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Le Doc del Lazio: Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia

Le Doc del Lazio: Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia


❂ Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia D.O.C.
(Approvato con D.M. 11/9/1996 – G.U. n.222 del 21/9/1996; ultima modifica D.M. 7/3/2014, pubblicato sul Sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)


zona di produzione
● in provincia di Viterbo: comprende l’intero territorio amministrativo dei comuni di Acquapendente, Arlena di Castro, Bagnoregio, Barbarano Romano, Bassano in Teverina, Blera, Bolsena, Bomarzo, Canino, Capodimonte, Castiglione in Teverina, Celleno, Cellere, Civitella d’Agliano, Farnese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Montefiascone, Monte Romano, Onano, Oriolo Romano, Orte, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Tessennano, Tuscania, Valentano, Vejano, Vetralla, Villa San Giovanni in Tuscia, Viterbo e Vitorchiano;

base ampelografica
● bianco (anche amabile, frizzante): trebbiano toscano – localmente procanico 40-80% , malvasia del Lazio e/o toscana max. 30%, possono concorrere alla produzione del vino altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, approvato con D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti, da soli o congiuntamente, max 30%;
● con menzione del vitigno bianchi: Procanico (trebbiano toscano) anche frizzante, Grechetto (greco bianco) anche frizzante, Rossetto (trebbiano giallo) anche amabile, Moscatello (moscato bianco – loc. moscatello) anche amabile, frizzante, passito, ciascuno min. 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, da soli o congiuntamente, ad eccezione della malvasia di Candia, max 15%;
● rosato (anche amabile, frizzante), rosso (anche amabile, frizzante, novello): sangiovese 50-65%, montepulciano 20-45%, , possono concorrere alla produzione del vino altri vitigni a bacca rossa, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, approvato con D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti, da soli o congiuntamente, max 30%;
● con menzione del vitigno rosati: Sangiovese (anche amabile, frizzante) min. 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, da soli o congiuntamente, con l’esclusione del ciliegiolo max. 15%;
● con menzione del vitigno rossi: Sangiovese (anche amabile, frizzante), Grechetto (grechetto rosso), Merlot, Violone (montepulciano), Canaiolo (manaiolo nero) anche amabile, ciascuno min. 85%, possono concorrere altre uve a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, da soli o congiuntamente, con l’esclusione del Ciliegiolo, max. 15%;

norme per la viticoltura
è consentita l’irrigazione di soccorso;
per i nuovi impianti e reimpianti sono escluse le forme di allevamento espanse, dovrà essere prevista una densità di impianto tale da assicurare un minimo di 3.000 ceppi per ettaro;
la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere i seguenti:

  • 15 t/Ha e 9,50% vol. per il Bianco
  • 15 t/Ha e 10,00% vol. per il Procanico
  • 14 t/Ha e 9,50% vol. per Rosato e Rosso
  • 14 t/Ha e 10,00% vol. per Grechetto rosso e Sangiovese
  • 13 t/Ha e 10,00% vol. per Violone
  • 12 t/Ha e 10,00% vol. per Grechetto e Rossetto
  • 11 t/Ha e 10,00% vol. per Merlot
  • 10 t/Ha e 10,00% vol. per Moscatello e Canaiolo

norme per la vinificazione
le operazioni di vinificazione devono essere effettuate all’interno della zona di produzione, tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali, è consentito che tali operazioni siano effettuate anche nei territori del comune di Orvieto, ricadente nella provincia di Terni e del comune di Vignanello, ricadente nella provincia di Viterbo;
È ammessa la vinificazione congiunta o disgiunta delle uve che concorrono alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia». Nel caso della vinificazione disgiunta il coacervo dei vini facenti parte della medesima partita, deve avvenire nella cantina del vinificatore;
i prodotti utilizzabili per la correzione dei mosti e dei vini dovranno provenire esclusivamente dalle uve prodotte nei vigneti iscritti all’albo dei vigneti della denominazione di origine controllata “Colli Etruschi Viterbesi”, ad esclusione del mosto concentrato rettificato;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
nei recipienti contenenti i vini a denominazione di origine controllata “Colli Etruschi Viterbesi” o “Tuscia”, ad esclusione delle versioni Frizzanti deve essere riportata in etichetta l’annata di produzione delle uve e deve figurare l’indicazione secco o amabile, ove ne esistano ambedue le tipologie;
i vini a denominazione di origine controllata «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia» con le menzioni di vitigno, devono essere confezionati in contenitori di vetro con capacità non superiore a litri 3;
è consentito confezionare i vini, ad esclusione della tipologia Novello, in contenitori alternativi al vetro costituiti da un otre in materiale plastico pluristrato di polietilene e poliestere racchiuso in un involucro di cartone o di altro materiale rigido, di capacità non inferiore a 2 litri;

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
Fattori naturali rilevanti per il legame
La zona geografica delimitata ricade nella parte settentrionale della regione Lazio in provincia di Viterbo: si estende su una superficie di 273.000 ettari e comprende l’Alto Lazio e la parte centro meridionale della provincia situata ad ovest dei monti Cimini ed a nord dei monti Sabatini.
I terreni dell’area, risalenti al Quaternario, sono riconducibili a due principali unità geologiche: le formazioni sedimentarie del Pliocene e Pleistocene inferiore e le formazioni vulcaniche.
I terreni delle aree più pianeggianti sono riconducibili a formazioni sedimentarie con sedimenti marini, oltre a depositi continentali o provenienti dalle alluvioni recenti. Le formazioni sedimentarie sono caratterizzate da depositi di età plio-pleistocenica di ambiente marino e transazionale dovuti a una fase di subsidenza e di sedimentazione marina durante il Pliocene terminale e il Pleistocene inferiore. Questi depositi, a seconda dell’ambiente, possono avere litologie prevalentemente grossolane (sabbie) o prevalentemente fini (argille e limi). Nelle incisioni vallive e in alcune morfologie terrazzate affiorano i depositi ghiaiosi e sabbiosi alluvionali tardo pleistocenici, mentre al colmo dei rilievi collinari affiorano, invece, prodotti vulcanici quali i tufi stratificati. I terreni vulcanici derivano dall’attività che ebbe inizio circa 800.000 anni fa con lo sviluppo di colate di lave e con la formazione di coni di scorie. Successivamente, circa 600.000 mila anni fa, l’attività si sviluppò maggiormente in corrispondenza di un primitivo centro, oggi non più evidente, in corrispondenza della conca lacustre. A questa attività si riconducono i materiali vulcanici più antichi: le rocce che appartengono a questo complesso sono particolarmente ricche in potassio.
La natura dei terreni è di conseguenza condizionata dall’attività dei vulcani Vulsino e Sabatino, per cui è possibile distinguere due tipologie: in una prevalgono materiali dovuti all’attività intercalderica finale quali lave (tefriti fonolitiche e leucitiche), scorie saldate e stratificate e banchi di lapilli alternati a lenti e strati di ceneri debolmente cementate; solo in alcune zone si rinvengono tufi leucitici contenenti grossi proietti lavici; nell’altra prevalgono materiali quali i tufi leucitici grigiastri detti di Montefiascone e, con alternanza di ceneri, sabbie vulcaniche e lapilli (talvolta a consistenza litoide), con inclusi lavici di dimensione variabile in relazione alla loro distanza dai centri di emissione. Intercalate a questi si rinvengono colate di lava leucitica, sempre di limitata estensione. Localmente sono stati rinvenuti strati di pomici e ceneri con livelletti tifatici di sedimentazione lacustre. La permeabilità di questo tipo di rocce è sempre piuttosto elevata sia per porosità (tufi, lapilli, sabbie) che per fessurazione (lave).
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 19 e i 663 m s.l.m.: l’esposizione generale è orientata verso ovest, sudovest.
Il clima dell’area è di tipo temperato mediterraneo ed è caratterizzato da precipitazioni medie annue comprese tra i 775 ed i 1214 mm, con aridità estiva non molto pronunciata (pioggia 84-142 mm) nei mesi estivi. La temperatura media è compresa tra i 13,7 ed i 15,2°C: freddo prolungato da ottobre a maggio, con temperatura media inferiore ai 10°C per 3-4 mesi l’anno e temperatura media minima del mese più freddo dell’anno che oscilla tra 1,9 e 3,9° C.
La combinazione tra natura del terreno e fattori climatici fanno della zona delimitata come DOC Colli Etruschi Viterbesi o Tuscia un territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio.
Fattori umani rilevanti per il legame
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito ad ottenere il vino «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».
Presso gli Etruschi la coltivazione della vite raggiunse un notevole progresso, favorito anche da evolute conoscenze tecniche e da materiale ampelografico di varia origine, raccolto attraverso gli ampi rapporti commerciali di questo popolo. Per quanto riguarda le zone e i vitigni coltivati dagli Etruschi, alcuni scritti di Plinio testimoniano in modo abbastanza preciso la produzione vitivinicola in Etruria. A Gravisca (antico porto di Tarquinia) e nell’antica Statonia (nel territorio di Vulci) già nel 540-530 a.C. i vigneti erano in grado di fornire una produzione sufficiente ad alimentare un rilevante commercio esterno.
La viticoltura dell’area ebbe nuovo impulso ad opera dei Romani e continuo sotto lo Sato della Chiesa: nell’opera Le pergamene medievali di Orte (G. Giontella, D. Gioacchini, A. Zuppante – 1994), gli autori riportano che nel febbraio del 1401 il giudice Pietro di ser Nerio Ciocii concede “ad pastinandum” un terreno dietro l’impegno del coltivatore a lavorare la terra diligentemente e a corrispondere un terzo dei frutti della vigna.
Nel secondo Medio Evo numerosi Capitoli degli Statuti delle città sono dedicati alla coltivazione della vite e alla produzione e vendita del vino: gli Statuti della città di Orte stabilivano tra l’altro il prezzo del vino e il divieto da parte degli osti di aumentarlo; lo Statuto di Viterbo del 1251 stabilisce la data di inizio vendemmia “usque ad festum S. Marie de septembri” ed esonera il vino di importazione dal pagamento del pedaggio data l’insufficiente produzione della città; al contrario gli Statuti di Bagnoregio del 1373 proibiscono l’importazione di vino forestiero e impongono agli osti di usare misure munite di sigillo comprovante l’effettiva capacità; lo Statuto di Celleno del 1457 stabilisce anche come dovevano essere realizzate le vasche per la vinificazione, prevalentemente scavate nel tufo; lo Statuto del Comune di Civitella d’Agliano del 1444 e lo Statuto di Castel del Piero, ovvero San Michele in Teverina, (poi divenuto frazione di Civitella d’Agliano) del 1579 regolamentano anch’essi in maniera dettagliata la vitivinicoltura.
Nel tempo la viticoltura ha mantenuto un ruolo importante nel panorama agricolo del territorio, fino all’attualità, come testimoniano le numerose sagre e feste che si tengono annualmente, come la Sagra del Vino dei Colli del Tevere di Castiglione in Teverina o la Fiera del vino di Montefiascone, la cui prima edizione risale al 1950.
Grazie alle loro peculiarità, numerosi sono i riconoscimenti che hanno ricevuto e continuano a ottenere, i vini a DOC «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia» sia in ambito locale, nazionale che internazionale; ben figurano inoltre sulle principali guide nazionali.
L’incidenza dei fattori umani, nel corso della storia, è in particolare riferita alla puntuale definizione dei seguenti aspetti tecnico produttivi, che costituiscono parte integrante del vigente disciplinare di produzione:
▪ base ampelografica dei vigneti: i vitigni idonei alla produzione del vino in questione, sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area geografica considerata: il Trebbiano toscano, localmente detto Procanico, la Malvasia del Lazio, la Malvasia bianca lunga, il Grechetto, il Trebbiano giallo, localmente detto Rossetto, il Moscato bianco, localmente detto Moscatello per i vini bianchi e il Montepulciano, localmente detto Violone, il Sangiovese, il Grechetto rosso, localmente detto Greghetto, il Canaiolo nero, localmente detto Canaiolo e il Merlot per quelli rossi;
▪ le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti, sia per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione della chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare ben esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare (105 hl/ha per le tipologie “bianco” e “Procanico”, 98 hl/ha per le tipologie “rosso”, “rosato”, Greghetto” e “Sangiovese”, 91 hl/ha per la tipologia “Violone”, 84 hl/ha per le tipologie “Grechetto” e “Rossetto”, 77 hl/ha per la tipologia “Merlot”, 70 hl/ha per le tipologie “Moscatello” e “Canaiolo” e 45 hl/ha per la tipologia “Moscatello passito”);
▪ le pratiche relative all’elaborazione dei vini, che sono quelle tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione di vini bianchi complessi ed equilibrati ed in rosso di vini tranquilli e strutturati, adeguatamente differenziate per le tipologie ferme e le tipologie frizzanti.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La DOC «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia» è riferita a tredici tipologie di vino bianco che dal punto di vista analitico ed organolettico presentano caratteristiche molto evidenti e peculiari, descritte nel presente disciplinare, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
L’orografia collinare dell’areale di produzione, nel Lazio settentrionale, e l’esposizione ad ovest, sudovest, concorrono a determinare un ambiente arioso e luminoso, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».
Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico chimiche e organolettiche del «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».
In particolare, i terreni, di origine sedimentaria e vulcanica, sono costituiti da litologie prevalentemente grossolane (sabbie) o prevalentemente fini (argille e limi), con depositi ghiaiosi e sabbiosi alluvionali tardo pleistocenici, mentre al colmo dei rilievi collinari affiorano, invece, prodotti vulcanici quali i tufi stratificati con strati di pomici e ceneri con livelletti tifatici di sedimentazione lacustre. Sono presenti anche tufi leucitici grigiastri detti di Montefiascone e, con alternanza di ceneri, sabbie vulcaniche e lapilli (talvolta a consistenza litoide), con inclusi lavici di dimensione variabile in relazione alla loro distanza dai centri di emissione e materiali dovuti all’attività intercalderica finale quali lave (tefriti fonolitiche e leucitiche), scorie saldate e stratificate e banchi di lapilli alternati a lenti e strati di ceneri debolmente cementate, presentano caratteristiche tali da renderli idonei ad una vitivinicoltura di qualità.
Anche il clima dell’areale di produzione, caratterizzato da precipitazioni normali (mediamente 1010 mm), con scarse piogge estive (110 mm) ed aridità nei mesi estivi, da una buona temperatura media annuale (14.6 °C), ma con una elevata escursione termica tra notte e giorno, consente alle uve di maturare lentamente e completamente, contribuendo in maniera significativa alle particolari caratteristiche organolettiche del vino «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».
In particolare, la combinazione tra le caratteristiche del terreno ed i fattori climatici, determina per i vini bianchi, la produzione di significative quantità di precursori aromatici che consentono di esaltare le caratteristiche organolettiche e i sentori tipici dei diversi vitigni e per i vini rossi un’ottimale maturazione fenolica, che unita ad un ottimale rapporto tra zuccheri e acidi permette di ottenere vini caratterizzati da elevata struttura, un grande equilibrio fra le diverse componenti.
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Etruria”, dai Romani, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».
Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».
In particolare la presenza della viticoltura nella zona del «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia» è attestata fin dall’epoca degli Etruschi, in molti reperti dei georgici latini.
Con la caduta dell’impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i documenti di varia natura conservati presso gli archivi monastici.
Gli Statuti di numerose città ricadenti nell’area delimitata, emanati nel secondo Medio Evo, regolavano l’ordinamento delle Comunità su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.
Nel 1346 fu costituita a Montefiascone una società “ad mercantiam vini” ove uno dei soci consegna all’altro 65 fiorini d’oro da impiegare nei commerci: alla scadenza la somma dovrà essergli restituita “cum medietate lucri et dampni” cioè facendo a metà delle perdite e dei guadagni.
La coltivazione della vite continuò ed ebbe maggiore espansione, tanto che nel 1833 il Rampoldi nella “Corografia dell’Italia” riporta, descrivendo la città di Civitella D’Agliano, “posta… sopra un alto colle abbondante di viti”, ed il Moroni nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica del 1860 “…il territorio è ferace d’ogni genere e abbonda assai di viti”. Il Castellano in “Lo stato pontificio ne’ suoi rapporti geografici, storici, politici” (1837) riporta per Bagnorea (Bagnoregio) “L’ agricoltura , singolarmente nella così detta valle, è assai prosperosa: copiosi e soavi sono i vini, che si asportano alla Capitale sotto il nome di vino d’Orvieto”. Anche il Nigrisoli nella Rivista dei più importanti prodotti naturali e manifatturieri dello Stato Pontificio (1857), parla dei prodotti naturali esistenti nella Delegazione di Viterbo e scrive: “…La cultura delle viti è giunta ad un alto grado di sviluppo, raccogliendosi dai campi, e dalle vigne vini rossi, e bianchi vigorosi”, ed ancora “mentre tra i vini rossi sono in maggior credito quelli delle Grotte di San Lorenzo, di Gradoli, di Castro”.
Sempre nel 1857, nella Topografia statistica dello stato pontificio il Palmieri scrive per Gradoli “Il ridetto popolo di Gradoli, ove sono molto belle le donne, è occupato con attività parte nella pesca, parte in lavorare botti, tini, cerchi, ed il più negli agrarii lavori del proprio territorio della superficie di tavole 131419, dove sono assai feraci le terre, in specie quelle dette del Piano del Lago di Gradoli, ove raccolgono in copia castagne, legumi, tutta sorta di buone frutta, e vini bianchi e rossi così prelibati, che si fa di essi grande commercio nella Capitale, ed in ispecie dell’eccellente Alleatico vino”, per Latera “…vi si raccolgono buoni vini bianchi, e rossi” e per Grotte di Castro “il territorio…assai ben coltivato, feracissimo, e abbonda di squisito vino”.
La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del «Colli Etruschi Viterbesi» o «Tuscia».

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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