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Il vino nel bicchiereSimposi

Il Lessona di Sella: un “classico” senza tempo

Serata LessonaLe Tenute Sella sono una delle più antiche cantine italiane oggi in attività. La famiglia Sella produce vino a Lessona sin dalla metà del 1600. L’azienda conserva ancora oggi l’originaria dimensione artigianale. I vini si ottengono esclusivamente dalle uve provenienti dai circa 20 ettari di vecchie vigne di proprietà. L’elevata età media delle piante (25/35 anni fino ad oltre 80) porta naturalmente, senza forzature, a rese bassissime con una produzione che non arriva a 80.000 bottiglie all’anno. Una vigna vecchia è più problematica e costosa da gestire rispetto ad una giovane (di norma pensata per agevolare la meccanizzazione delle lavorazioni) ma la complessità e l’impronta territoriale che la vigna vecchia è in grado di conferire al vino è sicuramente superiore a quella di una recente, pur abbondantemente diradata.
L’azienda è impegnata nella produzione di vini a denominazione d’origine controllata Lessona e Bramaterra. I rossi dell’Alto Piemonte sono tradizionalmente composti da una percentuale prevalente, quasi mai esclusiva, di nebbiolo (qui chiamato Spanna), completata da percentuali minori di tre antichi vitigni locali, la vespolina, la croatina e l’uva rara.
Parlando del solo nebbiolo i cloni sono quelli classici piemontesi quali Lampia, Michet ed una buona percentuale di Picoutener. Attualmente per gli infittimenti si prediligono cloni di Picoutener viste le produzioni più contenute. I terreni si caratterizzano per la totalità con pH acido. Il Lessona è prodotto esclusivamente nel territorio del comune omonimo (si avvicina concettualmente alle appelation francesi) caso raro nel panorama legislativo italiano. Qui i suoli sono di tipo sabbioso, di origine marina. In cantina si adotta, con convinzione e da sempre, uno stile di vinificazione definito classico. Da Sella “classico” non è sinonimo di “tradizionale”.
Le tecniche di vinificazione e la stessa tecnologia presente in cantina sono costantemente aggiornate per garantire i migliori risultati in termini di pulizia, piacevolezza e definizione aromatica dei vini. Il termine “classico” serve solo a tradurre una filosofia votata al rispetto e alla valorizzazione delle caratteristiche più autentiche del terroir e dei vitigni. Non vi è alcun interesse ad inseguire i dettami dell’enologia improntata al cosiddetto “gusto internazionale”. Al contrario si cerca di non perdere mai il contatto con l’essenza e l’unicità di questi nobili vini escludendo, sia in vigna che in cantina, lavorazioni troppo radicali, concianti ed invasive. Per la vinificazione si utilizzano esclusivamente moderne vasche in acciaio inox, con fasce per il controllo della temperatura in fermentazione e macerazioni, uve permettendo, abbastanza lunghe (in particolare su Nebbiolo e Vespolina).
I rossi invecchiano, per la gran parte, in botti medio grandi (25-50 hl) minimo due anni. Solo le selezioni San Sebastiano allo Zoppo (Lessona) e I Porfidi (Bramaterra) fanno un breve invecchiamento in barriques (di cui solo il 25% nuove); l’affinamento si prolunga per questi vini di un ulteriore anno. Il nuovo appuntamento proposto dall’Enolaboratorio di Mauro Erro in collaborazione con Ais Napoli ha visto per protagonista il Lessona in verticale. Il filo conduttore di questi vini è senza dubbio riconducibile ad alcune caratteristiche comuni: la levità aromatica, l’eleganza della speziatura, la sottile finezza tannica, la mineralità diffusa ed un’acidità sempre pulsante. Entriamo, ora, nel dettaglio delle annate.

Bottiglie LessonaLessona 2005
È sicuramente un’annata “minore” se immediatamente e direttamente paragonata alle successive. Non tanto al naso dove mineralità, frutto, profilo floreale ed aromaticità mediterranea non latitano pur su di un gradino più basso della scala d’intensità. È al palato che la diluizione si percepisce inequivocabilmente senza permettergli quell’allungo sapido delle migliori annate. Sicuramente l’andamento climatico ne avrà condizionato il risultato ma c’è anche da dire che si tratta di un campione giovanissimo come dimostra il colore rubino netto e luminoso, così come ancora qualche nota vinosa presente all’olfatto. Tannini levigati e freschezza generosa lo indicano perfetto sugli affettati di cinghiale ed oca, molto bene anche sulla lasagnetta di pasta al forno con besciamella e funghi.
@@@ (84/100)

Lessona 2004
Si cambia decisamente marcia. Il colore è più marcato e concentrato rispetto al campione precedente pur senza perdere la sua rassicurante trasparenza. Il naso è più rigoroso e puntuale, fitto e penetrante, con le note ferrose e minerali ben in evidenza. Complessità arricchita da note di fiori rossi (violette) ed erbe officinali su un sottofondo terroso e balsamico. Al palato l’acidità è pimpante per una beva tesa ed appagante. Il finale è segnato da un’apprezzabile e lunga scia sapida. Un vino dal futuro promettente ad un passo dal massimo riconoscimento. Travolge, coprendola, la lasagnetta, rimane più in equilibrio nell’abbinamento con l’arista al forno in salsa di mele rosse e purea di patate.
@@@@ (89/100)

Lessona 2003
Annata calda e si sente. Colore sempre molto intenso e luminoso. Il naso è assolutamente più sul frutto: ciliegia sotto spirito (mon chéri). L’aromaticità è molto calda ed esuberante ispirando suggestioni di macchia mediterranea. Meno minerale. Ampio ma non complesso. Al palato non ha la stessa tensione degli altri millesimi e la dinamicità della beva tende, per la prima volta, a rallentare. Anche in bocca dimostra di esprimersi più in larghezza che lunghezza. Il tannino e l’acidità sembrano meno amalgamati e ancora in cerca di una migliore armonia. La minore spinta acida lo avvicina molto felicemente all’arista in salsa di mele rosse.
@@@ (83/100)

Lessona 2001
Più evoluto fin dal colore che mostra dei riflessi granata. È un vino che abbisogna di tempo nel bicchiere per liberare tutto il suo bagaglio olfattivo. La riduzione iniziale lascia, ben presto, spazio ad una prospettiva floreale molto elegante. La speziatura nobile è meno aromatica dei campioni precedenti e vira verso un terziario più nobile e austero: cuoio, tabacco e goudron. Al palato segue con estrema coerenza lo stesso copione. Non sarà lungo come il 2004 ma è comunque e sempre un gran bel bere. Conserva freschezza acida, ammansita dal tempo, e tannini affusolati che lo abbinano felicemente sia alla lasagnetta di pasta che all’arista al forno.
@@@@ (86/100)

Fabio Cimmino

Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comincia a girovagare, senza sosta, per le cantine della sua Campania Felix. Diplomato sommelier ha iniziato una interminabile serie di degustazioni che lo hanno portato dapprima ad approfondire il panorama enologico nazionale quindi quello straniero. Ha partecipato alle più significative manifestazioni nazionali di settore iniziando, contemporaneamente, le sue prime collaborazioni su varie testate web. Ha esordito con alcuni reportage pubblicati da Winereport (Franco Ziliani). Ha curato la rubrica Visioni da Sud su Acquabuona.it e, ancora oggi, pubblica su LaVinium. Ha collaborato, per un periodo, al wineblog di Luciano Pignataro, con il quale ha preso parte per 2 anni alle degustazioni per la Guida ai Vini Buoni d'Italia del Touring. Nel frattempo è diventato giornalista pubblicista.

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