Tra le decine di degustazioni “online” organizzate durante il periodo del lockdown dovuto al Covid – 19, sicuramente una delle più interessanti e ambiziose è stata quella indetta dalla Cantina di Terlano per ricordare Sebastian Stocker, lo storico precursore enologo scomparso nel 2017. Insieme a Rudi Kofler, che dal 2020 porta avanti l’eredità del pioniere del vino Stocker, e Klaus Gasser, direttore commerciale e marketing, abbiamo degustato tre eccellenze di una delle migliori cooperative dell’Alto Adige: il Terlaner I Grande Cuvée 2017 – il “Miglior vino bianco d’Italia” in base ai punteggi delle più autorevoli guide enologiche del mondo -, il Pinot Bianco Rarity 2007 e il Nova Domus 2017.
Terlano
Le origini A Terlano, la produzione vinicola ha radici preromane. Grazie al clima favorevole e ai terreni disposti in quota, al riparo da inondazioni, la zona di Settequerce, San Maurizio e Gries apparve subito ideale per gli insediamenti umani. Diversi reperti archeologici (mestoli e recipienti di bronzo) testimoniano una cultura vinicola che risale al V o IV secolo avanti Cristo. Fondata nel 1893, la Cantina di Terlano è una delle cooperative di produttori più all’avanguardia di tutto l’Alto Adige. I suoi 143 soci attuali coltivano 190 ettari di vigneti, pari a una produzione annua totale di circa 1,5 milioni di bottiglie, per il 30% rossi e per il 70% bianchi. Per conservare le tradizioni, spesso bisogna avere il coraggio e la coesione per imboccare strade nuove: due virtù che sicuramente non mancarono ai viticoltori di Terlano quando decisero di istituire la cantina sociale con un’impronta decisamente innovativa, scelta che si è dimostrata vincente considerando che Terlano è diventato con gli anni un villaggio noto a tutti gli appassionati del mondo. Quando nacque la cantina l’agricoltura era uno dei fattori trainanti dell’economia locale. Ma a parte alcuni sparuti pionieri che già un secolo prima, ispirandosi all’esempio della Renania, avevano importato vitigni preziosi dalla Germania e dalla Francia, il comparto agricolo languiva in uno stato di forte arretratezza, dominato da pochi latifondisti grandi proprietari terrieri che dettavano le regole. Proprio per sottrarsi a questa dipendenza che ventiquattro piccoli viticoltori di Terlano decisero di mettersi insieme fondando la cantina sociale, invertendo progressivamente la produzione di vini rossi in bianchi.
Sebastian Stocker
Il presente Nella moderna struttura ampliata nel 2009, rivestita esteriormente di porfido rosso, la roccia tipica di questa zona dell’Alto Adige lungo la MeBo, la superstrada che collega Bolzano a Merano, trova ampio spazio la zona di affinamento, delle ragguardevoli dimensioni di 18.000 metri cubi. Due le linee di qualità dell’azienda: le Selezioni e la linea tradizione, esportati in 55 mercati seppur il 55% venga venduto in Italia. Da sottolineare che ogni anno questa cantina immette sul mercato un “vino raro”, ovvero invecchiato per almeno dieci anni, da un’idea di Stocker per dare concretezza alla filosofia della longevità dei vini di questo territorio. Testimonianza di questa impronta legata alla longevità dei loro vini la collezione storica presente nel sotterraneo, a 13 metri di profondità, di oltre 100.000 bottiglie a partire dal 1955, con alcuni esemplari ancora più vecchi, tra cui la più antica delle bottiglie di Terlano che risale nientemeno che al 1893, una “biblioteca enologica” nata anche in questo caso grazie all’enorme passione e lungimiranza di Sebastian Stocker, che in segreto cominciò a nascondere 500 bottiglie d’ogni annata per verificare se la sua teoria sulla longevità dei vini di Terlano fosse vera o presunta.
Rudi Kofler e Sebastian Stocker
Le bottiglie di questa raccolta sono sottoposte a un periodico controllo dei tappi che, una volta giunti al termine del proprio ciclo di vita o quando presentano difetti, vengono sostituiti e in quell’occasione si provvede a ricolmarle con vino della stessa annata. Le prime prove di vinificazione rivolte alla longevità Stocker le effettuò negli anni ’60 sugli spumanti, con affinamenti sui lieviti per “ammorbidire” i suoi vini. Negli anni ’70 iniziò la vinificazione di singole parcelle delle uve dei soci, seguita da lunghi affinamenti, anche superiori ai 10 anni. Oggi il “metodo Stocker” prevede che le annate migliori scelte per le “rarità” affinino in grandi botti di rovere per un anno, dopodiché vengono travasate in piccoli fusti d’acciaio da 2.500 litri, dove rimangono da 10 a 30 anni, avendo così tutto il tempo per sviluppare sui lieviti fini tutti i loro aromi e la loro struttura complessa.
Cantina delle rarità
Quando l’enologo Rudi Kofler ritiene che abbiano raggiunto il grado ideale d’armonia ed equilibrio, questi vini vengono imbottigliati e fatti invecchiare per altri 4-5 anni prima di essere messi in commercio. Attualmente con questo “metodo Stocker” stanno invecchiando in fusti d’acciaio una quindicina di annate, che risalgono fino al 1979, di vini a base di Pinot bianco, Chardonnay, Sauvignon blanc in purezza o utilizzati come cuvée per il Terlaner, il tipico uvaggio di questa zona. Ogni anno, si rendono disponibili circa 3.300 bottiglie di “vini rari”.
Strati di porfido rosso
La degustazione Per questa “webinar” la Cantina di Terlano ha deciso di proporre in degustazione tre eccellenze il Terlaner I Grande Cuvée 2017, il Pinot Bianco Rarity 2007 e il Nova Domus 2017. “Il rudere del castello Casanova, riportato per la prima volta in un documento del 1206, si erge maestoso alle porte di Terlano. Altrettanto imponente e complesso si presenta il nostro nobile uvaggio di Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon blanc. Questo Terlaner classico ricalca tutti i pregi della sua zona di produzione, e si presenta come vino vigoroso, ricco di sfaccettature e impreziosito da note minerali. Esprime pienamente tutto il suo potenziale solo dopo molti anni d’invecchiamento in bottiglia”.
Raccolta di vecchie annate
Con queste parole l’enologo Rudi Kofler ha presentato l’annata 2017 del Nova Domus, uvaggio storico di Terlano risalente a fine 1800, composto al 60% da Pinot Bianco, 30% Chardonnay e 10% Sauvignon Blanc, un’annata caratterizzata da alcune avversità meteorologiche: inverno particolarmente secco, germogliatura primaverile prematura delle viti a fine di marzo bruscamente arrestata la notte del 20 aprile da gelate che hanno provocato vari danni nei vigneti situati a bassa quota; i mesi estivi ricchi di sole e scarse precipitazioni, ma ad agosto si registravano alcuni forti temporali con grandine. La vendemmia ha avuto un inizio precoce il 22 agosto, ma il meteo instabile con ripetute lievi piogge, ha costretto a diverse interruzioni: una raccolta in sintesi lunga, impegnativa e laboriosa che ha prodotto nel complesso quantità ridotte ma con una buona qualità del vino. La vinificazione prevede la pigiatura delicata del grappolo intero, la fermentazione lenta a temperatura controllata in grandi botti di legno (30 hl) e la fermentazione malolattica per le uve Pinot bianco e Chardonnay, seguite da un affinamento per 12 mesi sui lieviti fini in botti di legno. Al naso il Nova Domus 2017 rivela tutta la sua freschezza, con note aromatiche, balsamiche e vanigliate, a cui seguono sfumature di frutta gialla come l’albicocca, il mandarino e il melone. In bocca è complesso e strutturato, minerale e molto persistente, ideale per abbinamenti gastronomici tipici del territorio come piatti a base di asparago bianco.
Klaus Gasser e l’enologo Rudi Kofler durante la webinar
Il Pinot Bianco Rarity 2007, l’ultimo nato della famiglia dei “vini rari”, 3.330 bottiglie imbottigliate il 30 agosto 2019, deriva dai vigneti del rinomato “cru” Vorberg di circa 50-60 anni di età coltivati a 5-600 metri altitudine; in parte i grappoli vengono tagliati a metà dopo l’invaiamento per mantenere una buona acidità, molto lavoro in vigna per preservare sanità e freschezza con particolare accortezza nei defogliamenti per garantire maturazioni zuccherine e fenoliche. Anche in questo caso si opera una pigiatura delicata a grappolo intero ma la fermentazione avviene a temperatura controllata in cisterne d’acciaio, cui segue la malolattica, l’affinamento per 12 mesi sui lieviti fini in grandi botti di legno e ben altri dieci anni sui lieviti fini in serbatoi d’acciaio. L’annata 2007 è catalogata come calda e precoce. Inverno caratterizzato da temperature superiori alla media e da pochissima neve, temperature elevate anche in primavera mitigate che hanno accelerato il ciclo della vegetazione. Le fresche giornate in agosto e settembre hanno permesso all’uva di raggiungere la maturazione ottimale e un grado di acidità armonico, obbligando però ad effettuare una vendemmia anticipata. Il bouquet del Pinot Bianco Rarity 2007 è sorprendente, complesso, estremamente ricco di componenti olfattive. Note di erbe come la camomilla e la melissa, seguiti da sentori di frutta gialla matura e di albicocca essiccata, note di crosta di pane e di pietra focaia. Al palato colpisce la morbida freschezza, la struttura, l’eleganza, le note sapide e minerali, lunga persistenza: impossibile resistere a un secondo bicchiere!
I vini in degustazione
Questa affascinante degustazione dei vini di eccellenza della Cantina di Terlano terminava con il Terlaner I Grande Cuvée 2017, “la sintesi perfetta, l’espressione dell’anima più pura della nostra cantina, un vino che rappresenta la nostra tradizione secolare e che riunisce in sé la perfezione dei nostri migliori vitigni e dei cru più pregiati” come descritto dall’enologo Kofler. La cuvée di questo vino varia ogni anno in base all’annata: nato nel 2011 con l’85% di Pinot Bianco, il 10% Chardonnay e 5% Sauvignon Blanc, la versione 2017 ha visto ridurre al 70% il Pinot Bianco e aumentare al 25% lo Chardonnay per mantenere la freschezza e la potenza in un’annata anomala come la 2017. I suoli su cui vengono coltivate le viti, mai sotto i 350 metri di altitudine, hanno una prevalenza di porfido quarzifero, di origine vulcanica, terreni leggeri, magri e sabbiosi, poveri di argilla e carbonato di calcio, fattore che determina dei valori di pH leggermente acidi e rese naturalmente contenute in quanto scarsi di sostanze nutritive per la vite. Pressatura delicata del grappolo intero, chiarifica del mosto con sedimentazione naturale a freddo, fermentazione lenta in botti di rovere nuove da 12 hl, malolattica e affinamento per 12 mesi sui lieviti ancora in botti di legno è la “ricetta” per produrre le 2.400 bottiglie di questo nettare che ha una gradazione di 14,5° e un’acidità totale di 6,1 grammi/litro, assemblato nel maggio 2109 e imbottigliato il 30 agosto. Il vino inizialmente si rivela timido al naso, ma dopo pochi minuti rivela appieno la sua ricchezza e complessa eleganza e potenza. Aromi di agrumi, pepe bianco, erbe aromatiche, una delicata nota fumé, in bocca conferma la sua gioventù, con note minerali, sapide e vanigliate che tenderanno a legarsi e amalgamarsi dopo qualche anno di bottiglia: un’espressione estrema del Terlaner che sicuramente saprà appagare gusti e ambizioni anche del consumatore più esigente!
Luciano Pavesio
Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.
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Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del setto (...)
Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
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Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
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