La Corte d’Appello assolve definitivamente i fratelli Pecchenino: il fatto non sussiste
Ciò che gli è accaduto nel 2016 è stato sicuramente per Orlando Pecchenino, allora presidente del Consorzio del Barolo e Barbaresco, l’evento più drammatico per l’immagine sua e della sua azienda: l’accusa di avere imbottigliato una serie di annate del suo Barolo fuori zona, ovvero nella cantina di Dogliani (300 metri più in là).
Questa indagine, che ha coinvolto anche il fratello, ha comportato le sue dimissioni e il sequestro di ben otto annate di Barolo imbottigliato.
Dopo cinque anni, finalmente, il 26 ottobre è stato assolto definitivamente perché “il fatto non sussiste”, una bella notizia che lo rincuora solo in parte, perché il danno d’immagine è stato enorme e quello economico altrettanto pesante.
Riportiamo la sua testimonianza in una lettera scritta dopo la sentenza, firmata e pubblicata sulle principali testate:
“Ieri, 26 ottobre 2021, con la sentenza della Corte di Appello di Torino, si è conclusa, con il riconoscimento delle nostre ragioni e un’assoluzione piena “perché il fatto non sussiste”, la vicenda che ha coinvolto me, mio fratello e la nostra azienda. Tutto inizia nel 2016 con un’infondata denuncia, nella quale si ipotizzava – ripeto: ipotizzava – la vinificazione fuori zona dei nostri Barolo. Ci fu un sopralluogo da parte dei Nas e ICQRF che ha prodotto l’immediato sequestro di 12 annate di Barolo. Otto annate (2005–2006-2007-2008-2009-2010-2011-2012) in bottiglia stoccate nella cantina di Dogliani che rappresentavano la nostra riserva storica e inoltre vi erano selezioni di particolare pregio, e tre annate stoccate nelle botti nella cantina di Monforte d’Alba 2013-2014-2015. Queste ultime vini in fase di invecchiamento, in attesa di certificazione atti a nebbiolo da Barolo con menzione Bussia e Le Coste di Monforte. La situazione si è presentata subito nella sua drammaticità. Tutto il vino Barolo di nostra produzione era stato oggetto di sequestro penale. (Si tenga presente che, oltre alla vicenda penale, abbiamo visto porre sotto sequestro amministrativo anche altro ingente quantitativo di vino atto a nebbiolo, e, anche in quel caso, il Tribunale adito in opposizione, in accoglimento delle nostre ragioni, ha successivamente revocato sequestro e sanzione amministrativa)“.