Emilio Rotolo di Volpe Pasini: vino e storia, passioni irrinunciabili
Venerdì 15 maggio, enologicamente parlando ci troviamo nella zona DOC dei Colli Orientali del Friuli in località Togliano, frazione di Torreano in provincia di Udine, una leggera pioggerellina sta celebrando il mio arrivo all’azienda Volpe Pasini di proprietà di Emilio Rotolo.
Quando entro all’interno della villa non posso che provare emozione e un po’ di soggezione, siamo dinanzi a una stupenda residenza padronale il cui impianto originario risale al 1596 e dà dimora al cuore dell’azienda con i suoi uffici e le sue cantine, completato da uno stupendo complesso di immobili che fa da incantevole contorno.
A farmi da gentile e qualificato cicerone, Francesco Rotolo, il figlio di Emilio, enotecnico e importante colonna dell’azienda. Mi illumina con le sue sapienti parole raccontandomi come l’azienda Volpe Pasini sia una delle più antiche del Nord Est d’Italia e che i primi documenti testimoni della produzione vinicola sulla proprietà risalgono già al XVII secolo.
Come due vecchi amici che si ritrovano per una gita di piacere, mi porta con la sua macchina a girovagare fra gli splendidi edifici risalenti alla fine del ‘500 e lo stupendo parco dove troviamo alberi, piante e frutteti e soprattutto un piccolo e curatissimo vigneto di Ribolla Gialla che ricorda la vocazione enologica dell’azienda circondato dalle mura di recinzione della villa, che vengono chiamate mura della fame in ricordo di un periodo storico segnato da carestie e miseria, e nella cui realizzazione hanno lavorato le popolazioni del posto in cambio di un piatto di minestra unico mezzo di sostentamento contro la fame.
Uscendo dai recinti della villa poi, si possono ammirare parte dei 52 ettari vitati che nel loro complesso danno vita alle due linee di produzione che permettono di produrre dalle 350 alle 400mila bottiglie l’anno. Stiamo parlando della linea “Volpe Pasini” e della linea “Zuc di Volpe”, quest’ultima rappresenta la punta di diamante della produzione e i vini raggiungono livelli qualitativi d’eccellenza. Come non menzionare, senza voler fare un torto a tutti gli altri “fratelli”, lo straordinario Focus nato dal “Progetto Merlot”, concepito da Emilio Rotolo e Riccardo Cotarella per valorizzare, nella terra dei vini bianchi anche i rossi di pregio, e naturalmente l’IPSO, un pinot grigio prodotto da viti con più di 40 anni, capace di donare grandi emozioni e dotato di una struttura e longevità senza eguali. Ma questi due prodotti rappresentano solo la punta di una piramide dove anche i vini alla base sono capaci di sorprendere ed emozionare, vini che vengono esportati in 44 paesi nel mondo che vanno a coprire il 55% del canale di vendita, mentre il restante 45% va ad alimentare il territorio nazionale.
Ma è giunto il momento di salutare Francesco e ringraziarlo per la sua qualificata disponibilità e andare a fare quattro chiacchiere con il padre, il dottor Emilio Rotolo.
Calabrese di Tropea, medico gastroenterologo di formazione, di mestiere imprenditore immobiliare, si appassiona di viticoltura e nel 1995 rileva l’azienda e il complesso immobiliare Volpe Pasini che viene restaurato e ristrutturato nel rigoroso rispetto della sua tipologia storico architettonica.
Grazie alle sue spiccate doti manageriali, circondandosi di uno staff di tecnici e professionisti capaci e da lui personalmente scelti, dà lustro e competitività all’azienda facendola diventare una delle realtà più importanti del panorama vinicolo nazionale ed internazionale. La sua filosofia punta alla ricerca costante della qualità totale, un lavoro instancabile fra campagna e cantina dove nulla è lasciato al caso.
Prima di iniziare a rispondere alle mie domande, Emilio ci tiene a esporre due suoi pensieri che ritiene importanti per comprendere la sua filosofia produttiva e di cui vuole farmi partecipe.
Con il primo vuole sottolineare come il vino non sia un prodotto naturale nel senso stretto della parola, perché la fine del ciclo produttivo che parte dall’uva dovrebbe portare alla formazione dell’aceto per definirsi come tale a tutti gli effetti. Il vino è un prodotto creato dall’uomo che interrompe il suo processo naturale, un prodotto che ha subito notevoli cambiamenti organolettici nel corso dei secoli, una bevanda da sempre ritenuta importantissima, citata più di duemila volte nella bibbia a celebrare momenti piacevoli e conviviali.
Per produrre un grande vino, ci vuole la compartecipazione di quattro elementi fondamentali, che sono: storia, tradizione, cultura e scienza. Solo quando tutti partecipano assieme dando il proprio contributo, allora sì che si può ottenere qualcosa di eccezionale. Il secondo aspetto sul quale Emilio si vuole soffermare è quello legato alla difesa dell’ambiente. Non si vuole nascondere dietro le bandiere del biologico o biodinamico da voler perseguire ad ogni costo, e talvolta utilizzato da qualcuno con lo scopo di facilitare qualche vendita, ma è fermamente convinto che tutti i viticoltori dovrebbero essere in prima linea nella difesa dell’ambiente, dimostrandolo con i fatti e non solo a parole.
Non basta usare bottiglie leggere o carta riciclata per ritenersi ecologicamente con la coscienza “verde” e a posto, bisogna che l’impatto sull’ambiente sia uguale a zero.
Le fermentazioni, i trattori, le navi e gli aerei utilizzati per i trasporti, tutto aiuta a creare CO2 e alimentare il buco dell’ozono. La sua politica cerca di ridurre l’utilizzo della chimica in cantina in ogni operazione ove sia possibile a vantaggio della fisica, inoltre l’azienda ha iniziato ad “adottare” grandi distese di boschi con lo scopo di arrivare a captare il doppio dell’anidride carbonica che viene prodotta, insomma tanti fatti e poche parole, perché l’obiettivo è sempre quello di creare un mondo più vivibile per noi e i nostri figli.
DIALOGANDO CON IL VIGNAIOLO
Qual è il vino Volpe Pasini più richiesto in Italia e quello all’estero?
In Italia la Ribolla Gialla nelle due linee, sia quella base che quella Zuc di Volpe mentre all’estero il Pinot Grigio anche in questo caso di entrambe le linee produttive.
Qual è il vino che le dà più soddisfazione?
Non voglio fare classifiche, amo tutti i miei vini, diciamo che “su tutti figli a mia” per usare un’espressione dialettale.
La sua azienda è composta da un team affiatato, dove ognuno con la sua competenza è protagonista dei risultati di grandissimo valore raggiunti in questi anni, ma lasciando perdere la modestia, quanto c’è in percentuale di Emilio Rotolo nelle fortune e nei successi della Volpe Pasini?
Sicuramente il produttore è la punta dell’azienda, deve sapere un po’ di tutto perché le sue scelte ricadano a cascata nei vari rami che la compongono e quindi le responsabilità sono grandi, ma senza la competenza, la passione e lo spirito di squadra di tutte le persone che vi lavorano, il vino di Volpe Pasini non avrebbe raggiunto certi livelli di considerazione a livello nazionale e internazionale.
Lei medico che a un certo punto si “ammalò” di viticoltura, ma c’erano sempre stati i sintomi di questo “terribile” morbo, anche agli inizi della sua carriera di gastroenterologo o si sono manifestati solo in seguito fino a fare diventare questa sua passione una dipendenza cronica da cui non riesce più ad uscire?
Io sono un medico e poi mi sono dedicato all’imprenditoria immobiliare, ma è da mio padre, che è stato uno stimato gelatiere e pasticciere, che ho imparato l’amore per le materie prime genuine e naturali, mi ha aiutato ad avvicinarmi verso la terra e l’uva, anche se alla fine è stato un innamoramento quasi casuale, bello ma anche scellerato visto che mi porta a lavorare “25” ore al giorno.
Dietro ogni etichetta di vino c’è vita, passione, sacrificio, spesso la storia secolare di una famiglia o azienda, purtroppo viviamo in una società dove conta molto l’apparire, a discapito dei contenuti che dovrebbero essere i più importanti.
Quanto è importante saper comunicare oltre che con la bontà del vino anche attraverso operazioni di marketing, che possono partire dalla veste grafica dell’etichetta fino alla ricerca di una visibilità sui media di settore?
Beh qui la risposta è quasi scontata. È fuori di ogni dubbio che oggi per il successo di un’azienda sono indispensabili 3 fattori: l’eccellenza qualitativa, il marketing e il rapporto qualità prezzo. Se tutti e tre questi elementi si manifestano e sono in sintonia fra loro, un’azienda è sulla via giusta per poter ricavare delle ottime soddisfazioni.
La Vostra azienda riserva una grossa fetta di esportazioni verso i mercati esteri, la crisi economica che stiamo attraversando si fa sentire anche al di fuori dell’Italia?
Eccome no, la crisi si fa sentire anche se a seconda delle zone in modi differenti. I mercati storici come Svizzera e Germania hanno retto bene facendo segnare anche qualche timido indice positivo, gli Stati Uniti danno segnali di sofferenza, anche se moderati, poi ci sono certi mercati come quelli ad oriente o nell’est Europa dove troviamo delle realtà come ad esempio la Russia che in passato ci hanno dato notevoli soddisfazioni e che sono attualmente congelate.
La crisi può anche rappresentare un’opportunità di crescita e cambiamento. Che soluzioni valide ci sarebbero per fronteggiare l’attuale carenza di risorse economiche e parallelamente tutelare gli interessi di produttori, venditori e consumatori?
Un famoso economista americano un giorno ha detto che le crisi economiche portano via i soldi dalle tasche degli stolti per riportarli in quelle dei saggi. Ecco, in momenti di crisi è fondamentale ridurre i costi dei processi produttivi, puntare su un rapporto qualità/prezzo concorrenziale, sviluppare la comunicazione, infatti all’estero il “terroir” friulano non è conosciuto come dovrebbe, nonostante l’elevata qualità offerta. È quindi fondamentale farsi conoscere all’estero altrimenti si rischia di sparire dai mercati.
Da quando lei ha preso in mano la guida dell’azienda i risultati non si sono fatti attendere, ha qualche nuovo progetto per l’immediato futuro?
Ho acquistato e sto finendo di restaurare Villa Rosa, immobile del tardo ‘600 che si trova nelle vicinanze dell’azienda. Uno stupendo immobile servito da pozzi geotermici che fungerà da centro di comunicazione e accoglienza degli ospiti di tutto il mondo. Inoltre la villa è dotata di una cucina professionale a vista dove cuochi di tutto il mondo possono esibirsi deliziando fino a 300 persone. E’ mia intenzione indire ogni anno un premio al miglior cuoco italiano all’estero, perché è giusto valorizzare e mettere in vetrina il made in Italy che si fa onore nel mondo, soprattutto il settore gastronomico che fa da traino anche per i nostri vini italiani.
Calabria e Friuli, la sua regione di nascita e quella di adozione rappresentano, immagino, due terre importanti per lei, se potesse portare qualcosa di bello della Calabria in Friuli e fare poi la stessa cosa in direzione opposta, per poter arricchire e migliorare entrambi, su cosa opterebbe?
Sicuramente porterei il mare della Calabria in Friuli e tanti bravi produttori vinicoli friulani nella mia regione natia, per veder finalmente valorizzate le potenzialità di cui la mia terra dispone ma che sono però inespresse. Ma purtroppo mi sa che resterà un desiderio irrealizzabile.
Oltre al vino quali sono le sue passioni?
La storia nella sua totalità e mi fermo qui.
Va a passare un WE in un’isola deserta, dove oltre ai beni di prima necessità può portarsi solo due bottiglie di vino, una italiana e una del Friuli Venezia Giulia, due personaggi famosi (uno maschile e uno femminile) che apprezza e vorrebbe conoscere, il suo libro preferito, e il DVD del film che più l’ha emozionato, la sua scelta dove ricade?
Allora, per il vino del Friuli punto sul “Montsclapade di Dorigo” e per quello italiano sul “Faro Palari”. Poi vorrei conoscere il Presidente della Repubblica Napolitano e Rita Levi Montalcini, mentre come libro la mia scelta ricade sul Gattopardo per finire con la visione di “O’ Re'”, un film di Luigi Magni.
Insomma dottor Rotolo, non mi sento tanto bene, credo di avere un po’ di influenza, mi consiglia un’aspirina o un buon bicchiere di Focus Volpe Pasini?
Ma, visto che entrambi non hanno poteri miracolosi di guarigione, punterei sul Focus perché almeno porterà di sicuro un po’ di allegria.
Stefano Cergolj