Festival Franciacorta: promozione itinerante per raccontare un territorio straordinario
Piccola premessa sul tema “bollicine italiane”: potremmo attraversare lo stivale, alla scoperta degli spumanti proposti dalle nostre regioni, lodandone anche l’utilizzo di uve autoctone dimenticate, eppure capita ancora di inciampare nell’associazione spumante-dessert-festeggiamenti. Nessun italiano, oggi, nutre dubbi sul ruolo dello Champagne a tavola, mentre la parola “spumante” continua a disorientare. Non tutto ciò che ha le bolle, in Italia, si chiama Prosecco, inoltre “spumante” significa vino effervescente (e non vino frizzante dolce, tout court). Possiamo scegliere tra spumanti Brut nature/Pas dosé/Dosaggio zero, Extra brut, Brut, Extra dry, Sec/Secco/Dry, Demi-sec/Abboccato, in base al livello zuccherino presente. Così facendo, avremo la possibilità di bere ottimi spumanti italiani dall’aperitivo in poi. Sull’argomento, complice un’interessante degustazione a Napoli, ci siamo addentrati nella blasonata denominazione Franciacorta, uno scenario sfaccettatto e tutto da scoprire.
Dove
La Franciacorta è una zona collinare racchiusa tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, in Lombardia. Il territorio dà il nome anche alla denominazione vinicola, mentre la presenza di un consorzio garantisce il rispetto delle regole di produzione (il cosiddetto disciplinare), tra cui la rifermentazione in bottiglia: il Franciacorta è un metodo classico (come lo Champagne, ops). Nel 1995 arriva la Denominazione di Origine Controllata e Garantita e da allora abbiamo assistito ad un crescendo di attività volte a tutelare un marchio che conta ben 123 cantine e che se ne va in giro per promuovere e valorizzare.
Li abbiamo incrociati a Napoli, con una serie di vini base destinati alla creazione delle cuvée (assemblaggio di vini anche di annate diverse): territorio, clima, suoli diversi, qualità delle uve, basso residuo zuccherino, senza dimenticare la scelta, ormai diffusa, di rinunciare alla fermentazione malolattica, per nobilitare freschezza e pulizia del frutto.
Unità vocazionali
Non basta dire Franciacorta. Degustando i campioni, abbiamo indagato la diversità dei suoi vini, ricordandoci che, se il suolo cambia, se ci si sposta anche di poco, cambia inevitabilmente il prodotto: per il primo metodo classico italiano della storia, le aree di territorio precipue (unità vocazionali) sono ben sei. Della serie, dimmi da quale suolo arrivi e ti dirò che Franciacorta sei:
– Depositi fini, ovvero suoli profondi, franco-limosi-argillosi, per spumanti ricchi di note floreali e lunghezza olfattiva.
– Fluvio-glaciale, con suoli moderatamente profondi e substrato ghiaioso-sabbioso. Un suolo che conferisce carettere fresco e fruttato.
– Colluvi distali, con suoli profondi, franco-limosi-argillosi, per vini delicati e raffinati.
– Morenico profondo, ovvero suoli profondi o molto profondi, franco-sabbiosi in superficie e franco argillosi in profondità. Ne derivano sentori speziati e vegetali.
– Colluvi gradonati, sono suoli profondi e molto profondi, per vini complessi, ricchi di note speziate, accenni vegetali e sentori di frutta secca.
– Morenico sottile, poco profondi e addirtittura sottili, sabbioso-limosi con ghiaie e ciottoli. I profumi nel calice prenderanno una netta virata speziato-vegetale.
I vitigni del disciplinare
Lo Chardonnay, in Franciacorta, è allevato da decenni, conferisce consistenza, aroma intenso floreale e fruttato, sensazione di fragranza, buona complessità, sapidità e freschezza.
Il Pinot Nero è il secondo vitigno per diffusione. Viene utilizzato soprattutto nei millesimati e nelle Riserve perché riesce ad aggiungere struttura e longevità, inoltre è sempre presente nelle cuvée dei rosati.
Il Pinot Bianco è il terzo vitigno del Franciacorta, di derivazione francese, possiamo definirla una presenza residuale, ma non per questo insignificante.
L’Erbamat è stato introdotto di recente. Per recuperare identità grazie all’utilizzo di un vitigno autoctono e anche per ammortizzare gli effetti del cambiamento climatico. Sia Chardonnay che Pinot tendono a maturare precocemente e le nostre nuove estati torride non aiutano. Erbamat conferisce più acidità, un sorso più fresco, senza stravolgere l’identikit Franciacorta. Al momento, l’Erbamat viene utilizzato in percentuali basse, per tutte le tipologie ad eccezione del Satèn.
Nadia Taglialatela
Consorzio Franciacorta
Via Iseo, 98 Erbusco (BS)
+39 030 7254634
Il sito