Chianti Classico Collection 2023: tutto sull’annata 2020
Dopo l’excursus sull’annata 2021 di Chianti Classico, ora passiamo alla 2020, anche nelle versioni Riserva e Gran Selezione. Ma prima mi viene naturale fare una riflessione, poiché nessuno può dimenticare cosa sia stato quell’anno per la quasi totalità della popolazione italiana: una lunga stagione di clausura e un cambiamento radicale nei rapporti umani, che ha consacrato definitivamente la vita virtuale come unica realmente – e drammaticamente – vivibile: la vittoria degli oggetti sulle persone. Disagio al quadrato per chi vive in città, un po’ meno per quei produttori che hanno potuto almeno dedicarsi alle loro figliole, le viti, come forse non avevano mai fatto prima.
Che sia forse questa la ragione per cui, nonostante l’annata sia stata calda e non facile, già l’anno scorso mi sono trovato davanti dei Chianti Classico, dei Chianti e dei Morellino di Scansano uno più buono dell’altro? Perché se è vero che già da qualche vendemmia (potremmo malignamente dire da quando è subentrata la Gran Selezione…) in Chianti Classico si respira un’aria diversa, vini più essenziali e di grande bevibilità, Riserve alleggerite e piene di brio, dall’altra almeno nel 2020 c’è un qualcosa in più, una purezza e una linearità espressive che fanno innamorare di quei vini, al punto da pensare che dove cogli, cogli bene.
Quest’anno alla Chianti Classico Collection erano in degustazione quei 2020 che non erano presenti la scorsa edizione, saggia scelta, ci ha evitato una sequenza infinita di campioni di botte, molto più sensato presentarli ora, dopo un minimo di affinamento in bottiglia.
Per correttezza devo precisare che il numero davvero importante di vini di quel millesimo, ben superiore a quanto posso fare in una giornata (96 CC annata, 41 Riserva e 12 Gran Selezione), non mi ha consentito di degustarli tutti, ma abbastanza da potere avere una conferma delle impressioni avute la scorsa edizione su quest’annata.
ANNATA 2020 – ANDAMENTO STAGIONALE
Se in altre regioni si è sofferto a causa di non sporadici eventi climatici estremi, nel territorio del Chianti Classico per fortuna non si è arrivati a simili eccessi. La primavera si è presentata abbastanza fresca, prima dell’arrivo del forte caldo estivo, giugno ha vissuto la presenza di più occasioni di pioggia, che ha consentito alle piante di non andare in stress; inoltre, anche nei giorni più caldi, non è mancata una buona escursione termica tra giorno e notte. Anche a settembre la pioggia ha dato il suo contributo, permettendo di arrivare alla raccolta con uve sane e giustamente mature.
Per quanto riguarda la produzione, è più o meno allineata a quella del 2021, circa 267.000 hl, poco più del 10% in meno della più generosa 2019 (306.000 hl). La ragione principale è legata al freddo notturno che ha accompagnato i primi giorni di aprile, che ha limitato (e ritardato) il germogliamento delle piante.
LA DEGUSTAZIONE
CHIANTI CLASSICO 2020 – I più convincenti secondo l’ordine di degustazione
67-Badia a Coltibuono: naso interessante, una balsamicità delicata accompagna frutta e spezie non debordanti, un bell’impianto floreale di base arricchisce le sensazioni, al palato emergono anche le erbe aromatiche, c’è una leggera scompostezza nell’acidità ma la materia è promettente.
77-Caparsa (dalla botte): l’unico campione di botte di tutta la partita, ma Paolo Cianferoni, si sa, i suoi vini li segue in modo meticoloso e non è tipo che mette l’acceleratore. Ciò detto manifesta un bel frutto intenso (ciliegia nera, corbezzolo), anche note di viola e rosa rossa; all’assaggio non senti carezze ma slanci generosi, tanta polpa rossa in un contesto di grande piacevolezza, con un tannino maturo al punto giusto e una sapidità fitta; un riferimento per chi vuole un vino fortemente radicato nel contesto territoriale.
80-Castellinuzza: ecco un esempio perfetto di che cos’è il sangiovese di Lamole, un vino giocato tutto sulla finezza, su pennellate leggere, su toni floreali, su una freschezza collinare, con la ciliegina di bosco in primo piano! Il sorso è speculare, puro, gioioso, una trama che mi fa pensare al pointillisme delle tele di Georges Seurat, il “cromo-luminarismo” applicato al vino.
81-Castellinuzza e Piuca di Coccia Giuliano: se la giocano quasi alla pari, qui l’impatto olfattivo è meno incisivo, più sussurrato, ma al palato c’è una bella finezza, fresco, molto tipico, succosissimo, pieno di verve, delicatamente balsamico.
86-Castello di Radda: quello di Radda è un altro territorio dove spesso trovo delle belle interpretazioni del sangiovese, come in questo caso dove esprime un profumo intenso e ricco di frutto (ciliegia, lampone, gelso); molto bello in bocca, ha grassezza e succosità, sapido, viene davvero voglia di berne.
88-Cinciano: caspita che bouquet! Una trama equilibratissima, senza alcuna sbavatura, frutto tornito ed elegante al contempo, sotto c’è il geranio, l’arancia; anche al palato ha una marcia trionfale, ricco senza eccessi, sapido, elegante, intenso, lungo, uno dei migliori in assoluto.
92-Petrignano – Dievole: rispetto alle interpretazioni del passato c’è un bel salto, lo stampo internazionale continua a fare capoccella, ma senza arrivare a quegli eccessi, a vantaggio di un vino che riesce a dipanare la matassa legnosa per mostrare un carattere forte, intenso, sapido. Aspetterei ancora un paio d’anni…
104-Filetta di Lamole – Fontodi: una curiosa nota d’acciuga apre le danze di un vino che ha molto da raccontare, attraversa il frutto lasciando intorno petali di fiori rossi; in bocca ha ottima materia, qui la pennellata è più decisa di un Castellinuzza, ma restituisce un frutto succoso e avvolgente.
105-Fontodi: se nell’altro si faceva notare l’acciuga, qui è l’arancia rossa ad attirare i sensi; all’assaggio si sente che c’è molta carne al fuoco, materia, polpa, tannino fine ma più muscoloso, al momento è più ricco ma meno agile, e più bisognoso di tempo.
107-Lamole – I Fabbri: bel naso floreale, tanta viola mammola, geranio, poi esprime anche una bella ciliegia, lampone; al palato è diretto e molto territoriale, con una buona vena sapida che accompagna il frutto, manca solo di una leggera messa a punto nel finale, ma diamogli tempo.
112-Isole e Olena: naso molto rifinito, frutto puro, incontaminato, arancia, agrume, segue una speziatura delicata con al centro la liquirizia; in bocca ha una bella luminosità, equilibrato, profondo, succoso, fatto davvero bene, come sempre del resto. Certo, la notizia che De Marchi ha venduto l’azienda non mi rallegra…
119-Montecalvi: naso affusolato, fiori e piccoli frutti, pepe rosa, anche qui torna l’arancia; in bocca ha una buona avvolgenza, sapido, voluttuoso, finale appena dolce.
121-Vaggiolata – Monterotondo: avere le vigne a quasi 600 metri aiuta non poco nelle annate calde, ciò nonostante credo che Saverio Basagni abbia aspettato la piena maturità prima di raccogliere, infatti al naso il frutto appare maturo, la componente floreale contribuisce a dare una sensazione di fresca balsamicità con note di giaggiolo, viola, iris; in bocca ha carattere, energia, sviluppo progressivo, deve ancora equilibrarsi in ogni sua parte ma la strada è già spianata.
125-Ormanni: attacca di slancio con note di erbe mediterranee, poi lampone, ciliegia e ribes; sorso pieno ma severo, si dona a piccoli passi, tannino e sapidità si fondono, finale generoso.
130-Podere Capaccia: naso piuttosto chiuso, fatico a percepire i profumi, poco a poco emerge la componente floreale, al palato è un po’ irrigidito nella fase iniziale, segni evidenti di una fase contratta, ma il tratto caratteriale è convincente e assertivo, va da sé che il tempo gli è dovuto.
141-Pomona: naso con una bella definizione di frutto, ciliegia in primis, al palato è corrispondente, molto ben fatto, con un frutto nitido e rifinito, buona intensità e persistenza, leggermente scuro nei toni fruttati con finale che ricorda la liquirizia, brava Monica Raspi!
143-Querciabella: ho dovuto provare tre campioni prima di trovare quello giusto (un vecchio problema non così raro anche in altri vini, dipende quasi sempre dal sughero… superiamolo con il tappo Stelvin!); qui, finalmente, riconosco la qualità e la finezza di questo Chianti Classico, i profumi sono fini con un bel frutto e una venatura floreale, al palato ha un bell’equilibrio fra freschezza e frutto, tannino non asciugante, buona definizione.
147-Bibbiano – Tenuta di Bibbiano: molto floreale e con un tocco di legno, poco frutto; molto meglio al palato, buona acidità e dinamica, sapido, legno ben integrato, non grandissima spinta che gli dà una certa fierezza austera, ma è un bel bere, ha personalità.
148-Tenuta di Carleone: per me la vera sorpresa del paniere, naso che sprigiona note floreali e di menta selvatica, un frutto piacevolissimo di ciliegia, arancia rossa e lampone, molto fine; in bocca ha una materia equilibrata, freschezza, definizione, carne, succosità, un gran bel vino, rifinito benissimo, infinito nell’allungo.
CHIANTI CLASSICO RISERVA 2020
212-Poggio Croce – Arillo in Terrabianca: al naso esprime note di arancia rossa e ciliegia, poi alloro, il legno tornisce senza aggredire. Buon sviluppo e progressione al palato.
213-Brancaia: come sempre c’è una buona interpretazione in chiave moderna del legno, soprattutto al naso, dove traspaiono toni scuri di mirtilli, liquirizia, mandorla tostata; in bocca è ancora teso, ha bisogno di tempo, c’è una bella freschezza e balsamicità.
214-Buondonno: note floreali nette di rosa, sopra un frutto appena toccato dal legno; al palato conferma la necessità di assorbire la materia legnosa, ma ha nerbo e personalità, frutto rimarchevole e progressivo.
215-Caparsino – Caparsa (dalla botte): polputo nel frutto, ma anche floreale, in bocca restituisce una bella carnosità, frutto maturo al punto giusto, buona trama tannica, molto piacevole e con un legno ben gestito, finale quasi piccante.
216-Capraia: espressivo nel frutto carnoso, incedere stimolante che trova al palato forza e slancio, sale di intensità di sorso in sorso.
218-Castello di Albola: c’è una bella precisione esecutiva al naso, giocato su suadenti note fruttate e speziatura fine, il legno tornisce senza strafare; al gusto ha ancora da lavorare per assorbire qualche durezza, ma ha tutte le premesse per una riserva di carattere.
220-Castello di Querceto: mora e amarena, al palato ha buona freschezza, slancio, non ha grande massa e questo è un bene, perché acquista in bevibilità ed equilibrio.
225-Le Baròncole – Fattoria San Giusto a Rentennano (dalla botte): soffre un poco la mancanza di bottiglia, ma c’è davvero tanto da dare, gioca su mora e visciola all’olfatto, ma anche sfumature di tabacco, fiori macerati; l’assaggio conferma la necessità di messa a punto, proprio perché di materia ne ha da vendere, un sogno che è una promessa.
226-Rancia – Fèlsina: nota forte di rabarbaro, balsamico, speziatissimo, particolare. Anche in bocca cesella note originali che lo fanno accostare a certi vermouth, ha un’intensità sopra la media, progressione infinita, quasi spiazzante.
227-Gagliole: se il Robiolo 2021 mi aveva già colpito, qui ho un’ulteriore conferma che quest’azienda (l’accento va sulla prima sillaba) è davvero interessante. Qui abbiamo un bouquet intenso e variopinto, anche originale, ben oltre i classici sentori del sangiovese; palato ampio, c’è rotondità e freschezza, cremosità, balsamico e persistente.
232-Le Miccine (dalla botte): se neanche affinato in bottiglia si esprime già così, chapeau! Bella finezza al naso con note di viola, ribes nero, liquirizia, fragolina di bosco; al palato ha incedere progressivo, stile chiantigiano, frutto pulito, legno ben integrato, una bella prova per un vino da botte.
233-L’Erta di Radda (dalla botte): erbe aromatiche, frutti di bosco, al palato ha polpa, una bella freschezza, avvolge bene le pareti della bocca senza appesantire il sorso, l’eleganza lo contraddistingue come sempre, persistenza da Oscar.
235-Vigna Barbischio – Maurizio Alongi: uno dei più stimolanti, naso molto fine, elegante, un gioco floreale che avvolge un frutto fresco e tornito; all’assaggio è carnoso, pulsante, indomato, ricco, con un futuro lunghissimo.
237-Monte Bernardi: naso molto bello, elegante, bellissimo gioco di frutta e spezie, erbe mediterranee, in bocca ha grande ampiezza, il legno non disturba per nulla, profondo, materico, lungo, succoso, esemplare.
238-Il Campitello – Monteraponi (dalla botte): nonostante il legno faccia ancora capolino, c’è talmente tanto materiale che riesce a rimandarlo indietro sial all’olfatto che all’assaggio, è un vino terroso, profondo, sapidissimo, facciamolo affinare in bottiglia e ci lascerà senza parole, ma profondamente felici.
240-Podere Castellinuzza/Paolo Coccia: naso dolce, leggero legno, poi emerge il fiore, rosa canina, ciliegia, mora di rovo, liquirizia, leggero tabacco; bocca elegante, cremosa e al contempo fresca, molto equilibrato, davvero una bella progressione.
242-Brolio – Ricasoli: confettura di ciliegie, cenni floreali, leggero legno; al palato ha una buona definizione, corpo che mostra un’estrazione sopra la media, c’è sapidità e allungo.
243-Riecine: naso molto elegante, bella trama floreale, poi lampone maturo, ritorna l’arancia sanguinella, frutto tornito e di giusta maturità, legno quasi inesistente; al palato è fresco e balsamico, non monumentale ma di notevole carica espressiva, agevolmente capace di lunga gittata.
245-Riserva Ducale Ruffino (dalla botte): vegetale, frutto e vaniglia, ma sono i segni della provenienza dalla botte, tant’è che il sorso mostra una materia rigorosa e delineata, che merita attenzione.
247-Tenuta di Arceno: naso molto fine, con un bel gioco di fiori e piccoli frutti, appena boisé; al gusto evidenzia una materia fine ed elegante, frutto carnoso e freschezza piena, crescerà sicuramente.
249-Villa S.Andrea: naso particolare con toni che richiamano più il ribes che la ciliegia, anche l’arancia si fa strada; al palato è rassicurante per la trama fresca e balsamica, con una trama tannica di grana fine e un discreto allungo.
250-Alberta – Villa Vallacchio: naso sottile, poco incline ad aprirsi, note di cipria e lamponi; al palato è ancora in tensione, il frutto non manca però, così come la freschezza, la complessità non è il suo forte, almeno per il momento, ma la qualità c’è, staremo a vedere.
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2020
377-Brancaia: buon approccio floreal-fruttato, tanta rosa e viola, ciliegia e mirtillo, definito e pulito, senza cremosità legnose; al palato ha tannino vivo e vibrante, non manca di rotonda succosità e finale decisamente elegante.
381-Badiòla – Castello di Fonterutoli: l’esperienza non manca a questa storica azienda, lo si vede nello stile di questo vino, che pur mantenendo un profilo accattivante per un certo mercato, esprime una promettente dose di frutto all’olfatto, una ciliegia immersa in un afflato balsamico; bocca coerente, intensa, sapida e giocata su una tensione che tiene accesi i sensi.
382-La Corte – Castello di Querceto: ciliegia un po’ in caramella, vaniglia, menta, timo; nerbo e struttura sulla strada della congiunzione, su una base balsamica e fresca.
385-Vigna del Sorbo – Fontodi: mora e ciliegia, viole macerate, qualche cenno più maturo di tabacco e cuoio; al palato si sente ancora il legno ma di materia ce n’è in abbondanza, è solo un po’ indietro, grande sapidità, è in crescita sorso dopo sorso, molto succoso, fine, elegante.
387-Strada del Sasso – Tenuta di Arceno: va agitato a lungo, poi si libera dal legno e appare un frutto tornito che richiama mora, ciliegia e mirtillo, poi toni balsamici e agrumati; al palato mostra una buona tessitura, leggermente astringente ma è solo questione di tempo, la finezza non gli manca, così come la persistenza.
Roberto Giuliani