Il Barbaresco di Dante Rivetti in quel di Cologno Monzese
Wine Bar: queste due parole, messe insieme, tra Milano e provincia, possono significare di tutto. Improvvisati bar che propongono qualche etichetta e stuzzichino a cifre da rapina a mano armata piuttosto che finte trattorie dove il caro e socievole vecchio oste è stato sostituito da un luminare della moderna enologia che ti fa sentire a tuo agio allo stesso modo di quando guardavi la professoressa di latino (matematica, italiano, fate vobis) mentre scorreva l’indice sul registro per cercare la vittima sacrificale da torturare. Ci sono, per fortuna, delle eccezioni. Ve ne avevamo già parlato qui, dell’Enoteca dei 100 Barolo di Cologno Monzese, e ora l’abbiamo testata, insieme all’amico Pierluigi Gorgoni, in una serata dove il cugino del Barolo, il Barbaresco, è stato protagonista il 9 dicembre, a cena e per un pubblico folto, nonostante il tempo, che minacciava pioggia, ma soprattutto neve, che puntualmente, dopo la mezzanotte, è cominciata a scendere.
I vini di Dante Rivetti ci avevano già favorevolmente impressionato durante i giorni di Alba Wines Exhibition 2008, con la Riserva Micca del 2003 e questa era un’occasione interessante per testare più annate, questa volta della Riserva Bricco, insieme ai piatti preparati dal giovane chef Cristiano, che non hanno deluso, anzi.
Splendida la selezione di salumi del Divin Porcello (Verbanio Cusio Ossola) della Val Vigezzo, dalla bresaola di magatello alla coppa, di grande personalità, con una aromaticità originale, di carattere, che ricordava formaggi erborinati d’oltralpe. Una fresca carne cruda all’albese ha fatto da ingresso ad un risotto Vialone Nano mantecato con crema di sedano rapa e toma piemontese perfettamente eseguito, perfetto nella cottura quanto calibrato nell’unione con il formaggio.
Ottimo lo stracotto di vitello piemontese al Barbaresco con purea di patate, delicatamente profumata di rosmarino, nonché la piccola pasticceria finale. Piatti sinceri, dove è palpabile l’attenzione alla ricerca delle materie prime così come la passione di tutta la squadra in sala (Alessandro, Tommaso ed Umberto) che è riuscita, con coraggio, ad aprire un’enoteca con cucina là dove pochi avrebbero osato: a due passi dalla tangenziale est immersi nel classico contesto industriale della periferia milanese, lontani dallo schiamazzo dove si concentra la movida milanese. Veniamo ai vini. Snelli, senza sovrastrutture forzate, di bella esecuzione e con un mirabile uso del legno. Un’azienda da seguire, senza indugio, quella condotta dalla famiglia Rivetti a Neive, attraverso la consulenza di Donato Lanati.
Langhe Nebbiolo 2004
Semplice, corretto e pulito. Un nebbiolo di buon impatto, varietale e con una bocca piacevolmente fresca, scorrevole. Un vino da tavola, nel vero senso della parola.
Barbaresco Micca 2004
Selvatico con una bella definizione aromatica della componente fruttata ed una progressione nel bicchiere che lascia ben sperare nella sua evoluzione. Tannini setosi, terrosi, ottimo il centro bocca ed un finale lungo e corrispondente al naso.
Barbaresco Bricco Riserva 2003
Ottimo di suo, ma ancora più convincente se si pensa all’annata, spesso avara di eleganza e finezza. Qui ritroviamo non solo una maturità del frutto senza note surmature, ma anche uno slancio all’esame gustativo di bella fattura, una succosità piacevolissima ed una trama tannica probabilmente sin troppo pronta, ma precisa e senza alcuna immaturità come capitato spesso in molti assaggi nebbioleschi di pari annata.
Barbaresco Bricco Riserva 1998
Annata spesso bistrattata, come spesso capita quando cade nel mezzo di due successi come il 1997 (sin troppo sopravvalutata) ed il 1999. Eppure stanno arrivando belle soddisfazioni anche da questo millesimo. Note speziate e floreali insieme al naso, un attacco deciso ed una struttura complessiva in bocca di stoffa, freschezza e sapidità.
Barbaresco Bricco Riserva 1996
Ne abbiamo testate due di bottiglie, per capire se alcune note ossidate di troppo fossero un difetto di uno dei due campioni. Non sono completamente passate neanche nella seconda bottiglia, comunque migliore. Note di caffè ed erbe officinali ed ancora sentori che ricordavano il brodo. In bocca protagonista l’acidità, una prorompente freschezza ed un tannino ruvido, vivo e aggressivo. Due aspetti che fanno da contraltare ad un profilo olfattivo fin troppo evoluto. Difficile esprimere un giudizio; sicuramente da riprovare, sperando in un campione più fortunato.
Barbaresco Bricco Riserva 1989
Austero ed al tempo stesso quasi crepuscolare, ma con note terziarie di bella eleganza e fragranza. Terrosità, note di china e rabarbaro. In bocca è il classico nebbiolo dritto, fresco come pochi, dotato di quella bevibilità di straordinaria succosità che ha trovato il suo compimento perfetto con l’abbinamento proposto, cioè dei piccoli intagli di formaggio di buona stagionatura.
Alessandro Franceschini