Merano WineFestival 2012: tanti lo criticano, tanti ci vanno
Verso la fine di settembre, con i soliti amici, si comincia a parlare della trasferta a Merano: “si va o non si va?”. Poi accadono una serie di circostanze “fortunate”: l’invito allettante, trovi posto in hotel, qualche amico che va. Non ci sono più scuse: si va!
Il viaggio è scorrevole e quando arrivi a Trento il paesaggio è accogliente e suggestivo: meleti, vigneti, alberi e montagne con i caldi colori autunnali che vanno dal verde al rosso-mattone vivo, attraverso tutta la gamma dei giallo pastello. Ed in una bella giornata di sole, l’aria pulita delle zone montuose ci regala un bel cielo blu a completare il quadro. Viene in mente Carducci ed i suoi Cipressi di Bolgheri: “Perché non scendi? perché non ristai?“. Si continua fin su a Merano, sperando di trovare qualcos’altro di Bolgheri e dintorni!
Tutta la zona, non solo Merano, è vestita a “Festival”; le strade sono piene di indicazioni verso il Kurhaus; tutti gli esercizi, siano essi bar, ristorante o cartolerie, espongono lo stemma del festival.
Il Kurhaus è sempre lì, maestoso e pronto a riceverci per questa kermesse enoica di quattro giorni.
Il Venerdì è la giornata dedicata ai vini biologici e biodinamici”. Circa sessanta le aziende italiane presenti, accompagnate da quasi trenta “Grands Crus” francesi. Fra gli italiani ha fatto piacere qualche bella conferma, ma, soprattutto, qualche buon miglioramento: ricordavo i vini di un produttore ossidati, con “puzzette” e poco piacevoli; li ho ritrovati “ripuliti” da quegli odori, benfatti e piacevoli. Hanno cambiato enologo! Qualche perla qua e là ti lascia ben sperare per l’intero week-end: la Vernaccia di Montenidoli (eccellente il Templare 2008), Fortulla 2009 di Agrilandia, il Moro 2010 di Marco Carpineti, Minimal 2010 di Sepp Moser.
Il Sabato mattina inizia il festival vero e proprio: 300 aziende vinicole nazionali, 20 di viticoltura estrema, 29 produttori emergenti, 100 produttori internazionali fra cui i 26 Chateaux dell’Union des Grands Crus de Bordeaux, 13 produttori di birre artigianali. Un immenso stand, allestito nei giardini del Kurhaus, ospita le eccellenze culinarie, i dolci, le birre, i consorzi, i vini delle piccole isole, i distillati e tanti altri prodotti.
A questo corposo programma vanno aggiunte, nell’arco dei tre giorni, dodici degustazioni di grande livello, specialmente per alcune verticali: il vino più vecchio era del 1930!
Naturalmente è impensabile far visita a più di un terzo degli espositori ed, allora, ognuno si organizza secondo propri gusti ed esigenze. Personalmente ho evitato alcuni produttori che ho assaggiato negli ultimi mesi, privilegiando quelli meno conosciuti. In certi momenti era impossibile fermarsi da alcuni produttori, data la fila lunghissima; quindi, bisognava ritornarci.
L’affluenza del pubblico, più numerosa il sabato che la domenica (la foto qui riportata è stata presa il sabato pomeriggio), è stata, comunque, sempre notevole. Tra gli assaggi più interessanti, oltre ai soliti grandi vini di Piemonte (stupisce ancora il Marcenasco 2008 di Renato Ratti), Toscana e Veneto, mi piace ricordare qualche piacevole conferma: la crescita dei vini siciliani (non solo i vini dell’Etna, sia bianchi che rossi, ma penso anche ai Nero d’Avola, che ho trovato più eleganti); ottimi i Montepulciano d’Abruzzo, gli Aglianico e i Taurasi della Campania. I Primitivo della Puglia e qualche Negroamaro non sono solo struttura, ma crescono in eleganza. E qualche buona notizia anche dai rossi della Sardegna e dell’Umbria.
Il calendario del Festival di quest’anno si è arricchito, inoltre, di eventi “fuori Festival”. Fra questi segnalo AuGusta, un’anteprima voluta dall’amministrazione comunale di Lagundo per la celebrazione dei 2000 anni dalla costruzione della Via Claudia Augusta, che si terrà il prossimo anno.
La manifestazione si è svolta, con tanto di coro degli Alpini, presso la “Testa di ponte” di Lagundo, dove è in fase di allestimento un Museo che racconterà la storia della strada.
Con l’occasione abbiamo potuto apprezzare alcuni prodotti locali, come i formaggi di capra, il pane, la birra di casa, la famosa birra Först, e, naturalmente, i vini prodotti da cantine storiche dislocate lungo l’asse della Via Claudia Augusta. La manifestazione si è conclusa con “A cena con Lucullus” presso il ristorante Oberlechner di Velloi, locale a 1.000 metri di altitudine.
Antonio Di Spirito