziaria Compagnie Frey, che possiede un centinaio di ettari a Reims in Champagne (con una quota del 45% in Billecart-Salmon), Château La Lagune a Bordeaux e Château de Corton André in Borgogna.
Il segno del cambiamento, evidenziato anche dalle nuove etichette tutte bianche che corredano le bottiglie di oggi, si è manifestato subito con l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza attraverso una gestione agricola ed enologica nel pieno rispetto dell’ambiente, attualmente certificata ISO 9001 e in attesa dell’ISO 14001.
La qualità dei loro vini, che provengono da circa 130 ettari di vigne sparse per tutta la Valle del Rodano, è sempre stata frutto di diversi fattori: un’esposizione perfetta al sole e un’ottima ventilazione, una conduzione delle vigne a rese per ettaro che vanno in media da 25 a 35 ettolitri e quindi sono molto basse, una perfetta maestria nell’uso dei fusti di rovere, un affinamento ricercato in bottiglie molto spesse, scure e dal colore creato appositamente per la migliore conservazione dei vini adatti ad affinarsi ancora per molto tempo.
L’Hermitage La Chapelle si produce fin dal 1919 da uve syrah che possono ricevere anche minime aggiunte di marsanne e roussanne, provenienti da circa 21 ettari di vigneti diversi con potatura gobelet (ad alberello sui paletti) che si distendono intorno alla piccola cappella costruita nel 1235 dal nobile cavaliere Gaspard de Sterimberg, dove si coltivano viti di età superiore ai 40 anni e alcune addirittura agli 80. L’esposizione della collina (esposta a pieno sud con asse da est a ovest) è eccezionale, non sfugge il benché minimo raggio di sole e la protezione dai venti freddi è assicurata. I suoli delle parcelle Bessard, Greffieux, Méal e Rocoules sono costituiti da arenarie granitiche ricoperte da scisti micacee e gneiss, ma ci sono anche sabbie e ciottoli alluvionali, tanto che è proprio la scelta di farne una cuvéé che apporta al vino una tavolozza di straordinaria complessità, struttura e finezza.
La coltivazione e la vendemmia sulla collina dell’Hermitage non possono che essere manuali, si usano tre cavalli per arare i suoli tre volte l’anno, ma anche delle piccole slitte per tirare giù le cassette da 17 kg dalle pendici più ripide e camion frigoriferi per l’immediato trasporto alla cantina, dove la selezione delle uve è severissima, al punto che la resa di questo vino si riduce ulteriormente e varia dai 10 ai 18 ettolitri per ettaro.
L’assemblaggio avviene dopo 15, a volte 18, mesi di permanenza in tradizionali barriques di rovere, ma sia l’uso di legni nuovi che la produzione annua variano molto a seconda dell’annata. È considerato una vera perla, uno dei migliori vini del mondo, le cui annate migliori (per esempio 1972, 1990, 1997) possono conservarsi oltre 30 anni e in casi eccezionali anche 50. Molti consigliano, in questo caso, la decantazione in caraffa, anche se personalmente preferisco piuttosto stappare la bottiglia qualche ora prima di servirne il vino, almeno mezzora per ogni anno passato a partire dalla vendemmia.
L’annata 1999 che ho recentemente degustato ha un colore rosso porpora intenso e brillante. Bouquet ricco e complesso, dagli aromi profondi, una vera esplosione di frutti selvatici, come lamponi, ribes nero, rosa canina ed erbe aromatiche che, con l’affinamento, sviluppa note di sottobosco, tartufo, cuoio e qualche nota speziata dolce e fumé, diventando straordinariamente sostanzioso e concentrato. Vino di grande struttura e pieno corpo, dai tannini molto fini, maestoso, potente e lungo. Sconsiglierei di berlo troppo giovane, quando è ancora un po’ chiuso che neanche a scaraffarlo si aprirebbe, perché i tannini ne coprirebbero l’ottimo fruttato e si potrebbe percepire in misura eccessiva l’acidità. Ha bisogno di affinarsi e di maturare ancora, ci vuole pazienza.
Abbinamenti consigliati: Carni bianche, rosse e selvaggina arrostite e in salse nobili, soprattutto con funghi, filetto alla Rossini (steccato con lardo, fois gras e fette di tartufo), formaggi ben stagionati.

Mario Crosta

Domaines Paul Jaboulet Aîné
Route Nationale 7 – Les Jalets
Boîte Postale 46 La Roche-De-Glun, 26600 Tain l’Hermitage, FRANCIA
tel. +33.475.846893 e 845614, fax +33.475.716202
sito www.jaboulet.com
E-mail info@jaboulet.com

Mario Crosta

Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, nonché per alcuni blog. Un fico d'India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.

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