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Doc e DocgLe regole del vino

Le DOC delle Marche: Bianchello del Metauro

mappa vino doc Bianchello del Metauro


❂ Bianchello del Metauro D.O.C.
(approvato con D.P.R. 2/4/1969 – G.U. n.143 del 10/6/1969; ultima modifica D.M. 7/3/2014, pubblicato sul Sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)


zona di produzione
● in provincia di Pesaro-Urbino: comprende gli interi territori dei comuni di Barchi, Cartoceto, Fano, Fossombrone, Fratte Rosa, Isola del Piano, Montefelcino, Montemaggiore, Orciano, Piagge, Saltara, S. Costanzo, S. Giorgio, S. Ippolito, Serrungarina, l’isola amministrativa del comune di Mondavio denominata Cavallara, compresa tra i territori comunali di Serrungarina, Montemaggiore, Piagge, S. Giorgio e Orciano, e parte dei territori comunali di Fermignano e Urbino;

base ampelografica
bianchello (biancame) min. 95%, malvasia bianca lunga max. 5%;

norme per la viticoltura
è consentita l’irrigazione di soccorso;
per i nuovi impianti e reimpianti la densità dei ceppi per ettaro deve essere di almeno 3.000;
la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere i seguenti:

  • “Bianchello Del Metauro”: 14 t/ha e 11,00% vol.
  • “Bianchello Del Metauro” superiore: 11 t/ha e 11,50% vol.
  • “Bianchello Del Metauro” spumante: 14 t/ha e 9,00% vol.
  • “Bianchello Del Metauro” passito: 14 t/ha e 11,00% vol.

norme per la vinificazione
le operazioni di vinificazione e di spumantizzazione devono essere effettuate all’interno della zona di produzione, tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate nell’intero territorio dei Comuni, anche se soltanto in parte compresi nella zona delimitata ed anche nei territori dei comuni di Pesaro, Mondolfo, Monteporzio, Mondavio, San Lorenzo in Campo, Pergola, S. Angelo in Lizzola, Mombaroccio e Monteciccardo;
per i vini DOC “Bianchello del Metauro”, ad esclusione della tipologia passito, è ammessa la correzione con mosti concentrati prodotti da uve bianchello ottenute nella zona di produzione, oppure con mosto concentrato rettificato o a mezzo concentrazioni a freddo o altre tecnologie consentite;
è ammessa la dolcificazione secondo le norme comunitarie e nazionali;
le uve idonee alla produzione del vino a Denominazione di origine controllata “Bianchello del Metauro” possono essere destinate alla produzione della tipologia Passito, dopo essere state sottoposte ad un periodo di appassimento che può protrarsi fino al 30 marzo dell’anno successivo a quello della vendemmia, e la loro vinificazione non deve essere anteriore al 1° novembre dell’anno di produzione delle uve. Tale procedimento deve assicurare al termine del periodo di appassimento un contenuto zuccherino non inferiore al 21%;
l’immissione al consumo della tipologia passito non può avvenire prima del 1° dicembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve. Al termine del periodo di invecchiamento il prodotto deve avere un titolo alcolometrico minimo complessivo di 15% vol. L’invecchiamento deve avvenire all’interno della zona di vinificazione;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
nella etichettatura dei vini l’indicazione dell’annata di produzione delle uve è obbligatoria, ad eccezione della tipologia Spumante;
ad esclusione delle tipologie superiore, spumante e passito, per il confezionamento del vino «Bianchello del Metauro» possono essere usati anche contenitori alternativi al vetro costituiti da un otre in materiale plastico pluristrato di polietilene e poliestere racchiuso in un involucro di cartone o di altro materiale rigido non inferiore a due litri;
per l’immissione al consumo del vino Bianchello del Metauro nelle tipologie passito, superiore e spumante sono ammessi soltanto recipienti di vetro della capacità fino a 3 litri;

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
◉ Fattori naturali rilevanti per il legame
La zona geografica delimitata per la produzione dei vini con la denominazione “Bianchello del Metauro” è in provincia di Pesaro ed è compresa tra il confine con la provincia di Ancona a sud dato dal fiume Cesano, ed il decorso del fiume Arzilla a nord.
Tale area è stata definita con i limiti del bacino del fiume Metauro che la attraversa da ovest ad est per tutta la sua estensione.
Interessa 18 comuni compresi tra il mare Adriatico ed i monti della Cesana situati nella fascia pre-appenninica nel comune di Urbino.
L’orografia è di bassa collina e valliva con un paesaggio alquanto omogeneo lungo tutto il territorio che percorre il fiume Metauro e ciò vale anche per le tipologie d’utilizzazione colturale dei terreni.
I materiali geologici della bassa collina sono equamente ripartiti tra tipologie fortemente argillose e tipologie arenitiche cosa che da origine a netti contrasti della energie del rilievo e della natura dei suoli. Sono anche presenti litotipi più consistenti, marnosi e calcareo-marnosi sui quali sono ancora presenti i boschi.
I materiali geologici della parte valliva sono costituiti da depositi alluvionali sciolti, sabbioso-ghiaiosi attribuibili alle superfici terrazzate di III ordine, non inondabili.
Nella collina prevalgono suoli con profili poco differenziati, poco profondi su rocce dure e arenitiche, più profondi su materiali più alterabili.
I terreni vallivi sono rappresentati da tipologie poco evolute, pietrosi e calcarei. Sulle superfici più antiche si hanno suoli profondi con orizzonti d’illuviazione di argilla e con difficoltà di drenaggio.
L’altimetria dell’area del bacino del fiume Metauro è indicativa di scarsi rilievi. Presenta caratteri distintivi rispetto alle altre aree collinari, giustificate dalla diversa natura dei substrati geologici e da un rilievo morfologico evidente.
La quota complessiva si sviluppa da 0 a 650 mt sl.m. e l’80% della superficie delimitata termina a mt.300 s.l.m.
I parametri climatici non presentano valori estremi, con temperature medie di 14 °C ed una regolare distribuzione stagionale delle piogge con totali attorno a mm 800 annui.
La parte valliva è sensibilmente influenzata dal mare, ma presenta un’elevata escursione termica annuale.
Le classi di pendenza nell’area delimitata sono tutte comprese tra lo 0 ed il 50%. Il 20% della superficie è di pianura, il 70% è compresa tra il 2 ed il 35%.
Le classi di esposizione sono equamente distribuite tra i quattro punti cardinali con leggera prevalenza del nord e dell’est.
◉ Fattori umani rilevanti per il legame
Dall’unione dei due fiumi che scendono dall’Appennino marchigiano: “Meta” ed “Auro” prende il via nei pressi di Mercatello sul Metauro il fiume Metauro.
Lungo la valle di questo fiume sono presenti dei municipi romani: S. Angelo in Vado, Fossombrone e Fano e la parte verso questo fiume della piana di Urbino.
L’area fu oggetto d’insediamenti monastici benedettini con la creazione delle abbazie (anni 1050/1122), nella stessa area avvenne l’espansione delle aristocrazie rurali ed il diffondersi della nobiltà rurale. Tutte componenti che trovavano nell’attività agricola e nel mondo rurale il loro sostentamento e la loro ricchezza.
Nei secoli a seguire la presenza politica del Ducato di Urbino, le ricchezze derivanti dalle condotte militari e l’economia agricola creano la capillare diffusione della vigna accanto alle altre colture.
L’istituto mezzadrile, che prevede l’insediamento sul fondo, ben si adatta all’area di che trattasi per la possibilità del controllo, ove i campi sono intersecati da filari di viti sorrette da oppi, aceri, gelsi.
Sante Lancerio, bottigliere del Papa Paolo III nel 1536, di passaggio a Fano esprime “città bella, ma piccola ,che fa buon vino”.
Il medico Andrea Bacci, archiatra pontificio, marchigiano, nel 1596 pubblica il “De naturali vinorum historia” in sette libri. Nel collegare l’ambiente al vitigno e nel descrivere il vino derivante dai vitigni distingue Greco e Trebbiano, nota la differenza se coltivati nel Piceno o in Urbino o in Toscana.
Nel V libro “De vinis Italiae” la parte descrittiva “In Picenis” Bacci giunge a Fano che giudica città “deliziosa con vini di alta qualità prodotti anche da viti importate quali Trebbiani e Malvasie”.
Riferisce, inoltre, di aver assaggiato nelle campagne di Urbino, Fano e Pesaro e nei castelli di Mondolfo e San Costanzo “qualificati Trebbiani”.
Da tale realtà storica ed agricola la richiesta della denominazione è stata una ovvia conseguenza sostenuta dai numerosi produttori presenti nel territorio.
La quasi esclusività del vitigno diffuso, le tecniche di produzione delle uve in un territorio omogeneo, con filari e poi vigneti specializzati, tecniche di trasformazione abbastanza semplici applicate in un tessuto sociale mezzadrile con appoderamento diffuso e poi di conduzione diretta con la soppressione -ope legis – del vecchio contratto, hanno consentito la totale partecipazione dei viticoltori allo sviluppo della denominazione.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La caratteristica che spicca bevendo il Bianchello del Metauro è la grande beva. Favorito anche dalla non troppo accentuata gradazione alcolica, è un vino fresco e di compagnia, che unisce e fa brindare. La stessa vivacità la troviamo nel colore giallo paglierino scarico dai riflessi verdi, nella grande trasparenza che ne esalta ancora di più la freschezza- I profumi e i gusti tenui richiamano l’odore dei prati in fiore e dei tigli. Armonico e delicato, i Bianchelli del Metauro prodotti in prossimità della costa sono “spiritosi e allegri” mentre quelli dell’entroterra hanno gusti più tenui e delicati. Da bersi giovane.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
Il bacino imbrifero del fiume Metauro, gli Appennini ed il mare sono i fattori condizionanti le caratteristiche ambientali nel territorio delimitato: pianeggiante, con leggere pendenze, con un’ampia apertura verso il mare ed una tessitura del terreno che agevola il totale sgrondo delle acque piovane.
Queste condizioni naturali hanno interagito con la componete umana per la facilità di accesso, di lavorazione, d’insediamento poderale, di difesa dell’attività agricola attraverso i secoli, di tradizione storica romana e medioevale, con in più una Scuola Agraria in Pesaro ed un’attività editoriale svolta dal pesarese Ruggero Rasi (1856) incentrata nel settore viticolo.
I suoi obiettivi sono:
▪ il passaggio dall’alberata e dalla folignata alla vigna fatta di vitigni selezionati e di qualità;
▪ la costituzione di cantine sociali per lavorare separatamente le varie qualità locali di uva per vini da monovitigni e misti.
Questi elementi hanno consentito la diffusione della viticoltura presso ogni azienda e tale struttura fondiaria si trova ancora oggi in forma imprenditoriale e moderna.
Il disciplinare approvato con D.M. 14 settembre 2011 prevede anche la spumantizzazione purché effettuata all’interno della zona di produzione delimitata.
Per tale processo occorre far riferimento al fatto storico che la regione Marche ha dato i natali a Francesco Scacchi (Fabriano 1577) autore del volume “De salubri potu dissertatio”, scritto nel 1622, nel quale l’autore teorizzò i vantaggi della conservazione del vino e delineò le basi della preparazione dell’attuale spumante osservando e studiando la rifermentazione dei vini come di qualcosa già noto fin dal tempo dei Romani ed anche prima dei meriti attribuiti a Dom Perignon per la nascita dello champagne.
La produzione di spumante ha dunque molta storia e la scelta per tale produzione è data dalla vocazione di aree viticole a produrre vini base da parte del vitigno in essa diffuso.
È il caso dell’area del Metauro ove domina il vitigno “Biancame” o “ Greco di Bianchello” adatto per i processi di rifermentazione per il colore, la freschezza data dall’acidità, il profumo persistente, il gusto secco e fresco.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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