Non sono fra coloro che conoscevano a fondo il grande Bruno Giacosa, scomparso il 22 gennaio scorso dopo una lunga malattia. Lo incontrai per la prima volta nella sua azienda a Neive una quindicina di anni fa, ricordo il suo sguardo, antico e quasi impenetrabile, intriso di saggezza e austerità, non so perché, mi fece subito simpatia. Certamente non era facile dialogare con lui, credo che nelle due ore che rimasi in cantina avrà detto al massimo 20 parole. Ma se questo poteva apparire un limite, bastava assaggiare i suoi vini per rendersi conto di trovarsi di fronte ad uno dei massimi produttori di Langa. I suoi vini strepitosi, soprattutto quelli sotto l’etichetta “Falletto” ottenuti dalle uve di proprietà, come i Barbaresco Rabajà e Asili, i Barolo Falletto, Rocche di Falletto e Vigna Croera, il Dolcetto e la Barbera d’Alba, mi hanno sempre emozionato; ma anche la linea “Bruno Giacosa”, ottenuta sì da uve conferite ma di un livello estremo, anche perché in cantina c’era il tocco magico dell’enologo Dante Scaglione, che sapeva interpretare perfettamente il carattere di ogni vitigno e, evidentemente, comprendeva bene le esigenze di Giacosa. È stato sicuramente uno degli emblemi della classicità, i suoi vini sono sempre stati “puri”, introspettivi, in grado di crescere di anno in anno fino a lasciarti senza parole (forse per questo lui parlava così poco…) per la loro bellezza interiore e, con il tempo, superba profondità. Ci mancherà molto, con lui se ne vanno 60 anni di storia e cultura di Langa, i vini restano, sobri e profondi come il suo artefice, mai piegato all’ingresso in azienda di barrique e uve francesi, ma fortemente impegnato nella ricerca per migliorare sempre più le conoscenze dell’uva simbolo della sua terra, il nebbiolo. In pochi giorni sono spariti tre grandi uomini, Gualtiero Marchesi, Paul Bocuse e Bruno Giacosa, un gennaio 2018 non proprio di buon auspicio; per fortuna il loro lavoro e ciò che le loro straordinarie personalità hanno lasciato al mondo rimarranno un segno indelebile del loro passaggio.
Roberto Giuliani
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.
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Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
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