Caldaro, il lago, le vigne
Caldaro al Lago si colloca nel comprensorio più a sud dell’Alto Adige, per intenderci quello dell’Oltradige Bassa Atesina (Überetsch-Südtiroler Unterland), il più importante centro vitivinicolo della provincia, attraversato sia dalla Strada del Vino che dalla favolosa ciclabile che parte da Bolzano e giunge sino a Salorno. Un paese, il cui nome deriva da caldicus o caldera, che evidenzia l’influsso dello specchio d’acqua sul clima, a rinforzo dell’escursione termica indispensabile alla cura della vite. Qui, acqua, vino e montagna sono correttamente “spremuti” anche a scopi turistici (eccome!) con una miriade di pensioni, trattorie e ristoranti di hotel blasonati.
Autunno nelle vigne del Kalterersee
A Caldaro la prosperità storica legata ai commerci e alle produzioni di vini si scopre nel gran numero di sontuose residenze in stile asburgico, con gentili e nette influenze medievali. Già, perché proprio a Caldaro i mercanti austriaci sceglievano il vino per le loro mense e intermediazioni enologiche. Case nobiliari con bifore, logge, decorazioni: sublime, in piazza, per esempio l’albergo Zum Weissen Rossl con l’insegna settecentesca in ferro battuto dove si respira una fantastica atmosfera nei locali con soffitta a volta, nelle stube e con gli antichi muri. Caldaro è, quindi, da secoli meta di viaggiatori e buongustai: uno dei villaggi vitivinicoli più ammalianti di tutta Europa con i suoi circa 800 ettari di vigna, probabilmente il primo per antichità di saperi enoici, cresciuti in tempi remoti. Bella testimonianza è il museo provinciale del vino dell’Alto Adige, il primo del suo genere istituito a sud delle Alpi, ubicato nelle vicinanze poi della barocca parrocchiale dell’Assunta, con pale e affreschi del XVIII secolo. Gli oggetti esposti, tra cui imponenti torchi, boccali, gerle e botti, confermano per l’appunto la storia e il significato di tale nettare in regione.
I vini bianchi e i rossi coltivati nei vigneti lungo la Strada del Vino, laddove altitudine e pendenza cambiano moltissimo da collina a collina, entrano nel novero dei migliori a livello locale e nazionale. Wein.kaltern non è soltanto il nome del consorzio istituito per promuovere la viticoltura e la cultura enologica a Caldaro, ma è un punto fermo, anzi il punto giusto, come recita il suo logo. Targhe speciali, depositate sui viottoli che portano ai vigneti, sul percorso del lungo lago, vicino a cantine o aziende agricole. Un modo semplice ed efficace per segnalare al visitatore dove si trova e quanto può facilmente cercare nel caso decidesse di dedicare parte del suo tempo libero al vino. C’è da dire che la fine del millennio ha rappresentato un punto di svolta per i vini di Caldaro: con la costituzione di tale sodalizio, le aziende leader hanno avviato un progetto di consolidamento della qualità. Certo, l’attenzione viene rivolta verso l’attività vinicola (“wein”), ma si tratta solo di metà della formula: dopo il punto compare “kaltern”, quindi il paese nella sua interezza.
L’enologo Thomas Scarizuola
Sono pochissime le zone viticole che danno il nome a un vino e Caldaro è orgogliosamente una di queste. Ecco allora che, ancora, una delle sue caratteristiche distintive è quella di vantare un vino che porta il suo nome, il “Kalterersee-Wein ”. Da anni i vignaioli locali si impegnano per consolidare l’immagine di questo vino rosso fra i più celebri e amati dell’Alto Adige e donargli la collocazione che merita. La superficie coltivata a Schiava copre infatti quasi 200 ettari e dalle sue uve nasce un prodotto sempre più fruttato ed elegante. Un’altra varietà importante è il Lagrein: quello dei vigneti che circondano il lago, denota un carattere spiccatamente corposo e sapido.
Il Wine Center
Anche varietà internazionali come il Cabernet Sauvignon e il Merlot amano queste latitudini temperate anche durante la notte, grazie alla presenza del bacino lacustre; contrariamente al Pinot Nero, vino raffinato che per sviluppare il suo aroma ha bisogno di zone più fredde e asciutte. Per questa ragione le sue uve vengono coltivate a maggiore distanza da tale protagonista naturale. Lo stesso vale per i bianchi: l’escursione termica è determinante, affinché raggiungano il giusto equilibrio fra note fruttate e acide. Per questo le plaghe deputate alla coltivazione delle varietà bianche si estendono a nord, a quota più elevata: Pinot Bianco, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Müller Thurgau, Gewürztraminer e Moscato Giallo, vini estremamente freschi e dal carattere delicato.
Il terroir di Caldaro si è formato nel corso di alcune centinaia di milioni di anni da singole formazioni rocciose costituite da differenti composizioni minerali. In questo periodo, parecchie forze modellatrici hanno agito l’una sull’altra, formando terreni vinicoli terrazzati. I terreni sono solitamente intervallati da massi e lingue argillose o materiale fine, ove regna il porfido quarzifero rossastro e la dolomia bianca calcarea. Viti anche pluricentenarie sono dunque lavorate in maniera maniacale, come fosse un dovere di apporto attivo alla conservazione del paesaggio, proteggendo e rafforzando la diversità dei suoli e dell’intero ecosistema. In particolare, la Cantina di Caldaro, la più rilevante del distretto in questione, nonché la più grande cantina sociale di tutta la provincia, con la sua linea Quintessenz, desidera porre al centro dell’attenzione l’equilibrio tra vitigni nobili (Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Pinto Bianco, Kaltersee e Moscato Giallo Passito) e territorio, dedizione e competenza, cercando il più possibile coltivazioni che rispettano i metodi biologici o biodinamici. Per quanto riguarda poi la cantina, l’intento prosegue attraverso la riduzione massima della solforosa, la fermentazione spontanea dei lieviti e la maturazione in legno.
In degustazione
Alto Adige Quintessenz Pinot Bianco 2020 Bianco di esemplare purezza espressiva, limpido sia nei profumi (camomilla, litchi), sia nello sviluppo del sapore; chiaro, ricco di frutto e armonioso. Una chiusura che cambia di ritmo, in un contesto tonico e molto persistente.
Alto Adige Quintessenz Sauvignon Blanc 2020 Una complessa integrità olfattiva si unisce ad una bocca alquanto solida, succosa e sapida. Ordinato, lineare e mai invadente, assai elegante per la tipologia al palato.
Alto Adige Quintessenz Kalterersee Classico Superiore 2021 Rosso di avvolgente dolcezza di frutto, in quadro sfumato da note di rosa. Ampio e maturo, di bella matrice minerale, dai tannini finemente estratti e dal finale puro, netto, gustoso.
Il lago di Caldaro in autunno
Alto Adige Quintessenz Cabernet Sauvignon Riserva 2019 Profumi intriganti, particolarmente speziati, bocca di stimolante articolazione, tannini saporiti, bella maturità di frutto, finale dal peculiare timbro di brace.
Alto Adige Quintessenz Passito 2017 Sprigiona profumi molto vibranti e freschi; al palato conferma una notevole dinamica, un corpo proporzionato, un frutto maturo e un finale longilineo, puro e persistente.
Lele Gobbi
Torinese, sognatore, osservatore, escursionista, scrittore. Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Torino e Master in “Non profit” presso la SDA Bocconi di Milano. Per otto anni si è impegnato in progetti con l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, occupandosi di raccolta fondi, marketing, comunicazione, relazioni esterne, degustazioni e soprattutto di organizzazione di viaggi educativi in Italia e nel mondo. Scrive per Spirito diVino, James Magazine, La Cucina Italiana, Viaggiare con Gusto, Senza Filtro. È consulente per agenzie di marketing e comunicazione. Ha viaggiato in tutti i continenti alla ricerca dei cibi più vari, dei mercati più pittoreschi e dei popoli più antichi. Ama lo sport (sci e basket), la montagna (le Alpi) e l'arte contemporanea.
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Laureato in Filosofia e giornalista professionista, lavora al Mattino dove da anni cura una rubrica sul vino seguendo dal 1994 il grande rilanci (...)
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Sommelier e master sul servizio vino e relazione col commensale, ha tenuto alcuni corsi in area territoriale del Pavese di approccio/divulgazion (...)
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