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La Perla di Marco Triacca: nebbiolo e pignola nel cuore della Valtellina

Fotografie di Danila Atzeni

Marco Triacca
Marco Triacca

L’incontro con Marco Triacca, titolare della Cantina valtellinese La Perla, ha rappresentato per entrambi la cosiddetta quadratura del cerchio. Sembra ieri e invece sono già passati tre anni dalla prima volta in cui abbiam avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, all’interno della splendida cornice di Villa Cusani Traversi Tittoni a Desio (MB) in occasione della quarta edizione di Vini d’Autore. Impegni reciproci vari, pandemia e quant’altro hanno fatto sì che l’incontro vero e proprio, in Azienda, si sia tenuto soltanto la scorsa estate, durante un mio personalissimo tour in quella che considero oggigiorno una delle aree vitivinicole più interessanti del Bel paese, la Valtellina. Marco è una persona schietta, sincera, pratica, un viticoltore che incarna perfettamente lo spirito di questa regione geografica alpina caratterizzata da un ambiente pedoclimatico unico per certi versi.

Filari in Valgella
Filari in Valgella

L’area è corrispondente al bacino idrico del fiume Adda a monte del lago di Como, assieme alla Valchiavenna formano la provincia di Sondrio e con la Punta Perrucchetti, alta 4.020 metri – e appartenente al Massiccio del Bernina – raggiunge la massima altitudine della regione. L’azienda nasce nel 2009 per mano di Marco Triacca a Valgella – Tresenda di Teglio, tra le più affascinanti coste terrazzate, allevate a vigneto, dell’intero comprensorio. Coadiuvato dalla sua dolce metà che lo aiuta nella parte commerciale, in Cantina troviamo ancora papà Domenico, personaggio emblematico della storia del territorio, un vero e proprio pioniere della viticoltura valtellinese. Il motivo di tale fama è da addurre a due elementi tecnici particolarmente sperimentali per l’epoca, soluzioni innovative atte a facilitare, e non poco, la gestione del vigneto in una regione vitivinicola che di semplice ha poco e niente.

Tresenda di Teglio in Valgella
Tresenda di Teglio in Valgella

Correva l’anno 1984 e il Triacca senior, allora in team presso la nota Azienda omonima – ancor oggi attiva – avviò la sistemazione dei filari con il cosiddetto sistema d’allevamento a “girapoggio”, lo stesso consente di esporre al sole la massima superficie fogliare della pianta. La seconda soluzione adottata riguarda l’utilizzo di pali posizionati “a chiave di violino”, un sistema piuttosto complesso che consente di adattare maggiormente la coltura del territorio alle esigenze paesaggistiche della zona, agli elementi pedoclimatici che la caratterizzano, nel bene e nel male s’intende. Non dimentichiamo che le vigne in Valtellina sono costantemente ventilate e godono di ben 1900 ore di sole l’anno, le stesse di Pantelleria per intenderci; tuttavia le difficoltà non sono poche, e lo si deve principalmente alla complessa morfologia del terreno, costituita da terrazzamenti vertiginosi, pendii scoscesi e impervi.

Vigne in Valgella
Vigne in Valgella

Le vigne di Marco Triacca, 3,3 ettari di proprietà allevati all’intero della sottozona Valgella, in realtà godono di una struttura lievemente più dolce, tuttavia l’esposizione è notevole e percorrerle su e giù ammirando il panorama sottostante è un piacere per la vista e per il cuore, oltre che una tappa fondamentale per tutti i grandi appassionati di Nebbiolo. Quest’ultimo, chiamato in loco chiavennasca, è Il protagonista indiscusso del territorio; un particolare clone in grado di assorbire tutte le peculiarità della vallata e capace di restituire tratti e lineamenti tipici del nebbiolo allevato ai piedi della Alpi, più avanti vedremo nel dettaglio queste ipnotiche sfumature. Un altro aspetto che mi ha fortemente colpito riguardo il carattere di Marco è la sua caparbietà, la voglia di non accontentarsi mai, di voler a tutti i costi imprimere la propria filosofia. Avviare La Perla indubbiamente ha comportato dei sacrifici, è stata una vera e propria sfida per il nostro protagonista; lavorare per una Cantina storica ed avviata come Triacca sarebbe stato molto più “facile”, tuttavia, accontentarsi di un ruolo circoscritto alla propria professione – pur rappresentando una valida alternativa – non era evidentemente la strada giusta per Marco.

Grappolo di Nebbiolo
Grappolo di Nebbiolo

Un altro sogno nel cassetto, realizzato a mio avviso magistralmente dalla Cantina di Tresenda di Teglio, è l’attività svolta a supporto e salvaguardia della pignola valtellinese, una varietà autoctona a bacca rossa vinificata in bianco per la produzione dello spumante metodo classico di casa, l’Extra Brut la Perla, un’etichetta che anno dopo anno mi sta convincendo sempre più. L’azienda è associata inoltre al Consorzio di Tutela Vini di Valtellina e al CERVIM (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione della Viticoltura Montana). In vigna la filosofia di Marco è quella del minimo intervento, i trattamenti vengono ridotti all’osso, lo scopo è tutelare non solo il sano sviluppo della pianta, ma soprattutto non rovinare un ecosistema ed un paesaggio a tratti unico in Italia; scelta che condivido appieno. La sottozona Valgella è la più estesa e variegata della Valtellina, possiede la forma di un vasto promontorio che inclinandosi segue pedissequamente il paesaggio roccioso. Inizia dal comune di Chiuro e chiude i battenti con gli ultimi vigneti della zona denominata Quigna, mentre la zona Fracia risulta esposta a est.

Marco Triacca e i suoi vini

Nella forma dialettale “Valgel” sta ad indicare i piccoli torrenti che in parte disegnano paesaggisticamente il profilo dell’area in questione. Da queste parti le precipitazioni sono meno frequenti, vi è inoltre una maggiore profondità del terreno, tuttavia l’ampiezza della sottozona contribuisce ad una variabilità altimetrica che va dai 350 ai 650 metri sul livello del mare; elemento, quest’ultimo, che contribuisce ad arricchire il profilo aromatico e gustativo dei vini prodotti. Il terreno in Valgella, come in gran parte della Valtellina è principalmente di tipo sabbioso. Durante il periodo del ritiro dei ghiacciai, che coprivano interamente la regione, i rilievi si sono formati per via dello sfaldamento delle rocce granitiche. Una matrice dunque di tipo permeabile, particolarmente indicata alla coltivazione della vite. Veniamo dunque ai vini degustati in compagnia di Marco. Essendo trascorsi un bel po’ di mesi dalla visita in Cantina, e dato per scontato che raramente torno a casa a mani vuote, ho avuto il piacere di riassaggiarli con calma in queste ultime due settimane; è stata per me una buona occasione per cogliere ulteriori sfumature essendo trascorso quasi un anno da quel piacevole pomeriggio presso La Perla.

Alpi Retiche Extra Brut 2017 La Perla

Alpi Retiche Extra Brut 2017 La Perla
La Pignola valtellinese, come già anticipato, è uva autoctona a bacca rossa che viene solitamente vendemmiata verso metà settembre e vinificata in bianco per ottenere un’ottima base spumante per il Metodo Classico. L’Alpi Retiche Extra Brut 2017 La Perla, di Marco Triacca, affina 24 mesi sui lieviti e deve il nome in etichetta al soprannome di mamma Elisa. Il vigneto in questione, 0,5 ettari, è ubicato nei pressi del comune di Tirano (So). Paglierino chiaro, algido, perlage elegante ed impeccabile. Naso dolce, suadente, dapprima colmo di toni fruttati freschi: mela annurca, uva spina, ribes bianco; chiude su note di panificazione, salvia e calcare. In bocca è slanciato, freschissimo, teso tuttavia dominato da un centro bocca particolarmente goloso grazie ad una bollicina cremosa e stimolante; media persistenza/sapidità. Perfetto in abbinamento al classico antipasto a base di sciatt, ovvero croccanti frittelle tonde di grano saraceno con un cuore di formaggio Casera filante.

Valtellina Superiore Nebbiolo La Mossa 2014

Valtellina Superiore Nebbiolo La Mossa 2014
Nebbiolo 100%, localmente chiamato chiavennasca, deriva da un vigneto di 2,8 ettari sitato nei pressi dell’Azienda sita in Valgella – Tresenda di Teglio in provincia di Sondrio, così come anche gli altri due vini che vedremo in seguito. Deve il nome in etichetta alla passione di Marco per il noto Palio di Siena, la partenza di questa famosissima gara è chiamata appunto “la mossa”. Venti giorni di macerazione, segue fermentazione malolattica e affinamento di 36 mesi in botti di rovere da 5.5, 10 e 20 hl; riposo ulteriore di 18 mesi in bottiglia prima della vendita. Tra il rubino e il granato a vantaggio di quest’ultimo con l’invecchiamento, tonalità chiara e buona consistenza. Al naso ritrovo tutto un corredo di erbe alpine, mandorla tostata e fragolina di bosco; inoltre un accento di cosmesi che richiama soprattutto il rossetto. Il frutto è croccante anche in bocca dove si distingue per agilità, linee sinuose – intervallate qua e là da guizzi sapidi profondi – e un tannino ricamato a mano. Su un piatto di risotto innaffiato con lo stesso vino e abbondanti luganeghe, mantecato a mestiere s’intende, fa la sua bella figura.

Valtellina Superiore Nebbiolo Riserva Elisa 2014

Valtellina Superiore Nebbiolo Riserva Elisa 2014
Riserva Elisa, dedicata sempre alla madre di Marco Triacca, deriva da una vendemmia tardiva; queste le parole del nostro protagonista: “ll capo a frutto viene tagliato quando l’uva è matura, a metà ottobre, mantenendo così la giusta acidità. La raccolta avviene solo ad inizio novembre dopo un leggero appassimento dell’uva in pianta per circa due/tre settimane, beneficiando delle escursioni termiche del periodo.” Dopo 20 giorni di macerazione, e conseguente fermentazione malolattica, affina 48 mesi in botti di rovere da 5,5 hl e 10 hl, più un ulteriore riposo di 18 mesi in bottiglia. Granato caldo, unghia mattone, media trasparenza ed estratto. Naso suadente attraversato in lungo e in largo da toni dolci che richiamano la mandorla tostata, i frutti di rovo maturi, le coste bianche del sedano e richiami accattivanti da grande amaro alpino. In bocca sinergia tra sapidità e freschezza in un crescendo di intensità che rivela il carisma di un’annata troppo spesso criticata a sproposito; tannino dolce, misurato, finale leggermente spostato a vantaggio delle morbidezze. Abbinato ad uno spezzatino di camoscio con polenta semi-integrale rende onore alla cucina del territorio.

Sforzato di Valtellina Nebbiolo Quattro Soli 2014

Sforzato di Valtellina Nebbiolo Quattro Soli 2014
Veniamo all’ultimo vino degustato, e in Valtellina si chiude sempre il cerchio con un calice di Sforzato, il vino della tradizione, della memoria e dei ricordi. Marco, tuttavia, ne fa una versione attuale, non eccessivamente concentrata e in linea con le preferenze di oggi e soprattutto con il profilo e la natura del nebbiolo: vitigno austero, irreprensibile, queste le sue armi vincenti. Frutto della prima vendemmia, l’uva viene raccolta a fine settembre/inizio ottobre quando gli acini non sono ancora perfettamente maturi e contengono un tenore importante di acidità. Dopo due mesi di appassimento nel fruttaio di famiglia, un locale ben ventilato nel cuore del vigneto che ho avuto il piacere di visitare, le uve stese in cassette perdono peso e gli zuccheri si concentrano. Marco dedica il vino ai suoi 4 nipotini, ovvero i suoi “Quattro Soli”. Nebbiolo 100%, macerazione sulle bucce per circa 30 giorni, fermentazione malolattica e affinamento di 36 mesi in botti di rovere da 5,5 hl e 10 hl, più 18 mesi in bottiglia prima della vendita. Rubino caldo, riflessi granata, estratto notevole. Il respiro è dolce, suadente: ciliegia matura e susina nera, tabacco e pepe su percezioni di grafite, cuoio e cacao amaro; una folata balsamica alleggerisce l’insieme tuttavia ben amalgamato, cangiante, soprattutto ad una buona mezz’ora dalla mescita. Il sorso è piuttosto caldo, il centro bocca gode di una densità leggermente sopra le righe; la morbidezza è in vantaggio sulla verticalità che tuttavia scandisce un ritmo incalzante. L’alcol è tuttavia ben amalgamato alla materia, lunga scia sapida, latita leggermente la consueta sferzata acida che contraddistingue la batteria di vini fino ad ora degustati. In questa fase è un vino particolarmente gastronomico che ben si abbina a formaggi stagionati di latte vaccino, su tutti il classico Bitto Dop stagionato 3 anni.

Andrea Li Calzi

Andrea Li Calzi

È nato a Novara, sin da giovanissimo è stato preso da mille passioni, ma la cucina è quella che lo ha man mano coinvolto maggiormente, fino a quando ha sentito che il vino non poteva essere escluso o marginale. Così ha prima frequentato i corsi AIS, diplomandosi, poi un master sullo Champagne e, finalmente, nel giugno del 2014 ha dato vita con la sua compagna Danila al blog "Fresco e Sapido". Da giugno 2017 è entrato a far parte del team di Lavinium.

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