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Montalcino: Solaria di Patrizia Cencioni

Azienda Solaria di Patrizia Cencioni

Cerco sempre di evitare le visite ai produttori quando ci sono eventi di presentazione dei vini, manifestazioni per turisti, vendemmie e svinature, quando anche un solo ospite può portar via tempo prezioso. Perciò ho prenotato la visita a Solaria subito dopo quella di 54 sommelier dell’AIS dell’Elba accompagnati dal delegato Antonio Arrighi, pensando di disturbare il meno possibile. E invece mi hanno ricevuto in mezzo ai ferventi lavori di costruzione di una moderna sala di degustazione proprio sopra la nuova cantina di maturazione, anch’essa in ampliamento e oggetto di ristrutturazione degli interni. Se pensate che a esservi impegnati siano soltanto i muratori, gli idraulici, gli elettricisti, i termotecnici, i verniciatori e basta… allora non conoscete Patrizia Cencioni (”…azzo, Patrizia ha le palle esagonali…” mi ha scritto poi una comune amica ilcinese). Era impegnatissima, infatti, in ginocchio a metter mano a un pannello, con il marito Giampiero Matteucci, in piedi, che le passava gli attrezzi. È una persona che avrebbe sfondato in ogni campo, dotata di una tenacia e di una viva intelligenza che ne fanno uno dei migliori personaggi del mondo del vino di cui, se non ci fosse, si sentirebbe la mancanza. Una donna che non si tira mai indietro, infatti riesce a far girare come un orologio svizzero tutte le attività di cui si occupa perché può contare su collaboratrici e collaboratori eccezionali, come le figlie Annalisa e Arianna che sono entrambe impegnate in azienda. Annalisa si occupa soprattutto dell’amministrazione e Arianna (ottima annata… 1997) si occupa delle visite, delle degustazioni e della vendita online.

Patrizia Cencioni
Patrizia Cencioni

È stata Arianna a guidarmi, raccontandomi che la sua mamma aveva cominciato a rimboccarsi le maniche addirittura a 19 anni, quando dovette rinunciare alle prospettive che aveva avuto fino ad allora per iniziare a gestire, da sola, quel podere che il padre Franco era riuscito ad acquistare nel 1989 da un’antica azienda di Montalcino (creata negli anni ’50 dal nonno Giuseppe Cencioni, uno dei 25 fondatori del Consorzio del Brunello) ma che aveva potuto soltanto avviare come azienda agricola Cencioni e Pallari, perché era venuto a mancare all’improvviso. La giovane Patrizia si assunse così, pur tanto giovane, tutte le responsabilità e cominciò subito a dirigere con determinazione quella che in pochi anni diventerà Solaria, dal nome del primo Brunello prodotto nell’annata 1993 con l’etichetta Solaria Cencioni, sostenuta nel suo progetto anche dai tecnici agronomi del Consorzio del Brunello e dall’enologo Paolo Vagaggini. Oltre alle indubbie capacità imprenditoriali, Patrizia si è fatta pure le ossa sia nei lavori manuali sia sul trattore, in cantina come in vigna a faticare a tutte le ore, senza guardare alle festività e ai ponti del calendario, preoccupandosi di assicurare con grandi sacrifici un briciolo di felicità a chi può gustare il vino che proviene da questi terreni baciati dal sole.

Arianna, Patrizia e Annalisa
Arianna, Patrizia e Annalisa

Si tratta di circa 50 ettari sul versante nord-orientale di Montalcino, attraversati dalla strada provinciale 14 che scende verso Torrenieri. A sinistra si trova subito la casa poderale in pietra, costruita sopra un’antica cisterna di raccolta delle acque piovane (GPS Lat. 43.04987, Long. 11.510668, altitudine 424 metri s.l.m. in leggero declivio fino ai 350), accanto al prato che ricopre la nuova cantina ad arcate. Da qui si domina un bel pianoro naturale su suoli in prevalenza di sabbia con intercalazioni di argille e ciottoli da cui emergono ancora i resti fossili di alcuni molluschi viventi nel mare che si è ritirato da queste terre qualche milione di anni fa, mentre sull’altura a destra della provinciale i suoli sono in prevalenza di conglomerati poligenici con intercalazioni di argilla, sabbia e brecce tufacee. Dei 50 ettari dell’azienda, 8 sono coltivati a sangiovese per il Brunello (e il Rosso), 1 e mezzo a cabernet e sangiovese grosso registrati come S. Antimo e oggi destinati all’IGT Solarianne, 7 a oliveto. Dai 4.600 ceppi in media piantati per ettaro e coltivati con il minore intervento possibile di prodotti di sintesi e una maggiore attenzione all’ambiente e alla natura, dopo la selezione dei grappoli più freschi si ottengono, in tutto, circa 600 quintali di sangiovese che diventeranno in tutto circa 38.000 bottiglie in media, a seconda delle annate, di cui 30.000 circa di Brunello e il resto di Rosso, più 30 quintali di cabernet per il taglio in sovramaturazione con il sangiovese del Solarianne (dal nome dell’azienda composto con quello che hanno in comune le due figlie).

vigne azienda SolariaIl Vino nasce in vigna e cresce in cantina. Le vigne di Solaria sono riparate sia dal Maestrale, che s’infrange sulla collina del borgo di Montalcino, sia dallo Scirocco, smorzato da quel vulcano spento che è il Monte Amiata e dal colle di San Polo. Il vigneto è compatto, in posizione aperta e ottimale, quindi le uve maturano facilmente con il gran sole (siamo a Solaria, appunto). Dopo la vendemmia e la selezione rigorosamente manuali, anche se Giampiero Matteucci commercia in macchine agricole, le uve arrivano subito alla sala dei tini d’acciaio inox che si trova al piano terra della casa poderale e, dopo una spremitura soffice, i mosti macerano sulle proprie bucce e fermentano a temperature controllate, quindi vengono vinificati con molti rimontaggi e svinati per la malolattica. Arianna mi ha fatto notare che le barriques hanno già ospitato numerosi passaggi e, come le botti da 10 ettolitri, sono in rovere di Allier, mentre quelle da 20, 25 e 42 ettolitri sono in rovere di Slavonia.

Dopo aver salutato mamma e papà, impegnati fino al collo nell’allestimento della nuova sala di degustazione che sarà ormai già pronta all’atto della pubblicazione di questo articolo, ed evitando con precauzione i telai delle vetrate trasportati sulle scale, siamo scesi nei prossimi locali destinati all’affinamento in vetro, per cui ormai non c’è più spazio sotto casa (dove rimarrà l’ufficio), che avranno il vantaggio di mantenere temperature e umidità regolabili in modo indipendente grazie a speciali porte interne. In casa, sopra l’ufficio, nella sala di degustazione attuale, c’è una chicca: una cucina con un’antica affettatrice di salumi rimessa a nuovo dall’abilità di Giampiero e perfettamente in funzione. La temperatura dell’ambiente, curata con professionalità, è ideale: sui 18 °C.

vigneti aziend Solaria MontalcinoIl Rosso di Montalcino 2016 è stato vinificato appositamente, ma proviene dalle vigne registrate a Brunello ed è perciò una denominazione a cascata, è stato vinificato alla temperatura massima di 28 °C, è maturato per 8 mesi in parte nel rovere francese da 10 ettolitri e in parte nel rovere croato da 20 hl. Fresco, fra gli aromi di frutta matura e un arcigno nerbo acido netto. Il Brunello di Montalcino 2013 e quello del 2012 sono stati vinificati alla temperatura massima di 33 °C con una lunga macerazione sulle vinacce, maturando per 30 mesi in gran parte nelle botti grandi e il resto nelle barriques. Di colore rubino con riflessi granati, si avverte la viola mammola, un fruttato molto intenso e un tannino ben domato dai legni più dolci. Mi è piaciuto di più il 2012 e non solo perché l’annata è stata leggermente migliore, ma proprio perché un anno in più di affinamento l’ha reso anche più morbido. Finalmente in etichetta c’è scritto Patrizia Cencioni a fianco del logo Solaria.

Un vero capolavoro, però, secondo me, è il Brunello di Montalcino Riserva 123 che prende il nome dalla particella dell’unica vigna da cui proviene, piantata nel 1989 e individuata al catasto dal numero 123, un cru dunque, che si differenzia per i suoli costituiti in prevalenza da conglomerati poligenici con intercalazioni di argilla, sabbia e brecce tufacee. Viene prodotto selezionando le uve, ma soltanto nelle annate ottime e in quelle eccezionali. Arianna mi ha fatto degustare anche l’annata 2001, non più in vendita, che si è rivelata veramente favolosa e potrà affinarsi ancora, anche se sono stato assicurato che quella del 1997 si è dimostrata perfino più longeva e le poche bottiglie rimaste giaceranno perciò ancora a lungo. Mi sono comprato quindi la Riserva 123 del 2012, già apprezzata sul posto e che meritava però un ulteriore approccio più completo da parte mia. Inutile cincischiare: è meglio bere e godere piuttosto che degustare e sputare, o no?

Brunello di Montalcino 123 RiservaIl Brunello di Montalcino Riserva 123 del 2012 è stato vinificato alla temperatura massima di 33 °C con una lunga macerazione sulle vinacce, intensi rimontaggi iniziali, svinatura a temperatura di fermentazione in fase calante e malolattica subito dopo la svinatura. La maturazione si è svolta per 36 mesi in tonneaux di rovere di Allier, quindi è stato immediatamente imbottigliato per un lungo affinamento in vetro. Non mi domando se un Brunello Riserva così buono scaturisce dall’età della vigna oppure dall’esposizione a sud-est piuttosto che dalla diversità del suolo oppure da quella dei legni e dei tempi di maturazione. È sicuramente sulla linea organolettica del Brunello 2012, ma è già diverso, molto più simile ai vini degli anni ’80 che ricordo con grande ammirazione perché molto strutturati, potenti, austeri, eppure morbidi, dalla classicità vertiginosamente sensuale e che allora erano riusciti a conquistare come pochi altri vini anche il pubblico femminile in tutto il mondo, alla faccia di chi voleva spacciare il teorema di un gusto internazionale che sarebbe stato completamente diverso o addirittura molto lontano dal nostro, pur di giustificare quegli assurdi snaturamenti introdotti in qualche azienda senza criterio e senza rispetto nei vigneti e nelle cantine.

La sensualità di questo vino rosso rubino intenso e limpido dai riflessi granati non ha molti uguali, perché questa è la natura del sangiovese di Montalcino. La profondità degli aromi di piccoli frutti neri, delle more selvatiche, delle viole mammole è da capogiro e i tannini sono morbidi, avvolgenti, ben amalgamati nei legni in cui sono maturati. Altri aromi di questo vino richiamano quelli che i Francesi definirebbero empyreumatiques, appartenenti a ciò che è arioso, volatile, etereo, tra il goudron e la pietra focaia, ma che sarebbe limitativo tradurre in italiano per via della stessa differenza che riconosciamo tra l’ampiezza del concetto di terroir e la sua banale traduzione nella parola territorio. Al palato si presenta con l’irruenza caratteriale del sangiovese, sì, ma ingentilito dalla delicatezza e dalla finezza di una mano femminile. In quest’ottima simbiosi tra vino ed enologa emerge un’acidità abbastanza vivace che bilancia bene il tenore alcolico del 15% e il finale è armonioso, gradevole, persistente. È stato utile stapparlo così giovane, per capirlo e consigliarlo, ma è stato un vero peccato. Come minimo dovrebbe essere gustato tra i 10 e i 20 anni successivi alla vendemmia.

Solaria azienda agricola Patrizia Cencioni
Str. Prov. 14, podere Capanna 102, 53024 Montalcino (SI)
tel. 0577.849426
sito www.solariacencioni.com
e-mail solaria@solariacencioni.com

Mario Crosta

Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it, nonché per alcuni blog. Un fico d'India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.

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