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AnteprimeIl vino nel bicchiere

Roero Days 2018, i miei assaggi al Castello di Guarene

Fotografie di Danila Atzeni

Castello di Guarene
Il Castello di Guarene

Quando si dice “prendere due piccioni con una fava”, io solitamente preferisco degustare ottimi vini, dunque i piccioni lasciamoli liberi di volare in cielo, e le fave ormai Pasqua è passata da un pezzo dunque l’accostamento tipico con salame e pecorino risulta già vecchio, torniamo al vino che invece non passa mai di moda, anzi.
Insegna Roero Days 2018In una sola gita fuori porta, con Danila Atzeni, fotoreporter ufficiale dei mie articoli, abbiamo preso parte all’evento Roero Days 2018 e abbiamo visitato lo splendido castello di Guarene, fulgido esempio di architettura barocca piemontese, che sente l’influenza del celebre architetto Filippo Juvarra. Giacinto Roero fu un suo allievo, e nel 1726 diede inizio alla costruzione di quest’opera maestosa, a mio avviso è senza dubbio uno dei castelli più caratteristici del Piemonte.
Di molto belli se ne trovano, sempre in zona, nei comuni di San Martino Alfieri, a Govone ed a Magliano Alfieri.

A Guarene dunque, in questa splendida location, si è tenuto il “Roero Days 2018“, l’evento organizzato ogni anno dal Consorzio di Tutela del Roero, si è svolto dall’8 al 9 Aprile.
Ricevuto l’accredito dalla Gheusis Srl, società che gestisce gli inviti e gli accrediti stampa relativi alle varie degustazioni organizzate in tutto lo stivale, siam partiti alla (ri)scoperta del Roero e del suo affascinante territorio vitivinicolo ed artistico.

Panorama dal Castello di Guarene

L’evento ha visto la partecipazione di 76 aziende vitivinicole del comprensorio, svariati stand gastronomici, numerosi seminari dedicati all’approfondimento della Docg Roero curati dall’Associazione Italiana Sommelier, oltre a laboratori di degustazione. Personalmente ho ricevuto l’invito a partecipare al seminario dal titolo “Laboratorio di degustazione quindici anni di Roero e Roero Riserva – 1998-2012”.
Stando ai dati ufficiali è stato un successo oltre ogni aspettativa: circa 2500 visitatori, 1500 solo nella giornata di domenica, 900 i professionisti presenti tra giornalisti e ristoratori nella giornata di lunedì.

La sala interna

Non sprecherò nemmeno un parola a paragonare il Roero ai cugini “maggiori o minori” di Langa, Barolo e Barbaresco. Non amo fare questi confronti, se non per puro piacere edonistico. Talvolta a mio avviso tutto è il contrario di tutto.
In un vino ad esempio, ciò che risulta “maggiore” per il sottoscritto, in termini di caratteristiche sensoriali, non lo sarà necessariamente per un altro appassionato, e viceversa.
Ovviamente sto prendendo in considerazione vini che posseggono le medesime caratteristiche, legate soprattutto al tipo di vinificazione, affinamento o presunto luogo di elezione. È sempre il  terroir a fare la differenza, ma è il gusto personale a decidere quale di questi vini porteremo nel cuore con maggiore affezione per il resto della nostra vita.
A mio avviso un buon Bordeaux potrà essere il vino migliore al mondo, così come lo potrà essere un buon Roero o al contrario un buon Bourgogne, un Barolo o perché no, il Brunello di Montalcino, solo per citare alcuni esempi. Più vado avanti nella mia esperienza di degustatore e più sono convinto di questa cosa.

vigneto nel Roero

Il Castello di Guarene, piccolo comune in provincia di Alba facente parte del comprensorio denominato Roero, è un luogo di grande impatto, esteticamente è stupendo.
Il Consorzio di Tutela del Roero non è la prima volta che sceglie meravigliose dimore storiche per ospitare gli appassionati, in passato è stata proposta, solo per fare un esempio, la Reggia di Venaria Reale, ma quest’anno gli organizzatori hanno deciso di giocare in casa.
Ciò che si respira una volta superato il casello autostradale di Castagnito in direzione Guarene, è un’atmosfera davvero incantata, silenzio e tranquillità in pieno stile roerino. Questa pace mi ricorda l’amato Alto Piemonte, in questo caso il paragone ha senso, un paradiso naturalistico che ha davvero pochi rivali in tutta la regione, colline davvero affascinanti ricche di vegetazione  variegata, in grado di comporre un ecosistema davvero particolare.
Si tratta di una natura incontaminata e rispetto alle vicine Langhe, almeno per il momento, risulta meno invasa dal turismo di massa e dal bombardamento mediatico.
Nonostante l’altitudine leggermente inferiore rispetto al territorio langarolo, i vigneti sono esposti notevolmente, panorami mozzafiato e stradine provinciali caratteristiche che conducono a piccoli borghi, dove è possibile ancor oggi assaporare in molte trattorie o ristoranti la vera cucina tipica piemontese. Il silenzio e la tranquillità sono in grado di riconciliare le anime più irrequiete, le stesse che in città suonano il clacson almeno dieci volte, un millesimo di secondo dopo che scatta il verde al semaforo.

altro vigneto nel Roero

Geologicamente parlando il Roero, in epoche lontane, rimase coperto dalle acque molto più a lungo, la presenza di fossili marini nel terreno è la conseguenza diretta di questo elemento. Il confine orientale è determinato dal fiume Tanaro, che dalle Alpi nel lungo corso degli anni ha trascinato con sé limo, sabbia e argilla, le componenti principali che compongono l’attuale terreno. È composto da un’area che si estende in circa 370 km quadrati, rispetto alle vicine Langhe ha una cultura a sé, delle tradizioni diverse. Sono presenti 24 comuni e stando agli ultimi dati ufficiali, circa 75 mila persone.
Per dovere di cronaca, giustamente, voglio elencare i principali comuni coinvolti nella produzione dei nobili vini del Roero, che sono: Canale, Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba, Vezza d’Alba e in parte quello dei comuni di Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria  d’Alba, S. Stefano Roero e Sommariva Perno.
I vitigni maggiormente coltivati sono due, fortunatamente due grandi autoctoni, ovvero sua maestà il nebbiolo, che dona vini rossi fermi eleganti, austeri e longevi, ricchi di fascino e l’arneis, vitigno a bacca bianca che regala vini fermi, decisamente secchi e fruttati, versatili nell’abbinamento gastronomico, di estrema bevibilità e freschezza, ma non solo.

Ma veniamo ai vini degustati al Roero Days 2018, cominciando proprio dal vitigno arneis e concludendo con il nebbiolo, ho recensito le aziende che mi hanno maggiormente colpito in questa edizione, salvo il fatto che non mi è stato possibile degustare tutti i campioni, mi riprometto dunque di approfondire quelli mancanti l’anno venturo. All’evento è stata presentata la nuova annata in commercio, ovvero la 2017 per quanto riguarda il Roero Arneis DOCG e la 2015 per il Roero DOCG. Per quanto riguarda i vini rossi sono state offerte anche annate più vecchie, per dare la possibilità agli ospiti dell’evento di degustare vini maggiormente definiti.

Primi tre vini

Degustazione vini bianchi fermi. Tutti i vini sono rigorosamente 100% Arneis

Roero Arneis 2017Antica Cascina dei Conti di Roero
Da vigne situate a Vezza d’Alba, Canale e Monteu Roero, matura 6 mesi in acciaio affina altri due mesi in bottiglia.
Un’azienda di cui avevo sentito parlare anche per la produzione di un buon Metodo Classico a base arneis, non disponibile purtroppo al banco di degustazione, ma questo Roero Arneis 2017 mi ha convinto. Paglierino algido ma luminoso, media consistenza. Inizialmente timido, sprigiona note di erba tagliata, fieno secco, mandorla tostata un agrume dolce che ricorda il lime, note di calcare a chiudere. Sorso secco, dinamico, freschezza notevole, coerente il finale che ricorda l’agrume descritto al naso e la mandorla, grande bevibilità. Sfiora la quarta chiocciola.
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Fabrizio Battaglino e Andrea Li Calzi
Fabrizio Battaglino e Andrea Li Calzi

Roero Arneis Bricco delle ciliegie 2017 – Giovanni Almondo
Prende il nome dell’omonima vigna situata a Montà, all’interno del vigneto Vittori, matura 7 mesi in acciaio, il 5% della massa in barrique francese non tostata.
Un classico che riassaggio ogni con anno piacere, sin dall’annata 2011, epoca in cui conobbi Domenico Almondo in cantina, un uomo che oserei definire “essenziale”, come i suoi vini. L’annata 2017 mostra una verve cromatica particolarmente luminosa, paglierino vivace, acceso, consistente nel bicchiere, ricco di materia. Esordisce fortemente agrumato, è il pompelmo a palesarsi dal principio, la spezia ammorbidisce il tono, note di pepe bianco e mandorla tostata, eleganti sbuffi mentolati e tocchi minerali iodati impreziosiscono il bouquet. Il palato con estremo equilibrio, mostra un sorso lungo, appagante, dove la sapidità è in leggero vantaggio rispetto alla freschezza, che non latita assolutamente.
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Roero Arneis Bastia 2017 – Fabrizio Battaglino
Da uve situate nel vigneto Colla in Vezza d’Alba, matura in solo acciaio.
Una piacevole sorpresa sin dal colore. Paglierino davvero luminoso, tonalità algida, buona consistenza. Naso esuberante, con stile, tonalità intense di frutta fresca. La mela renetta e la pesca bianca, un bel fiore di acacia, ancora agrume dolce di mandarino e spunti minerali interessanti, tra il calcare e lo iodio. Sorso davvero appagante, incentrato inizialmente su una sensazione di rotondità, che viene presto smentita da una freschezza notevole e da una lunga scia sapida, questo perfetto equilibrio è incentivante, invoglia la beva. Lungo il finale, ricorda l’agrume.
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Roero Arneis Camestrì Marco PorelloRoero Arneis Camestrì 2017 – Marco Porello
Da vigne situate a Vezza d’Alba, matura 5 mesi in acciaio.
Azienda che si sta facendo notare nel comprensorio roerino, a mio avviso sia per la produzione dei vini bianchi fermi sia per quelli rossi, e non è da tutti, mi sento di garantirvelo.
Questo Arneis mi ha sbalordito, anche Danila è rimasta colpita. Il motivo è dato soprattutto da un impressionante coerenza gusto olfattiva che ricorda incredibilmente la pesca gialla, un sentore davvero netto quasi palpabile, ma non corriamo troppo, iniziamo dal colore. Paglierino vivace e solare, attraversato da lampi oro antico, consistente. Da subito intenso, tanta frutta fresca, sarà la giovane età ma è davvero un concentrato di pesca gialla, lo ribadisco, il bouquet deve ancora stabilizzarsi verso sentori maggiormente diversificati a mio avviso, ma la nota floreale di biancospino e una leggera nota iodata e salmastra lo rendono accattivante. Il palato è rotondo, succoso, una lunga scia sapida impegna il palato e la freschezza ne ingolosisce il sorso. Un vino lungo, tra i più coerenti fino ad ora assaggiati.
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Riconosco di aver dato priorità ad aziende meno note rispetto a nomi che conosco già molto bene, ovvero vini più famosi, premiati e facili da reperire, questo per avere un quadro il più possibile completo del territorio. Da grande appassionato di vitigni autoctoni piemontesi quale sono, è per me fondamentale conoscere e assaggiare nel tempo più aziende possibili.

altri tre vini

Degustazione vini rossi fermi. Tutti i vini sono rigorosamente 100% Nebbiolo

Roero 2015F.lli Rabino
Vigneti da cinque generazioni in mano a quest’interessante azienda situata nel comune di Santa Vittoria d’Alba, in località Valle Spinzo, l’affinamento è svolto in botte grande per 22 mesi. Verve cromatica vivace color granato intenso, sfumature rubino analizzando il centro bicchiere.
Buona consistenza. Notevole impatto olfattivo, il frutto domina, è un concentrato di lamponi e more impreziosito da note terrose e speziate, il pepe nero, la noce moscata, chiude su percezioni balsamiche. Palato rotondo, morbido, bilanciato da una freschezza notevole ed un tannino graffiante. Media intensità e persistenza, la sua beva è l’arma vincente. Sfiora la quarta chiocciola.
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Roero Castelletto Riserva 2012Malabaila
L’azienda ha radici storiche, è situata in un magnifico castello, si parla dell’anno 1362. Viene ritrovato, all’interno dello stesso, un documento che attesta l’acquisto da parte della famiglia del primo terreno atto a diventare vigneto, il Castelletto. Una Riserva di Roero che prende il nome dall’omonimo vigneto situato a Canale, matura 6 mesi in acciaio e 18 mesi in barrique.
Il vino, elegante sin dal colore, risulta granato intenso di media trasparenza e profondità. Disegna archetti fitti e regolari nel bicchiere, mostra un buon estratto. Il naso ha un timbro olfattivo notevole, la viola e il pepe nero anticipano il frutto maturo, la ciliegia e la susina rossa. Una vena minerale di sabbia bagnata si alterna a sbuffi mentolati, il finale ricorda il timo.
Il palato è succoso, denso, dinamico per via di una freschezza notevole in linea con una buona sapidità, coerenti i ritorni di frutta e spezia.
Quattro chiocciole piene.
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Roero Riserva Rochè dra Bòssora 2013 e Roero Riserva Rochè dra Bòssora 2009Michele Taliano
Azienda che produce vino dal 1930, ma è dalla metà degli anni’90 che si afferma nel panorama piemontese e nazionale, grazie alla conduzione enologica di Ezio Taliano, che ho conosciuto con piacere presso lo stand, mi ha servito le due annate e mi ha illustrato la storia dell’azienda. Le uve coltivate per la produzione di questo vino provengono dal vigneto Bossola nel comune di Montà.
Affina 24 mesi in barriques e altri 12 in bottiglia. L’annata 2013 ha un colore acceso, vivace, granato di media trasparenza con note rubino, la 2009 ha tonalità più chiara, sempre granato ma con unghia lievemente aranciata. Entrambi i vini risultano dotati di buon estratto, la consistenza è notevole nel bicchiere.
Al naso si va dai toni fruttati eleganti di agrume rosso della 2013, al naso evoluto e complesso della 2009, l’annata 2013 inoltre è impreziosita da una spezia fine che ricorda il pepe nero ed anticipa effluvi balsamici, oltre a svariate erbe officinali. Di contro la 2009 è un tripudio di sentori abbastanza evoluti, il cacao ed il tabacco, note minerali che rimandano alla sabbia bagnata, alla grafite, chiude un floreale acre di viola.
I due vini hanno mantenuto un interessante trama tannica, la 2013 è un filo avanti di freschezza rispetto alla notevole sapidità della 2009, l’equilibrio di quest’ultima, non ancora al suo apice, mi convince a pieno, ma la lunghezza gustativa della 2013 e l’estrema freschezza fanno presagire grandi potenzialità d’invecchiamento. Due vini che prendono punti alti, 4 chiocciole piene la 2009, 5 chiocciole la 2013.
@@@@ 2009 – @@@@@ 2013

Roero PelassaRoero Antaniolo Riserva 2013 e Roero Antaniolo Riserva 2012Pelassa
La famiglia Pelassa è una realtà nota nel Roero, da generazioni produce vini da vigneti di proprietà, ma è dal 1960 che l’azienda ha conquistato un posto di rilievo nel comprensorio, grazie alla passione di Mario e quella di sua moglie Maria Teresa Viglione, negli ultimi anche grazie all’aiuto dei figli Davide e Daniele. Le uve sono coltivate a nord del comprensorio, nel vigneto San Vito situato a Montà d’Alba. Questo Roero matura in botte grande per 18 mesi e affina per 12 mesi in bottiglia.

I due campioni degustati mostrano un’invidiabile verve cromatica granato classico, l’annata 2013 ha più profondità a mio avviso, la 2012 sfumature ancora rubino. Entrambi consistenti, mostrano un buon estratto.
Le note olfattive leggermente più “grasse” della 2013 ricordano il cacao e il caffè, la noce moscata e la grafite, l’amarena matura ed un soffio mentolato alleggerisce il bouquet. La 2012 è diametralmente opposta, più austera e lenta a concedersi, incentrata inizialmente su una spezia fine di pepe nero e frutti di bosco maturi quali lampone e mora, si evolve grazie ad una traccia minerale terrosa e tante erbe officinali pungenti al naso, una traccia lievemente ematica chiude un bouquet di gran classe.
È proprio vero che l’annata è fondamentale in un vino, una sorta di identikit di quello che sarà il gusto.
Mentre la 2013 coccola il palato per via di una grassezza ed una rotondità incentrata sul frutto maturo ed una spezia coerente, la 2012 è tesa, verticale, la freschezza unita ad un tannino ancora graffiante stuzzicano il palato, quasi fosse una provocazione. Entrambi i vini godono di buon equilibrio, ma la 2012 mostra una persistenza davvero notevole a vantaggio di una beva pericolosa. Anche in questo caso due riserve che prendono punti alti, 4 chiocciole piene la 2013, 5 chiocciole la 2012.
@@@@ 2013 – @@@@@ 2012

Roero Marco PorelloRoero Torretta 2014 e Roero Torretta 2013Porello Marco
I primi vigneti di questa azienda risalgono all’inizio del secolo scorso. Dal 1994 l’azienda è guidata da Marco, ultimo protagonista di tre generazione che hanno dedicato tanta attenzione alla qualità del vino, diretta conseguenza di un rispetto maniacale delle vigne e del territorio circostante, in questo caso ci troviamo a Canale e Vezza d’Alba. Il Torretta è l’unico Roero prodotto dall’azienda, matura in fusti da 500 litri e in botti di rovere.
L’annata 2014 si presenta granato intenso con sfumature rubino, la 2013 ha raggiunto un punto di granato più chiaro, entrambe consistenti nel bicchiere e di notevole estratto. Il naso di queste due annate è incentrato su di una balsamicità variegata, la menta dolce e l’eucalipto accompagnano la spezia dolce, in questo caso cannella e bacca di ginepro. Frutti rossi maturi in maggior evidenza sulla 2013 e una nota di liquirizia, rispetto a un floreale di violetta e un minerale più evidente che richiama maggiormente il territorio nella 2014, ancora inespressa totalmente a mio avviso.
Il palato è pressoché identico a livello gustativo, frutto maturo, buona sapidità e freschezza contraddistinguono i due campioni ma una maggior persistenza e un tannino più coeso avvantaggiano la 2013 permettendomi dunque di assegnarle 5 chiocciole, 4 piene all’annata 2014.
@@@@ 2014 – @@@@@ 2013

Poderi Moretti

Roero Benedet Riserva 2011, Roero Ginis Riserva 2011 e Roero Pulciano Riserva 2010Poderi Moretti
L’azienda agricola Poderi Moretti è il risultato dell’unione delle famiglie Occhetti e Moretti già presenti nella zona dal 1630 in Monteu Roero, attualmente è condotta dal titolare Francesco Moretti, con l’aiuto dei figli Alessandra e Riccardo.
I vigneti si trovano nel Comune di Monteu Roero, vari appezzamenti anche nei comuni limitrofi di Montaldo Roero, Santo Stefano Roero, Vezza d’Alba e Govone, per un’estensione notevole di circa 19 ettari, questo spiega il perché delle tre tipologie presentate in relazione ai differenti territori. L’azienda lavora su lunghi affinamenti in cantina che vanno dai 36 fino ai 60 mesi, svolti in grandi botti di rovere.
I tre vini presentati mostrano una notevole verve cromatica, il granato è la tonalità predominante, nel Ginis e nel Pulciano troviamo maggior estratto e sfumature leggermente aranciate, il Benedet conserva maggior profondità e riflessi ancora rubino.
Il Benedet convince al naso per un giusto mix di viola, frutti rossi ed una spezia pungente, controbilanciate da note più scure, minerali terrose, e di cacao. Il Ginis mantiene sempre freschezza data dalla frutta/spezia già descritta, impreziosita da un elegante nota di cipria ed erbe aromatiche quali timo e finocchietto selvatico, tabacco. Quest’ultime le ritroviamo anche nel Pulciano, a cui si deve riconoscere maggior complessità, data da un forte richiamo minerale di pietra calda, note balsamiche di mentolo ed un finale che ricorda l’agrume, soprattutto l’arancia rossa sanguinella.
Gustativamente parlando lo stile dell’azienda è incentrato su due elementi fondamentali, la coerenza tra gli aromi percepiti al naso ed una grande bevibilità, questo però non vuol significare vini esili e privi di profondità gustativa.
Il Benedet ed il Ginis sono i due campioni che hanno raggiunto maggior equilibrio, nonostante siano più giovani di un anno, grazie ad un frutto maturo ed un tannino maggiormente levigato. Si deve riconoscere invece al Pulciano un timbro gustativo ed una persistenza da vero fuoriclasse, un vino lunghissimo e ben riuscito, sapidità notevole ed un tannino ancora graffiante, elementi questi legati al condizionamento climatico dell’annata in questione, la 2010, meno calda e più regolare. Questo vino prende 5 chiocciole piene, contro le 4 dei due campioni descritti precedentemente.
@@@@ 2011 Benedet – @@@@ 2011 Ginis – @@@@@ 2010 Pulciano

Bricco del Prete, Valfaccenda, Calorio

“Laboratorio di degustazione Quindici anni di Roero e Roero Riserva – 1998-2012”
Questo laboratorio di degustazione a cui sono stato invitato, si è svolto sempre l’8 aprile alle ore 15, all’interno di una sala del castello. Mi preme fare alcune sintetiche osservazioni relative ai campioni degustati, che vado ad elencare in ordine di degustazione. Ci tengo a ringraziare il Consorzio di Tutela del Roero per aver reso possibile l’evento e l’Associazione Italiana Sommelier per il servizio dei vini.

Roero Betlemme Riserva 2012Bricco Del Prete
Tra il rubino ed il granato, buona trasparenza. Naso intenso, dolce, ciliegia matura, lampone, mineralità sabbiosa e menta peperita, tabacco. Palato fresco, media sapidità e persistenza, tannino ancora fitto.
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Roero 2012Valfaccenda
Granato intenso, vivace, media trasparenza. Intenso al naso, fragolina di bosco, lampone, pepe nero, caramella alla violetta. Note di terriccio e tabacco in foglie. Succoso al palato, teso e verticale, tannino coeso ma percettibile, media intensità e persistenza a vantaggio di una grande beva.
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Roero 2011Fratelli Calorio
Granato con unghia lievemente aranciata, buona trasparenza. Naso a mio avviso un filo evoluto, salamoia di olive, traccia ematica, leggero smalto, confettura di amarene. Palato mediamente intenso, acidità non perfettamente gestita, media sapidità, finale ammandorlato.
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Ca' Rossa, Porello, Taliano

Roero Monpissano Riserva 2010 – Cascina Ca’ Rossa
Uno dei campioni che attendevo con maggior curiosità anche per via dell’annata, purtroppo bottiglia tappata, un vero peccato.

Roero Torretta 2009Porello Marco
Granato di buona trasparenza, unghia aranciata. Naso fine, elegante. Floreale acre di viola, frutti rossi maturi, leggera confettura di lamponi, capperi in salamoia, rosolio, cuoio, chiude una sensazione salmastra. Sorso ricco, caldo, tannino setoso, buona freschezza media persistenza, lunga scia sapida.
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Roero Rochè dra Bòssora Riserva 1999 – Michele Taliano
Granato intenso ed ancora vivace, unghia aranciata. Naso complesso, evolve nel bicchiere. Esordisce minerale, scuro, leggero goudron, cenere. Con ossigenazione congrua si ingentilisce, scorza di pompelmo rosa, floreale acre di viola, anice stellato e nocciola tostata, rosolio, china. Un grande ventaglio olfattivo, innumerevoli sentori.
Il palato è ancora vivo, pulsante, freschezza e sapidità notevoli, tannino vivo e ben coeso. Annata davvero grande se questo è il risultato. Lunghissimo in bocca, grandi doti di bevibilità, buono oltre ogni limite, non posso davvero rimproverare nulla a quello che ritengo sia stato il miglior assaggio di tutto il Roero Days 2018. Un chiaro esempio, per chi non l’avesse ancora capito, delle potenzialità di invecchiamento di questa interessante Docg piemontese.
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Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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