Castillo de Fuendejalón Crianza 2018 Bodegas Aragonesas
Nell’alta valle dell’Ebro c’è un grande fermento, aria nuova. Si confrontano scuole di pensiero diverse, si discute sulla durata delle maturazioni dei vini, sull’origine e sulle tostature dei legni delle botti, sui diversi vitigni più adatti per le nuove vigne che vanno conquistando territori fin qui destinati alle pecore, sull’allargamento o meno delle regioni vinicole, sui sistemi di allevamento, cose impensabili fino a quindici o venti anni fa. Per anni i consumatori spagnoli si sono abbondantemente annoiati con i vini prodotti nello stile bordolese, secondo il quale qualsiasi vino, anche il più ribelle alla maturazione in legno, doveva esser penalizzato da un lungo periodo d’invecchiamento in botte.
In effetti, dominavano sul mercato i vini concentrati, stanchi, afflosciati, con evidenti segni di maderizzazione, mentre la cucina spagnola è di una vitalità mediterranea prorompente che richiede vini vigorosi ma fruttati e soprattutto limpidi e profumati. Oggi, finalmente, prima di concentrare l’attenzione in cantina ci si dedica maggiormente al vigneto. Uve sane, mosti ottenuti con la massima igiene, botti di migliore qualità e soprattutto (questa per l’alta valle dell’Ebro è stata la vera novità) un’ottima proporzione tra l’affinamento in legno e quello in vetro, secondo il concetto che il legno è soltanto uno scalo momentaneo, mentre la perfezione dei grandi vini si raggiunge in bottiglia. È un capovolgimento di mentalità e il pubblico si è accorto di quanta insperata gioventù e quanta freschezza si possono trovare anche in bottiglie di 10 o di 15 anni. Questa è stata la base del vero successo della denominazione Campo de Borja.
Bodegas Aragonesas non è un piccolo produttore che fa poche migliaia di bottiglie, ma tutt’altro. L’azienda possiede ben 3.500 ettari di vigneti con 7 milioni di ceppi piantati nel cuore della denominazione di origine Campo de Borja, posizionata nella parte settentrionale della provincia di Saragozza, ai piedi del Moncayo, mitico monte della Cordillera Iberica che qui domina l’alta valle del fiume Ebro, condivisa con la Navarra e la Rioja. Un ambiente spettacolare dal punto di vista storico per cittadine, chiese e castelli in stile gotico, ma anche un gran bel paesaggio agricolo dove sono garantite terre e condizioni climatiche veramente privilegiate per la coltivazione della vite.
Si dice che questa grande azienda sia il cuore stesso della regione vinicola perché ne occupa la maggior superficie vitata sui contrafforti collinari tra Magallón e Fuendejalón a un’altitudine minima di 400 metri sul livello del mare e produce in media 14 milioni di bottiglie, principalmente di vini da varietà rosse, in prevalenza garnacha, poi tempranillo e un po’ di cabernet sauvignon, merlot e syrah. Quelli da uve bianche provengono da maccabeo, zarello, moscatel de grano menudo, verdejo e perellada. Bodegas Aragonesas si caratterizza sia per il grande impulso agli investimenti (diversi milioni di euro) sia per la qualità dei progetti e dei prodotti e la sua forza è radicata negli impianti che combinano la tecnologia dell’acciaio inossidabile con le grandi tradizionali barricaie, frutto della collaborazione dei tre principali soci che l’avevano fondata nel 1984: Cooperativa San Juan Bautista de Fuendejalón, Instituto Aragonés de Fomento, Cooperativa Santo Cristo de Magallón.
I suoi vini più famosi sono Galiano, Nabulé e Fagus, ma fin dall’annata 2004 mi è piaciuto molto un vino più spigliato e più economico, il Castillo de Fuendejalón Crianza 2018 che ha ottenuto la medaglia d’oro al Mundus Vini Spring Tasting 2022 e proviene per il 75% da uve garnacha di una varietà originaria del Campo de Borja e per il 25% da uve tempranillo. Le viti di garnacha hanno un’età di 35 anni, mentre quelle di tempranillo ne hanno 25. La vendemmia, manuale per la garnacha coltivata ad alberello e meccanica per il tempranillo coltivato a filare, avviene a metà settembre. Dopo la pigiatura soffice, i mosti fermentano per 10 giorni tradizionalmente separati, con controllo di temperatura a 28ºC e con macerazione di 15 giorni sulle bucce. Dopo la malolattica maturano per 6 mesi in barrels di rovere americano, appena quanto basta per mantenere la bella delicatezza dei tannini delle bucce dell’uva senza affogarli in quelli del legno. Dopo l’assemblaggio, il vino si affina in bottiglia per almeno altri 10 mesi prima della vendita. Il tenore alcolico normalmente è intorno al 13,5%, ma in quest’annata si sente che è superiore di circa mezzo grado, il residuo zuccherino naturale è di 2,02 g/l e l’acidità totale è di 5,30 g/l.
È un vino da tutto pasto come il nostro Valpolicella Superiore, che ricorda un po’ nel colore rubino limpido e brillante e nella versatilità. La nota di vaniglia del rovere americano infatti si percepisce appena e si fonde bene con gli aromi di frutti rossi maturi e con le note speziate, anch’esse molto leggere. Ha un sapore ampio e un buon retrogusto ammandorlato, cosa rara in parecchi vini spagnoli, ed è fresco e ben equilibrato. Lo consiglierei con carni rosse cucinate in modo leggero, ma è anche un bel vino rosso per l’estate, anche perché consiglierei di servirlo comunque a una temperatura di 16°C e piuttosto giovane, anche se ha un potenziale di ulteriore affinamento di almeno altri 5-8 anni. Questa bottiglia in luogo non è costata più di 5 euro, e anche questa è un’arte. Chi l’ha detto che per un grande vino ci vuole un grande portafoglio? Bere dev’essere un piacere, se si sborsa sempre una fortuna, che piacere è?
Mario Crosta
Tipologia: D.O. Campo de Borja
Vitigni: 75% garnacha, 25% tempranillo
Titolo alcolometrico: 13,5%
Produttore: BODEGAS ARAGONESAS
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 7 a 10 euro