Luciano Pignataro con Lapo e Filippo Mazzei
La presentazione dell’annata 2020, in commercio da settembre dopo il passaggio alla Place de Bordeaux, è stata l’occasione per fare il punto della situazione di uno dei più famosi vini italiani che hanno fatto la storia negli anni ’90 e che adesso possono considerarsi un vero classico. Il vino prende il nome dalla omonima vigna di circa sei ettari del comune di Castellina in Chianti da una intuizione di Lapo Mazzei che realizzò il blend fra Sangiovese e Merlot nel 1992, giusto trent’anni fa. Siamo fra i 220 e i 310 metri sul mare, un fitto bosco circonda e protegge questa vigna esposta a sud-est, secondo i tipici canoni dell’epoca, i suoli sono scheletrici, calcarei, poveri di sostanza organica e con poca capacità di ritenzione idrica. Insieme all’alberese è presente anche una buona percentuale di argilla. Ancora qualche notizia sugli impianti: il Sangiovese è stato piantato nel 1997 e nel 2011 da selezioni massali dei migliori cloni dell’azienda con una densità di 5800 piante per le viti anni ’90 e 6600 per quel del decennio successivo. Il Merlot è invece presente sin dal 1986, anche in questo caso da selezioni massali dell’azienda. Il vigneto fa parte della proprietà del Castello di Fonterutoli che i Marchesi Mazzei posseggono dal 1435.
Con Giovanni Mazzei
L’iniziativa di abbinare un’uva internazionale con una autoctona è stata abbastanza comune all’inizio degli anni ’90 da Nord a Sud ed era all’epoca dettata da due motivazioni fondamentalmente: la prima è che sui vari Merlot, Cabernet, Chardonnay c’erano già migliaia di studi che avevano reso comprensibile il comportamento di questi vitigni in campo come in cantina mentre degli autoctoni italiani si sapeva ancora molto poco. Il secondo motivo, più commerciale era quello di dare leggibilità alle uve del Belpaese attraverso il passaporto di quelle estere dando al tempo stesso un tocco di originalità territoriale. Il bilancio di questa tendenza non è stato mai tirato anche perché i comportamenti sono diversi, le percentuali e i protocolli usati variano da cantina in cantina. In generale, possiamo affermare che quando l’unione dei due o più vitigni è espressione di buona agricoltura e buona pratica di cantina, questi vini sono diventati grandi classici. Cito il Montevetrano in Campania e il Gravello di Librandi in Calabria o, per restare in Toscana, il 50&50 (nomen omen). Il protocollo di fermentazione del Siepi è sempre stato lo stesso: al momento il global warming non ha modificato le condizioni pedoclimatiche del vigneto che regala uva perfetta: la fermentazione in tini troncoconici da 100 ettolitri parte grazie ai lieviti autoctoni. Ovviamente le due uve sono lavorate separatamente, il Sangiovese affina in tonneaux mentre il Merlot in barrique. La presentazione del 2020 è stata fatta da Nonna Chic a Firenze, le diverse annate sono state accompagnate dai piatti del cuoco stellato Vito Molliva che proprio qui sta per iniziare la nuova avventura. L’azienda, che celebra la chiusura del 2021 con più 45%, era rappresentata, oltre che dai fratelli Filippo e Antonio dall’ultima generazione, la trentaquattresima per la precisione, Giovanni e Lapo, già da tempo al lavoro rispettivamente come responsabili dell’export e direttore commerciale.
Siepi 2020 Abbiamo ormai gli anni per sentire dal produttore che l’ultima vendemmia è la migliore, ma nel caso della 2020 non possiamo che essere d’accordo. Ci ha colpito la completezza del vino, dal naso ricco di frutta con freschi rimanda balsamici, al palato vengono mantenute le promesse olfattive. Pieno, di corpo, in assoluto equilibrio, complesso. E anche se ha davanti a se una lunga vita come tutte le versioni precedenti, possiamo dire che stapparlo subito non è un delitto. Siamo convinti che farà strike di premi e riconoscimenti. Le notti fredde di aprile hanno un po’ ridotto la produzione, che alla fine si attesta sulle 29mila bottiglie per un prezzo che sul web oscilla fra i 103 e i 112 euro.
Siepi 2019 In precedenza eravamo convinti di aver toccato il massimo proprio con l’annata 2019, attualmente in commercio, definita dalla stessa azienda come classica grazie ad un inverno/primavera sufficientemente piovosi e una estate calda e regolare senza picchi eccessivi. Un’annata buona un po’ in tutta Italia. Anche questo Siepi, rosso rubino vivo come il precedente, ci ha particolarmente colpiti per essere completo, pronto, elegante, fresco, con una chiusura precisa, pulita e appagante. Una grande bottiglia che può essere stappata anche subito. In produzione 35mila pezzi.
Siepi 2018 Anche questa annata esprime un vino dalla perfetta corrispondenza fra naso e bocca. Un Siepi maturo, di corpo, di ottima e fine beva, decisamente veloce al palato con un rimbalzo nel finale lungo, pulito. Sentori di frutta rossa croccante e fresca al naso e in bocca, note balsamiche, rimandi di tabacco e macchia mediterranea. Sulle 38mila bottiglie.
Siepi 2017 Annata complicata, con una delle primavere più piovose degli ultimi 30 anni, estate con punte di caldo ma anche con improvvisi temporale. Non è stato facile portare la frutta in cantina ma alla fine, grazie alla manualità della gestione del vigneto Siepi, il risultato è arrivato. Rispetto agli altri è più sottile, il naso resta incollato sul frutto rosso, al palato rivela una grande eleganza e finezza che lo rendono piacevole e amabile. Bellissima chiusura. 29.500 bottiglie
Siepi 2016 Impossibile, a sei anni dalla vendemmia, parlare del tempo per un vino come il Siepi che nella versione 2016 ha ancora un colore rosso rubino vivo come quelli che l’hanno preceduto. Annata a macchia di leopardo, così è stata definita ma che i Toscana è andata sostanzialmente bene sia Montalcino che nella zona del Chianti Classico. Il vino si presenta agile, freschissimo, elegante, ricco di frutta e di note balsamiche al naso, piacevole la chiusura. Ancora giovane ma pronto per lo stappo. 25mila bottiglie
Conclusioni Il Siepi è uno di quei vini da cui non si può prescindere quando parliamo di vino italiano. Non solo per la costanza e la sua affidabilità nel tempo, ma anche per essere una compiuta espressione di un vigneto. Gioca le sue carte dunque sulla terra più che sul vitigno in quanto tale, una tendenza, anzi, un ritorno, sempre più marcato. Dopo anni in cui si è inseguito il vitigno autoctono come segno distintivo di territorialità, si torna a considerare la terra su cui vengono piantate le viti il vero, e non replicabile, elemento distintivo. Insomma, la perfetta applicazione del materialismo dialettico che alla tesi contrappone l’antitesi per arrivare alla sintesi. Senza scomodare Hegel e i suoi epigoni, un segno di maturità in un mondo del vino ancora incredibilmente, e inutilmente, ideologico.
Luciano Pignataro
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilancio della viticoltura campana e meridionale. Al centro dei suoi interessi la ristorazione di qualità, la difesa dei prodotti tipici e dell'agricoltura ecocompatibile. È autore per le Edizioni dell'Ippogrifo delle uniche guide, sponsor free, sui vini della Campania e della Basilicata andate ripetutamente esaurite oltre che del fortunato Le Ricette del Cilento giunto alla terza edizione. Con la Newton Compton ha pubblicato La cucina napoletana di mare, I dolci napoletani, 101 vini da bere almeno una volta nella vita. Ha vinto il premio Veronelli come miglior giornalista italiano nel 2008. Dal 1998 collabora con la Guida ristoranti Espresso, è impegnato nella nuova guida Vini d'Italia di Slow Food. Fa parte del gruppo Garantito Igp.
Devi essere connesso per inviare un commento.
Per quasi 10 anni tra gli autori della guida I Vini d'Italia de L'Espresso, docente di materie vinose ad ALMA - La Scuola Internazionale di Cuci (...)
Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Mast (...)
Vignettista fin dalle scuole superiori, alla sua prima vignetta sul giornaletto scolastico fu richiamato dalla preside del Liceo Classico per av (...)
Ha vissuto in 26 case e in 18 città, disseminando pezzetti di radici in Italia e all’estero: una Cipolla nomade più che viaggiatrice. Ma non più (...)
A Montalcino è cuoca per amore e per passione nel suo Road Café, che gestisce con il marito Lorenzo Minocci accanto all'unica stazione di carbur (...)
Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, grande distribuzione e ortofrutta, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Assoc (...)
Ha smesso di giocare in cortile fra i cestelli dei bottiglioni di Barbera dello zio imbottigliatore all'ingrosso per arruolarsi fra i cavalieri (...)
Conseguita la maturità artistica, il primo lavoro nel 1997 è stato nel mondo illuminotecnico, ma la vera passione è sempre stata l'enogastronomi (...)
Musicista e scrittrice, da sempre amante di tutto ciò che è bello e trasmette emozioni, si è diplomata in pianoforte e per un certo periodo dell (...)
Ha iniziato la carriera lavorativa come segretaria di direzione, che ai suoi tempi si usava molto ed era proprio quello che desiderava fare! Con (...)
Perito informatico ai tempi in cui Windows doveva essere ancora inventato e arcigno difensore a uomo, stile Claudio Gentile a Spagna 1982, deve (...)
È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a qu (...)
Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è s (...)
Giornalista cresciuto con Montanelli al giornale, si occupa da sempre di agricoltura, agroalimentare enogastronomia e viaggi. Ha lavorato tra gl (...)
Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore (...)
Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate (...)
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
Maestro Assaggiatore e Docente O.N.A.V., Delegato per la provincia di Lecco; svolge numerose attività come Docente presso Slow Food, Scuola de L (...)
Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, (...)
Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comi (...)
Ha conseguito il diploma di Sommelier AIS nel 2001. È Degustatore per la regione Lombardia e giudice per le guide Vitae e Viniplus. Ha partecipa (...)
Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed este (...)
Nato nel 1974 a Roma in una annata che si ricorderà pessima per la produzione del vino mondiale. Sarà proprio per ribaltare questo infame inizio (...)
Donatella Cinelli Colombini è una produttrice di vino figlia di Franco Cinelli e Francesca Colombini della Fattoria dei Barbi, in cui ha lavorat (...)
Bolognese dentro, grafico di giorno e rapito dal mondo enologico la sera. Per un periodo la sera l'ha condivisa con un'altra passione viscerale (...)
Testata registrata presso il Tribunale di Roma (n. 146/09 del 4 maggio 2009) © 2000-2022 laVINIum.com - Tutti i diritti riservati È vietata la copia anche parziale del materiale presente in questo sito. Il collegamento al data base della rivista è vietato senza esplicita autorizzazione della direzione editoriale. Direttore Responsabile - Maurizio Taglioni / Direttore Editoriale - Roberto Giuliani mdstudiowebagency - Realizzazione, Restyling, e manutenzioni siti Web Contatti Tel. 3921585226 - E-mail: mdstudioagency@gmail.com
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.